« « ritorna al sommario

"Uno scolaro nell'ERBA"

Capitolo 5

L'inizio della serata

Si era ormai giunti sul finire dell'estate e con il rientro anche dei più accaniti vacanzieri la città aveva gradualmente ripreso le sue caratteristiche più abituali. Le strade, ancora sconquassate dai lavori di manutenzione non ultimati durante il grande esodo ferragostiano, si erano nuovamente riempite di automobili, di rumori e di pestilenziali gas di scarico. Anche il Consiglio comunale aveva riaperto le sue sedute, con una mozione d'ordine presentata da un esponente del partito del rinnovamento che reclamava a gran voce nuove elezioni e, da subito, le dimissioni del Sindaco: "inefficiente, corrotto e ancora troppo legato alla partitocrazia della capitale". Nello stadio municipale, recentemente ristrutturato ed ampliato per ospitare il concerto della famosa rock star americana Marie-Anne Bell e i suoi numerosi fans, squadre di operai specializzati stavano ripristinando totalmente le zolle d'erba letteralmente bruciate dalla calura estiva, e installavano nuove transenne e reti protettive in acciaio per prevenire i guai che sarebbero immancabilmente occorsi in occasione di un importante incontro calcistico in programma tre giorni dopo.
Il quotidiano più letto del mattino aveva anche annunciato l'improvvisa emanazione di un decreto-legge governativo che stabiliva una nuova imposta straordinaria del tre e cinquanta per mille sul valore degli immobili di civile abitazione, deliberata per far fronte all'emergenza-rifiuti e, nella quinta pagina, riportava ampiamente i dettagli di un efferato delitto, di stampo certamente mafioso ma con risvolti forse anche sessuali, commesso ai danni della proprietaria di una nota gioielleria cittadina. Era intanto ripreso alla Camera il dibattito-fiume sui risultati dell'indagine svolta dall'apposita Commissione sull'utilizzo dei fondi stanziati vent'anni prima per la manutenzione delle vestigia archeologiche di Ercolano e di Pompei. Ancora una volta, sembrava che qualche importante personaggio avesse "distratto" cospicue somme, utilizzate per finalità non propriamente previste dall'ordinamento vigente. Niente di nuovo nemmeno sul fronte estero, da dove giungevano le solite notizie di un tentativo di colpo di stato in Honduras e di una pestilenza scoppiata in un campo-profughi curdo nella Turchia orientale.
Ma a parte i piccoli inconvenienti della vita quotidiana, la "società civile" aveva ripreso le sue abitudini di sempre, orgogliosa di partecipare democraticamente alla gestione della cosa pubblica e sostanzialmente indifferente a tutto ciò che potesse capitare agli altri, vicini o lontani che fossero.
Alle quattro del pomeriggio una manifestazione degli studenti delle scuole medie, che protestavano contro il Provveditore agli Studi, colpevole a loro dire di non aver ancora assegnato gli incarichi per gli insegnanti "non di ruolo", aveva creato un piccolo problema alla circolazione dei mezzi pubblici: l'intero centro cittadino era rimasto congestionato da una massa di veicoli che si erano incastrati fra loro a mo' di mosaico, incapaci ormai di districarsi senza il provvidenziale intervento della vigilanza urbana. Ma, purtroppo, quest'ultima aveva inaspettatamente sospeso il servizio per solidarietà nei confronti di una candidata "vigilessa" che era stata scartata nelle prove selettive in quanto aveva risposto negativamente a un punto del questionario che chiedeva l'espressa accettazione di calzare gli stivali regolamentari, in pelle nera e con i tacchi bassi, durante il servizio da svolgersi nel periodo invernale.
Per raggiungere la sede dell'E.R.B.A. in tempo per l'inizio della prevista riunione del Consiglio di Gestione, occorreva quindi muoversi a piedi e quindi, con sotto braccio tutta la documentazione preparatoria inviatami dall'Amministrazione dell'ente, mi avviai a passo rapido attraverso la città, diretto al numero 37 di viale del Rinascimento.

