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SOCIETA' GABINETTO
DI LETTURA IN ESTE

Fondata nel 1847 - Eretta in Ente Morale con R.D. 24-4-1936 n.940


La sedeLa storia

 

La Storia

Dalle origini all fine dell'800

Dal '900 al primo dopoguerra

 

Dalle origini alla fine dell'800

L'impresa prese il via il 14 settembre 1846, giorno in cui un'ottantina di cittadini diedero vita ad una "Società per costruire un ritrovo con Gabinetto di Lettura in Este".

Tutte le testimonianze convergono nell'assegnare un ruolo trainante nella fondazione del Gabinetto al gruppo di giovani che aveva la sua punta di diamante in un trio formato dall'avvocato Gaetano Nuvolato, dall'architetto Giuseppe Riccoboni e da Eugenio Gasparini, bidello delle scuole elementari. Ai tre promotori va riconosciuto il merito di essere riusciti a coagulare intorno al loro progetto buona parte del ceto borghese estense.

Due stanze all'ultimo piano del palazzo municipale, probabilmente messe a disposizione gratuitamente dal Comune, fuorno la prima sede del Gabinetto. La disponibilità di locali ampi e decorosi, unitamente alla generosità dimostrata da molti soci nel fornirli di arredi, fu uno dei fattori che fecero scaturire l'idea di ampliare l'impostazione del Gabinetto di Lettura con l'innesto di una biblioteca. Gaetano Nuvolato non solo caldeggiò con convinzione la fondazione della biblioteca, ma propose che una sua sezione, chiamata Raccolta Estense, fosse specificatamente destinata ad accogliere "quanto riguarda questa patria, la sua storia e letteratura, e quindi documenti antichi e moderni, opere scritte e pubblicate dai cittadini, o da forestieri che trattino però delle cose atestine".

C'è chi ha credito di poter attribuire al Gabinetto di Lettura un ruolo importante come centro di irradiazione delle idee patriottiche alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza. Dopo l'annessione al Regno d'Italia, il Gabinetto venne ad assumere una marcata coloritura liberale e nazionale, con sostanziose venature anticlericali. Nuvolato fu in prima fila ad accogliere Garibaldi in occasione del suo passaggio per Este. Ma troppo forte fu l'emozione per quell'incontro. Colpito da infarto, lo storico estense spirò nell'atrio del palazzo municipale alle ore 12 del 26 febbraio 1867. In suo testamento è soprattutto un atto di amore per il Gabinetto.

Quando nuvolato muore, c'è già una nuova generazione di intellettuali pronta a raccogliere il testimone: è la generazione di Giacomo Pietrogrande, Alessandro Prosdocimi, di Gaetano Sartori Borotto. La svolta laica del Gabinetto è accellerata dalle scelte compiute dal mondo cattolico estense all'indomani dell'annessione.

L'atto di nascita del movimento cattolico estense è rappresentato dalla costituzione del Circolo San Prosdocimo avvenuta il 14 settembre 1869. La contrapposizione tra i due Gabinetti, esasperata dagli eventi nazionali e dai loro riflessi a livello locale, si sostanziava nella scelta dei periodici e dei libri.

Negli ultimi anni dell'Ottocento lo spazio riservato alla lettura conservò un ruolo importante, anche se ormai sempre più minacciato da quello riservato ai giochi e alle feste danzanti, numerose e affollate soprattutto in occasione del carnevale.

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Dal '900 al primo dopoguerra

Quando si trattava di difendere la concezione "aristocratica" dell'istituzione di fronte alle richieste di apertura, di rinnovamento, di riforma, di fatto tendeva a sbiadirsi, fin quasi a scomparire, la distinzione tra i soci che volevano custodire religiosamente le tradizioni laiche della Società e quanti invece erano più disponibili ad un compromesso con i cattolici, o almeno rifuggivano da atteggiamenti polemici. Mentra sbarrava le porte agli studenti e alla "plebe", il Gabinetto si apriva alle donne: l'adesione femminile divenne significativa solo con l'età giolittiana.

Già alla fine dell'Ottocento il Circolo non era più l'unico luogo di incontro dei borghesi. Gli facevano spietata concorrenza i caffè, che nelle piazze e nelle vie del centro erano numerosi. Va inoltre ricordato che si dffondevano nuovi modi di uso del tempo libero. Fra questi rientrano lo sport e il cinema.

