Gianni De Luca

Gianni De Luca è nato a Gagliato (Catanzaro) il 25 gennaio 1927, cresciuto a Roma, dove frequentò il Liceo, iniziando poi la facoltà di architettura, peraltro presto abbandonata, per esordire giovanissimo nei fumetti. Iniziò la carriera sul settimanale per ragazzi Il Vittorioso, con un racconto sulla vita di Leonardo intitolato Il mago da Vinci. Già in questo ed altri suoi primissimi lavori, colpisce quella che sarebbe stata la caratteristica più saliente di De Luca, l'eleganza grafica. Negli anni successivi, De Luca sembrò specializzarsi in racconti a sfondo storico riguardanti l'antichità vichinga, l'azteca, l'egiziana e altro. Questo cammino evolutivo sarebbe giunto a un primo compimento nel 1951 con un notevole esito di maturità artistica, evidenziata in una storia (scritta da Eros Belloni) che oggi riferiremmo al filone fantascientifico del dopobomba, e che per quel tempo e in quella sede era assai nuovo: Gli ultimi sulla Terra, dove si definisce in lui per la prima volta un tratto grafico di straordinaria fluidità, affiancato dall'uso di ombreggiature inconsuete. Insieme a tutto ciò, egli manifestava anche un'inattesa gamma di modalità nelle soluzioni tecniche. Il racconto segna dunque la remota premessa di quello che sarebbe stato poi un autore dalla spiccata personalità. Comunque, dopo molti atri racconti, dal 1957 si interrompe la collaborazione di De Luca con Il Vittorioso, mentre si apre quella con le Edizioni Paoline, e quindi anche col loro settimanale per ragazzi Il Giornalino. Questo giornale subiva nel 1969 una profonda modernizzazione, e nel nuovo corso De Luca legava inizialmente il suo nome, a partire dal 1970, alla serie Il Commissario Spada, scritta da Gian Luigi Gonano. Attraverso Spada, De Luca fa esperimenti anche in senso grafico e comunicativo, perfino il balloon assume una sua forma tipica, data da un contorno geometrizzante, nuovo, insolito. In sostanza, egli pone le premesse per il suo lavoro degli anni successivi: la ricerca di nuove possibilità espressive attraverso soluzioni grafiche prima inesistenti, o comunque mai esplorate da nessuno. La novità più interessante, in Spada, è la ripresa, da parte di Gianni De Luca, delle ricerche riguardanti il ritmo narrativo. Lungo gli episodi della serie, si fanno sempre più frequenti scene dinamiche in cui una successione di numerose vignette mostra un personaggio o una inquadratura via via più ravvicinati, simulando l'effetto cinematografico della zoomata; o mostra successivi cambiamenti del punto di vista, come nella carrellata: riscontrabili ad esempio in Un uomo di fegato, 1971; gradualmente accentuati in Geronimo, 1973. Le sperimentazioni si fanno sempre più frequenti: notevole, in particolare, lo sfruttamento di quella convenzione che usa raffigurare su tutta la tavola (o buona parte di essa) un unico sfondo, suddiviso però in più quadretti: l'effetto comunicativo è quello della saldatura fra lo scorrere del tempo e l'unicità dello spazio: in qualche modo, è un primo approccio alla convergenza fra l'aspetto diacronico e quello sincronico della narrazione fumettistica, a cui De Luca darà entro poco tempo un nuovo significato: appunto con La tempesta, ma soprattutto poi con Amleto. E ancora: gli episodi I figli del serpente, 1974, e Il mondo di Sgrinfia, 1975, documentano il sempre più frequente ricorso a convenzioni espressive inconsuete, insieme a un altro fatto interessante: il segno, che negli episodi precedenti si era fatto duro, spigoloso, asciutto, ritorna ad assumere la morbidezza, la fluidità, l'eleganza che caratterizzavano il suo disegno anni addietro. Dunque, aveva posto ormai tutte le premesse per giungere a una vera rivoluzione espressiva, ciò che avrebbe conseguito grazie alla cosiddetta trilogia shakespeariana, uscita a puntate su Il Giornalino fra il 1975 e il 1976. In effetti, da quanto si è detto a proposito di Gianni De Luca, risulta evidente come egli fosse un autore culturalmente inquieto: e qui si palesa forse anche la ragione per cui egli è da definire più autore che semplicemente disegnatore. Ossia, il suo intervento sulla maniera di narrare fu spesso - e senz'altro lo è stato a fondo per le trasposizioni teatrali da Shakespeare - talmente importante, decisivo, talmente determinante sul piano espressivo, da potergliene attribuire in ampia