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"Uno scolaro nell'ERBA"

Capitolo 9

La prima neve

 

Era passata da pochi giorni la metà di novembre e un improvviso abbassamento notturno della temperatura aveva portato la prima spruzzata di neve in città. «Una diffusa perturbazione proveniente dall'Atlantico, che determina condizioni di instabilità con possibili piogge e nevicate anche in pianura», avrebbe poi spiegato il militare dell'Aeronautica che tutte le sere intratteneva i telespettatori con le notizie e le previsioni sul tempo. Intanto, già al risveglio mattutino, prima ancora di guardare fuori della finestra, ci si poteva accorgere che qualcosa era cambiato. Non più i soliti rumori della strada e lo stridere degli pneumatici sull'asfalto, ma uno strano silenzio che pervadeva la città, quasi fosse ancora del tutto immersa nella notte, o fosse addirittura la mattina di ferragosto. Le strade e le case si erano ammantate di una coltre di qualche centimetro di neve ancora immacolata che dava all'insieme l'aspetto di un Presepe quasi fantascientifico. Un'immagine che non sarebbe durata a lungo, in quanto la neve avrebbe presto perduto il suo candore e le strade si sarebbero trasformate in poche ore in un vero e proprio pantano di fanghiglia scivolosa. Occorreva quindi godersi il più possibile questi momenti di romantica anomalia, che sollecitavano i ricordi più nascosti e facevano ritornare indietro nel tempo, non solo a quando, bambini, l'arrivo della prima neve faceva ancora sognare.

***

Con l'arrivo della prima neve e con l'approssimarsi della fine d'anno, per l'E.R.B.A. si avvicinava il momento di predisporre il resoconto dell'attività svolta e di delineare il programma di lavoro per l'anno successivo. «Un momento politico e partecipativo particolarmente significativo», come amava ripetere il dottor Tagliarami, «per la verifica dell'efficienza e dell'efficacia della presenza dell'Ente nel contesto nazionale ed internazionale, e per la predisposizione di piani strategici e di fattibilità che possano incontrare la massima convergenza di interessi con tutte le forze, culturali, politiche, sociali e imprenditoriali che hanno a cuore lo sviluppo della scienza e delle sue realizzazioni».
Si trattava, quindi, di prepararsi ad affrontare una lunga serie di incontri e di dibattiti, i cui risultati sarebbero poi confluiti nella "relazione di bilancio" da presentare - quanto prima e comunque in anticipo rispetto all'inizio del nuovo anno alla stampa e agli esponenti più qualificati della rappresentanza degli interessi economici. Riccardo G. Tagliarami su questo punto non trasgrediva al suo fermo impegno di "completezza", "puntualità" e "trasparenza", che si estrinsecava, infine, nella stesura di un documento "di ampia rilevanza politico-istituzionale". Si sarebbe trattato, in sostanza, della
summa, non soltanto dell'attività svolta e da svolgere da parte dell'E.R.B.A., bensì anche del "Tagliarami-pensiero", nel suo voler essere «...soggetto concretamente propositivo...» nei confronti di enti ed istituzioni esterni, che, dal canto loro, «...avevano ormai da tempo ampiamente dimostrato un elevato grado di burocratizzazione, di conflittualità, di inefficienza e di carenza progettuale».
In sostanza, senza voler con questo fare la guerra al mondo esterno, l'Ente doveva mostrare come la sua concreta capacità propositiva e realizzativa potesse costituire anche un modello di efficienza e di aggregazione, in un restante contesto che aveva gradualmente costruito, con l'inefficienza e con la disaggregazione - ma purtroppo non solo con quelle - le premesse per una sua non improbabile Waterloo.