***

«Buon pomeriggio, dottor Lechi, ho della posta per lei». Così dicendo, il portiere mi consegnò un fascio di buste, grandi e piccole, legate fra loro con un grosso elastico. Quindi, con un sorriso di circostanza che non nascondeva una certa personale preoccupazione aggiunse: «Farete molto tardi anche questa sera?». Risposi con un cenno di rassegnazione e proseguii per il cortile, raggiungendo il padiglione circolare dove si sarebbe svolta la riunione.
Guardando l'orologio digitale situato al di sopra del bancone del guardaroba, mi accorsi di essere giunto con un certo anticipo: erano soltanto le 17,30 e mancava una buona mezz'ora all'inizio della seduta del Consiglio. Con i miei due chilogrammi buoni di carta fra le mani entrai allora in una delle salette d'attesa e mi sistemai su una poltroncina di velluto rosso per dare un'occhiata al contenuto delle ultime buste.
Come mio solito, aprii per prima quella più piccola e vi trovai un invito, indirizzatomi presso la sede dell'E.R.B.A. da una certa associazione culturale Il Borghetto Vecchio, per partecipare all'inaugurazione della mostra di acquerelli e di guache di Serena Castiglioni Ciocchini. Assieme al cartoncino d'invito c'era il biglietto da visita del collega Bruno Ciocchini, che vi aveva aggiunto di suo pugno o - molto più probabilmente - per mano di una sua segretaria:
«Caro Lechi, mia moglie ed io Ti aspettiamo per un saluto e un brindisi. Non mancare». Il "tu" era d'obbligo fra i colleghi, Presidente compreso, da quando quest'ultimo aveva suggerito di semplificare il linguaggio e di renderlo democraticamente più funzionale ai fini della fluidità dei lavori del Consiglio.
Il mio primo istinto sarebbe stato di gettare nel cestino l'invito dei Ciocchini, ma poi, riflettendo sulla inopportunità di una mia assenza a quell'importante avvenimento, e conscio della mia ormai scarsa memoria, che mi avrebbe fatto saltare l'appuntamento, riposi con cura il cartoncino d'invito fra le carte della riunione.
La seconda busta conteneva una lettera circolare, redatta dai rappresentanti sindacali del personale, che minacciavano uno stato di agitazione se il Consiglio di Gestione non avesse messo in discussione, ed approvato, uno stanziamento supplementare di bilancio per dotare gli uffici di un nuovo impianto di condizionamento. Perché, si diceva nel foglio:
«Il personale rimasto a svolgere i propri compiti durante i trascorsi mesi di luglio e di agosto ha dovuto subire i disagi di un impianto che si spegneva continuamente e che, quando funzionava, investiva con violenti getti d'aria gelida le persone sedute ai vari posti di lavoro. La situazione é diventata insopportabile, con grave pericolo per la salute».
Vi erano, poi, altri documenti che l'Amministrazione aveva approntato all'ultimo momento per la riunione del Consiglio e, infine, una pesante busta che conteneva un volume, pubblicato a cura del Banco di Credito e Risparmio di Borgosesia e donatomi dal dottor Maci, dal titolo:
Le condizioni economiche e sociali dell'alta Valsessera nel XVII secolo.
Avevo appena gettato gli involucri nel cestino della carta e stavo per lasciare la saletta con il resto della documentazione raccolta, libro compreso, quando entrò Luigi Bianchi, facendosi annunciare da una lunga serie di colpi di tosse, postumi di una infreddatura capitatagli due mesi prima, durante la precedente riunione del Consiglio, a causa del mal funzionamento, appunto, del solito impianto di condizionamento.
«Ciao, Lechi, come stai? Sono contento di vederti qualche minuto prima della riunione, perché avrei un piccolo favore da chiederti ...», e quindi, con tono più sommesso, aggiunse: «.. c'é una mia nipote, una cara ragazza diplomatasi segretaria d'azienda l'anno scorso, che non riesce a trovare un impiego. E' un'ottima persona, si presenta bene, conosce alla perfezione il tedesco e lo spagnolo e i suoi genitori sono stufi di vederla bighellonare da mattina a sera senza nulla da fare. Tu che sei mezzo padrone di una grossa ditta, vedi se ti riesce di fare assumere questa figliola e di farle fare qualcosa. Te ne sarei infinitamente grato. Questo è il suo curriculum».
E, così dicendo, mi mise fra le mani un altro foglio. Chiacchierando del più e del meno con il collega, gli avevo a suo tempo raccontato qualcosa di me e anche del fatto che, ormai da qualche anno, non avevo più nulla a che fare con l'azienda ella quale mi aveva ora attribuito addirittura la semi-proprietà e che, ormai, ero fuori "dal giro". Ma anche l'anziano collega aveva evidentemente qualche problema di memoria e la preoccupazione per la nipote gli aveva fatto certamente dimenticare alcuni particolari che mi riguardavano. Feci finta di nulla, trattenni il curriculum della nipote e gli risposi:
«Stai tranquillo, non ti posso garantire niente, ... sai, il momento non é facile, ma ... tutto quello che sarà possibile fare, lo farò».
Una frase, quindi, di banale circostanza che forse il vecchio Alpino si era già sentito ripetere altre volte, ma che lo lasciava ugualmente sereno con sé stesso. Con ogni probabilità avrebbe ripetuto il discorso anche agli altri Consiglieri e ad altre persone: ogni volta traendone la stessa soddisfazione e, magari, cogliendo l'occasione fortunata per trovare effettivamente una sistemazione per la sua cara nipote. Dentro di me formulavo i migliori auguri perché ciò avvenisse al più presto.

