Manfredonia
fu fondata ai piedi del Gargano in riva al mare interamente
sulle rovine dell'antica Sipontum nel XIII sec. da Manfredi,
figlio di Federico II di Svevia, e vi trasferì la popolazione
della più antica Siponto allontanandola, per un tratto di
circa tre chilometri, verso oriente dalle malsane paludi che
ne avevano resa impossibile la vita.
Dopo la morte di re Corrado IV, designò la fondazione di questa
nuova città, dando poi, con il "decreto di Orta"
(nel novembre 1263) le franchige per un decennio a chi fosse
venuto ad abitarvi. Inanto Carlo d'Angiò, favorito dai Guelfi,
stava per scendere in Italia. Dai primi documenti angioini,
quasi immediatamente dopo la battaglia di Benevento (1266)
il vincitore Carlo I, re di Napoli, la chiamò "Sipontum
Novellurn".
Da Manfredonia, con atto del 13 maggio 1266, veniva trasferita
la zecca a Brindisi. L'8 aprile del 1278, lo stesso Carlo
destinava a Bari la famosa campana fatta costruire da re Manfredi,
per farne dono al taumaturgo S. Nicola come ringraziamento
della migliorata salute del figlio Filippo. Il primo documento
angioino nel quale s'incontra il nome di Manfredonia è del
1272, quando il re Carlo concedeva al primogenito (anch'egli
di nome Carlo) le terre "Honoris Montis Sancti Angeli",
tolte a Manfredi Maletta, zio di re Manfredi. Da allora questo
nome prevalse sul vecchio e Manfredonia che seguì le vicende
di Napoli e d'Italia, sotto le successive Monarchie. Più volte
re Carlo vi si recò in visita e, nello stesso anno (1272),
vi accolse il papa Gregorio X di recente eletto.
Il castello svevo al cui interno è ubicato il Museo Nazionale
che ospita numerose "Stele Daunie" (di origine protostorica,
una sorta di stele funerarie di diversa grandezza), le antiche abitazioni
e le chiese sono i segni della sua ricca storia. Tra le più
note si citano l'abbazia di San Leonardo di Siponto e la chiesa
di S. Maria Maggiore di Siponto (risalente al 1100), valido
esempio di architettura romanico-pugliese. Manfredonia oggi
è nota anche per il suo Carnevale durante il quale sfilano
numerosi carri allegorici. Vi sono importanti tracce del paleolitico
superiore presso Grotta Scaloria, nelle sue vicinanze, ove
sono stati rinvenuti reperti della cultura tradizionale umana
e resti ossei di almeno venti specie animali (tra questi l'uro,
lo stambecco, l'alce, il cervo, la lince, ecc.).
|