Mi è stato chiesto
di presentare nella nostra cittadina, una volta l'Atene del Polesine,
l'opera pittorica di Roberto Garavello; ho accolto con iniziale incertezza
e sorpresa poi ho accettato con piacere e umiltà questo desiderio
del pittore che conosco da tempo e del quale ho avuto modo di apprezzare
la gentilezza, la cortese disponibilità, l'intelligenza e la
cultura d'autodidatta, interessanti e profondi i suoi pensieri e le
sue brevi ma significative poesie che fanno da cornice ai suoi quadri,
ho detto si con piacere perché oltre a fare cosa gradita a Roberto
ho pensato che essere stimolata da questo impegno, potesse farmi ritrovare
la forza di una volta.
Roberto Garavello vive a Monselice, dipinge da molti anni e ha avuto
riconoscimenti anche fuori del suo paese, va sottolineato che per anni
ha dipinto solo per se stesso, poi ha cominciato a esporre perché
qualcuno lo ha incoraggiato in tal senso.
Dopo i primi pochi insegnamenti ricevuti da ragazzo, è andato
cercando dove poter apprendere e approfondire le sue conoscenze.
Bambino si perdeva nella contemplazione delle macchie dell'umidità
sui muri di casa, che un po' alla volta si muovevano, si articolavano
ai suoi occhi che vedevano ciò che la sua viva e gioiosa fantasia
suggeriva.
È l'inizio, virtuale, di quello che presto avrà connotati
reali sulla tela, e negli anni assumeranno aspetti diversi a secondo
di come Roberto vede, osserva, rielabora il mondo felice, luminoso,
( è un sognatore Roberto, e lo resterà sempre, anche quando
la gioiosa espressione si sarà trasformata),
poi inevitabilmente nel tempo con l'approfondimento, scopre che qualcosa
sta cambiando, non riesce a riportare più sulla tela quella natura
bucolica in cui si immergeva in felice simbiosi.
La tristezza in cui precipita ha cambiato il suo animo.
L'incanto è durato poco, il passaggio è rapido, crudele,
( si è preferito fingere di non vedere per non affrontare sacrifici
e rinunce), Roberto prende coscienza che è in atto una distruzione
forse senza ritorno, non c'è il rispetto che ogni uomo deve all'altro
e da questo apparentemente semplice sentimento che non c'è derivano
tutti i disastri del mondo; guerre per avidità di potere, per
sopraffazione in nome di un'inesistente presunta superiorità
razziale, violenze crudeli senza fine sempre sugli esseri più
deboli, malattie, bambini che nascono già come piccoli scheletri
per morire poco dopo di fame, di sete o venduti.
Roberto fa suo il dolore del mondo, lo porta nella tela dove non c'è
più la luce, non c'è vita, tristezza, solitudine, ( forse
attesa ) non si sa di che cosa.
La natura è generosa con l'umanità ma se l'insulto a ciò
che ha creato non si ferma, anzi aumenta d'intensità, essa diventa
matrigna vendicativa, senza alcuna pietà, e il coinvolgimento
nel castigo è totale, ed ecco le distese sconfinate della solitudine
senza una voce, un piccolo rumore dove solo pochi alberi nudi, piegati
dalla forza di una bufera che nessuna mano d'uomo può fermare,
non tentano più di resistere e pare di vederli sul punto di spezzarsi
per essere trascinati via in uno spazio sena fine, o dove c'è
il simbolo della vita spezzata, una roccia staccata minacciosa in cielo
con un piccolo alberello e questo bambino che corre, perché si
sta rendendo conto che qualche cosa di terribile sta accadendo, corre
verso le mani tese del papà che sempre sono pronte ad accoglierlo
e proteggerlo.
Roberto soffre, erra dove possa stare senza vedere nessuno, vuole immaginare
di essere nel corpo e nell'animo in quel mondo che ha conosciuto e vorrebbe
tornasse a vivere.
Il suo desiderio è un sogno: quelle stelle che sente cadergli
addosso sulle mani protese brillano su una natura martoriata, su foreste
sempre più sacrificate ( morte, estinzione di fauna e popoli
antichi) su ghiacciai immensi che si riducono sempre più col
loro carico di orsi morti di fame e stanchezza, di foche, leoni marini
che cedono anch'essi, e non dimentichiamo gli accaniti cacciatori di
pelli che distruggono la fauna per avidità di denaro.
Ma qualcosa sente dentro di se, la sua non è ancora ribellione
è umile speranza che qualche cosa cambi: nell'albero secco sono
appese grosse fragole, sui parallelepipedi, senza finestre dove abitano
automi senza occhi per guardarsi intorno, gli occhi ora sono buchi vuoti,
ora non c'è più nulla da vedere, ma su quella casa fatta
di soli muri c'è posata una fragola grande, rossa, finalmente
un colore indice di vita, indice di passione d'amore.