***

Nella sala delle riunioni, tutto, come al solito, era pronto per accogliere i partecipanti alla seduta del Consiglio di Gestione. Sul grande tavolo a forma di ferro di cavallo erano già stati sistemati i fogli bianchi per le note, le matite appuntite, i bicchieri e, ogni due posti, l'immancabile bottiglia d'acqua minerale, posata su un sottobottiglia di plastica nera. Davanti a ciascuna postazione c'era un sottile microfono da tavolo, appoggiato su un supporto con due bottoni: uno giallo che si illuminava quando lo si accendeva per parlare e uno rosso che lampeggiava se il Presidente - il cui microfono era dotato di un apposito pulsante - voleva richiamare l'oratore di turno ad accelerare la conclusione del suo intervento. Il posto del Presidente, centrale rispetto a tutti gli altri, disponeva anche di un campanello dal suono squillante, che echeggiava deciso nella sala se Riccardo G. Tagliarami voleva interrompere il cicaleccio molesto creato dai partecipanti alla riunione quando iniziavano a parlare fra loro.
Un paio di metri dietro la sedia del Presidente c'era un cavalletto di metallo che sosteneva una di quelle lavagne, dalla superficie di plastica bianca, su cui si può scrivere con i pennarelli e che serviva al Presidente stesso per illustrare, con opportuni grafici, lo schema di particolari progetti d'interesse dell'ente. Nel corso delle sue esposizioni, il Presidente amava spesso alzarsi per chiarire, anche visivamente, i temi esposti, riempiendo la lavagna di numeri, frecce, disegni, parole e sottolineature che, alla fine, riducevano la lavagna a un groviglio inestricabile di scarabocchi assolutamente indecifrabili. Terminata l'illustrazione, il Presidente premeva un pulsante nascosto sotto il piano della sua postazione e al commesso che, premuroso, entrava in sala, chiedeva di cancellare tutto per bene, in modo di disporre di una lavagna nuovamente pulita, pronta per la successiva esposizione.
Nessun'altra persona era autorizzata a servirsi della lavagna nel corso delle riunioni a cui partecipava il Presidente e quando qualche sprovveduto si azzardava ad avvicinarsi al famigerato aggeggio per cercare di spiegare meglio un particolare concetto, il Presidente lo fermava lungo il tragitto con un cortese invito a proseguire il discorso:
«... tanto, ti capiamo tutti bene anche così».
I commessi erano molto attenti a far sì che sul bordo inferiore della lavagna fossero sempre presenti almeno tre pennarelli: uno nero, uno rosso e uno blu, in perfetta efficienza; perché quella volta in cui il Presidente aveva tentato inutilmente di esporre i suoi concetti con l'unico pennarello esistente che, fra l'altro, si era asciugato e non scriveva più, era successo il finimondo. Il malcapitato commesso di turno era stato severamente e pubblicamente redarguito davanti all'intero consesso.
«L'efficienza dell'ente ...», disse in quell'occasione il Presidente, appena dopo l'uscita del commesso dalla sala, «la si vede anche nelle piccole cose e se molliamo le redini sui particolari apparentemente insignificanti, corriamo il rischio di sputtanarci per sempre, dentro e fuori». Il frasario del dottor Tagliarami, d'abitudine impeccabilmente forbito, si lasciava talvolta andare ad espressioni popolaresche o dialettali che, secondo la tecnica da lui appresa a suo tempo nei college anglosassoni, potevano servire a sbloccare situazioni particolarmente imbarazzanti e a riconquistare l'attenzione dell'uditorio.
Attorno al tavolo della riunione si contavano una ventina di sedie, che in occasione delle riunioni del Consiglio di Gestione venivano occupate solo in parte: di solito da una quindicina di persone. Oltre al Presidente e ai sei consiglieri, avevano infatti diritto di presenza i tre membri del Collegio Sindacale, il Direttore Generale e, quali "tecnici" invitati dal Presidente, i responsabili dei reparti operativi, nonché, infine, il delegato interno del personale.
La parete di fondo della sala era dominata dalla presenza di un grande dipinto di genere decisamente moderno, raffigurante due contadini intenti a mietere il grano, immersi in un paesaggio dai caldi colori mediterranei. L'opera, alquanto discutibile sotto il profilo artistico, a causa di taluni lati pittorici che ricordavano le opere ufficiali degli ultimi anni del fascismo, aveva attratto la mia attenzione sin dall'inizio, per via di quei toni caldi e di quei paesaggi ampi e soleggiati, ma, anche, per quelle due figure di contadini che sembravano talmente immersi nel loro lavoro da confondersi con le loro stesse messi e con la calura che gravitava tutt'intorno. Il resto delle pareti era spoglio e dominato da ampie vetrate, velate da tende a pannelli che scendevano fino al pavimento.

