""30 luglio 2002
Gentile signor...,
diverse volte avrei voluto suonarle il campanello, ma mi ha trattenuto il timore di disturbare.
Ho avuto vostre notizie frammentarie e per caso, ma le assicuro che vi sono vicino col pensiero e con la preghiera affinché possiate superare le difficili prove cui siete sottoposti.
Vorrei poter fare qualche cosa per voi, ne sarei contenta.
Mi assenterò per un paio di settimane a partire dal 3 agosto p.v., dopo di che qualsiasi cosa abbiate bisogno, fate conto.
Con ... mi lega l'amicizia, soprattutto l'affetto ed una reciproca stima, saperla ammalata mi angoscia molto.
Voglia accettare tantissimi auguri di tutto cuore, anche da parte di mio marito, un abbraccio forte a ....
Cordialmente.""
Come si potrebbe definire il comportamento della persona che ha redatto quello scritto? Timidezza? Eccesso di riservatezza? Mancanza di sensibilità? Ignoranza? Timore di prendere contatto con una realtà di dolore certamente non gradevole? Pura ipocrisia? Non sta a me trovare una risposta adeguata, che forse uno psicologo può più facilmente definire.
Di fronte a una simile attestazione di amicizia e di carità cristiana, non ho potuto comunque fare a meno di rispondere se non con lassurdità (perché, date le circostanze, di questo soltanto si tratta) di unaltra lettera, dicendo:
17 agosto 2002
Gentilissima signora ...,
La ringrazio molto per il Suo pensiero e per le parole di simpatia e di augurio che ha voluto esprimere nei nostri confronti.
In effetti ..., io e nostro figlio, siamo sottoposti ormai da diversi mesi a una prova tremenda, alla quale non eravamo certamente preparati. In particolare limprovvisa e del tutto imprevedibile, nonché gravissima, malattia di ... (la mia era invece più o meno conosciuta da tempo) è stata come una grossa tegola cadutaci inaspettatamente sulla testa e che ci ha sconvolti tutti quanti.
Dai primi di Aprile - dopo il suo primo rientro a casa - e sino alla terza settimana di Giugno, sembrava che ... stesse riprendendosi un poco, alimentando qualche speranza di ulteriore miglioramento. Poi, dopo pochi giorni, cè stato un improvviso aggravamento della mia situazione clinica (il 27 giugno sono stato operato durgenza alla colonna vertebrale, con esito sostanzialmente positivo e con un decorso post-operatorio lento ma ragionevolmente ottimistico) e un contemporaneo peggioramento della malattia di ..., in parte forse dovuto anche al trauma psicologico subito a seguito dellimprovviso aggravamento della mia condizione fisica.
Siamo stati dunque ricoverati in ununica camera nello stesso ospedale e mentre io sono stato dimesso tre settimane dopo lintervento, il 26 luglio ... si è dovuta sottoporre ad una nuova operazione chirurgica, questa volta di modesta entità, che fortunatamente è andata bene e che le ha consentito una certa ripresa della situazione generale, riportandola quasi alla condizione di metà Giugno.
Dal 3 agosto ... è degente in una clinica specializzata di Milano, dove la stanno curando al meglio e dove le stiamo fornendo una compagnia e unassistenza sulle intere 24 ore. In questo ci sono molto daiuto anche alcuni parenti ed amici che si sono sinora generosamente prestati, al di là di ogni possibile aspettativa.
Il quadro clinico generale è buono e in apparenza ... non sembra risentire della gravità del suo male che, tuttavia, sembra non lasciare purtroppo alcuna speranza di guarigione. Si nutre normalmente, non ha eccessive difficoltà motorie, dorme molto ma, per contro, non riesce a recuperare del tutto il controllo dello spazio/tempo.
Ci auguriamo che, permanendo la situazione attuale, verso la fine di Agosto la lascino tornare a casa per qualche tempo ancora (giorni? settimane? mesi?) e, in questottica, stiamo procurandole unassistenza specialistica domiciliare, tale da assicurarle quanto necessario in termini di terapie e di controlli medici sistematici.
