Roberto Garavello


LA CRITICA - 5

PRESENTAZIONE MOSTRA DI PITTURA
DI
ROBERTO GARAVELLO

Lendinara - Rovigo - 18 ottobre 2008

Dottoressa Raffaella Marchiori Ascione

Mi è stato chiesto di presentare nella nostra cittadina, una volta l'Atene del Polesine, l'opera pittorica di Roberto Garavello; ho accolto con iniziale incertezza e sorpresa poi ho accettato con piacere e umiltà questo desiderio del pittore che conosco da tempo e del quale ho avuto modo di apprezzare la gentilezza, la cortese disponibilità, l'intelligenza e la cultura d'autodidatta, interessanti e profondi i suoi pensieri e le sue brevi ma significative poesie che fanno da cornice ai suoi quadri, ho detto si con piacere perché oltre a fare cosa gradita a Roberto ho pensato che essere stimolata da questo impegno, potesse farmi ritrovare la forza di una volta.
Roberto Garavello vive a Monselice, dipinge da molti anni e ha avuto riconoscimenti anche fuori del suo paese, va sottolineato che per anni ha dipinto solo per se stesso, poi ha cominciato a esporre perché qualcuno lo ha incoraggiato in tal senso.
Dopo i primi pochi insegnamenti ricevuti da ragazzo, è andato cercando dove poter apprendere e approfondire le sue conoscenze.
Bambino si perdeva nella contemplazione delle macchie dell'umidità sui muri di casa, che un po' alla volta si muovevano, si articolavano ai suoi occhi che vedevano ciò che la sua viva e gioiosa fantasia suggeriva.
È l'inizio, virtuale, di quello che presto avrà connotati reali sulla tela, e negli anni assumeranno aspetti diversi a secondo di come Roberto vede, osserva, rielabora il mondo felice, luminoso, ( è un sognatore Roberto, e lo resterà sempre, anche quando la gioiosa espressione si sarà trasformata),
poi inevitabilmente nel tempo con l'approfondimento, scopre che qualcosa sta cambiando, non riesce a riportare più sulla tela quella natura bucolica in cui si immergeva in felice simbiosi.
La tristezza in cui precipita ha cambiato il suo animo.
L'incanto è durato poco, il passaggio è rapido, crudele, ( si è preferito fingere di non vedere per non affrontare sacrifici e rinunce), Roberto prende coscienza che è in atto una distruzione forse senza ritorno, non c'è il rispetto che ogni uomo deve all'altro e da questo apparentemente semplice sentimento che non c'è derivano tutti i disastri del mondo; guerre per avidità di potere, per sopraffazione in nome di un'inesistente presunta superiorità razziale, violenze crudeli senza fine sempre sugli esseri più deboli, malattie, bambini che nascono già come piccoli scheletri per morire poco dopo di fame, di sete o venduti.
Roberto fa suo il dolore del mondo, lo porta nella tela dove non c'è più la luce, non c'è vita, tristezza, solitudine, ( forse attesa ) non si sa di che cosa.
La natura è generosa con l'umanità ma se l'insulto a ciò che ha creato non si ferma, anzi aumenta d'intensità, essa diventa matrigna vendicativa, senza alcuna pietà, e il coinvolgimento nel castigo è totale, ed ecco le distese sconfinate della solitudine senza una voce, un piccolo rumore dove solo pochi alberi nudi, piegati dalla forza di una bufera che nessuna mano d'uomo può fermare, non tentano più di resistere e pare di vederli sul punto di spezzarsi per essere trascinati via in uno spazio sena fine, o dove c'è il simbolo della vita spezzata, una roccia staccata minacciosa in cielo con un piccolo alberello e questo bambino che corre, perché si sta rendendo conto che qualche cosa di terribile sta accadendo, corre verso le mani tese del papà che sempre sono pronte ad accoglierlo e proteggerlo.
Roberto soffre, erra dove possa stare senza vedere nessuno, vuole immaginare di essere nel corpo e nell'animo in quel mondo che ha conosciuto e vorrebbe tornasse a vivere.
Il suo desiderio è un sogno: quelle stelle che sente cadergli addosso sulle mani protese brillano su una natura martoriata, su foreste sempre più sacrificate ( morte, estinzione di fauna e popoli antichi) su ghiacciai immensi che si riducono sempre più col loro carico di orsi morti di fame e stanchezza, di foche, leoni marini che cedono anch'essi, e non dimentichiamo gli accaniti cacciatori di pelli che distruggono la fauna per avidità di denaro.
Ma qualcosa sente dentro di se, la sua non è ancora ribellione è umile speranza che qualche cosa cambi: nell'albero secco sono appese grosse fragole, sui parallelepipedi, senza finestre dove abitano automi senza occhi per guardarsi intorno, gli occhi ora sono buchi vuoti, ora non c'è più nulla da vedere, ma su quella casa fatta di soli muri c'è posata una fragola grande, rossa, finalmente un colore indice di vita, indice di passione d'amore.
