Dialogo fra internati ... a 10 GigaHertz

(Racconto di Gian Cesare Marchesi)

Personaggi e interpreti:

(Nota di servizio: la Direzione del Teatro è spiacente di comunicare ai Signori Spettatori che i previsti Interpreti sono momentaneamente assenti, in quanto è in corso un'importante riunione sindacale)

- Il Tizio

- Il Secondo tizio

- Altri tizi (di cui si parla, ma che non ci sono)

- Un telefono, un modem e un computer (che ci sono, ma che eccezionalmente non parlano)

***

La scena si apre su un'angusta stanza semibuia, dove i volti del Tizio e del Secondo tizio si intravvedono appena appena, grazie alla fioca luminescenza di un monitor RGB di fabbricazione sudcoreana, da 13 pollici e mezzo. Il Tizio sta armeggiando sulla tastiera del calcolatore. Il Secondo tizio lo osserva.

«Ma tu, mi vuoi dire perché diavolo usi sempre il termine "internato" e non "internauta" o, meglio ancora, "cybernauta"?»

«Lasciami uscire un attimino da questo programma e te lo spiego subito.»

Clic, cloc, ron, ran, sbing, sbang ... (rumori di fondo)

«Ecco, allora, ti stavo dicendo, ci sono almeno tre ragioni:

in primis: se chi cammina a piedi è un appiedato, chi è andato per mare un navigato e chi ha moglie uno sposato, per logica conseguenza chi utilizza assiduamente i servizi dei gestori delle reti Internet non può che essere un internato;

in secundis: è anche internato perché passa buona parte del suo tempo libero all'interno di una stanza, davanti a un qualsiasi monitor;

in sesterzis, infine, perché è certamente un poco pazzoide e l'internamento in una clinica per malattie mentali forse non gli farebbe male.»

«A parte alcune altre cazzate che hai detto, mi pare che la pazzia proprio non c'entri per nulla. Oltretutto, allora, saremmo un poco squilibrati anche noi due?»

«E vorrei proprio vedere il contrario! Ma, dunque, ti rendi conto di cosa significhi restare ogni giorno di più invischiati in questa rete che poi, alla fine, diventa una ragnatela con tanto di grosso ragno in attesa e sempre più affamato?»

«Suvvia, non esageriamo, si tratta del progresso; di un presente che è già futuro e di un futuro che è già presente; di uscire dalle caverne per entrare in un mondo nuovo ...»

«Magari dominato sempre più dal Grande Fratello, che ci guida e ci controlla ...»

«Ma no, lascia stare quelle altre stupidaggini di Orwell e compagni, che ci hanno fatto studiare in una scuola classista, sclerotizzata e reazionaria. Qui si fa soltanto il domani, nostro e dei nostri figli ... o si muore!»

Toc, toc, toc ... (rumori di fondo, come di dita che tamburellano nervosamente su un tavolo)

«E va bene, ti concedo una parte di ragione, ma anche tu sai bene cosa ci propina già ogni giorno la nostra cara rete delle reti:

non appena agganci un qualsiasi sito, dopo di aver sudato sette camice a causa dell'intasamento delle linee, ti cucchi quantitativi industriali di biscottini elettronici che non puoi nemmeno inzuppare nel thè. Non sai che farne e se cerchi di buttarli nel cestino delle immondizie, stai pur certo che ti ritorneranno indietro nel giro di qualche nuovo clic;

se i biscottini tutto sommato, hanno un nome simpatico, i banner che ti bersagliano a mo' di katiusha non ce l'hanno per niente e, in più, non ti lasciano scampo alcuno. Arrivano inattesi e ti riempiono lo schermo; poi, se cerchi di mandarli via con una controffensiva a colpi di mouse, ti si inchioda il computer o ti compaiono sul monitor delle scritte ingiuriose;

anche se non sei in palese crisi di astinenza sessuale, c'è sempre un tipo, magari mascherato da tipa, che ti arriva davanti agli occhi con scritte della serie: "Cliccami, anche senza preservativo, e ti inebrierò di lussuria", oppure: "Vieni subito a trovarmi e ti farò godere in tempo reale, a soli due dollari USA, virgola cinquanta, all'ora. Ma il primo orgasmo è promozionale, e te lo do gratis" ...»

