LEGGENDE E
MISTERI DELLE CAVITA' CAGLIARITANE
(Indice)
Grotte e
cavità hanno sempre suscitato l'interesse di molte persone.
La fantasia
umana, forse affascinata dagli ambienti sotterranei, particolarmente bui e pericolosi, ha
fatto in modo che per tanto tempo le cavità venissero evitate perché considerate
abitazioni di esseri soprannaturali.
Con molta
probabilità, nei periodi precedenti le vere esplorazioni speleologiche che si
verificarono in maniera organica solo nel XIX secolo, l'invenzione delle leggende è
legata al fatto che pochi si avventuravano nel sottosuolo, vedendo cos'era realmente
presente.
Spesso
narravano che oltre agli animali e ai numerosi insetti malefici che volavano all'interno,
molte caverne erano il nascondiglio di orchi, streghe, folletti e strani mostri.
Persino gli
ingressi dei passaggi sotterranei venivano evitati dagli uomini perché considerati utili
a tremendi demoni per raggiungere l'inferno, mentre nelle gallerie presenti sotto i
castelli dovevano vagare i fantasmi che custodivano i tesori.
Dobbiamo
ricordarci che grotte e cavità, per l'ottica del mondo antico, erano simbolici accessi
all'oltretomba, dove i vivi non osavano avventurarvisi.
L'immaginazione
umana nei confronti di grotte, cavità e sotterranei situati nei centri abitati, ha creato
una considerevole serie di dubbi e fantasie, offrendoci un argomento molto interessante
che potrebbe essere approfondito con tante ricerche bibliografiche. Ricerche e analisi di
vecchi testi, dei racconti degli anziani che fornirebbero diverse testimonianze dirette,
contribuendo a salvare quel che lentamente si modifica e spesso si perde
irrimediabilmente.
Leggende e Misteri
IL FANTASMA
DELLA GROTTA DEI COLOMBI
Una delle più
interessanti leggende cagliaritane riguarda la Grotta dei Colombi situata alle pendici del
colle Sant'Elia, nei pressi della fantastica insenatura di Cala Fighera.
Il nome della
cavità che probabilmente è il più grande antro naturale presente in città, trae
origine dai colombi e dai piccioni che ancor oggi, in gran quantità, nidificano
all'interno.
Essendo
accessibile solo via mare, con l'ausilio di una piccola imbarcazione, veniva prediletta
dai pescatori della zona e in particolar modo dai cacciatori che andavano a prendere i
volatili.
E' noto che nel
1800 la grotta è stata evitata a lungo perché considerata il nascondiglio di uno spettro
maligno chiamato Dais.
Il Dais,
secondo avvenimenti realmente accaduti e documentati dalla cronaca, era un uomo che venne
assassinato misteriosamente da brutti personaggi che poi, tra l'ingresso della cavità e
l'acqua marina, abbandonarono il corpo sanguinante.
Naturalmente
l'anima di colui che perde la vita per morte violenta non può riposare in pace.
Il lugubre
lamento della vittima si è perciò fatto sentire a lungo tra le tenebre dell'antro e le
circostanti acque, rievocando così l'assassinio e incutendo terrore in coloro che dal
mare, scorgevano l'ingresso della cavità.
Tuttavia una
spietata vendetta è la spiegazione di questo raccapricciante fatto storico che qualche
tempo prima, precisamente tra il 1794 e il 1795, vide lo stesso Dais uno dei maggiori
organizzatori di tumulti popolari che cessarono con l'uccisione dei Cavalieri Girolamo
Pitzolo e Gavino Palliaccio, creduti dal volgo: "infami traditori".
SANT'EFISIO E LE CISTERNE DEL CASTELLO
Tra i
miracolosi interventi che fece Sant'Efisio a Cagliari, è da ricordare uno riguardante le
cisterne.