***

Nella sala c'erano già diverse persone e si erano formati alcuni gruppetti, occupati in oziosi cicalecci in attesa dell'inizio della seduta. L'ingegner Altenberg, appartatosi, camminava avanti e indietro a testa bassa, parlando animatamente nel suo telefono cellulare. Il consigliere Manzonini, per contro, si era già accomodato al suo posto abituale e studiava i documenti della riunione, in quanto, per sua stessa ammissione, non aveva avuto modo di leggerli nei giorni precedenti o, come aveva già malignato tempo prima qualche altro collega, doveva rileggerli due o tre volte prima di comprenderne appieno il contenuto.
Salutati i presenti, posai le mie carte al posto che mi era stato attribuito e quindi, per occupare il tempo dell'attesa, mi unii a un gruppetto di colleghi che stavano raccontandosi i disagi incontrati, a causa delle manifestazioni in corso e del congestionamento del traffico, per raggiungere la sede dell'ente.
Erano trascorsi appena dieci minuti dopo le ore diciotto quando fece il suo ingresso il Presidente, seguito dal Direttore Generale e da un commesso che portava tutto il materiale cartaceo di loro interesse relativo alla riunione. Riccardo G. Tagliarami accennò un saluto generale ai presenti: fece squillare un paio di volte il campanello; attese che tutti prendessero posto nelle rispettive postazioni e, quindi, fattosi infine silenzio, diede inizio alla seduta del Consiglio di Gestione dell'Ente per le Ricerche nella Biotecnologia Agro-alimentare.

Si trattava, per l'esattezza, della cinquantasettesima seduta dalla fondazione dell'ente.

Non fu necessario verificare formalmente la presenza del prescritto numero legale perché, come d'abitudine, l'addetto alla portineria dell'ente aveva già preso attenta nota dell'arrivo dei vari Consiglieri e si era affrettato a informarne telefonicamente l'Amministrazione che, non appena appurato il raggiungimento del numero richiesto, aveva prontamente informato sia il Presidente che il dottor Maci della loro possibilità di raggiungere la sala della riunione. Questa efficiente procedura, collaudata ormai da anni, aveva fatto sì che in alcune precedenti occasioni i Consiglieri presenti restassero a chiacchierare del più e del meno nella sala per diverso tempo, sentendosi alla fine annunciare da un premuroso e addolorato commesso che la riunione «era forzatamente rimandata per mancanza del numero legale». Ovviamente, in quei casi, il Presidente e il Direttore Generale erano rimasti per tutto il tempo nei rispettivi uffici a sbrigare il loro abituale lavoro, senza perdere un minuto nell'attesa del completamento del quorum richiesto.

