Una serata fra amici

(Racconto di Gian Cesare Marchesi)

Liliana de' Bianchis coniugata Arcimbeldi, Lilly per le amiche e gli amici, alle nove di sera si trasferì su uno dei divani imbottiti del soggiorno, mentre Consuelo, la collaboratrice domestica filippina, silenziosamente sparecchiava la tavola nella sala da pranzo. L'avvocato Piergigi Arcimbeldi era rimasto fuori per cena con un paio di industriali giapponesi giunti in mattinata da Kyoto e per la sua gentile consorte non restava quindi altro da fare che attendere il sonno seguendo qualche programma diffuso dalle reti televisive.

La signora giocherellò per qualche tempo con il telecomando, saltando da un canale all'altro, sino a che un'immagine di primo piano non colpì la sua attenzione. Si trattava del volto rasserenante e sicuro dell'onorevole Gianni Perro, il leader di quella nuova compagine politica che stava cercando di ridare spazio e vitalità alla schiera di benpensanti che «.... per troppo tempo sono stati zitti, subendo soprusi di ogni genere da parte di politici corrotti, avvezzi solo a far soldi a spese delle persone oneste.»

«Il tipo non è niente male», pensò Liliana. «Un bell'uomo, anche se forse non molto mascolino. Comunque, certamente interessante.» E decise di seguire proprio quella trasmissione, in cui tre o quattro persone, assistite dal moderatore di turno, stavano vivacemente esponendo i loro punti di vista sul governo, sulla crisi economica, sulla politica internazionale e su tutti gli altri scottanti temi che da qualche tempo riempivano le pagine dei giornali e animavano accalorati dibattiti televisivi.

La Lilly non si era mai occupata prima d'ora di politica attiva, anche se aveva sempre votato regolarmente, ogni volta consultandosi preventivamente con Piergigi su chi avrebbe dovuto scegliere, sia fra i simboli che fra le persone. Per il resto, la sua attività quotidiana era stata abbastanza riempita dalla cura dei due figli maschi e dai problemi delle solite domestiche extracomunitarie, che «oggi ci sono e domani spariscono, lasciandoti sola a governare la casa. Quand'anche non ti rubano l'argenteria.» Con alcune ben selezionate amiche trascorreva tutti i mercoledì sera giocando interminabili partite di bridge; o qualche altra serata, in compagnia dei rispettivi mariti,"Dar Gigetto", il ristorante più in del centro cittadino.

Ascoltando le parole dell'onorevole Perro, qualcosa di nuovo si stava ora risvegliando nell'animo di Liliana de' Bianchis Arcimbeldi. Era forse giunto il momento di scuotersi di dosso il torpore in cui l'avevano avvolta le solite attività quotidiane e di fare qualcosa per partecipare con maggiore determinazione alla vita, non solo sociale, della città e del Paese.

«Se non ci muoviamo noi, che rappresentiamo le forze più vive e attente della Nazione», diceva intanto Perro, «lasciamo che si mandi in rovina quel poco che ancora rimane della nostra economia, del potere d'acquisto della nostra moneta e della nostra capacità di rimanere nel ristretto gruppo dei Paesi più industrializzati.»

«Occorre», proseguiva l'onorevole, «che si formi una nuova linea politica, alimentata da una solida base moderata, di gente che, anche senza aver mai fatto politica nel senso più letterale del termine, sia in grado di prestare la sua intelligenza e la sua disponibilità per costruire un nuovo modo di governare. Che non costituisca un movimento di tipo reazionario, bensì di innovazione costruttiva e democratica; tale da mettere al bando i privilegi, le lottizzazioni e tutti quegli schemi contorti che hanno favorito la crescita abnorme dell'attuale crisi istituzionale ed economica.»

La Lilly si sentiva sempre più coinvolta nel fervore di rinnovamento che emanava dalle parole di Gianni Perro.

«Bisogna che lo incontri», pensò, «che gli parli e gli dia la mia disponibilità a lavorare insieme per fare qualcosa di buono.»

La mattina dopo, telefonò alla Giusy, la compagna fissa di coppia del bridge del mercoledì sera.

«Cara», le disse, «hai visto ieri sera in TV l'onorevole Perro? ... Si? Vero che è piaciuto anche a te? ... Ah, lo conosci personalmente? ... Ma bene, allora perché non lo inviti da noi una di queste sere? Venite tu e tuo marito, ed io inviterò qualche altro amico fidato. Se vuoi, invita anche altri tuoi conoscenti. Sarà una riunione del tutto informale e vedremo se sarà possibile mettere assieme un gruppo di persone che possano portare avanti un movimento d'opinione secondo le linee che ha indicato l'onorevole.»

