Il volo AZ 2009

(Racconto di Gian Cesare Marchesi)

"Il comandante Augustoni e in suo equipaggio vi augurano il benvenuto a bordo dell'MD 80 Alitalia in volo da Milano a Roma. L'arrivo a Fiumicino è previsto dopo 50 minuti dal decollo. Vi preghiamo di tenere le cinture allacciate e di non fumare"

Avevo scelto una delle prime partenze del mattino per giungere in tempo a un incontro che avrei avuto a Roma alle nove e solitamente quel volo veniva utilizzato da rappresentanti politici che si recavano nella capitale per partecipare alle sedute delle Camere o, comunque, da persone in viaggio di lavoro.

Eravamo ormai giunti alla prima settimana d'agosto e con la chiusura estiva di molti stabilimenti, uffici e dello stesso Parlamento, anche i passeggeri non sembravano essere quelli di sempre.

Da molti anni a questa parte le tratte aeree che congiungono le più importanti città sono ormai simili a un qualsiasi percorso di un autobus o di un tram urbano: i passeggeri salgono e scendono dal mezzo di trasporto come quei giocattoli meccanici che si muovono spinti da una molla, compiendo gesti quasi rituali e scomparendo quindi nella folla di altri individui assorbiti dall'attività frenetica della città.

Accanto a me, vicino al finestrino dell'aereo, si era seduta una giovane donna dall'aspetto piacevole, con i capelli scuri tagliati piuttosto corti, vestita con un grazioso abitino nero attillato e allacciato sul retro da una lunga fila di bottoni di metallo lavorato; ai piedi portava un paio di scarpette leggere, del tipo "ballerina".

L'avevo già intravvista nella sala d'imbarco, mentre se ne stava seduta leggendo un libro fra un centinaio di altre persone in attesa della partenza. Passeggiando fra le panchine della sala d'aspetto, mi cadeva distrattamente lo sguardo su questo o su quel passeggero e quando passai davanti alla donna, notai di sfuggita che il suo abito lasciava scoperte, su fino quasi all'anca ma tuttavia senza alcuna apparente malizia, un bel paio di gambe accavallate e già ben abbronzate dal sole dell'estate.

"Questa è una che è già stata in vacanza o, quanto meno, che ha già trascorso qualche fine settimana godendosi il sole di luglio", pensai per un attimo. La donna percepì quasi inconsciamente il mio sguardo e forse anche i miei pensieri; sollevò per un attimo gli occhi dal libro per osservarmi e quindi riprese la sua lettura.

Entrai per primo nell'aereo, occupai il posto assegnatomi accanto al corridoio e raccolsi dalla reticella posta nel sedile accanto al mio una copia di Ulisse 2000, la rivista mensile che l'Alitalia mette a disposizione dei passeggeri. Quindi, salirono a bordo, uno alla volta, gli altri viaggiatori.

Mi era capitato talvolta di notare nella sala d'attesa degli aeroporti qualche rappresentante del gentil sesso che avrei gradito avere come compagna di viaggio e che mi auguravo potesse sedersi accanto a me. Poteva trattarsi di un'indossatrice, di un'attrice famosa o di una qualsiasi giovane in attesa di salire a bordo di un aereo; tuttavia, mi ripetevo spesso che "queste cose esistono solo nella finzione cinematografica, dove succede frequentemente che al protagonista maschile capiti di fare inattese e piacevoli conoscenze viaggiando in treno o in aereo o, addirittura, capitando in un letto d'ospedale assistito da un'avvenente e generosa infermiera"

Per contro, ricordo soltanto di aver viaggiato con vicini di tutt'altro genere: dall'anziana signora che per non pensare alla paura di volare non la smetteva più di parlare del suo gatto; al signore alto e grasso che si addormentava appoggiandosi pesantemente contro la mia spalla; alla giovane madre con in braccio un piccolo demonietto che strillava per tutta la durata del viaggio; oppure, ancor più frequentemente, al solito dirigente d'azienda che appena salito a bordo cominciava a sfogliare carte su carte, arricchendole di appunti e di sottolineature.

Una volta, ad esempio, mi era capitato di volare sulla tratta Londra-Milano con un vicino, di nazionalità certamente britannica e visibilmente alterato da precedenti abbondanti bevute di whisky, che mi aveva scambiato per un suo vecchio amico e che si mostrava sempre più sorpreso dalla mia indisponibilità a seguirlo nei suoi farneticanti monologhi. Un'altra volta, viaggiando su un aereo di una compagnia di un piccolo Paese sudamericano, avevo avuto la sfortuna di capitare accanto ad una corpulenta signora dalla pelle scura che teneva in grembo un piccolo che succhiava con gusto il latte dall'abbondante seno materno. Prima di giungere a destinazione, il caro pargoletto ebbe un rigurgito che si riversò quasi completamente sulla manica della mia giacca.

Con mia sorpresa, questa volta, la giovane che avevo notato nella sala d'attesa si fermò nel corridoio accanto a me.

"Credo che quello vicino al suo sia il mio posto", disse con un lieve sorriso.

Mi alzai per farla passare e quindi feci l'atto di renderle la rivista: "L'ho presa dal suo sedile, ma vedo ora che ce n'è una uguale anche nel mio". "Non importa", mi rispose, "la tenga pure, io ho il mio libro". Dopo di che si allacciò la cintura, accavallò le gambe e si immerse nuovamente nella lettura.