***

«Se i colleghi me lo consentono ...», disse il Presidente dando inizio alla seduta, «riterrei necessario esporvi, in due battute, alcune considerazioni su tematiche che avrebbero formato oggetto delle "varie eventuali" inserite all'ultimo punto all'ordine del giorno, ma che, per l'importanza che rivestono, richiedono quella più profonda riflessione che ci è consentita solo in inizio di serata, quando le nostre menti sono ancora fresche e ricettive. Quindi, anteporrei le "varie eventuali" al primo punto in discussione, salvo lasciare possibili altri argomenti marginali in coda ai temi principali». E, senza attendere il consenso, doverosamente scontato, dei presenti, proseguì: «Come avrete certamente appreso dalla stampa, la settimana scorsa si è svolto a Brindisi un importante convegno internazionale, al quale ho partecipato con una mia breve relazione, della quale vi faccio ora distribuire una copia ...» e, così dicendo, premette il pulsante e un commesso mise ordinatamente davanti a ciascuno dei presenti un corposo fascicolo, «che affronta seriamente, e per la prima volta in Italia, il grave problema della denutrizione delle popolazioni del terzo mondo. Nel corso del convegno si è parlato ampiamente del rapporto fra produzione, bisogni e consumi, mettendo in risalto, come potrete rilevare in particolare dal testo del mio intervento, l'eccesso di produzione di generi alimentari esistente nei paesi industrializzati e, per contro, le carenze del sistema dei trasporti e della distribuzione, che rendono di difficile realizzazione qualsiasi progetto di intervento a sostegno della grave crisi alimentare che attualmente colpisce più di due terzi della popolazione mondiale».
A questo punto, il dottor Tagliarami prese un foglio che teneva davanti a sé, si alzò, lanciò uno sguardo ai presenti e raggiunse la lavagna, sulla quale si mise a disegnare tabelle, grafici, frecce e sottolineature che enfatizzavano gli aspetti più salienti della tematica in argomento. Commentò con dotte argomentazioni i vari passaggi della sua presentazione e, quindi, sedutosi nuovamente - senza neppure chiamare il commesso per la ripulitura della lavagna - proseguì dicendo:
«Mi è sembrato quanto mai opportuno sottolineare, nel corso dell'incontro di Brindisi, gli sforzi che il nostro ente sta compiendo ormai da anni per introdurre l'uso delle biotecnologie applicate nella produzione degli alimenti indispensabili alla sopravvivenza di milioni di individui. A questo proposito, ho anche portato a conoscenza del mondo accademico, presente in forma estremamente qualificata a Brindisi, i risultati della ricerca da noi condotta nel marzo scorso su un campione di alghe marine a suo tempo prelevate nei mari della Groenlandia, facendo rilevare l'immenso potenziale nutritivo che si potrebbe ricavare dalla coltivazione bio-industriale di tali elementi».
L'interessante esposizione di Riccardo G. Tagliarami proseguì per almeno altri venti minuti, con un'ampia relazione sugli interventi degli altri illustri ed illuminati personaggi che avevano presenziato al convegno e, alla fine, il Presidente concluse dicendo:
«Tutto ciò non richiede alcuna delibera da parte nostra, ma gradirei che l'Amministrazione ne prendesse nota nel predisporre il verbale della riunione odierna e che si attivasse per far sì che la stampa cittadina mantenga caldo un tema che non ci deve politicamente escludere da una nostra presenza attiva e continuativa».
Quindi, sulla scia della seppur tacita autorizzazione dei presenti a sconvolgere l'ordine del giorno precedentemente comunicato, affrontò un secondo tema, altrettanto preminente rispetto agli argomenti di cosiddetta "ordinaria amministrazione", e proseguì:
«Prendo ancora pochi minuti della vostra pazienza per riferirvi qualche passaggio dell'interessante conversazione che ho avuto in aereo, al rientro da Brindisi, con i Ministri della cooperazione economica e della ricerca scientifica francese. Abbiamo parlato, fra l'altro, della necessità di consolidare maggiormente i legami fra i loro enti di ricerca e l'E.R.B.A., gettando le basi per una rete di alleanze politiche ed istituzionali che consentano uno scambio sistemico e continuativo delle reciproche esperienze maturate nel campo delle ricerche. Ci siamo trovati pienamente d'accordo su tutto ed abbiamo stabilito di costituire, al più presto, un gruppo misto di lavoro che possa valutare più compiutamente il progetto, per renderlo esecutivo in un tempo ragionevolmente breve».
A questo punto il Presidente, si lanciò in un'accalorata dissertazione sull'importanza che, a suo avviso, verranno sempre più ad assumere le sinergie "a rete" fra le diverse strutture, nel quadro dell'integrazione dei vari sistemi scientifici mondiali, incentivati in questo loro irreversibile processo di sviluppo dalla più recente tecnologia informatica e telematica, nonché dall'impiego su vasta scala delle fibre ottiche. Si trattava, per il dottor Tagliarami, di un argomento che lo affascinava particolarmente e che era già stato oggetto, in precedenza, di altre sue dotte maratone dialettiche.
