Necropoli di Tuvixeddu - Cagliari Tuvixeddu
è un colle (M. 99 s.m.l.) dalla superficie piana - irregolare delimitato dalle vie: Is
Maglias, Montello, Sant'Avendrace, Vittorio Veneto. Raggiungibile da via Falzarego e
dalla scalinata di Sant'Avendrace, è il rilievo cittadino con maggiore concentrazione di
ipogei scavati nella roccia.
Il nome Tuvixeddu indica: "colle dei piccoli
fori" dal sardo "tuvu" che significa "vuoto, cavità" in quanto
la stessa collina possiede numerosi ambienti scavati nella roccia calcarea dai popoli
colonizzatori. Di particolare interesse è la Necropoli fenicio-punica che, contando
alcune migliaia di tombe risalenti al periodo compreso tra il VI e il III secolo a.C., fa
di questo sito una delle più vaste aree storico-monumentali del Mediterraneo. Tali
sepolture ipogeiche erano raggiungibili attraverso un pozzo di varia profondità (fino a
10 - 12 metri) che, oltre a possedere degli appositi incavi laterali chiamati
"pedarole" per facilitare la discesa dei necrofori, presentava sul fondo una o
più stanzette rettangolari note come "celle sepolcrali". L'accesso a questi
ambienti sotterranei veniva chiuso con una grande pietra squadrata detta lastra sepolcrale
e il pozzo veniva ricoperto di terra in modo che il defunto e il relativo corredo
funerario, fossero protetti. Alcuni corredi rinvenuti nel corso di numerose campagne di
scavo nella necropoli, sono costituiti da anfore, bicchieri, coppette, ampolle
portaprofumi, lucerne, rasoi, armi, monete, pendenti in oro e in argento, collane,
amuleti, scarabei, statuine e altri oggetti, tra i quali meritano particolare attenzione
le uova di struzzo dipinte, alcune statuette del Dio Bes (divinità maschile risalente al
V sec. a.C.), e tanti altri reperti che parzialmente sono esposti nel Museo archeologico
di Cagliari (piazza Arsenale) e, in massima parte, nel British Museum di Londra.
Le tombe del colle Tuvixeddu sono state danneggiate fin
dall'antichità, constatato che maestranze romane, nel 140 d.C., scavarono un lungo tratto
di acquedotto (attualmente visibile nell'area archeologica), che intersecò parecchie
sepolture fenicio-puniche. Successivamente, ricercatori di reperti senza scrupoli,
depredarono illegalmente questo monumento, fra l'altro privando centinaia di tombe dei
loro beni archeologici.
Anche in questo secolo, a Tuvixeddu, sono stati arrecati
danni irreparabili sia dalla selvaggia espansione urbanistica della città, sia dalla
scellerata attività estrattiva che la vicina Cementeria di Santa Gilla e la
Calceidrata di via Is Maglias, praticavano per estrarre il calcare, agendo indisturbate
per oltre mezzo secolo, occultando una miriade di tombe fenicio-puniche ed eleganti
colombari romani.
L'attività dei cantieri locali "Italcementi" è
praticamente passata alla storia poiché ha creato un profondo canyon lungo alcuni
chilometri, che da via Falzarego giunge fino alla via Is Maglias. Inoltre, gli insistenti
sbancamenti provocati dai mezzi pesanti della stessa Cementeria di Santa Gilla, ha creato
una cava estesa approssimativamente quanto l'area dello Stadio cittadino intitolato a
Sant'Elia.
Fortunatamente, nei pressi di via Falzarego, si sono
salvate alcune tombe con singolari decorazioni risalenti al IV sec. a.C. Queste cavità
sono: la "Tomba dell'Ureo" e la "Tomba del Combattente".
La prima è decorata, nell'arte dell'ocra rossa, con
palmette, maschere gorgoniche e il cobra sacro della religione egizia, noto come serpente
Urèo dal quale trae origine il nome del medesimo ipogeo che possiede la più grandiosa
pittura funeraria del mondo punico.
La seconda tomba invece, presenta la raffigurazione di un
guerriero mentre scaglia la lancia e per questo motivo è detta "del
Combattente".
Un sepolcro molto conosciuto nell'Isola è sicuramente la
"Grotta della Vipera", scavata ai piedi del colle e purtroppo vistosamente
danneggiata nel corso dei secoli.
Altro monumento degno di nota del quartiere Sant'Avendrace
è la "Tomba di Rubellio", sepolcro romano che presenta una suggestiva
iscrizione nella roccia, situato nella parte in cui il colle Tuvixeddu degrada verso la
chiesa di Sant'Avendrace.
Ormai da decenni, tutte le persone di buon senso chiedono
la valorizzazione di Tuvixeddu per una migliore fruibilità ed in particolare le tante
associazioni culturali che, soprattutto in questi anni, hanno denunciato il grave stato di
abbandono in cui versa l'intero compendio, sperano in una futura adozione dello stesso.
Testi liberamente tratti dagli articoli di
Marcello Polastri editi dalla "Artigianarte editrice". |