***

Ciocchini, Esposito e Maci furono convocati nell'ufficio del Presidente per gettare con lui le basi di quella che - alla fine - sarebbe dovuta risultare come la "Relazione del Consiglio di Gestione sul bilancio consuntivo" e per quella - ancor più significativa sul budget per il prossimo esercizio.
In effetti, considerata la maggior facilità di dialogo e l'ampia comunanza di opinioni esistente fra i quattro personaggi in questione, questo tipo di riunioni assumevano sempre più l'aspetto di un vero e proprio "comitato esecutivo", nel quale venivano esaminate e discusse - in via preliminare, ma praticamente deliberativa, seppure del tutto informale - le più importanti linee strategiche ed operative dell'Ente. Di ciò erano al corrente anche gli altri Consiglieri che, per ragioni varie, preferivano "lasciar correre".
Ero da poco tempo entrato a far parte del Consiglio di Gestione quando il collega Bianchi, in una pausa di una riunione, mi disse:
«Qui, che mandano avanti la baracca, nel bene e nel meno bene, sono solo tre o quattro persone e, fra queste, quello che più conta é il Direttore Generale. Fra lui e il Presidente vengono definite le linee d'indirizzo e prese le più importanti decisioni. Poi, chiamano a raccolta "i fedelissimi" e ne ottengono l'incondizionato avallo. In un secondo tempo, con calma, viene convocato anche il Consiglio, cui vengono richieste le delibere formali.
Se mi consenti un consiglio da amico, lascia perdere le eventuali osservazioni sui temi meno importanti o che - tutto sommato - non possono creare grossi guai. In questo modo non ti poni nella posizione del "Bastian contrario" e ... ti lasciano tranquillo. Però, stai attento a non lasciarti scappare di mano quei temi che possono comportare rischi particolari, non solo per l'ente, ma anche per le nostre persone. Non dimenticare, infatti, che come Amministratori abbiamo le nostre precise responsabilità, sia di carattere civile che penale. E non credo che i nostri "ricchi" gettoni di presenza possano giustificare - o compensare - le conseguenze che ci potrebbero capitare a causa di errori o di decisioni successivamente giudicate, quanto meno, illegittime. Se qualcosa dovesse sembrarti incerto, esaminalo bene e, se credi, parlamene; in modo che ti possa dare anche il mio parere. Come sai, sono qui da parecchio tempo e ormai certe cose le fiuto a naso. Oltre a me, ci sono anche Altenberg e Manzonini che possono fornirti dei pareri disinteressati. Il buon Manzonini, come avrai già capito, é - purtroppo - alquanto "fuso", però é una gran brava persona, tutta d'un pezzo. Altenberg, per contro, è ancora abbastanza giovane, un tantino "crucco" e, tutto sommato, é quello che in questa materia ci capisce più di ogni altro»
.
Il consiglio del vecchio Alpino mi era sembrato sincero ed opportuno, ma una cosa non mi era ancora molto chiara. Allora gli chiesi:
«Ma, a questo punto, e scusa se te lo chiedo, se i rischi sono notevoli e i gettoni di presenza del tutto inadeguati, chi ve lo fa fare, a te e agli altri di prendervi queste rogne?».
Bianchi sorrise, e con una punta di tristezza rispose:
«Vedi, Lechi, io non sono in grado - e me ne guardo bene dall'esprimere altre valutazioni - di conoscere cosa possa passare per la testa degli altri colleghi, ma per quanto mi riguarda ti assicuro che non ho altri interessi se non quello di sentirmi ancora vivo e di non dover correre il rischio di trascorrere il tempo che mi resta standomene seduto su una panchina nel piazzale della stazione a leggere il giornale o a vedere salire e scendere le persone dagli autobus. Qui, se non altro, ho ancora qualcosa da fare, senza sentirmi inutile. Comunque, non credere che io pensi che l'E.R.B.A. sia l'anticamera dell'Aldilà o che sia un carrozzone del tutto vuoto. Ci sono un mucchio di cose interessanti che si possono fare e che si fanno, ma occorre stare attenti a non strafare e, soprattutto, a non fare troppe cose inutili. Per il resto, te ne accorgerai presto da solo e, certamente, saprai anche tu come comportarti».
Con questo viatico e con un rimasuglio di curiosità insoddisfatta, avevo cominciato così anch'io, lentamente, ad abituarmi alle "regole della casa".