Dopo un altro buon quarto d'ora di esposizione fatta dal Presidente, il consigliere Esposito chiese ed ottenne la parola, per esprimere il suo accordo sulla
«felice intuizione del dottor Tagliarami, che ancora una volta, ha colto il momento opportuno per affermare la presenza dell'E.R.B.A. in un contesto europeo e mondiale che non può vederci esclusi da ogni iniziativa che possa portare a un significativo momento partecipativo in cui si coniugano egregiamente fra loro gli aspetti politici - e qui mi riferisco alle sinergie che si possono attuare sul piano di un maggior consenso anche fra le diverse forze sindacali - con quelli più squisitamente tecnico-operativi».
Sulla scia dell'attenzione e del compiacimento mostrati dal Presidente, l'avvocato Esposito continuò il suo intervento ricordando che
«il dottor Tagliarami, con il suo costante aiuto alla causa dell'ente, è un prezioso e fulgido esempio di come si possano e si debbano costantemente perseguire iniziative che portino a una sempre maggiore presenza dell'E.R.BA. nel contesto delle più significative espressioni della scienza innovativa mondiale. E' pertanto con un rinnovato senso di ammirazione e di stima...», continuò il collega, «che abbraccio totalmente la causa promossa dal nostro Presidente, impegnandomi personalmente, ed invitando l'intero Consiglio e le principali strutture dell'ente, a dedicare la più ampia attenzione alla realizzazione degli obiettivi così mirabilmente delineati».
Un lieve sorriso di studiata modestia del dottor Tagliarami sigillò il discorso del consigliere Esposito, cui non fece eco nessun altro intervento da parte dei presenti. D'altro canto, tranne il Presidente, il Direttore Generale, il delegato sindacale e forse qualche altro, i restanti partecipanti alla riunione avevano trovato il modo di occupare il tempo in attività di altro genere. Altenberg - ad esempio - si era momentaneamente allontanato dalla sala portandosi appresso il telefono cellulare; Ciocchini aveva invece estratto dalla sua borsa un voluminoso libro-firme e si era messo a firmare lettere e documenti che la sua impresa doveva evidentemente inoltrare ai destinatari con una certa urgenza; io cercavo di seguire al meglio le varie esposizioni, mentre sfogliavo con attenzione critica il libro donatomi dal dottor Maci; Manzonini, infine, aveva approfittato della situazione per ripassare un'ultima volta la documentazione relativa ai vari punti all'ordine del giorno della riunione.
Il Presidente, a questo punto, dopo una breve consultazione a bassa voce con il Direttore Generale, che come d'uso sedeva alla sua destra, diede una breve scampanellata e quindi spiegò che occorreva assumere alcune delibere urgenti, che non si erano potute preventivamente inserire - per assoluta mancanza di tempo - fra gli argomenti previsti all'ordine del giorno.
Innanzi tutto, si trattava di ratificare il rinnovo per i prossimi tre anni del contratto con l'impresa di pulizia, per un canone annuale che aumentava del 15 per cento rispetto a quello concordato l'anno precedente. Intervenne, a questo punto il dottor Maci per precisare che la richiesta della controparte era stata inizialmente molto più elevata e che si era giunti a concordare il solo 15 per cento di aumento dopo aver concesso all'impresa di pulizia il diritto di ridurre a una sola volta ogni due anni la pulizia dei vetri esterni del palazzo. Nessuno dei presenti sollevò obiezioni di sorta e la delibera venne "passata agli atti".
Quindi fu la volta della proposta di donare a un Pio Istituto della città diversi quintali di carta, ormai buona soltanto per il macero. Si trattava di vecchi archivi e di consistenti rimanenze di volumi a suo tempo fatti pubblicare a seguito di convegni organizzati dall'Ente. Uno dei Sindaci presenti chiese a questo punto la parola per sapere se la cessione dei volumi, il cui costo avrebbe dovuto comparire fra le rimanenze di bilancio, non avrebbe comportato perdite contabili per l'ente. Il Presidente si consultò brevemente con il Direttore Generale e, quindi, con un tono alquanto seccato, confermò che il valore di tali rimanenze, stimato in circa 50 milioni, era già stato interamente "spesato" negli anni passati, all'atto della stampa dei volumi.
«Si tratta ...», aggiunse quindi con tono più pacato, «di deliberare semplicemente la cessione, a titolo gratuito, di materiale cartaceo che il Pio Istituto ritirerebbe con i propri mezzi, per poi ricavarne qualche soldo, necessario per le opere assistenziali in favore dell'infanzia derelitta». Il Sindaco, a questo punto, stava per formulare un'altra domanda o per aggiungere qualche altra considerazione, ma valutata la precedente reazione del Presidente - e forse timoroso di creare inopportuni problemi all'encomiabile azione di assistenza in favore dell'infanzia abbandonata - si astenne dall'insistere ulteriormente.
Diedi, a questo punto, una rapida occhiata all'orologio e mi accorsi che erano ormai passate le ore diciannove, senza che fosse ancora iniziata la trattazione degli specifici argomenti posti all'ordine del giorno. Ma forse non era ancora tempo per iniziare.