«Si, in effetti, questa è la situazione che tocchiamo con mano ogni giorno, ma sai, bisogna avere anche un po' di pazienza. I gestori della rete devono far fronte a una massa incredibile di richieste ... le società che forniscono i servizi telefonici stanno potenziando le loro linee ... ...».

«No, amico mio, il fatto è che ci prendono tutti per il fondo schiena e che noi dobbiamo soltanto subire ... "Vai sulla rete", dicono, "che ti diamo tutto gratis". Poi sono cacchi tuoi se cade continuamente la linea; se aspetti e speri che ti si visualizzino le pagine; se ti inondano di pubblicità, se ti vivisezionano con i loro biscottini, ecc. Visto che tu sei sempre stato un tipo accomodante, posso capire il tuo eccesso di buonismo anche in questa occasione, ma la pazienza talvolta ha un limite!»

«Con te non si può mai parlare seriamente, perché sei una capa tosta. Vuoi avere sempre ragione e forse ti ha già colpito l'arteriosclerosi.»

I due se ne stanno zitti zitti per un po', borbottando di quando in quando alcune parole incomprensibili. Il Tizio continua ad armeggiare sulla tastiera del computer. Ad un certo punto le lucette del modem a 4573 k cominciano a lampeggiare in modo alterno e si sente uscire un suono rauco, come di un lontano gracidare di rane.

«E va beh!, vediamo adesso cosa c'è in questo sito.»

Il Secondo tizio si avvicina ancor più al computer, prende una sedia, si siede accanto al Tizio, accende una sigaretta e si mette ad osservare con attenzione lo schermo, mentre intriganti anelli di fumo s'innalzano nell'aria.

«Allora, fammi vedere dove sei capitato adesso.»

«Si direbbe a prima vista un sito in cui ci sono poesie, racconti e addirittura romanzi, scritti da tipi qualsiasi, che non hanno mai pubblicato niente e che vorrebbero ritagliarsi sulla rete una loro fetta, grande o piccola, di notorietà.»

«Oh, ma dici sul serio? Se è così, anch'io avrei qualcosa da mettere sul video. Sai, delle piccole cose che ho scritto qualche anno fa, quando facevo la naja al CAR di Cuneo. Là c'era una noia che non ti dico, e se non veniva presto l'autunno, per poter almeno spazzare le foglie che cadevano nel cortile della caserma, non si sapeva proprio che fare. Così, visto anche che con la mia ragazza le cose non funzionavano più da un pezzo, mi sono messo a scrivere quello che mi girava per la testa. Fammi vedere bene come funziona questo sistema, così sarò in grado di spedire anch'io un po' di materiale alla rete.»

«OK. Stai attento e prenditi nota dell'URL, del Login, dell'ID, della Password, del Cric&Crac e di tutto il casino che gli sta intorno. Con questi semplici elementi potrai anche tu mettere in rete i tuoi capolavori letterari inediti.»

«Ma quanto mi costerà tutto ciò?»

«Stai tranquillo, per ora proprio niente, se non - al limite - la seccatura di ricevere biscottini e banner a go-go e - chissà mai - qualche commento da parte dei lettori.»

«Tu dici "i lettori", ma chi sono costoro? e quanti possono essere?»

«Ebbene, credo - tanto per intenderci subito - che il lettore tradizionale, quello cioè che corre subito in libreria a comperare il libro appena uscito di quel tale scrittore di cui ha tanto parlato la stampa, la televisione, il famoso critico, ecc., non frequenti abitualmente i siti letterari della rete. D'altro canto ciò è abbastanza comprensibile. Lui deve poter dire o rispondere agli amici che "Si, l'ultimo libro di Pinco Pallo ce l'ho anch'io", e se poi non lo legge, pazienza. Ma non gli sembrerebbe assolutamente utile dire "Sai, ho letto nella rete il racconto di un certo pinco pallo; di uno con le iniziali minuscole".»

