Teatro di Ateneo Palladium ex Cinema Teatro Garbatella. Il Teatro Palladium, originariamente Cinema Teatro Garbatella, fu realizzato dall'Istituto Case Popolari su progetto di Innocenzo Sabbatini tra il 1927 e il 1931; il progettista, che fu anche coordinatore dell'Ufficio Tecnico dell'ICP dal 1919 al 1931, si occupò, in particolare, dei grandi fabbricati residenziali polifunzionali da realizzare nel centro della borgata suburbana per dotare anche questo nuovo settore della città, caratterizzato da un'edilizia popolare a bassissima densità costituita per lo più da villini isolati, accoppiati o a schiera e da palazzine, dei necessari servizi pubblici. Questi ultimi furono integrati in complessi residenziali intensivi che contribuirono alla trasformazione della Garbatella da borgata giardino dei primi anni Venti nel quartiere a più alta densità del principio degli anni Trenta (Ciucci 2003). Oltre agli alberghi suburbani costruiti tra il 1927 e il 1928 per alloggiare temporaneamente gli sfrattati dal centro storico, Sabbatini concepì in prossimità di piazza Romano tre ampi complessi residenziali con abitazioni e studi per artisti. Il carattere multifunzionale era conferito in tutti e tre i casi dall'integrazione delle residenze con diversi servizi: i bagni pubblici, nella struttura situata tra piazza Romano e via Ferrati; il Cinema Teatro Garbatella nell'isolato compreso tra la piazza, via Passino e via Cravero; e, infine, una palestra, una piscina e un mercato coperto, nell'organismo concepito tra la piazza e via Fincati che, tuttavia, non fu mai costruito.
Il linguaggio adottato da Sabbatini nei due complessi polifunzionali realizzati, discostandosi dalle precedenti esperienze improntate al 'barocchetto' messe a punto sempre per la Garbatella, trovava ispirazione, sotto la spinta dei coevi ritrovamenti archeologici di Ostia, nella «semplicità e linearità dell'architettura non aulica di Roma antica» mirando «alla semplificazione formale, con l'impiego di stilizzati elementi dell'architettura romana ' un timpano, una finestra termale, uno sguscio in mattoni, un porticato, un loggiato, colonne e pilastri senza un vero capitello, archi ritagliati nel muro ' inseriti in volumi articolati ma semplici» (Ciucci 2003).
Per quanto riguarda il Cinema Teatro Garbatella, l'operazione fu un fondamentale contributo sia per la sperimentazione di nuove tecniche costruttive come, in particolare, quella del conglomerato cementizio armato con cui si realizzavano sin dal principio del XX secolo ampi spazi liberi da sostegni, sia per la messa a punto di un nuovo 'tipo', il teatro-cinematografo, indagato e proposto in quegli anni da più progettisti, nelle aree centrali e soprattutto in quelle di nuova espansione della capitale, in seguito all'affermarsi della nuova forma di spettacolo e d'intrattenimento presso un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo.
«L'edificio, pensato come testata della piazza, è caratterizzato dal corpo semicilindrico del cinema e comprende in sé una costruzione plurifamiliare a sei piani. L'impianto è strutturato su un asse di simmetria coincidente con la bisettrice dell'angolo individuato dall'intersezione di via Cravero con via Passino, su cui si attesta il nodo del cinema, come volume di mediazione tra la piazza e le ali contenenti le residenze. (') Il prospetto sulla piazza riflette la particolarità del cinema, trattato come una fascia di basamento, scandita da elementi verticali e caratterizzata dall'ampio ingresso tripartito. Si tratta di un edificio caratterizzato al piano terra da un corpo convesso che annuncia con la sua forma la pianta ellittica della sala interna. Alle sue spalle emerge, come quinta teatrale, il prospetto del palazzo destinato ad abitazioni sul quale si innalza un piccolo edificio a forma di tempietto. I bracci contenenti le abitazioni presentano delle bucature regolari, poggianti su un marcadavanzale ed una copertura a tetto. In corrispondenza dell'asse principale di simmetria emerge l'altana, completamente sfinestrata e coperta a tetto. Il materiale di finitura esterna è l'intonaco» (Ciarletti 2003). La sala, posta perpendicolarmente al vestibolo ' con il palcoscenico insolitamente non in asse all'atrio principale in modo da rendere accessibile l'area del retropalco dall'ingresso di servizio posto in via Cravero ' appare caratterizzata nelle immagini d'epoca, da un'ampia platea in pendenza e da due ordini di gallerie; sebbene sin dall'inizio fossero state realizzate tutte le fondamentali strutture teatrali ' palcoscenico, apparati scenici, ecc. ' vi si svolgevano prevalentemente spettacoli cinematografici. Il progetto di Sabbatini prevedeva, inoltre, nei due bracci sviluppati lateralmente al teatro, un nucleo di negozi, una latteria e una macelleria, da un lato, e un settore contenente un 'ricovero' e un lavatoio, dall'altro.
Il Cinema-Teatro è stato in attività per lo più continuativamente dal momento della sua realizzazione alla contemporaneità e senza subire considerevoli modifiche, escludendo adeguamenti alle normative di sicurezza, si è conservato a lungo nelle sue condizioni originarie (Sennato 1987). Intorno al principio degli anni Novanta la sala, sottoposta a consistenti rimaneggiamenti, è stata trasformata in spazio per concerti e feste. Nell'estate del 2000 il locale chiudeva a causa dell'inquinamento acustico provocato ai danni degli abitanti del sovrastante edificio residenziale (Ciarletti 2003). Prima dell'acquisto da parte della terza Università di Roma la struttura ha rischiato anche di essere trasformata in 'sala bingo'.

