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CHINNICI, UN CAPO GIUSTO

 

Come ho già detto il Consigliere era il capo e per tale motivo doveva essere severo, ma era anche un uomo buono e generoso oltre che rispettoso del lavoro degli altri. Nell'estate del 1982, ad esempio, mia madre doveva subire un intervento chirurgico, per cui mi recai nella sua stanza per chiedergli se potevo allontanarmi con due miei colleghi per donare il sangue, si alzò di scatto e si offrì anche lui, dovetti insistere non poco per convincerlo a desistere, in quanto era già sufficiente quello che dovevano donare i colleghi.

Quando si sposò la figlia dell'allora questore di Palermo, Mendolia. Di nascosto alla scorta andai a prelevarlo a casa, in via Pipitone Federico, e lo accompagnai all'Hotel Villa Igea; lo feci scendere dalla ''blindata'' e cominciai a fare manovra per posteggiare. Ebbene: mi accorsi che il Consigliere non entrava in sala... Non mi spiegai quella sua iniziativa; poi lui stesso mi disse che non entrò perché aspettava che concludessi la manovra. Voleva che entrassi con lui nella sala dell'albergo. Poi, quando il servizio di sicurezza negò il mio ingresso, andò su tutte le furie e disse al funzionario: "Se non entra anche il signor Paparcuri io me ne vado". Ebbene, dopo un po' la vicenda fu risolta e siamo entrati !

A quei tempi all'Ufficio istruzione di Palermo i magistrati più a rischio avevano diritto alle automobili ''blindate''. Per i giudici che non erano scortati o che non si interessavano di particolari inchieste, c'era a disposizione una Fiat 128; un giorno, per emergenza, dovetti accompagnare uno di questi giudici e naturalmente chiesi il permesso al Consigliere Chinnici se potevo allontanarmi non prima di raccomandarmi, per quel servizio, l'utilizzo della ''128''. Così feci, ma il collega del dottor Chinnici non prese bene quell'iniziativa; pensò che fossi stato io a decidere sul tipo di auto da utilizzare. Non fui trattato bene da quel giudice il quale aggiunse che, appena ritornati in ufficio, mi avrebbe fatto trasferire in Sardegna. Entrò nella stanza del Consigliere ma quel trasferimento in Sardegna rimase soltanto una ''minaccia''. Io non so cosa si siano detti, tanto che io rimasi a Palermo.

 

Un'altra vicenda del  legata alle vetture blindate riguarda l'assegnazione delle stesse ai vari magistrati: a Chinnici gli era stata assegnata una Lancia Gamma, che io odiavo perché molto ingombrante e poco maneggevole, infatti la guidai soltanto una volta; a Falcone l'Alfetta beige (proprio quella che mi salvò nella strage), ad altri un'Alfetta grigia. Io preferivo guidare soltanto la blindata di Falcone e proprio questa preferenza mi costò una censura.

Un giorno per esigenze di Ufficio mi recai con l'Alfetta beige a prelevare un magistrato che ne aveva avuto assegnata una di pari modello, ma grigia. Dopo giorni il Dr. Graziano mi notificò la censura, che ancora oggi reputo ingiusta.

 

Nonostante lavorassi al Palazzo di Giustizia non avevo mai visto un mafioso di presenza, se non soltanto attraverso le foto pubblicate sui giornali, ed un giorno mi si offrì l'occasione di conoscerne uno dal vivo.

Una volta accompagnai il Consigliere Chinnici al carcere dell'Ucciardone perché doveva interrogare un detenuto. Giunti davanti al carcere disse ad alta voce: "Guarda con quale mafioso devo andare a fare questo interrogatorio". Io mi girai di scatto, perché era la prima volta che vedevo un mafioso, e rimasi di stucco. Guardai il Consigliere attraverso lo specchietto e gli domandai con gli occhi e con il pensiero:''Ma che dice?'' Lui, si accorse del mio sguardo ma non disse nulla. Bartolotta rimase impassibile. Quel mafioso era un avvocato, il quale, anni dopo, fu processato e condannato per mafia ed espulso dall'albo degli avvocati.

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