Maggio 1999

Docili allo Spirito Santo per rinnovare la società umana


In questo periodo che ci avvicina alla Pentecoste la preghiera dei cristiani si fa più insistente presso il Padre perché rinnovi per la Chiesa e per tutta l'umanità il dono dello Spirito di Cristo Risorto. E' lo Spirito Santo che può rinnovare la faccia della terra: Egli solo può rinnovare la coscienza, la volontà e l'agire dei cristiani e delle comunità cristiane perché, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, concorrano a costruire una società più giusta e più conforme ai voleri di Dio.

Vedendo come sta cambiando la nostra società e come sta andando il mondo, c'è il rischio di lasciarsi prendere dalla delusione, dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Ma il popolo cristiano, animato dalla fede, sa di vivere tra il "già" e il "non ancora"; sa che la sua vita e la storia umana poggiano sulla "memoria" della Pasqua di Cristo, resa continuamente "presente e attuale" dall'azione dello Spirito, che le orienta verso il "compimento" alla fine dei tempi, quando ci saranno "i cieli nuovi e la terra nuova". In altre parole, i cristiani sono consapevoli, come dice S. Paolo, che la società umana è coinvolta misteriosamente dentro un grandioso travaglio di parto che lo Spirito Santo sta attuando nella storia, per il compimento del Regno di Dio definitivo: "Sappiamo bene che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati" (Rom. 8,22-24).

I credenti sono chiamati quindi a riscoprire, ancor più nella prospettiva del terzo millennio, la virtù teologale della "speranza", dono dello Spirito, «che li aiuta, da una parte, a non perdere di vista la meta finale che dà senso e valore all'intera loro esistenza e, dall'altra, offre loro motivazioni solide e profonde per l'impegno quotidiano nella trasformazione della realtà, per renderla conforme al progetto di Dio" (Giovanni Paolo 11, Terzo millennio adveniente, n. 46). E' Io Spirito che in ogni parte della terra e in tutti i tempi orienta gli uomini verso una società da riorganizzare e perfezionare sempre ulteriormente. Proprio per questo noi cristiani per primi, rifuggendo dall'individualismo, dall'egoismo e dal disinteresse così come dallo scoraggiamento, dal fatalismo e dalla facile delega ad altri, dobbiamo essere docili allo Spirito che ci sostiene e ci impegna a rinnovare la società umana in cui viviamo. Per la forza dello Spirito anche noi e la nostra comunità cristiana, se ci lasciamo condurre da lui, diventeremo propositivi di futuro nella società, capaci di coraggio e di progettualità, attraverso la fatica e la pazienza di un processo storico e psicologico nel quale lottano e si alternano "schiavitù e libertà, pesantezza del peccato e vita nuova nello Spirito".

Ma a quali atteggiamenti e linee di azione spinge lo Spirito Santo coloro che sono aperti a lui e si lasciano guidare da lui? Sinteticamente potremmo dire: spinge ad atteggiamenti e ad azioni sociali fondate sulla verità intera dell'uomo così come ci è rivelata dal Vangelo; spinge inoltre a costruire una società caratterizzata dall'amore, nella quale il criterio dell'azione sia il bene comune inteso come bene del corpo sociale e nella quale ognuno trovi il suo posto: sia "attivo" con l'apporto responsabile dei suoi "doni" agli altri, sia "passivo" nel senso di ricevere dagli altri la condivisione dei loro "doni" per quanto gli sono necessari per essere se stesso. A questo proposito la dottrina sociale della Chiesa afferma che il bene comune della società poggia su tre principi base: il principio della "solidarietà"; il principio della "sussidiarietà", che tutela l'autonomia del singolo e dei gruppi; il principio della "responsabilità attiva" di ciascuno. Alla radice di questi principi c'è lo sforzo di tradurre nei rapporti sociali il "carisma migliore" che è la "carità", la cui anima è lo Spirito Santo. E solo allo Spirito tutti noi siamo chiamati ad essere docili: per rinnovare con lui il nostro volto umano e la faccia della terra.

Il Prevosto


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