«No, scusa, forse non ho capito bene. Ma allora, secondo te, chi sono i lettori?»

«Non ne sono poi così certo, ma credo che siano gli stessi che a loro volta hanno messo qualche loro scritto in rete, in quello stesso sito o in altri simili. In altre parole, sono degli autori internati che leggono le cose scritte da altri autori internati. In ogni caso si tratta di un buon numero di persone, certamente superiore a quelle che potremmo attenderci nella veste di lettori puri, o tradizionali, come meglio ti pare. Ti basti pensare che se interroghi un qualsiasi motore di ricerca, alla parola "racconto" ti ritornano più di diecimila risposte. E quasi tutte sono legate ad internati del nostro Paese che non hanno mai visto le loro opere stampate su carta.»

Il Tizio s'interrompe per qualche istante per accendersi anche lui una sigaretta, poi, gettato uno sguardo piuttosto distratto al pubblico, quasi come alla ricerca di un consenso che sa in partenza che non potrebbe mai arrivare, continua:

«Bada poi bene che tutti quegli autori gironzolano nella rete non tanto per il piacere di leggere, quanto per verificare se i loro scritti sono stati visitati di più o di meno di quelli degli altri loro colleghi. I contatori presenti in molti siti servono soprattutto a quello scopo. Ma quanto al leggere, credimi, sono pochi quelli che dopo di aver raggiunto un qualsiasi racconto lo leggono sino in fondo. A molti di questi personaggi interessano solo le loro opere; di quelle degli altri non gliene può freggà de meno. E' un po' come quando due persone s'incontrano e il primo dice: "Come stai?" In realtà gl'importa poco della salute del suo interlocutore ed aspetta solo che costui fornisca una qualsiasi risposta per potergli quindi raccontare le sue disavventure.»

«Lo sai che con tutto questo tuo sparare a zero su tutto e su tutti mi sembri l'Alceste della commedia di Molière?»

Si accendono improvvisamente tutte le luci sulla scena e il Secondo tizio si alza dalla sedia, si avvicina al proscenio e rivolgendosi al pubblico, con marcato tono di scherno declama:

(Nota di servizio: la Direzione del Teatro è ancora una volta spiacente di comunicare ai Signori Spettatori che a causa di una incomprensibile, ingiustificabile e si spera temporanea amnesia del Direttore e di sua moglie, non è stata rintracciata in tempo la versione italiana del Misantropo, per cui la prevista battuta del personaggio dovrà essere necessariamente pronunciata nella dizione originale francese)

"Je hais tous les hommes:
"Les uns, parce qu'ils sont méchants et malfaisants,

"Et les autres, pour être aux méchants complaisants,

"Et n'avoir pas pour eux ces haines vigoureuses

"Que doit donner le vice aux âmes vertueuses.

Poi torna sui suoi passi e si risiede accanto al Tizio continuando il suo discorso , mentre le luci si attenuano nuovamente:

«Ma questa volta forse ti posso comprendere, perché sono anch'io persuaso che leggere sia un'attività alquanto faticosa e che scrivere lo sia un po' meno. O, almeno, scrivere può essere per molti una vera e propria necessità fisiologica, quasi come mangiare, bere, dormire, ecc., mentre leggere può essere solo il frutto di una scelta libera e individuale.»

«Si, è vero, ma ...»

«Non sono per niente d'accordo con l'etichetta di Bastian contrario che mi hai appioppato pubblicamente ...»