La morte di Sartori Borotto (1845-1909) rappresentò una vera e propri iattura per il Gabinetto perché interruppe il lungo lavoro di arricchimento e aggiornamento della biblioteca e in particolare della Raccolta Estense. Per il Gabinetto di Lettura gli anni della Grande Guerra furono anni infausti, nei quali si manifestarono alcuni sintomi di quella crisi che avrebbe attanagliato l'istituzione nei decenni seguenti. Su queste condizioni di "rilassatezza", che indusse a prendere decisioni discutibili e dannose, influì indubbiamente lo stato di guerra. La gestione fu affidata ad una Commissione di affari composta da tre membri effettivi e da membri onorari. Fu questo organismo, non previsto dallo statuto, che ripropose l'idea sciagurata di alienare i sette dipinti pervenuti grazie al legato del socio Domenico Conteir; quella proposta venne approvata nel 1916. Negli anni della guerra si registrò anche un preoccupante scadimento nella gestione della biblioteca, che portò allo smarrimento o al deterioramento di molte pubblicazioni.

La Rappresentanza, rieletta soltanto alla fine del 1919, si trovò ad affrontare il problema della precarietà delle condizioni statiche della sede dovuta ad allarmanti lesioni sui muri maestri, su pilastri e archi del sottoportico prospicente piazza Maggiore. La situazione di pericolo indusse il sindaco dell'epoca ad emanare un'ordinanza che impose il puntellamento degli archi e lo sgombero di alcuni ambienti: i libri finirono pertanto per essere sigillati in casse dove restarono per molti anni senza che la maggioranza dei soci e gli stessi amministratori se ne dolessero più di tanto.

Dal 1919 al 1931 si succedettero alla testa della Società ben dieci presidenti, al ritmo di quasi uno ogni anno. Una delle cause dell'instabilità va ricercata anche nel mutamento della composizione sociale dei soci, determinato da una maggiore elasticità dei criteri di reclutamento. Non cambiò soltanto la composizione sociale, ma anche quella, per così dire, "politico-ideologica", dal momento che entrarono a far parte del sodalizio uomini che provenivano dal mondo cattolico.

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Dall'avvento al crollo del fascismo

La contrapposizione tra i due schieramenti, i "rivoluzionari" di Antonelli e i "conservatori" di Chimelli, che si era andata delineando fin dall'epoca del delitto Matteotti, esplose verso la fine del 1925 e si fece ancora più aspra l'anno dopo, coinvolgendo e travolgendo anche il Gabinetto di Lettura.

La mattina del 4 novembre 1926, al termine del corteo commemorativo della Vittoria della Grande Guerra, la sede del Gabinetto fu invasa da un gruppo di fascisti iscritti alla Società, irrobustito da individui che con il Gabinetto non avevano nulla a che fare. Si costituì immediatamente un'assemblea che dichiarò decaduta la presidenza.

L'occupazione fascista non fece che aggravare una situazione che era già difficile. Il Gabinetto aveva limitato la sua vita all'organizzazione delle attività ricreative. Soltanto nel 1929, dopo numerose sollecitazioni da parte del Comune, la biblioteca fu recuperata e trasportata nella sede sociale. Il ritorno della biblioteca non coincise con l'nizio di una nuova fase della vita della Società. Nella relazione annuale della presidenza relativa al 1929 quell'anno è addirittura definito come uno degli "anni più difficili che il [nostro] sodalizio abbia vissuto"

Il regime da un lato perseguiva con determinazione l'obiettivo di fascistizzare tutte le istituzioni esistenti, dall'altro tendeva a privilegiare le proprie organizzazioni, che finivano così col diventare concorrenziali rispetto alle prime. Conseguentemente gli "intellettuali" che erano coinvolti nelle attività delle organizzazioni del regime, non potevano dare che contributi limitatissimi alle altre associazioni.

Soster, primario di chirurgia nell'Ospedale della città, fu uno dei presidenti più longevi. Il medico dovette affrontare immdiatamente i tre gravi problemi che assillavano l'istituzione: la difficile situazione finanziaria, il desolante abbandono del patrimonio librario, la diminuzione del numero dei soci. La questione più urgnete, però, era quella finanziaria, che era resa drammatica dal fatto che nessun istituto di credito si mostrava disposto ad accordare mutui ad una società che non aveva personalità giuridica. Soster e i suoi più stretti collaboratori individuarono la soluzione trasformazione della Società in Ente morale, che avrebbe comportato l'ottenimento della personalità giuridica. La trasformazione del Gabinetto in ente morale probabilmente non ottenne soltanto l'effetto di vanificare qualsiasi tentazione di annettere il Gabinetto nelle strutture orgnizzative del regime, ma impedì che l'antica istituzione andasse incontro ad un destino infausto come quello toccato al Gabinetto di Lettura di Monselice, che fu sciolto nel febbraio 1939.

