Leonardo Caboni
2 -30 ottobre 1999
Un tema, un topos
immaginativo e poetico impronta specificatamente questa mostra di Leonardo
Caboni, ed è quello del viaggio. Il transatlantico, tra le
cui enormi ciminiere s'impigliano cirri di fumo e di nebbia; il dirigibile,
librato con inquietante silenzio sui silenzi dei ghiacci polari; la vaporiera
sfrecciante, col suo corteo di vagoni, sui condotti di ferro; e le macchine
sulle autostrade deserte, a perdita d'occhio, che rinviano alle sterminate
pianure statunitensi (e ai silenzi hopperiani).
Ma anche l'isola di Staffa in Scozia, o le foreste lambite dalle onde, di qualche arcipelago dei mari del Sud, rese ancor più misteriose dalla luce lunare ... .... più che narrare delle storie, Caboni sembra agire, concentrando tutta una storia in ciascuno dei suoi quadri. Un po' come, a volte, tutta la trama di un film appare concentrata in un fotogramma: associazione, quest'ultima, nient'affatto casuale, stante il rimando, ripetutamente istituito dalla critica, tra la pittura del nostro artista e il repertorio cinematografico, specie quello dagli anni Trenta ai Cinquanta. Storie che all'osservatore spetta ricostruire dagli indizi che gli vengono offerti dal pittore. |
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l'isola di Staffa |
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Di certo, i quadri di Caboni appaiono calati in una dimensione mentale di silenzio e di mistero, di straniamento e di attesa, tutti ingredienti di quell'attitudine "metafisica" che costituisce una delle grandi acquisizioni della pittura del Novecento. Tutto ciò accompagnato da una qualità pittorica elevata, come ben riconobbe un critico tutt'altro che incline a superficiali condiscendenze quale il compianto Cesare Vivaldi che, a proposito del Nostro, parlando di "una reale maturità artistica", riconoscendogli d'essere, per quanto assai giovane... già quasi un maestro". Un certo qual sapore protofuturista - più esattamente tra Previati e i futuristi dell'ondata iniziale, e quindi suscitando il motivato sospetto di una sorridente evocazione d'antan - trasmettono le sue fumanti locomotive, dal rosso occhio della caldaia, lanciate a raggiungere mete lontane. |
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La nostalgia del viaggio |
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Ancora e sempre
il viaggio, dunque; un tema a cui, ad un primo sguardo superficiale, sembrerebbe
sottrarsi una delle opere più suggestive della mostra: Il segreto
del prato, dipinto ispirato all'episodio reale del ritrovamento di un'erma
classica nella Campagna romana, in prossimità del luogo dove Caboni
vive e lavora.
In realtà, si tratta di una dissidenza solo apparente, perché, secondo l'insegnamento degli antichi miti, ogni viaggio, foss'anche il più lungo e disseminato di insidie, fosse pure l'interminabile errare di Odisseo, ha sempre un senso, una ragione, un obiettivo, che è il ritorno: si viaggia, insomma, per ritornare. Un ritorno alle radici fisiche, geografiche, non meno che a quelle culturali: come opportunamente ci ricorda questa mostra di Leonardo Caboni. Carlo Fabrizío Carli
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Galleria presente su "Mostre
d'arte a Roma"