***

La situazione politica del Paese, assillata anche da gravi ripercussioni derivanti dai numerosi scandali recentemente emersi agli onori delle cronache, aveva fatto sì che diverse amministrazioni comunali fossero in procinto di essere sostituite da altre, elette dai cittadini con nuove elezioni, peraltro già indette in varie località. Anche la nostra città aveva vari problemi e il vibrato intervento che l'esponente del partito del rinnovamento aveva espresso il giorno prima in seno al Consiglio comunale, mirava alle dimissioni del Sindaco e alla convocazione di nuove elezioni. Il dottor Tagliarami non poteva certamente rimanere del tutto indifferente di fronte a queste importanti mutazioni dell'assetto politico-istituzionale e l'occasione di una riunione del Consiglio di Gestione dell'E.R.B.A. lo faceva sentire in dovere di esprimere il suo autorevole pensiero in materia.
Mentre tutto il resto del Consiglio attendeva che venisse dato avvio all'esame degli argomenti posti all'ordine del giorno, il Presidente, dopo una lunga pausa riflessiva e un'occhiata panoramica ai presenti, che non tradiva la compenetrazione nella gravità del momento, disse:
«Mi rendo conto che, data l'ora, dovremmo iniziare a svolgere i temi previsti per questa riunione, ma considerata la situazione che si sta delineando in seno all'Amministrazione del nostro Comune, e le conseguenze che potrebbero derivare nell'ambito dei rapporti esistenti fra l'E.R.B.A. - in quanto ente istituzionalmente preposto a fornire concrete risposte alla domanda proveniente dal mondo della ricerca - e l'amministrazione stessa, chiedo ai colleghi qualche momento di pazienza in più, per esprimere le mie pur modeste opinioni e per verificare se esiste in seno a questo Consiglio un'uniformità di vedute, tale da consentirmi di prendere una posizione che possa rivelarsi utile ai fini del mantenimento di un proficuo rapporto dialettico anche con le forze politiche che, presumibilmente, potranno risultare vincitrici alle prossime ed ormai inevitabili elezioni».
Notai, a questo punto, un lampo di interessata attenzione negli occhi dell'avvocato Esposito, mentre avvertii il tocco esplicito della scarpa del mio vicino del momento, il consigliere Bianchi, che con un calcetto mi faceva comprendere un inequivocabile
"eccoci che ci siamo di nuovo".