In questa situazione, tuttaltro tranquilla, non cè da sperare se non nella benevolenza del buon Dio, al quale ci appelliamo quotidianamente tutti quanti perché possa risparmiarle, quanto meno, ulteriori sofferenze fisiche.
Ringrazio ancora Lei e Suo marito per la simpatia che ci avete voluto riservare e ricambio, anche a nome di ... e di mio figlio, i più cordiali saluti.
Non credo che la destinataria della mia risposta abbia colto per intero lo spirito alquanto sarcastico che avevo voluto esprimere, ma tantè.
Tutto bene, quindi, e
amici come prima. Al funerale, firma sul registro e commosse strette di mano.
Ci lasciamo poi cogliere da un sentimento misto di amarezza e di collera quando leggiamo sul giornale che in un appartamento nella centrale via Tal dei Tali era morta ormai da un paio di settimane una persona anziana, che da tempo viveva sola. I vicini avevano chiamato i vigili del fuoco perché da sotto luscio di quellappartamento esalava un fetore ormai insopportabile. Più che altro era stato il disturbo di quella puzza ad allarmare quelle distinte e care persone.
Ho detto allinizio di essermi posto il problema dellessere o meno senza peccato e, quindi, di avere o meno il diritto di scagliare la prima pietra. In effetti, quale comportamento posso avere avuto io, quando la salute fisica di tutta la mia famiglia era splendida, nei confronti di qualche altra persona che stava soffrendo in silenzio? A ben pensarci, anchio posso essermi comportato in modo altrettanto distaccato, quasi che il dolore altrui fosse qualcosa che non mi poteva appartenere, neppure in termini di una semplice offerta di conforto. Di queste possibili omissioni avverto ora un certo rimorso.
Se il comportamento dei vicini è stato ed è di un certo tipo (la grande città, il quartiere o il condominio, a differenza di quanto succedeva un tempo nei piccoli borghi, nei cortili delle case di ringhiera, ecc., portano ad un progressivo isolamento degli individui che chiudendo la porta di casa chiudono fuori il resto del mondo, forse senza neppure accorgersi che nello stesso tempo il resto del mondo chiude dentro loro) altre situazioni in un certo senso inspiegabili, hanno visto come protagonisti alcune persone che, al di là del rapporto anagrafico di parentela più o meno a me vicina, non si discostano molto da quanto più sopra descritto in merito al comportamento dei vicini di casa.
Superato il momento emotivo della dipartita della persona a me cara, del suo funerale, delle condoglianze e delle altre formalità duso, il rapporto di parentela-amicizia ha assunto un aspetto simile a quello di una cambiale in scadenza, che va puntualmente onorata per non dover subire conseguenze forse sgradevoli. In questa circostanza, il telefono assume un ruolo di primaria importanza. Capita così che periodicamente squilli il suono di quellaggeggio e che io senta dallaltro capo della linea una voce nota che mi dice: Ciao, volevo sapere come stai. Sai, in questo periodo ho molti impegni, il lavoro, la scuola e tanto altro ancora che non mi lascia mai un poco di tempo libero, ma non appena mi sarà possibile verrò a trovarti. Nel frattempo, per qualsiasi cosa tu avessi bisogno, non farti alcuno scrupolo, chiamami. E così, mentre la scadenza di quella cambiale è stata onorata, si ripresenta il solito ritornello del se hai bisogno chiamami. La coscienza è stata messa a tacere e si potrà segnare con calma sul proprio immaginario calendario la data della prossima telefonata in scadenza.
Per quelle persone il problema di fondo ha unorigine comune, che si può riassumere nella considerazione che forse non hanno mai sperimentato su di loro e per loro fortuna una situazione Che intender non la può chi non la prova, come declamava il Sommo Poeta. Ovviamente, laugurio è che ciò non debba mai capitar loro.
