Un campanile a testa

Inviato all'ICE per la pubblicazione, ma non accettato dal Presidente Inghilesi, perché troppo "polemico'. Pochi mesi dopo il Ministro Gianni Prandini veniva raggiunto da diversi avvisi di garanzia!

cod.: ICE.92.00.TRC.0

<Il Ministro dei Lavori Pubblici, Gianni Prandini, denuncia: se il Paese perde competitività all'estero la colpa è dello Stato. Assistenziale con i grandi Gruppi, latitante con le piccole e medie imprese. Tesoro e Farnesina, Ice, Commercio Estero, Sace: ciascuno va per conto suo, tra interferenze politiche, dilettantismi e brutte figure. Andiamo tutti all'estero senza un coordinamento, senza una strategia (1)>.

La prima parte dell'intervista dell'autorevole esponente del Governo è un invito a nozze per tutti coloro che da tempo sottolineano l'esigenza di una maggiore trasparenza e di una "mappatura" delle numerose iniziative, talvolta estemporanee ed effimere, che costellano il variegato, e quasi misterioso, scenario delle strutture di supporto allo sviluppo del commercio estero italiano.

Mappatura che si rende più che mai necessaria anche al fine di stabilire un rapporto costi/benefici fra le risorse pubbliche impiegate e l'effettivo ritorno che ne deriva all'economia in termini di reale promozione e di risposta alle concrete istanze del contesto imprenditoriale.

Sul banco degli imputati sono stati posti dal Ministro vari Dicasteri e diverse strutture, forse dimenticandone altri ancora, quali il Ministero degli Interni (attraverso le iniziative di vari organi Regionali) e il Ministero dell'Industria (per il tramite delle Camere di Commercio). Tanti imputati, dunque, e una sola parte lesa: l'impresa; soprattutto quella di piccola o media dimensione, che si sente spesso tirare in ballo, soprattutto quando c'è da giustificare la nascita di un ennesimo ente che si presenta come "salvatore della Patria" e risolutore dei problemi connessi con lo sviluppo dell'interscambio.

All'attento lettore delle cronache economiche nazionali, e a chi non dimentica presto ciò che ha letto, non può infatti sfuggire la frequenza con la quale la stampa riporta autorevoli dichiarazioni programmatiche che preannunciano la nascita di enti, pubblici o semi-pubblici, che si dovrebbero prendere a cuore interessi e istanze delle PMI, nonchè la salvaguardia dell'equilibrio della nostra bilancia commerciale. Poi, "passata la festa, gabbato lo Santo" e tutto rientra nel dimenticatoio, lasciando spazio alla prossima dichiarazione; salvo riservare nuove colonne scandalistiche alla notizia di ampi sperperi di fondi, quali -ad esempio- quelli messi in luce non molto tempo fa dal "caso Italtrade" (2).

Tutto ciò alimenta la fame di notizie dei cronisti, pronti a raccogliere lo scoop, ma restii a trarne valutazioni in chiave di critica costruttiva e di verifica dell'impiego dei denari pubblici. Nella seconda parte dell'intervista sopra citata, lo stesso Ministro Prandini dichiara che <I Lavori Pubblici debbono partecipare allo sforzo per internazionalizzare le nostre imprese: uno degli strumenti è già pronto, si chiama Italmondo S.p.A., una società privata che abbiamo costituito proprio il 27 febbraio con la presidenza del Ministro dei Lavori Pubblici, la partecipazione Anas e Ice e il coinvolgimento delle maggiori imprese: è la prima impresa privata del genere che viene costituita da un ministero>.

Non è certamente già sfuggita al lettore la premessa contenuta nella dichiarazione del Ministro, laddove veniva criticamente sottolineato l'eccesso di assistenzialismo statale nei confronti dei grandi Gruppi e la latitanza nei confronti della PMI. Meno male che ora è sorta una nuova struttura a partecipazione pubblica che favorirà l'attività delle .... maggiori imprese! Con tutta la possibile simpatia e gli auguri di successo per la Italmondo S.p.A., anche questa nuova iniziativa, come dichiarato nel prosieguo dell'intervista, si interesserà <del Marocco, della Giamaica, del Vietnam, della Cecoslovacchia, della Polonia e della Romania, facendo conoscere all'estero la nostra capacità di produrre>.

A ciascuno, quindi, il suo campanile, con campane che cercano di sovrastare il suono delle altre, riempiendo l'aria di rumori discordanti e che, alla fine, si perdono nel vuoto. L'impresa, il signor Brambilla, il contribuente comune, da tempo subiscono impotenti gli effetti di una politica economica estera improntata, purtroppo, anche sulle azioni di Ministri che, invece di operare nell'ambito dei propri poteri singoli e collegiali per rimediare alle storture esistenti, accentuano la confusione e si comportano come quell'idraulico che entrato in casa per riparare un rubinetto guasto, critica aspramente l'installatore che precedentemente aveva montato l'impianto, salvo sottoporsi - a sua volta - alle feroci critiche del successivo idraulico che interverrà per risistemare la riparazione precedente.

D'altro canto, le istanze di chiarezza che provengono dall'utenza non possono trovare risposta nelle iniziative, pur pregevoli, dei singoli (siano essi semplici imprenditori o strutture associative), laddove manchi una seria iniziativa politica di quel vertice che - al suo stesso interno - ha sinora favorito la nascita ed il proliferare di una vera e propria disaggregazione di funzioni e di impiego delle risorse pubbliche disponibili. Occorre quindi un serio riesame critico dell'intero scenario, per creare finalmente quei punti di riferimento essenziali che possano guidare sistemicamente le iniziative di sostegno dell'intero comparto imprenditoriale, per consentirgli di affrontare adeguatamente le sfide che si affacciano sullo scenario di una sempre più accentuata globalizzazione dei mercati.

Milano, 26 maggio 1992

Note:

(1) Intervista a firma Claudio Lanti, riportata sul n. 6, marzo-aprile 1992, di "Pacifico, Attualità", Rivista bimestrale di politica, economia e cultura.
(2) Serie di articoli apparsi su "Il Sole 24ore" nel settembre 1988 e nell'aprile 1989.