Ma Riccardo G. Tagliarami, imperterrito, continuò: «Le recenti vicende che hanno portato il consigliere del partito del rinnovamento a chiedere espressamente le dimissioni del Sindaco, determineranno un rilevante cambiamento nell'assetto di governo della nostra municipalità. Cambiamento che, seppure auspicato a gran voce dall'opinione pubblica e reso quanto più opportuno dopo gli scandali che, purtroppo, non hanno mancato di toccare anche la nostra città, non dovrà trasformarsi in una forma di incontrollata anarchia di tipo balcanico, con conseguenze imprevedibili sul piano istituzionale e democratico. Io penso che, quale rappresentante di un ente che si é reso benemerito nei confronti dell'intero contesto scientifico nazionale ed internazionale, grazie al contributo di idee e di creatività espresse nelle ricerche tecnologiche sin qui condotte, possa e debba presentare alle forze politiche emergenti la preoccupazione che sorge dall'obiettivo riscontro dell'esistenza di una frammentarietà di intenzioni - ancorché non del tutto chiaramente definite - sinora non suffragate da precisi programmi di concrete riforme. In altri termini, sarei dell'avviso di avviare un confronto, sotto forma di un sereno e fermo dibattito, con la presente e con la possibile futura compagine politica del nostro Comune, per verificare l'esistenza di spazi di collaborazione e di integrazione sinergica delle rispettive esperienze e basi creative. Sarei lieto di conoscere cosa ne pensano i colleghi in proposito».
L'attento avvocato Esposito non aspettava altro per dare avvio al suo intervento:
«Non posso che condividere in pieno le opinioni espresse dal nostro Presidente che, ancora una volta, ha dimostrato un alto grado di attenzione e di sensibilità per tutte quelle espressioni di novità che possano direttamente o indirettamente coinvolgere, anche politicamente, le attività istituzionali del nostro ente. La fase politica che impegnerà il Comune, e la sua prossima struttura amministrativa, nella riconsiderazione dei suoi rapporti con le altre istituzioni pubbliche, costituisce un'occasione unica per ribadire l'affermazione del ruolo dell'E.R.B.A. Si sta indubbiamente attraversando una fase di depauperamento nel modo di intendere la politica, che avrà come conseguenza uno scadimento nel livello di confronto dialettico. E' quindi su di un piano di cultura istituzionale che dovrà impostarsi il rapporto con le nuove forze che governeranno il Comune, anche se non è dato - al momento - di conoscere gli atteggiamenti che essi assumeranno concretamente, in risposta ai problemi posti dal governo della città. Mi associo, quindi, alla proposta del nostro Presidente, perché venga assunta l'iniziativa di organizzare un incontro-confronto, di carattere marcatamente operativo, sui grandi temi progettuali che costituiscono l'asse portante della politica perseguita dal nostro ente negli ultimi anni».
A questo punto prese la parola il collega, ingegner Altenberg, per sostenere che
«la collaborazione fra l'E.R.BA. e il Comune é un dato istituzionale indipendente dalla connotazione politica del governo che regge le sorti della città. Perciò ritengo che si debba proseguire nella collaborazione, esercitando il ruolo che ci compete, e cioè di essere unicamente interpreti della domanda di servizi proveniente dall'utenza».
Il Presidente, non pienamente soddisfatto delle parole espresse dall'unico "tecnico" del gruppo, rivolse uno sguardo d'invito al consigliere Ciocchini, che disse:
«Mi associo alle considerazioni espresse dai colleghi, esprimendo comunque l'opportunità di sentire preliminarmente le posizioni delle organizzazioni politiche, imprenditoriali e sindacali che hanno indicato propri membri nel Consiglio di Gestione del nostro ente».
Manzonini, invece, ritenne opportuno sottolineare che
«questa occasione va colta sia sul piano politico che su quello tecnico e di servizio, con la realizzazione di ulteriori progetti di ricerca che possano ancor più soddisfare la domanda proveniente dall'utenza e dalla comunità degli interessi in genere».
Bianchi ed io preferimmo non intervenire nel pur interessante dibattito e il Presidente, infine, ritenne giunto il momento di trarre le conclusioni,
«per evidenziare che alla base del profondo mutamento in atto negli equilibri politici della città vi è una domanda insoddisfatta del cittadino. Le forze politiche che stanno traendo giovamento da questa situazione non hanno però ancora espresso risposte collaudate in termini di contenuti. Si tratta, allora, per l'E.R.B.A. di cogliere queste istanze e farle valere, tramutandole in proposte ricche di contenuti, aventi una valenza anche in termini culturali».
Guardando ancora l'orologio, mi accorsi che si erano fatte le 20,30. Forse era il caso di dare un colpo di telefono a casa, per avvertire che avrei fatto tardi per la cena.

« « ritorna al capitolo precedente

vai al capitolo successivo » »