Il regime era alla vigila del collasso, e anche tra i soci del Gabinetto si facevano sempre più numerosi i segnali di dissociazione. Soster, dal canto suo, continuava a ricoprire la carica di presidente del sodalizio, ma non era certo lui a promuovere le iniziative di sostegno alla guerra. Aveva preferito rifugiarsi in una dimensione di testimone e raccoglitore di documenti per la Raccolta Estense, dando seguito, dopo una pausa trentennale, al lavoro di Gaetano Sartori Borotto.

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Il secondo dopoguerra

All'indomani del crollo del fascismo e della fine della seconda guerra mondiale la vita dell'antico sodalizio non poteva che riprendere con lentezza e tra mille difficoltà. La presenza femminile si era fatta più assidua e più vistosa, indice di una evoluzione del costume e di un adeguamento del Circolo alla nuova realtà del dopoguerra. Un altro segno di modernizzazione fu l'inserimento all'interno della sede del servizio bar, regolarizzato qualche anno dopo sul piano amministrativo con l'acquisto della licenza dell'ultimo gestore del Caffè Gabinetto.

Il 15 giugno 1952 un decreto del Ministero della Pubblica Istruzione nominava l'avvocato estense Pietro Bonomo commissario straordinario dell'ente "con il compito di formulare proposte per la riforma dello statuto della Società stessa e di provvedere nel frattempo all'amministrazione del sodalizio". Nel 1955, finalmente, il nuovo statuto elaborato dal commissario fu approvato dal Ministero dalla Pubblica Istruzione.

Un problema però non era più eludibile: le condizioni di abbandono della biblioteca. Nel 1956, col rinnovo delle cariche, entrò a far parte del Consiglio direttivo Renzo Donadello, professore di lettere nel liceo cittadino. Fu lui ad assumersi l'onere di sovrintendere alla stistemazione della biblioteca, che potè essere riaperta alla consultazione nel 1957. Nello stesso tempo a Donadello fu affidato il compito di curare la riedizione della Storia di Este e del suo territorio pubblicata da Nuvolato quasi esattamente un secolo prima.

Il presidente Mombellardo e i suoi collaboratori decisero di puntare sugli studenti dell'Università e delle scuole superiori per rivitalizzare la Società. Nella medesima seduta si provvide all'isediamento della Commissione di Vigilanza della biblioteca, che sotto la guida di Donadello elaborò una proposta per l'aggiornamento del patrimonio librario. Nel 1960 si decise di approvare nuove norme per il funzionamento della biblioteca che dessero un segno di apertura al mondo esterno. Era urgente sfatare l'idea che il Gabinetto fosse il covo dei ricchi borghesi e inserirlo nel tessuto cittadino locale. Questo obiettivo poteva essere raggiunto solo programmando un'idonea attività culturale. La cultura non doveva più essere una cenerentola.

Con lucidità il presidente Bolzanella individuava la causa della insoddisfacente partecipazione nell'esistenza di un radicato "pregiudizio" nei confronti dell'istituzione. La soluzione del problema, a parere del presidente, stava nel tener distinta la vita interna del Circolo dalle iniziative culturali rivolte all'esterno.

Tra i soci c'era chi iniziava, discretamente e pazientemente, a ristabilire un collegamento con gli ideali dei padri fondatori. Agli inizi degli anni settanta, per iniziativa di Silvio Penso, un socio che si improvvisava bibliotecario e archivista ad un tempo, riprendeva quel prezioso lavoro di raccolta e di archiviazione di materiali su Este e il suo territorio, che era stato aviato da Nuvolato fin dalla costituzione della Società e che si era interrotto all'alba di questo secolo con la morte di Gaetano Sartori Borotto: la Raccolta Estense ricominciava a vivere.

A questo umile lavoro di tesaurizzazione si accompagnava - fatto non meno importante - l'apertura alla consultazione

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