La precedente parte di battuta va pronunciata lanciando uno sguardo panoramico e compiacente verso il pubblico in sala,

«... ma a quanto hai detto ora vorrei aggiungere un'altra osservazione. Prima che esplodesse il fenomeno Internet, il grande popolo degli scrittori dilettanti si doveva accontentare di ingolfare i cassetti di sciocchezze che nessuno avrebbe mai letto, se non forse le poche persone di famiglia. Resoconti e ricordi della prima o della seconda guerra mondiale; mugugni sulle traversie passate o presenti del loro lavoro; reminiscenze del bel tempo che fu; lacrime sparse su amori incompresi o malamente corrisposti; dissertazioni pseudo-filosofiche; ecc. L'Italia è stata a lungo definita la culla dei poeti, degli eroi e dei navigatori. Poeti lo siamo quindi sempre stati, magari solo per una convinzione personale solitamente incompresa; eroi, dipende dai punti di vista; ma navigatori lo siamo oggi ancora più di prima, proprio anche grazie alla rete delle reti.»

Su queste considerazioni estremamente impegnate, scende un temporaneo silenzio, che permette anche agli spettatori di riflettere con calma, dopo di che il Tizio ricomincia a manovrare la tastiera. Il modem, da parte sua, per non sentirsi troppo solo, riprende a lampeggiare ritmicamente.

«Attento, attento, questa volta siamo arrivati su qualcosa di più interessante ma .... per la miseria ... cosa sta succedendo? Dai, su bello, muoviti. Accidenti, stai a vedere che è caduta ancora la linea telefonica. E sarebbe la terza volta in poco più di un'ora. Che gli venga un ...»

Si sentono strani rumori, come di pugni picchiati contro contenitori di plastica e oggetti di vetro, accompagnati da volgari imprecazioni di Tizio e del Secondo tizio. Poi giunge una specie di lampo, cui segue immediatamente un secco rumore di cose andate in frantumi. Allo stesso tempo la luminescenza del monitor si spegne, facendo piombare la piccola stanza nel buio più completo. Il Tizio e il Secondo tizio escono in silenzio dalla comune, mentre cala velocemente il sipario e dalla platea si leva un fragoroso e lunghissimo applauso.

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La Direzione del Teatro si è resa tardivamente conto del fatto che molti Signori Spettatori, vuoi per palesi limitazioni gerontologiche o vuoi per altri motivi di insufficienza conoscitiva, non sono stati in grado di percepire interamente il significato di alcune espressioni usate nell'opera testé conclusa. Ne fa quindi subitanea ammenda, fornendo qui di seguito il necessario glossario:

¥ GigaHertz = grande unità di misura della velocità di reazione e di impiego dei moderni micro-processori. Di quelle cose cioè, piccole piccole, che costano un pacco di soldi e che stanno all'interno del calcolatore.

¥ Computer, modem, monitor = beh!, se non sapete ancora di cosa si tratta, fatevelo spiegare dal figlio tredicenne del vostro vicino di casa.

¥ RGB = sembrerebbe a prima vista la sigla di una setta segreta russa, ma forse sono solo le sigle identificative dei colori principali. O, almeno, così ci hanno detto.

¥ Sesterzis = non c'entravano per niente, ma ci piacevano. Se a lor Signori non servono, ce li diano pure, che noi sappiamo cosa farne.

¥ Clic, cliccare = si tratta di una azione che ormai si fa abitualmente con il mouse e che porterà presto o tardi a una forma irreversibile di tic nervoso.

¥ Mouse = quella specie di topastro che sta solitamente sulla destra della tastiera e che non si sa mai dove fare arrivare di lato quando si vuole "puntare" una certa cosa sullo schermo del computer.

¥ CAR = trattasi del Centro Addestramento Reclute, anche se non ne siamo poi tanto convinti, visto che di addestramento nessuno ne ha mai parlato.

¥ URL, Login, ID, Password, Banner = queste espressioni sono, per la verità, astruse anche per la Direzione che, quanto prima, farà visita al suo vicino di casa per le spiegazioni del caso.

¥ De profundis = non era inserito nel testo, ma andrà certamente recitato dalla Direzione, al completo, dopo i commenti dei Signori Spettatori.

 

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