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LA SIGNORA

 

Mi ricordo che le gambe erano ancora nell'abitacolo della blindata ed avevo le spalle a terra.

Passarono secondi interminabili, poi, lentamente capii cos'era successo ed esclamai: "Mi ficiru fissa" (mi hanno fatto fesso); ero convinto che avevano messo la bomba nella blindata; mi sentivo frastornato, ero sporco di sangue e mi accorsi anche che il mignolo e l'anulare della mano destra erano quasi staccati, con un gesto istintivo racchiusi la mano ferita con la sinistra come per  tenere attaccate quelle due dita.

Con lo sguardo cercai aiuto, perché ho avuto anche il terrore di morire. Nel silenzio irreale si avvicinò una signora che si chinò verso di me, aprì la borsetta ed estrasse un fazzoletto o qualcosa di simile, con una mano mi sollevò il capo da terra e con l'altra mi tamponò lo zampillio del sangue che fuoriusciva dalla testa, contemporaneamente con voce serena mi diceva di stare calmo, ma io mi ero già calmato nel momento in cui lei apparve.

Poco dopo quella donna, sparì, e vidi un collega, che passava dal luogo dell'attentato, che si agitava, urlava, ma io percepivo a malapena che urlava il mio nome: "Giovanni, Giovanni !!", urlava e urlava ancora e tutto intorno c'era fumo, sangue, morte, distruzione, una strage.

Quel collega non si accorse che le mie gambe erano ancora all'interno dell'automobile, credeva che la gamba di Bartolotta, tranciata di netto dall'esplosione, e finita quasi accanto a me, fosse quella mia. Così gli raccomandai di stare calmo e di chiamare aiuto... io gli dicevo di stare calmo. Poco dopo arrivò un poliziotto e lo pregai di chiamare l'ambulanza perché mi sentivo mancare le forze. Ma il poliziotto  mi sollevò dalla cintura, mi caricò sulla volante e mi portò in ospedale.

Dal racconto sembra che sia trascorso chissà quanto tempo, ma in realtà tutto avvenne in pochi minuti.

Non sono mai riuscito a rintracciarla, come se non fosse mai esistita.

Feci inutilmente anche un appello tramite la trasmissione "Telefono Giallo".

Quando rientrai dalla convalescenza, quel collega che accorse sul luogo della strage, purtroppo, mi disse che non aveva visto nessuna donna, anche il poliziotto che mi portò in ospedale mi diede la stessa risposta.

Circa 15 anni fa mi incontrai con il dr. Marino, un medico che aveva lo studio a Piazza Castelnuovo, n. 42; lo incontrai perché giorni prima in un colloquio telefonico (non ricordo il motivo di questa telefonata), oltre a dirmi che abitava in via Pipitone, mi disse che fu lui il primo a soccorrermi, ma io francamente non mi ricordavo, né mi ricordo di questa circostanza, né mi ricordò qualcosa quando lo vidi. Dopo che lo ringraziai ugualmente, gli domandai della donna, anche la sua risposta fu negativa.

Domenica 29.07.07, nel 24° anniversario, in via Pipitone, un signore con baffi e pizzetto mi raggiunse e stringendomi la mano mi disse, anche lui, che fu il primo a soccorrermi, ma il suo viso non mi ha ricordato completamente nulla, ma appena mi si avvicinò un giornalista che voleva intervistarmi scappò quasi via, non mi diede né il tempo, né il modo di fargli la solita domanda.

Comunque è da 24 anni che racconto della presenza della donna e sempre nella stessa versione, quindi non me la sono sognata.

Zingales nel suo libro l’ha paragonata ad un angelo. Io sono un credente e credo che ognuno di noi ha un angelo protettore, e quel giorno il mio Angelo è stato Bartolotta.

Ed adesso rivedendo la foto (quella a colori) della blindata, sono più che convinto che quella donna sia esistita realmente.

Infatti nella foto si nota che la chiazza di sangue è coperta parzialmente da qualcosa di bianco.

 

 

 

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