Narra la
leggenda che il Santo, impegnato a mantenere una solenne promessa fatta a Dio, si sarebbe
mostrato al Viceré comunicando che era stato gettato veleno nelle cisterne del colle di
Castedd 'e Susu. Con questo avviso il governatore poté evitare pericolose conseguenze ai
castellani che fatalmente, avrebbero bevuto l'acqua avvelenata.
IL SOTTERRANEO
DEI CONVENTI
In via San
Giuseppe, attualmente riconosciuto come sede staccata del Liceo Artistico Statale, è un
grande edificio che nella seconda metà del 1600 è stato officiato dai Padri Scolopi.
Stando a quanto
afferma una vecchia storia, sotto questa costruzione sarebbe presente un sotterraneo
medioevale che giungendo nei pressi di piazza Dettori, avrebbe avuto l'esclusiva funzione
di rendere comunicanti due edifici religiosi.
Nota importante
è che nella sede centrale del Liceo Artistico, fino al secolo scorso noto come
"Convento di Santa Teresa" o ex "Casa professa dei Gesuiti", situato
in piazza Dettori, è presente un pozzetto comunicante con un passaggio sotterraneo il cui
sviluppo è impedito da una muratura realizzata recentemente per ovvi motivi di sicurezza
e perché ricettacolo di ratti e scarafaggi.
Questa storia
che possiede validi riscontri con la realtà, troverebbe ulteriore conferma nel fatto che
nel piano terreno della sede di via San Giuseppe è possibile scorgere, dietro cumuli di
macerie, gli imbocchi di alcune cisterne e gli ingressi di sotterranei sconosciuti.
Un'altra
leggenda che molto probabilmente è stata diffusa nel secolo scorso, vuole che nel
pavimento della "Chiesa di San Giuseppe", inglobata tra l'edificio scolastico
omonimo e la Torre dell'Elefante, sia presente un passaggio che tramite diverticoli si
estende fino ai quartieri bassi, terminando nel punto in cui sono presenti due sbocchi
principali: il primo, sottostante il Monastero delle Monache Cappuccine o di clausura (via
Cima); il secondo, celato sotto le scale del Portico di Sant'Antonio di Vienna (via
Manno).
"SA STREGA
E IS FUNTANASA"
Quando venivano
ancora utilizzate le cisterne nelle abitazioni del centro storico, capitava spesso che i
bambini curiosi, forse per vedere cosa c'era all'interno, si avvicinavano negli imbocchi.
I genitori, nel
tentativo di scoraggiarli affinché non si sporgessero pericolosamente, raccontavano tante
storie che avevano un protagonista comune noto come "Sa Strega e is Funtanasa".
Quest'essere era una sorta di strega malvagia che dimorando nella cavità, aveva il
compito di mangiare rapidamente i piccini che osavano guardare, anche se per un istante,
l'acqua contenuta all'interno.
Contrariamente
alle vecchie credenze cittadine che spesso reputavano queste interessanti cavità come
"posti infernali", tali storie vengono sfatate anche da un particolare assai
curioso che tra breve illustrerò.
Nel pozzo
d'accesso alle cisterne veniva appeso un "brutto" pupazzo, tutto vestito di
nero.
Tale pupazzo,
rappresentando un essere malvagio, forse la strega dei racconti, spaventava i bambini
evitando loro il rischio di cadere dentro le profonde cavità.
Spesso,
nell'imbocco di qualche cisterna o nelle vicinanze, a distanza di tanti anni dal loro
abbandono come contenitori idrici, è ancora presente il pupazzo che viene utilizzato come
oggetto ornamentale.
Probabilmente
accadeva che qualche persona, nel raccontare quel che aveva osservato oppure quel che
aveva sentito dire sui serbatoi sotterranei, veniva fraintesa da altre, creando di
conseguenza una serie di storie che venivano tramandate in città in modi differenti ma
ugualmente interessanti.
LE FONTI MIRACOLOSE
Se analizziamo
singolarmente le cavità cittadine scopriremo che contengono una notevole quantità
d'acqua che si è rivelata un elemento chiave per la creazione di superstiziose credenze
popolari.