Garavello percepisce che qualcosa veramente può rinascere se ci saranno uomini di buona volontà disposti ad agire nel modo giusto e anche sente che si comincia a svegliarsi dall'incubo, che se qualcosa si muove la vita riprende e anche la sua pittura cambia lentamente, quasi senza che egli se ne renda conto, reagisce ora la sua forza riemerge, rivuole la sua libertà, vuole fuggire da questa situazione di sofferenza, di desolazione.
La sua è libertà vera, quella che per ogni essere vivente è sacra che significa battersi perché l'interlocutore possa esprimere le sue idee, anche se diverse, è rispetto per tutto ciò che lo circonda per la vita, per tutto e per tutti, è quello che fa vivere il mondo.
Una libertà che nessuna guerra può distruggere, nessuna avidità o irresponsabilità è può soffocare. La libertà volterana di Roberto costa cara egli è passato sotto le forche della sofferenza più profonda per poter dire sono libero di pensare di sognare di sperare e cosi la sua mano rivive nella tela quella vita ritrovata, due esseri nudi prima spinti in alto in croce intossicati dalla civiltà del nostro tempo forse stanno per posarsi di nuovo su una terra, dove i crepacci simili a fredde tombe si chiuderanno per essere coperti di nuova vegetazione.
Ed ecco finalmente Roberto Garavello ha ceduto al suo desiderio di sperare: le opere di questo periodo sono un inno a quella natura pura pulita dove finalmente esseri umani soprattutto bambini visti nei loro comportamenti più gioiosi: una bambina che gioca con l'altalena sospesa sul mare, un bellissimo sogno che porta a cambiarsi in uno altrettanto bello, i bambini che giocano ad afferrare le nuvole, tutti sogni che nell'immaginazione dei piccoli sono veri.
Tutto ciò che è vita esplode perché Roberto ha spezzato la catena del pessimismo, l'amore che ha in sé lo anima, un amore fonte di gioia d'emozioni forti e dolci.
La luce il mare che è tutto uno con il cielo, ma la finestra è aperta sul cielo di Roberto, quello dove s'isola per abbandonarsi nei suoi pensieri alla contemplazione.
Ora ha la libertà di poter godere di quanto gli viene offerto.
Poi gli animali, i cavalli ritti sulle zampe posteriori con le criniere mosse, i muscoli possenti tesi in uno sforzo di sprezzante gaiezza, gli alberi non più torturati ma mossi verso un viaggio di cui non sa la meta, ma in fondo c'è il colore vivo del cielo e l valigia che prima sembrava abbandonata verrà qualcuno a riprenderla, forse quella gioiosa bambina che salta con le braccia tese in un abbraccio immaginario; la barca, una trilogia racconta della barca, prima sembrava abbandonata, destinata a marcire, poi recuperata e protetta da un telo leggero da poter togliere facilmente perché essa possa riprendere la strada verso il mare e il cielo come gli uccelli che la circondano.
Mi piace ritornare alla finestra, questa visione onirica ha qualcosa di reale: è sospesa, ma è viva, le tende sono mosse, spunta un ramo di un tenero nuovo verde e in fondo il cielo
di Roberto Garavello l'azzurro intenso si schiarisce senza salti, non perde le sue profondità, mi ha sempre colpito questo degradare del colore in un modo dolce senza bruschi cambiamenti.
Due bambine, entrambe giocano felici nella spontaneità gioiosa dell'infanzia, entrambe libere sole, ma su una incombe la minaccia che può distruggerla.
Penso che il pittore abbia voluto metterci a confronto con questa temibile realtà ma credo anche che quella siepe folta sia simbolicamente la protezione, quel qualcosa che impedisce che si realizzi il dramma.
In questi giorni ho esaminato a fondo buona parte dell'opera del pittore, qual è la molla che lo spinge a mettere sulle tele il suo pensiero, i suoi desideri, la sua solitudine, la tristezza di una realtà che solo un artista approfondisce nella sua spietatezza , ma anche il senso dell'amore, la sua concezione della libertà, il suo forte desiderio di poter sperare in una vita migliore.
Ecco l'opera che racchiude in sé tutti i sentimenti migliori, un'opera che è di aiuto e monito a tutti noi.
È un disegno, il modo immediato per trasmettere nella carta un sentimento che urge, che non si può far attendere.
È un bambino, un neonato, gettato nelle acque di un fiume, che un uomo buono ha salvato, nelle sue mani questa creatura ancora in posizione fetale ha trovato il nido caldo che lo ha portato alla vita.
E ora vorrei concludere: in questi giorni è uscita una compilation della grande artista Joan Baez " UN MONDO PIENO D'AMORE"..

Dottoressa Raffaella Marchiori Ascione

 

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