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18 Febbraio 1920

Certo 79 anni non si possono definire un'età venerabile, specie ora che la nostra vita media, in particolare quella delle donne, si è tanto allungata. Rappresentano poi un lasso di tempo quasi effimero di fronte ai 2752 anni, quanti ne conta Roma, di cui la Garbatella è un'appendice sia pure non trascurabile . 79 anni, dunque, da quando "La mano augusta di sua maestà il Re Vittorio Emanuele III poneva la prima pietra di "questo quartiere", come si legge nell'epigrafe murata sull'edificio centrale di Piazza Benedetto Brin, primo nucleo della nuova borgata.  Vaste proprietà erano concentrate nelle mani di poche facoltose famiglie che occupavano casali e ville. Qualche arboreto, numerosi canneti, vari orti punteggiavano un paesaggio costituito in massima parte da aree tenute a pascolo brado, affittate a pastori che praticavano la transumanza, cioè portavano qui le greggi a svernare, per riportarle d'estate in montagna. Nel 1908 era sorto, su Via delle Sette Chiese, un 'grosso edificio dove una "società del cacio e del pecorino" raccoglieva dai pastori e faceva maturare le nere forme dei pecorino romano, che poi commercializzava. Il territorio dunque appariva semidisabitato ma si animava quando si svolgevano i pellegrinaggi delle sette Chiese, un rito itinerante tra il sacro e il profano che aveva nella "chiesoletta", la cappella dedicata ai santi contadini Isidoro e Eurosia, una delle tappe d'obbligo: in quella chiesetta, restaurata agli inizi dei 1800 dal genio dei Valadier, c'era stato nel 1575 l'incontro tra S. Filippo Neri, ideatore dei pellegrinaggio, e S.Carlo Borromeo. Si dice, ma forse è leggenda,che in zona una compiacente e garbata locandiera avesse gestito una troppo ospitale osteria. Sta di fatto che quel tratto dei colli di S.Paolo (questo l'antico nome del luogo) cominciò a chiamarsi Garbatella, forse proprio in riferimento alla nostra garbata ostessa. Un'origine non proprio nobile, dunque. Ma del resto quelle di Roma non erano state migliori. Nel 1920, ai piedi dei Colli di S. Paolo, Roma stava realizzando la sua piccola rivoluzione industriale. All'Ostiense si erano impiantati le officine del gas, i mercati generali, mulini, oleificì, concerie, una grande vetreria, officine meccaniche e molti altri opifici e magazzini. C'era inoltre un progetto risalente agli inizi dei secolo che prevedeva la costruzione di un canale parallelo al Tevere che collegasse Ostia con un porto poco distante da S. Paolo, proprio per servire la zona industriale: vi erano interessati potenti gruppi finanziari legati alla cantieristica, all'industria pesante e alla navigazione. Non meraviglia quindi se, a promuovere il nuovo insediamento del 1920, ci fu - come dice l'epigrafe di Piazza Brin -"l'Ente per lo sviluppo marittimo e industriale". La nuova borgata (190 alloggi distribuiti in 40 palazzine immerse nel verde) nasceva, infatti, come insediamento operaio a ridosso della zona industriale ma anche come borgo marinaro al servizio di un porto fluviale rimasto però a livello di progetto. Il 18 febbraio di 79 anni fa la nascente borgata non aveva ancora un nome ufficiale. Fu proposta Concordia, per richiamare l'auspicio di una pace sociale che appariva molto vacillante. Poi si pensò a Remuria, per via di una leggenda secondo la quale Remo, in opposizione a Romolo, è qui che avrebbe voluto costruire la sua città (e non sull'Aventino come vuole la tradizione più accreditata). Prevalse in via ufficiale, ma solo alla metà degli anni '30, il nome che popolarmente. si era già imposto: Garbatella.