***

Nella bozza delle relazioni del Consiglio di Gestione, giuntami assieme agli altri abituali chili di carta dell'Ente, c'era la puntuale elencazione di tutte le iniziative realizzate, o in corso di realizzazione. Veniva riferito che erano state portate a termine tre importanti ricerche, fra le quali quella relativa alle tecniche di coltivazione del mais in Bulgaria; erano stati organizzati due convegni a cui avevano partecipato complessivamente 225 persone; erano stati pubblicati due volumi, compreso quello relativo alla suddetta ricerca; ed erano state incrementate qualitativamente le risorse umane e tecnologiche dell'ente. Inoltre era stata migliorata l'efficienza dei servizi, attraverso l'intesa raggiunta con importanti istituti di ricerca stranieri che ora collaboravano in modo sistemico e "a rete" con l'E.R.B.A. Il tutto, restando nei limiti delle disponibilità finanziarie stabilite nel budget e senza assumere debiti verso l'esterno.
Fra i programmi indicati come prioritari nello svolgimento delle attività previste per l'anno a venire, erano contemplate la creazione di un laboratorio sperimentale per lo studio della genetica bio-molecolare, nonché una ricerca da condurre il Canada - in concorso con il R.I.T., Royal Institute of Technology di Toronto - sul comportamento delle cellule dei tessuti adiposi dei grizzly durante i più freddi mesi invernali.
«Il settore agro alimentare», spiegava un altro punto del programma, «è influenzato in modo spettacolare dalle nuove biotecnologie e la possibilità di modificare il patrimonio genetico delle piante alimentari promette di accrescere ulteriormente l'efficienza della produzione alimentare e le capacità nutritive dei prodotti agricoli. Anche l'allevamento animale può essere positivamente influenzato da queste nuove tecnologie. L'E.R.B.A. non può restare estranea a queste importanti scoperte ed è in grado di fornire il suo concreto apporto di professionalità e di inventiva».
Infine, veniva proposto un gruppo di lavoro allargato per la valutazione e l'eventuale utilizzo delle più moderne biotecnologie recentemente messe a punto dagli scienziati sud-coreani nei laboratori di Seul, sulla scia delle ricerche condotte sin dagli anni '70 dal famoso biologo e botanico russo Trofim Denisovic Lysenko sul trattamento dei semi di frumento, nonché un secondo
panel che doveva valutare le implicazioni economico-finanziarie legate a una eventuale partecipazione dell'E.R.B.A. nella società per azioni in fase di costituzione per la gestione operativa del costruendo Museo di Storia Antropologica.
Anche per l'anno in questione non era prevista l'assunzione di prestiti, nonostante il previsto calo delle entrate, conseguente a un abbassamento dell'aliquota della sovrattassa sulle derrate agricole ed agro-industriali recentemente deliberata in sede governativa.
Ma il pezzo forte era costituito dalla relazione "politica" che accompagnava le note operative, e che - fra l'altro - con estrema chiarezza e sinteticità, sottolineava come,
«...nel clima di incertezza e di ridefinizione dei ruoli che attualmente coinvolge, nel suo insieme l'essere "istituzione" e l'essere al tempo stesso "parte vitale della società civile", e con la ferma convinzione che la risposta a questo pur difficile interrogativo non possa venire se non da una precisa determinazione ad attuare una più completa integrazione sinergica fra le varie componenti - pubbliche e private - che interagiscono nella identificazione e nella realizzazione programmatica delle scelte strategiche più significative, l'E.R.B.A. si pone come una indispensabile cerniera, o meglio, come un nodo importante di rete, in grado di coagulare intorno a sé un'estesa pluralità di obiettivi e di risorse, tali da permettere il conseguimento dei risultati maggiormente attesi e richiesti dalle rappresentanze degli interessi, nonché dall'utenza più generalizzata.
E' nostra ferma convinzione, infatti, che il nuovo corso che verrà a delinearsi - una volta che saranno meglio definiti i ruoli istituzionali delle componenti più attive e dinamiche del nostro sistema democratico e partecipativo - non potrà non tener in debito conto la concretezza, la determinazione e, non ultima, la professionalità, espresse dal nostro ente in tutti questi anni di silenzioso ma costante e proficuo lavoro. Un'operosità che si è dimostrata, in più occasioni, fonte di utili spunti creativi ed innovativi che hanno interessato il contesto - non solo scientifico - nazionale ed internazionale. Ma è particolarmente su questo piano, allargato all'intera comunità internazionale, che si giocheranno nel prossimo futuro le aspettative di sviluppo e le istanze della società civile. L'auspicabile ed atteso superamento delle barriere nazionali e il totale abbandono dei residui di quelle ancestrali concezioni ideologiche improntate ad un ormai superato nazionalismo autarchico - ancora troppo radicate in talune frange del nostro sistema politico-economico e della vetero-cultura - costituirà, fra l'altro, la base per un nuovo modo di concepire la ricerca e l'utilizzo dei più diversi fattori che, insieme e in uno sviluppo integrato a rete, potranno porsi a pilastro di un concreto sviluppo umano, politico e sociale»
.
Seguivano, poi, altrettanto chiare ed illuminanti illustrazioni sulle modalità di attuazione dei principi generali che ispiravano la linea programmatica così mirabilmente delineata.
C'era, quindi, abbondante materiale per soddisfare ampiamente il desiderio di Bianchi, mio e degli altri colleghi, di "aver qualcosa di utile da fare".

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