Un ruolo per le trading company, l'opinione di ...

Articolo pubblicato da "Parabancaria" - Luglio/Sett. 1991 n. 3

cod.: PB.91.03.TRC.O

Il commercio estero in generale, e le Trading Companies in particolare, si sono trovati recentemente di fronte a notevoli cambiamenti e ad alcune realtà per un certo verso impreviste nel loro manifestarsi, che comportano alcune nuove rifles sioni su ruoli e strategie da adottare, sia nel presente che per qu anto concerne il medio-lungo periodo. Innanzi tutto, la rapida espansione ve rificatasi nei mezzi di telecomunicazione ha radicalmente cambiato le abitu dini ed il modo di concepire il marketing inter nazionale: mentre in precedenza il trader doveva andare lui stesso a scoprire ciò che esisteva al di là dei con fini nazionali, oggi è il mondo ad entrare prepotente mente in tempo reale nelle nostre case, negli uffici e nei monitor dei terminali do mestici. Anche l'impresa manifatturiera di dimensione media o piccola, che in passato limi tava spesso la propria azione di sviluppo ai ristretti confini del mercato interno (soffrendo quasi di un complesso d'inferiorità nei confronti di tutto ciò che esi steva al di là della barriera linguistica nazionale ed identificando quindi nella Trading lo strumento più idoneo per il superamento di tali limiti) oggi trova una maggiore au tonomia d'azione con l'utilizzo degli strumenti che le nuove tec nologie le mettono a disposizione. Con il perdurare della crisi finanziaria dei P.V.S., e pur in presenza di una do manda in certi casi costante, la possibilità concreta di mantenere i flussi tradizio nali di interscambio con quelle aree è venuta notevolmente a scemare e a ben poco è sinora servita l'illusione dell'utilizzo di formule alternative quali quella del coun tertrade o degli inter venti di sostegno messi in atto dalle varie istituzioni interna zionali. La crisi dei P.V.S. ha inoltre spostato l'interesse delle Trading Companies da una posi zione prevalentemente export-oriented ad una import-export-oriented, por tandole spesso ad occuparsi dell'acquisizione e del collocamento di prodotti locali di difficile commercializzazione. Anche il prossimo avvento del mercato unico europeo porta una sua proble matica innovativa, sia sulla dimensione stessa del "commercio estero" che sul ruolo spettante all'intermediazione. Con il crollo delle ultime barriere, il Belgio, la Gran Bretagna e gli altri Paesi comunitari saranno infatti ciò che soltanto poco più di 100 anni fa era, ad esempio, Bergamo rispetto a Macerata. Se nella logica dell'impresa il mer cato domestico ha comunque ormai già su perato i confini naturali delle Alpi, sorgono da più parti tendenze all'accentuazione dei localismi, non sempre privi di sottili velleità protezionistiche e con effetti e problematiche ancora tutti da definire. Benché si debba obiettivamente ammettere che per la maggior parte delle Trading europee il volume d'intermediazione svolto nell' ambito comunitario sia stato spesso inferiore a quello sviluppato in altre aree più lontane e difficili, anche questa accelerata europeista richiede alla Trading Company di porsi in una posi zione innovativa rispetto al passato. Il problema è forse ancora più sentito da parte del nostro sistema che, a differenza delle realtà di altri Paesi vicini dove le Trading hanno rafforzato e consolidato negli anni una loro presenza internazionale che traeva origine da condizioni in terne ed esterne più favorevoli, ha posto una serie di ostacoli ad una mag giore mondializzazione delle nostre strutture. Da ultimo occorre considerare gli effetti della Perestrojka che, indubbiamente, pongono il tema della inter nazionalizzazione su una piattaforma alquanto imprevi sta e, per un certo verso, forse alternativa alla crisi dei P.V.S. In altri termini, le prospettive di sviluppo e di recupero dei ritardi strutturali dei Paesi dell'Est alimen tano la speranza che questi mercati possano presto controbilanciare le difficoltà in contrate negli ultimi anni nei confronti delle aree emergenti. Certamente questi bisogni sono di natura ben differente da quelli dei P.V.S. ed il ruolo della Trading potrà trovare uno spazio tanto più significativo quanto più sarà mirato alla realizzazione di progetti integrati che coinvolgano non soltanto la pura e semplice fornitura dei beni strumentali, bensì anche un'ampia gamma di altre funzioni (project financing, management consulting, training, commer cializ zazione dei prodotti finiti, ecc.) legate alla economicità del progetto stesso. Sulla scia di queste nuove realtà anche la figura del trader si è evo luta, affi nando le proprie caratteristiche e trasformandosi per necessità in uno specialista di nuove tecniche commerciali e, talvolta, in un acrobata finanzia rio chiamato a ri solvere i problemi più complessi. Un ulteriore esempio viene dal Giappone, dove lo stesso fenomeno delle Sogo Shoshas, che per anni avevano costituito un modello di riferimento invidiabile, seppur inimitabile per ragioni di differente cultura e struttura, sta rapidamente trasformandosi in un complesso sistema di interessi finanziari, immobiliari e, co munque, specula tivi, che sottraggono spazi al ruolo originario, prevalentemente commerciale. Capacità innovativa e versatilità rappresentano quindi i punti-cardine delle Trading, ma non possono costituire la panacea che risolve i problemi insolu bili. Occorre infatti ricordare che se per Trading Companies vogliamo inten dere orga nizzazioni commerciali di tipo indipendente che si inseriscono con adeguati stru menti e strutture fra i due poli estremi della produzione e del consumo, esse non vanno confuse con altre unità di tipo semplicemente pro mozionale o di tipo assi stenziale, il cui operato non mira -in via diretta- al raggiungimento del profitto. Le esperienze degli ultimi anni hanno inoltre ampiamente dimostrato che il trading presenta problematiche e difficoltà di realizzazione che vanno affrontate e risolte con elementi insostituibili ed inscindibili fra loro, quali background fi nanziario, precise strategie di svi luppo, esperienza e, soprattutto, disponibilità di valide risorse umane. Indubbiamente ci si imbatte ancora in una certa rigidità del sistema, peraltro motivata da una eccessiva specializzazione e frammentazione delle risorse più che da un rifiuto aprioristico all'allargamento delle possibilità d'intervento. In questo contesto e, come già detto, anche sulla scia dei fenomeni evolutivi esterni, sono in atto taluni mutamenti strutturali ed operativi che, se condotti con un'adeguata im postazione strategica, porteranno certamente ad ulteriori sviluppi del trading ita liano e ad una sua più adeguata risposta alle sempre mutevoli domande del mercato.