Garavello percepisce che qualcosa veramente può rinascere se
ci saranno uomini di buona volontà disposti ad agire nel modo
giusto e anche sente che si comincia a svegliarsi dall'incubo, che se
qualcosa si muove la vita riprende e anche la sua pittura cambia lentamente,
quasi senza che egli se ne renda conto, reagisce ora la sua forza riemerge,
rivuole la sua libertà, vuole fuggire da questa situazione di
sofferenza, di desolazione.
La sua è libertà vera, quella che per ogni essere vivente
è sacra che significa battersi perché l'interlocutore
possa esprimere le sue idee, anche se diverse, è rispetto per
tutto ciò che lo circonda per la vita, per tutto e per tutti,
è quello che fa vivere il mondo.
Una libertà che nessuna guerra può distruggere, nessuna
avidità o irresponsabilità è può soffocare.
La libertà volterana di Roberto costa cara egli è passato
sotto le forche della sofferenza più profonda per poter dire
sono libero di pensare di sognare di sperare e cosi la sua mano rivive
nella tela quella vita ritrovata, due esseri nudi prima spinti in alto
in croce intossicati dalla civiltà del nostro tempo forse stanno
per posarsi di nuovo su una terra, dove i crepacci simili a fredde tombe
si chiuderanno per essere coperti di nuova vegetazione.
Ed ecco finalmente Roberto Garavello ha ceduto al suo desiderio di sperare:
le opere di questo periodo sono un inno a quella natura pura pulita
dove finalmente esseri umani soprattutto bambini visti nei loro comportamenti
più gioiosi: una bambina che gioca con l'altalena sospesa sul
mare, un bellissimo sogno che porta a cambiarsi in uno altrettanto bello,
i bambini che giocano ad afferrare le nuvole, tutti sogni che nell'immaginazione
dei piccoli sono veri.
Tutto ciò che è vita esplode perché Roberto ha
spezzato la catena del pessimismo, l'amore che ha in sé lo anima,
un amore fonte di gioia d'emozioni forti e dolci.
La luce il mare che è tutto uno con il cielo, ma la finestra
è aperta sul cielo di Roberto, quello dove s'isola per abbandonarsi
nei suoi pensieri alla contemplazione.
Ora ha la libertà di poter godere di quanto gli viene offerto.
Poi gli animali, i cavalli ritti sulle zampe posteriori con le criniere
mosse, i muscoli possenti tesi in uno sforzo di sprezzante gaiezza,
gli alberi non più torturati ma mossi verso un viaggio di cui
non sa la meta, ma in fondo c'è il colore vivo del cielo e l
valigia che prima sembrava abbandonata verrà qualcuno a riprenderla,
forse quella gioiosa bambina che salta con le braccia tese in un abbraccio
immaginario; la barca, una trilogia racconta della barca, prima sembrava
abbandonata, destinata a marcire, poi recuperata e protetta da un telo
leggero da poter togliere facilmente perché essa possa riprendere
la strada verso il mare e il cielo come gli uccelli che la circondano.
Mi piace ritornare alla finestra, questa visione onirica ha qualcosa
di reale: è sospesa, ma è viva, le tende sono mosse, spunta
un ramo di un tenero nuovo verde e in fondo il cielo
di Roberto Garavello l'azzurro intenso si schiarisce senza salti, non
perde le sue profondità, mi ha sempre colpito questo degradare
del colore in un modo dolce senza bruschi cambiamenti.
Due bambine, entrambe giocano felici nella spontaneità gioiosa
dell'infanzia, entrambe libere sole, ma su una incombe la minaccia che
può distruggerla.
Penso che il pittore abbia voluto metterci a confronto con questa temibile
realtà ma credo anche che quella siepe folta sia simbolicamente
la protezione, quel qualcosa che impedisce che si realizzi il dramma.
In questi giorni ho esaminato a fondo buona parte dell'opera del pittore,
qual è la molla che lo spinge a mettere sulle tele il suo pensiero,
i suoi desideri, la sua solitudine, la tristezza di una realtà
che solo un artista approfondisce nella sua spietatezza , ma anche il
senso dell'amore, la sua concezione della libertà, il suo forte
desiderio di poter sperare in una vita migliore.
Ecco l'opera che racchiude in sé tutti i sentimenti migliori,
un'opera che è di aiuto e monito a tutti noi.
È un disegno, il modo immediato per trasmettere nella carta un
sentimento che urge, che non si può far attendere.
È un bambino, un neonato, gettato nelle acque di un fiume, che
un uomo buono ha salvato, nelle sue mani questa creatura ancora in posizione
fetale ha trovato il nido caldo che lo ha portato alla vita.
E ora vorrei concludere: in questi giorni è uscita una compilation
della grande artista Joan Baez " UN MONDO PIENO D'AMORE"..
Dottoressa Raffaella
Marchiori Ascione
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