La città di Cagliari non
possiede, ancor oggi come nell'antichità, sufficienti risorse idriche e ancor meno,
rilevanti acquiferi sotterranei. Per questo motivo, i primi popoli che giunsero dal mare
per commerciare e sfruttare le risorse della Sardegna (sale, minerali, grano, ecc.),
cominciarono a scavare serbatoi che venivano accuratamente stuccati per contenere il
liquido vitale. Ad esempio i punici, fin dal VI sec. a.C., scavarono ampie cisterne per la
raccolta delle acque meteoriche mentre in periodo romano, quindi a partire dal 238 a.C.,
abili cavatori scavarono pozzi che raggiungevano profonde falde sotterranee, assicurando
così l'acqua alla città non solo in periodo di pioggia. Molti si stupiranno nell'apprendere che attualmente all'interno di queste
cavità con mirabile sviluppo verticale, sono presenti notevoli quantità d'acqua che in
minima parte viene destinata ad un uso perlopiù generalizzato, ad esempio per innaffiare
giardini pubblici e/o privati.
E' interessante il fatto che molte cavità cagliaritane,
ad esempio grotte da cava, presentano nel fondo piccoli e talvolta estesi laghi, in gran
parte alimentati dalle perdite della rete idrica.
Di seguito è riportato un elenco con i 15 ambienti
sotterranei cagliaritani con maggior quantità d'acqua sia di falda, sia proveniente dalle
malridotte condotte di distribuzione. |