In alcune delle
cripte situate sotto le chiese, la presenza del liquido, anche se minima, è stata e per
certi versi viene ancora considerata miracolosa.
Nella Cripta di
Sant'Agostino, il cui ingresso è situato al numero 12 del Largo Carlo Felice, è visibile
una polla d'acqua sorgiva alla quale sono stati attribuiti poteri benefici.
Anche nella
Cripta di Sant'Avendrace, in un piccolo scavo nel pavimento, è stata registrata la
presenza di acqua salmastra che sarebbe stata utilizzata dal santo per dissetarsi durante
la sua prigionia e per questo motivo ritenuta dai fedeli "guaritrice dei mali".
S'INGURTIDROJU
(l'inghiottitoio)
Molti pozzi e
cavità con sviluppo verticale venivano chiamate "Ingurtidrojus", ovvero
inghiottitoi, perché durante le piogge consentivano la penetrazione dell'acqua.
Evidentemente
la fantasia popolare ha tessuto le sue leggende facendo figurare pozzi, fontane, e nel
caso del colle S. Elia anche gli imbocchi delle cisterne, non solo come inghiottitoi
d'acqua ma di animali e persone.
Un'ingurtidroju
è situato all'Anfiteatro Romano di Cagliari, e il suo imbocco è ancora visibile in
quanto situato nella gradinata sottostante viale Sant' Ignazio, posta di fronte
all'Ospedale Civile.
Citato nel 1856
nei libri dello scrittore Vittorio Angius, si tratta di un pozzo profondo una decina di
metri, probabilmente scavato in periodo romano per favorire l'areazione di un cunicolo
sottostante, al contrario di quanto affermano alcune leggende che l'hanno creduto un'opera
di Belzebù creata nel terreno per consentire la caduta di prede: povere vittime dei suoi
pasti infernali!
IL SOTTERRANEO
DEL TESORO
Tante vecchie
leggende cagliaritane affermano che in antichità, nel colle Tuvixeddu
è stato scavato un antro dove sono stati custoditi tantissimi oggetti preziosi. Per altre
ancora sotto questo colle che domina i quartieri occidentali della città, è situato un
ipogeo nel cui interno sarebbe presente un simulacro d'oro zecchino che rappresenta un
vitello.
Le dicerie
vogliono che a Tuvixeddu sia celata l'uscita di un passaggio sotterraneo che addirittura
renderebbe comunicante il quartiere di Sant'Avendrace con il colle di San Michele e con i
quartieri Stampace e Castello.
UN LUNGO
PASSAGGIO SEGRETO
Nel corso dei
secoli, sul colle di San Michele sono state scavate tante cave, gallerie e cunicoli.
Qualche
leggenda sostiene che nel Forte omonimo, meglio noto come Castello, siano presenti gli
ingressi di alcune cavità che contengono fantastici tesori.
Per esser più
precisi, una di queste leggende vuole che nel sottosuolo del colle sia celato un lungo
passaggio segreto conducente al Castello di Sanluri.
UNA GROTTA PER
LE GUARIGIONI
La Grotta di
Santa Restituta, situata in via Sant'Efisio 14, per secoli è stata considerata un luogo
sacro.
La tradizione
vuole che in una colonna presente all'interno, sia stata legata la Santa per poi essere
martirizzata nel corso delle spietate persecuzioni Diocleziane.
Oltre che un
sotterraneo artificiale dove ha "regnato" la morte, il luogo è stato ritenuto
fino al 1800, una grotta dov'era possibile riacquistare la salute con lo svolgimento di
rituali taumaturgici. In particolar modo i bambini malati, dopo esser stati condotti
all'interno della camera che ancor oggi presenta la già citata colonna, dovevano
sdraiarsi per terra e girare su sé stessi per sollevare la polvere miracolosa che gli
avrebbe liberati dal vaiolo. |