Non ho alcun timore di volare ma trovo il tragitto, corto o lungo che sia, sempre piuttosto noioso, non sapendo come impiegare il tempo e trovandomi costretto, mio malgrado, a starmene a lungo legato su un sedile che mi fa venire in mente le immagini della sedia elettrica di certi penitenziari americani. Talvolta cerco di leggere qualcosa, ma mi accorgo quasi subito di non riuscire a trovare la necessaria concentrazione e mi limito allora a sfogliare distrattamente le pagine. Altre volte mi lascio prendere dalla sonnolenza e mi capita di appisolarmi per qualche decina di minuti. Il volo Milano-Roma è comunque piuttosto breve e, in un modo o nell'altro, il tempo può trascorrere abbastanza rapidamente.

La donna continuava la sua lettura, che interruppe solo quando l'hostess passò nel corridoio offrendo i quotidiani del mattino. Io chiesi una copia del Corriere della Sera, mentre la mia vicina preferì Il sole-24 ore. Trovai alquanto imprevista la sua scelta, in quanto quel quotidiano economico viene solitamente richiesto dai cosiddetti "uomini d'affari" o dalle "donne in carriera", mentre la mia vicina non aveva assolutamente l'aspetto di queste ultime e, tanto meno, dei primi. Sfogliò rapidamente il giornale, cercando forse qua e là le notizie che più la interessavano; poi lo ripose nella tasca del sedile, riprendendo la lettura del libro. Nel frattempo, anch'io avevo potuto dare un'occhiata alle più importanti notizie riportate dal Corriere della Sera, soffermandomi su alcuni fatti di cronaca che riguardavano soprattutto la mia città. Quando, a mia volta, riposi il giornale, mi accorsi che la mia vicina si era assopita, tenendo sulle ginocchia il libro che stava leggendo.

Si trattava de L'occhio della tigre, di Wilbur Smith, uno scrittore dalla produzione piuttosto vasta e di cui avevo letto anch'io qualcosa, senza tuttavia aver ricavato particolari emozioni. Forse la mia occasionale vicina, fra una notizia economica e l'altra, amava leggere romanzi poco impegnativi e che, all'occasione, le favorivano anche il sonno.

Ebbi così il modo di osservarla meglio. Aveva assunto una posizione alquanto curiosa, reclinando completamente il capo su una spalla, lievemente appoggiata al finestrino dell'aereo e nemmeno i raggi violenti del sole che penetravano dall'oblò, illuminando le sue palpebre, le disturbavano il sonno.

Aveva lineamenti del tutto regolari, piuttosto normali, un viso ben curato, dita affusolate e un'abbronzatura uniforme che arricchiva la freschezza del suo giovane corpo. All'anulare della mano sinistra portava un anello che poteva vagamente rassomigliare a una fede nuziale. Non aveva apparentemente altro bagaglio se non una capace e normalissima borsa da viaggio che teneva sul pavimento ma che non aveva nulla di simile a quelle solite valigette porta-documenti tipiche dei manager e neppure ad altri tipi di bagagli che identificano a una prima occhiata la professione del loro proprietario.

Dormiva ormai profondamente e il suo respiro regolare le faceva leggermente sobbalzare il libro.

"Se si svegliasse e mi facesse un cenno di disponibilità al dialogo, potrei accennare a un inizio di conversazione", pensai, "ad esempio, dicendole che quel romanzo che tiene in grembo è stato scritto da un autore nato in Zambia e vissuto in una parte dell'Africa che mi è ben nota. Credo anche di averlo conosciuto a un cocktail all'Ambasciata italiana di Johannesburg. Oppure, potrei cercare di sapere qualcosa di più di lei, cosa fa, dove va, come mai si interessa di economia. Niente più di tanto e solo per soddisfare una semplice curiosità".

Ma la mia attesa andò completamente delusa e la mia occasionale compagna continuò imperterrita a navigare nel suo sonno profondo, fintantoché la voce dell'hostess, diffusa dagli altoparlanti di bordo, annunciò l'imminente atterraggio a Roma. Solo allora la giovane si svegliò; accennò vagamente un certo stupore per essere ormai giunta sul cielo di Roma; si stiracchiò, mettendo in evidenza un'inaspettata e piacevole rotondità del suo seno e quindi si mise ad osservare dal finestrino il paesaggio sottostante e la pista d'atterraggio che si avvicinava velocemente.

Giunti all'area di parcheggio e dopo il fermo dei motori dell'aereo, tutti i passeggeri si apprestarono all'uscita e, finalmente, la mia vicina mi degnò di un fugace sorriso di commiato. Poi, nell'aerostazione, la vidi ancora mentre si avviava frettolosamente verso l'uscita, per salire quindi su un taxi che scomparve rapidamente nel traffico.

Mi è rimasto il fuggevole ricordo di una delle tante persone sconosciute che ci capita casualmente di incontrare in questa nostra vita frenetica e alquanto nevrotica. Talvolta ci piacerebbe poter parlare con loro, conoscerle meglio, confrontare pensieri, gusti, simpatie o antipatie e vivere un rapporto più umano, ma il nostro tempo è condizionato dalla fretta, dagli orari, dalle titubanze, dalle convenzioni e dalle diffidenze e talvolta non resta altro che lasciar correre la fantasia dietro immagini che ci costruiamo dentro e che crediamo più o meno veritiere.

***

risali all'inizio della pagina