Il restauro conservativo Il progetto di restauro conservativo è stato redatto dall'Ufficio Tecnico dell'Ateneo, di cui è responsabile l'arch. Luciano Scacchi, avvalendosi della consulenza di tecnici e professionisti esperti. Il recupero dell'organismo si è basato sullo studio e sull'analisi dell'architettura originaria realizzata da Sabbatini, attraverso documenti d'archivio e fotografie d'epoca sia dell'interno che dell'esterno.
«All'atto della prima visita, lo stato dell'immobile si presentava fortemente degradato sia esternamente che internamente per totale mancanza di manutenzione. La facciata esterna ha un tipo di lavorazione artigianale che ha mantenuto nel tempo una propria connotazione, che è valsa la pena restaurare e riprendere con materiale e metodologie analoghi: malte di calce con inerti in tufo o travertino, polvere di marmo e finitura a mano mediante leggere percussioni con tavola chiodata. Così si poteva ottenere l'effetto spugnoso di colore brunito picchiettato di nero (tufo) e giallastro (travertino). La facciata è rifinita da intonaci decorati e rifiniti con righe orizzontali che simulano i ricorsi di mattoni, da cornicioni in parte in calcestruzzo ed in parte costituiti da mattoni forati leggeri, intonacati sui fondi con intonaci traspiranti a base di calce e polvere di marmo. Il restauro è stato condotto tenendo conto sia dei materiali che delle metodologie di lavorazione. Attraverso l'analisi dei residui di tinteggiatura, presenti sulla facciata, si è potuto identificare e ricomporre i colori originari, ovvero il bruno chiaro-tufo, il giallastro-travertino, il rosso chiaro. Anche l'interno del teatro presentava numerosi cambiamenti, rispetto al progetto originario: l'ambiente, nel corso degli anni, era stato completamente rivestito con un materiale di colore verde bottiglia e più volte controsoffittato. (') All'interno sia la platea che la galleria presentavano molti rimaneggiamenti, ristrutturazioni e adeguamenti a diverse esigenze e funzioni, effettuati con avventurosi interventi di manutenzione, che poi si è evidenziato come non fossero mai stati seguiti da necessari controlli. Tra i primi interventi si è provveduto all'impermeabilizzazione dell'intera platea, il cui massetto era impostato direttamente sulla terra di riporto, allo smantellamento dei numerosi strati di cartongesso e pannelli, del tipo a trucioli di legno ignifugato e dei retrostanti strati di lana di roccia e vetro, riportando così alla luce le originarie pareti. Anche il solaio di copertura era stato abbassato di quattro metri di quota mediante la successiva posa in opera di pannelli di vario tipo e che erano letteralmente appesi a dei fili (pendini). In sintesi troppi strati di controsoffitti dal peso enorme erano sospesi nella sala in condizioni precarie, agganciati alle armature delle travi di copertura, queste ultime scalpellate senza alcun riguardo per portare allo scoperto i ferri di cemento armato del 1927. Le gradonate della galleria, rialzate di almeno 30 cm con materiale di vario tipo, tra cui compensato e gomma, si sono dovute riportare alla quota originaria. Durante i necessari smantellamenti delle pareti di cartongesso, sono state riportate alla luce intere superfici utilizzate come vere e proprie discariche, come per esempio lo spazio del sottopalco, caratterizzato da cunicoli e cavedii. Si è quindi proceduto alla bonifica di queste aree, rendendo possibile l'utilizzo di queste ultime a fini impiantistici. Si è poi proseguito con il consolidamento dei solai e della totalità delle pareti presenti che, fino ad allora, avevano resistito in precarie condizioni di stabilità; il consolidamento delle pareti perimetrali è avvenuto mediante malte speciali a base di cemento, calce, rete zincata e rete elettrosaldata. Le strutture portanti del solaio di copertura sono state consolidate e restaurate con cemento armato e tramite una sigillatura eseguita con malte speciali tissotropiche a protezione delle armature stesse. Il prospetto originale della galleria, anch'esso svestito dai suoi squadrati rivestimenti in cartongesso, è stato riproposto nell'originaria forma a porzione di superficie troncoconica. Si è portata di nuovo in vista la struttura in cemento armato della galleria, composta da un complesso insieme di travi: strutture ideate da un architetto cui non è mancata una bella dose di coraggio per affrontare ciò che ancor oggi si può ritenere di notevole impegno sia nella fase di calcolo che in quella esecutiva. Ma la sorpresa maggiore è stata quella di riscoprire sulla volta la forma di una struttura di copertura in conglomerato armato composta da un graticcio di travi di grande luce ed intrecciate a forma di doppi Stella di David, poggiante solo su otto pilastri di cui quattro a sezione mistilinea (pilastri trilobati), struttura certamente inusuale per il calcestruzzo armato di quel tempo. Lo smantellamento dei rivestimenti che coprivano il boccascena sui quattro lati ha evidenziato una consistente e austera spazialità, quasi da abside di cattedrale. Le indagini storico-architettoniche hanno confermato la forma delle lunghe colonne trilobate e si sono potuti apprezzare i colori originari del boccascena: dorato per le colonne e i loro capitelli, azzurro-cobalto spugnato per il soffitto della sala e una sottile linea di colore marrone-dorato per i bordi delle travi in calcestruzzo al fine di sottolinearne il complesso intreccio a doppia stella di David» (Dolara 2003).

Cinema Teatro Garbatella
Piazza Bartolomeo Romano - Roma
Proprietà: ICP
Realizzazione: 1927-31
Progettista: Innocenzo Sabbatini

Oggi è così.....http://www.teatro-palladium.it