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mark
wallinger

 

18.05.2000-22.06.2000

 

 

La Galleria Laura Pecci dedica all’artista britannico mark wallinger (Chigwell, Essex, 1959) la sua prima personale italiana, e presenta i suoi ultimi lavori che insieme al video Threshold to the Kingdom commissionato dal Contemporary Arts Programme of The British school at Rome continuano ad approfondire attraverso   testi, immagini e linguaggio il complesso tema della fede e della "Parola".

 Dopo i video Angel, Hymn e Prometheus  dove wallinger ne è il  protagonista   interpretando ruoli diversi e apparentemente in contraddizione, come l’ angelo, il profeta, lo sciamano e l’ impostore, nelle foto a colori di varie dimensioni presentate nella galleria italiana sarà di nuovo egli stesso attraverso la sua immagine a conferire un significato simbolico alla figura del Cristo.

 "The eye is not satisfied with seeing, nor the ear filled with hearing." (Ecclesiaste 8.9)

"Whosoever eateth my flesh, and drinketh my blood, dwelleth in me, and I in him." (Giovanni 6.56)

 Sono due grandi testi a colori che sulla stampa risultano tridimensionali e continuano ad esplorare il modo in cui il linguaggio delle scritture descrive la nostra alienazione dalla consolazione della fede.

 Altri lavori presentati in galleria sono Miracle un’ istallazione con 12 bicchieri da vino che gioca sull’illusione ottica e un’ istallazione studiata dall’artista per una piccola cella dove attraverso un buco della porta si potrà vedere una scritta luminosa su un vecchio e obsoleto computer che dirà: "I’m the light of the world".

 wallinger inizia la sua carriera artistica nei primi anni ‘80, studia al Chelsea School of Art (Londra) e al Goldsmiths’ College (Londra); prende parte a numerose mostre in musei e gallerie in Gran Bretagna e all’estero, è tra i finalisti del Turner Prize  nel 1995, nel 1997 partecipa alla Royal Academy a Londra alla mostra Sensation, nel 1999 il suo lavoro viene presentato con un’ampia personale al Museum fuer Gegenwartskunst di Basilea e a Portikus a Francoforte.

 Fin dalla prima metà degli anni ’80 wallinger indaga il complesso dell’identità, della tradizione, della politica, dell’ economia, della fede con uno spirito ironico e un battente criticismo.

Appropriandosi ora del tema dello sport, ora del mondo delle istituzioni pubbliche come analogia, l’artista descrive i codici sociali e le convenzioni che rivelano le loro assurdità e i loro anacronismi usando la pittura, il video, l’istallazione o la scultura.

Nell’estate del 1999 per riempire il plinto vuoto da 150 anni in Trafalgar Square a Londra, wallinger presenta  la statua Ecce Homo,  un Cristo "umano", realizzato in polvere di marmo, che ha le stesse misure di un corpo umano e viene collocata dall’artista ai bordi del monumentale plinto.

Umile, vulnerabile , introspettivo, con la testa rasata, le mani legate con una corda dietro la schiena, Ecce Homo diventa simbolo delle sofferenze di ogni uomo della storia di questo secolo.

 

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