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L'ASSUNZIONE

 

Presi possesso il 1° ottobre 1980. Mi ricordo che noi neo assunti (eravamo 9 o 10), all'interno dell'ufficio del Presidente del Tribunale, schierati l'uno accanto all'altro abbiamo letto la formula del giuramento.

Ci sentivamo esposti in una vetrina, perché tutti ci squadravano dalla testa ai piedi, forse ci studiavano per decidere dove ci avrebbero assegnati.

Io ero il più piccolo di tutti.

A tutt'oggi ancora non ho capito quale criterio è stato adottato per le varie assegnazioni.

Franco C. (che poi divenne mio padrino di Cresima), fu assegnato al Consigliere Chinnici, altri quattro colleghi lo seguirono all'Ufficio Istruzione, ed altri ancora furono assegnati in diversi Uffici.

Io fui assegnato al dr. Spadaro, Presidente del Tribunale, e per una strana coincidenza alla sua tutela vi provvedeva il maresciallo Bartolotta, zio di Salvatore Bartolotta, rimasto ucciso nella strage Chinnici, strana coincidenza nel senso che in seguito avrei lavorato col nipote.

Ma questa assegnazione non mi soddisfaceva granché, perché ambivo ad un posto più rischioso e proprio per questo avevo lasciato le ferrovie, eppoi volevo lavorare accanto a quelle persone che ammiravo tanto, e poi perché da piccolo volevo arruolarmi nei Carabinieri, ma per diversi motivi non mi fu possibile, quindi quale occasione migliore avevo per soddisfare il mio desiderio? A quei tempi come tanti giovani della mia età ero attratto dal pericolo, comunque, la mia aspirazione venne soddisfatta in parte, cioè, di tanto in tanto per sopperire alla mancanza di fondi per lo straordinario cominciai a svolgere il servizio pomeridiano anche per altri Giudici più esposti e poi all'Ufficio Istruzione, allora capeggiato dal Consigliere Chinnici.

Solo una piccola parentesi e per dovere di informazione verso chi fa strani discorsi: Lo stipendio che percepivo alle Ferrovie era di 680.000 Lire, mentre il primo stipendio che ho percepito dal Ministero di Grazia e Giustizia è stato di 330.000 Lire.

L'Ufficio Istruzione a quei tempi era temuto dai colleghi più anziani, vuoi per il rischio che si correva (in quel periodo si stavano istruendo le indagini sulla guerra di mafia, sugli omicidi politici, sulla strage Dalla Chiesa, eccetera), vuoi per i turni massacranti, vuoi per il mancato pagamento dello straordinario, vuoi per la severità del suo capo. Che il capo fosse severo era normale, ma se facevi il tuo dovere non avevi nulla da temere.

In parole povere era considerato un ufficio punitivo.

Prima ancora di svolgere servizio presso l'U.I., mi ricordo di avere fatto da autista al giudice Aiello (quello che presiedette il processo per l’omicidio del capitano BASILE), e poi svolsi il servizio con i giudici Ingargiola, Nobile e Spina. Mi ricordo che, per una settimana, fui assegnato all’allora Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione che doveva partecipare ad un convegno che si teneva a Palermo.

Inoltre, data la mia passione per l'informatica (in quel periodo avevo un Commodore 64), i miei rari pomeriggi liberi li trascorrevo presso il Centro Elettronico del Casellario Giudiziale, dove nella qualità di "terminalista" - giusto incarico conferitomi dalla S.p.A. Honeywell di Roma, per intesa contrattuale raggiunta con il Ministero di Grazia e Giustizia - inserivo i dati (anagrafico e giuridico) per l'informatizzazione dei Casellari giudiziali della Sicilia e della Calabria.

Intanto la mia vita privata cambiò radicalmente, vivevo in un rione con una alta densità e cultura mafiosa, la stessa zona dove vissero Falcone e Borsellino, e per un'altra strana coincidenza, abitavo nello stesso palazzo dove risiedeva la Sig.ra Borsellino, loro al 2° e noi al 3° piano.

Nemmeno ai miei amici più fidati dissi che tipo di lavoro svolgevo, erano ancora convinti che lavorassi alle Ferrovie, volevo evitare loro che spargendosi la voce sarebbero stati additati come amici di uno "sbirro", purtroppo a quei tempi e forse ancora oggi, chiunque lavorasse a fianco dei Magistrati o con le Forze dell'Ordine, era automaticamente uno "sbirro".

Cambiarono anche i progetti di matrimonio, cioè, dissi alla mia Enza che era meglio rimandarlo, perché avevo il presentimento che mi sarebbe successo qualcosa di molto brutto, infatti, puntualmente è accaduto; anche mio padre, subito dopo che lasciai le Ferrovie, mi disse: Giovanni stai attento, ti accadrà qualcosa.

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