misura la paternità, appunto da autore, più che da semplice esecutore di una sceneggiatura, quale sarebbe il ruolo consueto del disegnatore. E in fin dei conti risulta anche restrittivo definirlo disegnatore, perché pur essendo, quella, la sua attività oltre che il ruolo in cui veniva riconosciuto e soprattutto "lui" si riconosceva, tuttavia - e specie in ambito fumettistico - il suo profondo intervento attivo nel manipolare e ristrutturare i testi fornitigli dagli sceneggiatori con cui collaborava, era sempre profondo e radicale, e spesso innovativo: sicché, operando egli (sia pure a livello visivo) in senso concettuale, ciò gli conferiva senza dubbio l'entità di coautore. È anche opportuno tener presenti le circostanze generali in cui è maturata l'esperienza delle trasposizioni shakespeariane, perché è probabile che in un differente periodo della storia e dell'evoluzione del fumetto, le cose sarebbero magari andate diversamente. Fatto sta comunque che si era in un periodo molto favorevole al fumetto, mentre si andava sviluppando il cosiddetto fumetto d'autore, quando cioè si giunse nei confronti del mezzo espressivo fumetto a un rispetto tale da accettare, per i corrispondenti autori, un concetto mai prima immaginato: ossia che il narratore a fumetti potesse fare cose nuove, magari addirittura impensabili rispetto alla tradizione, e che queste cose avessero uno spessore e una prospettiva culturali. In tale temperie, va inoltre considerato - ma la considerazione ha un suo peso specifico non indifferente - che tale sperimentazione, per chiamarla così, si è concretizzata in una sede come Il Giornalino, settimanale di tradizione cattolica sempre rispettoso del medium fumetto, alla cui notevole dignità espressiva ha sempre tenuto e non poco contribuito, volendo anche valorizzare il ruolo del fumetto come mezzo divulgativo ideale: atteggiamento da cui discendono le sue molte trasposizioni da opere letterarie, sia di titoli famosi, sia di capolavori della narrativa avventurosa per ragazzi, sia di classici della letteratura e così via. Ecco dunque che anche tradurre a fumetti Shakespeare si presentava come una interessante proposta e una sfida: che a posteriori potremmo riconoscere come vinta, sia sul piano del fumetto sia su quello della cultura. L'essenza della "trilogia" di De Luca. Il problema espressivo - quindi non solo quello strutturale o formale - della possibile raffigurazione grafica sul piano (entità geometrica tangibile, fissa e accessibile da più punti) del fluire del tempo (entità invece immateriale e fluente in senso unidirezionale, sfuggente e non gestibile) deve aver intrigato parecchio lo spirito razionalista di Gianni De Luca. è quanto sembra doversi dedurre dalla costanza di direzione della sua ricerca negli ultimi anni, che lo ha portato a differenti proposte di risoluzione, via via più ardite e sempre più di avanguardia: e come tali elitarie, cioè non facilmente estendibili a un uso di massa. Gli interessi di De Luca hanno riguardato specialmente la possibilità di fissare sull'immobile tavola disegnata la fluidità dinamica del movimento dei personaggi, giunta a un esito davvero eclatante con Amleto. La rivoluzione di Amleto è in certo senso doppia: perché da una parte De Luca riesce a dare straordinaria vitalità alla trasposizione fumettistica di un'opera teatrale, in se stessa statica, mentre si sarebbe potuto temere esattamente il contrario; e dall'altra, soprattutto, egli inventa per il linguaggio fumettistico una nuova convenzione grafica, coagulando su una stessa tavola la compresenza di tempi diversi, in dinamica successione l'uno rispetto all'altro. In altre parole, si tratta di un autore che ha dimostrato il proprio virtuosismo non tanto (o non solo) traducendo in maniera così efficace, così funzionale, così coerente, delle pièces teatrali - ha manipolato del teatro - in racconti a fumetti - ne ha creato del fumetto - ma riuscendo poi a flettere alle necessità di una narrazione fumettistica tout-court - cioè a tutti gli effetti e in qualunque prospettiva - quelle scoperte linguistiche, quelle convenzioni grafiche, quelle risorse comunicative che aveva messo a punto per e attraverso le trasposizioni teatrali. Gianni De Luca è deceduto a Roma il 6 giugno 1991. - Gianni Brunoro

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