Detto e fatto, la settimana seguente si ritrovarono tutti alle nove di sera a casa Arcimbeldi. Consuelo si dette da fare per allestire nell'angolo del soggiorno un tavolo con qualche bibita e due o tre vassoi di pasticcini e sistemò nel locale tutte le sedie della sala da pranzo, della cucina e, perfino, le poltroncine in vimini del terrazzo, in modo da consentire a tutti di partecipare, comodamente seduti, all'incontro con l'onorevole Perro.

Alla spiccciolata, arrivarono l'avvocato Zucca con la moglie; il professor Bianchi, docente di scienze della terra all'università cittadina, con la consorte; Maria Grazia Albertoni, sola per via del suo recente divorzio; un paio di coppie sconosciute, amiche della Giusy; quello scapolo impenitente dell'architetto Venturini, che indossava uno spezzato con un vistoso papillon; due o tre colleghi di Piergigi con le relative compagne e, infine, la Rita e la Gabriella, che costituivano l'altra coppia fissa del bridge del mercoledì sera. Per ultimo arrivò, applaudito da tutti, l'onorevole Gianni Perro.

Consuelo, di sentinella sulla porta d'ingresso, aveva nel frattempo raccolto soprabiti, cappelli e pellicce e li aveva deposti nel locale-guardaroba, accompagnando quindi gli ospiti nell'ampio soggiorno.

Dopo i soliti convenevoli, l'avvocato Piergigi Arcimbeldi ringraziò calorosamente la Giusy per aver invitato l'onorevole Perro a quell'incontro fra amici, «... che vedono in lui un convinto fautore della riscossa di quella maggioranza silenziosa che è stanca di essere considerata carne di cannone da una classe politica ormai incancrenita da anni di malgoverno e da una prassi di spartizione partitocratica che non può essere più accettata da nessuno.»

Poi, si dichiarò pronto a lavorare per la creazione di "gruppi d'opinione" che, in un certo senso, «ricalchino l'esperienza già da me avuta recentemente, essendomi occupato in prima persona della raccolta di adesioni per la costituzione dell'Associazione per la lotta contro la trombosi congenita, di cui mi onoro di essere il Presidente.»

Con un sorriso di compiacimento invitò quindi la Lilly ad esporre le ragioni che avevano fatto nascere la riunione di quella serata.

E Liliana de' Bianchis Arcimbeldi, Lilly per le amiche, con la voce rotta dall'emozione raccontò del suo "incontro" televisivo con Gianni Perro, del suo, come lo volle scherzosamente definire, «... innamoramento a prima vista delle sue idee» e della decisione di fornire il suo pur modesto contributo alla causa. Riscosse un caloroso applauso dei presenti e passò quindi la parola all'illustre ospite, perché «facesse direttamente partecipi tutti gli amici presenti delle sue proposte di rinnovamento.»

Perro allora cominciò a parlare, ricordando i fatti e i misfatti del precedente e dell'attuale governo, i guai della nostra economia e le preoccupazioni circa il futuro del Paese.

«Vedo», disse ad un certo punto, «che anche questa sera, attorno a me, in questa simpatica abitazione che potrebbe costituire un campione significativo di tutte le case dei moderati del nostro Paese, vi sono delle persone sensibili e fortemente preoccupate sugli sviluppi involutivi dell'attuale situazione politica. Anche noi dobbiamo scuoterci dal disinteresse che ci ha caratterizzato in un passato che ci vedeva del tutto assenti dalle decisioni più importanti. Organizziamoci, dunque, e facciamo sentire la nostra voce. Ogni gruppo, anche piccolo, può costituire altri gruppi, diffondere l'idea e allargare a macchia d'olio un consenso che ci permetterà, alle prossime consultazioni, di contare su un numero sempre più ampio di elettori fidati. Non si tratta di fare i carbonari, bensì di agire con forza e con determinazione per la costituzione di un rinnovamento democratico sempre più urgente e necessario.»

Non vi furono commenti contrari e tutti manifestarono un consenso entusiasta all'idea di partecipare alla crescita del movimento auspicata dall'onorevole.

Uno dei colleghi di Piergigi suggerì di ripetere periodicamente quelle simpatiche serate d'incontro, offrendosi di organizzare a casa sua la prossima riunione ed impegnandosi ad invitare altri suoi amici e conoscenti, beninteso, fidati. Ed altri ancora si candidarono di buon grado ad ospitare altri incontri a casa propria.

Nel frattempo, Consuelo passava e ripassava silenziosa fra le sedie e i divani, offrendo i pasticcini e le bibite che nessuno, nell'attenta partecipazione alla conversazione dell'onorevole Perro, aveva ancora osato prendere dal tavolo in fondo al locale.

Tory, il simpatico cocker di casa Arcimbeldi, aveva gironzolato per qualche tempo fra le gambe dei presenti andando ad annusare qua e là, ed infine, con un'andatura compunta quale si confaceva all'ambiente circostante, era andato comodamente a coricarsi sotto il tavolo dei pasticcini, addormentandosi serenamente.

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