Maggio 1999

KOSSOVO: "... E ancora ci porta il vento"


Don Valentino Salvoldi, il predicatore del Quaresimale, subito dopo Pasqua ci ha fatto pervenire una lettera di cui riportiamo alcuni passaggi, espressi con un linguaggio, secondo lo stile dell'autore, forte e provocatorio, ma salutare.

«Ho una grande gioia d'annunciarvi: "Cristo è risorto, alleluia"»...

Cristo è risorto, ma la sua passione continua a tingere di porpora i nuovi Calvari della terra, là dove noi torniamo a crocifiggere il nostro Salvatore, là dove, con passo pesante, calpestiamo i sogni dei nostri morti, là dove spesso non ci resta altro che l'amarezza di consumare un pane intriso di lacrime, là dove non si può più sognare.

In questa decade, il silenzio dei così detti "giusti" nei confronti del Kossovo è stato come l'urlo: "Crocifiggilo!". Il nostro disinteresse è stato peggiore di quell'ipocrita lavarsi le mani di Pilato. Il nostro peccato forse è peggiore di quello del povero Gíuda che ha tradito, probabilmente, per salvare Cristo dalla morte (tant'è vero che si è impiccato quando ha visto fallire il suo piano...). La nostra ipocrisia è stata simile solo a quella degli Scribi, dei Fariseí e dei Sacerdoti, i mandanti dell'assassínio dell'Uomo-Dio!

E ancora tuona il cannone e ancora non è contenta

di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento".

Il vento, in ebraico, esprime il soffio vitale, lo Spirito, l'Amore. Il vento della Pentecoste. Ci incamminiamo verso questa festa con il sogno del pellegrino che si metteva in viaggio verso i luoghi sacri, per celebrare il giubileo. Davanti a noi si apre una strada che non conduce necessariamente a Roma o a Gerusalemme, ma nella parte più intima di noi stessi - per chi sa ascoltare con il cuore - là dove risuona 1'invito alla Pace, "shalom", la prima parola pronunciata dal Risorto.

Pace in ciascuno di noi: possiamo soffrire per un momento, ma sarebbe sciocco e colpevole l'angosciarsi. Non serve al bene comune, anzi crea una nuova vittima.

Pace nella nostra famiglia: possiamo ogni tanto alzare la voce in casa, per fare chiarezza, ma non deve mai tramontare il sole sulla nostra ira.

Pace nella nostra piccola comunità: dobbiamo camminare contro corrente, essere voce critica, puntare il dito contro le ingiustizie, ma sempre animati dall'amore che mentre obbliga a combattere l'errore, ci comanda di essere misericordiosi con l'errante.

Pace nel nostro Paese: dobbiamo lottare contro le strutture di peccato - tutto ciò che è legato al militare - portando avanti discorsi alternativi: obiezione di coscienza; obiezione fiscale; obiezione a tutte quelle attività che rendono miserabili i Paesi da noi già impoveriti; obiezione etnica (essere al di sopra delle etnie, dei gruppi di appartenenza ...).

Pace in tutto il mondo: dobbiamo disarmare i cuori, vincendo l'odio con l'amore, amando chi ci fa del male, cercando sempre la verità. Nostro ideale dovrebbe essere l'intuizione di S. Paolo: "Fare la verità nell'amore". Perseguire la verità, seguendo la strada dell'amore. Un amore non cieco o solamente sentimentale, ma basato sullo studio della storia, sulla consapevolezza delle nostre responsabilità per le guerre, sulle manipolazioni in atto

Don Valentino Salvoldi


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