Nel
1934 si verificarono una serie di incidenti ai confini fra l’Etiopia e
la Somalia. Mussolini approfittò dell’occasione per preparare
l’intervento di conquista, che fu accompagnato da una propaganda
fascista sulla necessità per l’Italia di avere il "posto al
sole" e di trovare uno sfogo per la sua popolazione. L’intento di
Mussolini era quello di creare un impero e, contemporaneamente, di
rilanciare il prestigio del regime fascista che era turbato dalle
conseguenze della crisi economica mondiale.
Il 3 ottobre
1935, senza alcuna dichiarazione di guerra, le truppe italiane varcarono
il confine con l’Abissinia, il generale De Bono dall'Eritrea e il
generale Graziani dalla Somalia. La società delle Nazioni accusò
immediatamente l’Italia di aggressione. Fino al novembre 1935
l’avanzata italiana non incontrò opposizioni fino a Macallé, poi tra
dicembre e gennaio gli Abissini presero di fianco le truppe italiane (a
Tembien e Sciré).
Nel
1936 il maresciallo Badoglio, che sostituì il generale De Bono, avanzò
rapidamente verso la capitale Addis Abeba, che venne occupata il 5 maggio
1936. Il 9 maggio Mussolini annunciò la fine della guerra e proclamò la
costituzione dell’Impero italiano d’Etiopia. Le tre colonie, Somalia,
Etiopia ed Eritrea, vengono unite e costituiscono l'Africa Orientale
Italiana. Badoglio viene nominato viceré di Etiopia, poi sostituito da
Graziani.
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