Ma, come ho anticipato in premessa, a lato delle sorprese negative, ho potuto riscontrare la presenza di un controbilanciamento che mi ha aperto gli occhi su una ben diversa realtà. Persone che tuttal più potevo prima considerare come delle semplici conoscenze si sono rivelate dei veri e propri amici disinteressati, così come altre persone per lo più colpite come me di recente da gravi lutti mi hanno offerto e donato unassistenza ed un conforto che costituiscono qualcosa di estremamente prezioso.
Loro non dicono: Se hai bisogno di qualcosa, fammelo sapere, ma quando mi telefonano chiedono più semplicemente:Come stai? Sei solo oggi? Ti va bene se ti vengo a trovare, magari nel primo pomeriggio, per fare quattro chiacchiere? Ecco in cosa consiste e in come si può esprimere la vera solidarietà e, se vogliamo, la vera amicizia. Loro non vengono con in mano il rametto di rosmarino o un piccolo cartoccio di zucchero, bensì portano qualcosa di ben più prezioso: una compagnia che aiuta a combattere la solitudine, a vincere lo sconforto, a guardare avanti. Tutto ciò perché avvertono nel loro intimo il bisogno di fare qualcosa che, anche se soddisfa in primo luogo loro stessi (in ultima analisi cè sempre una qual forma di egoismo-opportunismo in ogni comportamento umano), rende partecipi i destinatari di una sensazione di affetto e di partecipazione che non ha prezzo.
Ma chi sono, in definitiva queste persone? Possono essere delle semplici conoscenze delle quali si erano magari perse col tempo le tracce, dei vecchi compagni di scuola o dei colleghi di lavoro che, avendo saputo della situazione venutasi a creare, hanno deciso di rendersi utili in qualche modo, senza nulla chiedere e senza che nessuno chiedesse loro qualcosa.
Nella mia recente esperienza, alcune di queste persone sono comparse sulla scena in modo del tutto inatteso, quali partecipanti ai gruppi di Auto Mutuo Aiuto, nellambito delle persone colpite da un lutto. Come avevo accennato in precedenza, riprendendo un famoso verso dantesco, queste ultime persone hanno provato su loro stessi il vero significato del dolore affettivo e della solitudine, traendone uno stimolo per cercare di combattere, a beneficio loro e di altri loro consimili, le sottili e subdole conseguenze di una situazione che, se non sufficientemente contrastata, potrebbe portare in molti casi ad una vera e propria patologia depressiva. Ne abbiamo avuto una triste dimostrazione durante leccezionale ondata di caldo verificatasi non soltanto in Italia durante lestate 2003, nella quale si sono contati a migliaia gli anziani (spesso si trattava di vedovi o di vedove), abbandonati a sé stessi e deceduti nella più totale solitudine. Forse per molti di loro quella morte ha rappresentato una sorte di liberazione da un peso diventato ormai insostenibile.
Tornando al punto delle nuove conoscenze, si tratta di individui che, indipendentemente dalla loro posizione sociale, culturale, religiosa o politica, sentono dunque il problema sulla loro stessa pelle e ritengono di poterlo condividere con altre persone in senso costruttivo, con lobiettivo primario di rendersi utili, agli altri e a loro stessi. Una modalità di aiuto che si esprime quindi sotto forma di assoluto volontariato (auto) ma che consegue una finalità anche di reciprocità o, se vogliamo, di coincidenza dinteressi (mutuo).
Da tutto questo possono nascere delle vere e proprie amicizie, che rispondono appieno a quelle caratteristiche che avevo espresso allinizio di questa riflessione e che qui mi piace riprendere: amici ai quali non si deve chiedere nulla e che non ti chiedono nulla, ma che nel momento del bisogno sanno darti o che sanno di poter ricevere da te tutto ciò che necessita.
Non posso che essere grato a questi nuovi veri amici e, sono certo, ne è loro grata anche mia moglie, il cui spirito avverto costantemente vicino a me, in una sorta di simbiosi che travalica la realtà delle cose terrene e che non può in alcun modo essere scalfita.
Milano, Novembre 2003
<< alla Home Page