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"Uno scolaro nell'ERBA"

Capitolo 11

Il consulente

 

Quando l'ente Qualsiasi si pone nella necessità di realizzare una ricerca, un'analisi di mercato o un qualsiasi lavoro non eseguibile utilizzando le risorse interne - che in molti casi sono, per definizione, insufficienti - scopre anche l'esistenza di un individuo che, guarda caso, è super-esperto in quella materia e disponibile ad eseguire la commessa. Nel caso particolare, appunto quella persona, e solo quella, sarebbe in grado di dare una competente risposta alla soluzione del problema. Se si cerca di capire qualcosa in più, si scopre poi che era stato lo stesso personaggio, e non l'ente, a far emergere la necessità di cui sopra. Ma fin qui nulla di riprovevole.
La cosa, per così dire, curiosa, è che il consulente in questione è quasi sempre un amico di qualcuno, o un amico dell'amico di qualcuno. Se non c'é questo rapporto di amicizia, ha voglia il prestatore d'opera comune, ed effettivamente costretto a trovarsi un lavoro, a bussare a tutte le porte, chiedendo se c'é un qualsiasi lavoro per lui! Nella migliore delle ipotesi riceverebbe solo formali sorrisi di circostanza e rinvii di appuntamenti da parte delle varie segretarie-guardiane; ma per il resto, nulla. L'amicizia è spesso la sola chiave che apre alla consulenza quelle porte insonorizzate su cui troneggia la targa: "Presidenza". Che poi il consulente sia una persona fisica o una persona giuridica che le fa da paravento, poco cambia. Analizzando il vero
curriculum di alcuni animali politici che hanno calcato la scena di questi ultimi anni e che hanno riempito talune cronache giornalistico-televisive, si scopre che la loro carriera è nata proprio dietro la facciata di una struttura di consulenza che aveva permesso loro di vantare benemerenze professionali di prim'ordine. Il segretario politico del partito x, il Presidente dell'Istituto Bancario y o il vertice dell'ente z, designati ad occupare quelle poltrone per pura lottizzazione partitica anziché essere cresciuti dalla "gavetta", hanno spesso dietro le spalle una loro iniziazione nel campo di non meglio identificate consulenze o, come più elegantemente viene detto, di collaborazioni professionali prestate nell'ambito di altre non meglio definite strutture di consulenza.
L'
iter solitamente adottato per l'attribuzione di un incarico di consulenza ubbidisce, come detto, ad uno schema alquanto consolidato. La proposta ufficiale che viene sottoposta alla decisione formale del potenziale "cliente" contiene sempre alcune premesse, che costituiscono la summa "delle cose che non vanno e che devono essere al più presto rimediate". Vi si dice, ad esempio: «Che in considerazione di ... e di ....; tenuto conto di ..., è da tempo avvertita a tutti i livelli l'esigenza, motivata da .... e corroborata da ..., che si intervenga in modo organico ed altamente professionale per .... e per ... ». Dopo di che l'offerente assicura che: «La mia/nostra pluriennale esperienza, maturata in ... mi/ci consente di ... al fine di ..., in modo che ..., ecc., ecc.». Infine, come ovvio, si parla anche di soldi e viene indicata la somma richiesta per l'esecuzione del lavoro.
Il tutto passa all'esame dai funzionari dell'ente cliente che, in ossequio ai palesi
desiderata del vertice, predispongono una nota di accompagnamento per l'organo deliberativo, in cui si riprendono, più o meno con lo stesso tono, le motivazioni già evidenziate nella proposta e si dà parere favorevole per l'assegnazione dell'incarico. L'esperto di turno viene quindi formalmente incaricato di eseguire il compito.
Ho conosciuto un consulente che era stato richiesto di analizzare e di valutare i quadri direttivi di un'importante azienda a partecipazione pubblica, al fine di disegnare un nuovo organigramma interno e di indirizzarlo verso nuovi obiettivi di diversificazione e di sviluppo. Si trattava di un signore di mezza età, grassottello, di poche parole e dallo sguardo sempre sfuggente. Amava vestire con una certa estrosità, e quelle poche volte che l'ho incontrato, portava sempre un
papillon a righe verticali su uno "spezzato" con relativo vistoso gilet. Il compenso giornaliero che gli era stato garantito era quasi pari al salario mensile di un operaio metalmeccanico con moglie e prole a carico.
Questo consulente si fece vedere in azienda un paio di volte al mese per circa sei mesi e parlò sempre il meno possibile, limitandosi ad ascoltare ciò che i funzionari e i dirigenti, da lui interpellati, rispondevano quando chiedeva loro:
«Mi parli un po' di lei, ... mi racconti tutto in perfetta libertà, ... mi dica cosa ha fatto in passato, cosa fa ora e cosa le piacerebbe fare in futuro. Di me si può fidare, anch'io sono uno che lavora».
Poi, nel silenzio del suo pensatoio privato, studiò, analizzò, valutò, e alla fine suggerì al suo committente di fare piazza pulita di gran parte dei quadri direttivi e intermedi esistenti, perché
«Incapaci, polemici, scarsamente motivati e di intralcio allo sviluppo degli affari, nonché assolutamente insensibili alle necessarie trasformazioni in atto. In poche parole: totalmente inaffidabili».
Al termine del suo esame, inviò il conto dettagliato delle molte giornate dedicate a questo importante e difficile compito e nei tre mesi successivi l'azienda cominciò a raccogliere,
«Con la massima comprensione e non senza una punta di rammarico», le dimissioni - si fa per dire - spontanee, presentate dai collaboratori messi particolarmente in stato d'accusa dal consulente. Guarda caso, mentre uscivano i vecchi dirigenti, con gli occhi che luccicavano e portandosi appresso le penne stilografiche regalategli dai loro collaboratori in memoria di tanti anni di lavoro in comune, entravano i sostituti; evidentemente già selezionati e reclutati da tempo, si presume, proprio dal signore in questione.
I soliti maligni avevano anche sussurrato che fra consulente e nuovi assunti vi fosse un legame di appartenenza allo stesso raggruppamento politico. Proprio quello stesso partito che nell'occupazione dei posti-chiave delle principali aziende aveva adottato la strategia bellica a suo tempo inventata dal generale Heinz Guderian, comandante in capo del
Kommando der Panzertruppe, ovviamente, germanico. Dopo lo sfondamento delle prime linee difensive, i mezzi corazzati con la croce uncinata entravano nel territorio nemico penetrandovi in profondità, con lo scopo di sbaragliare l'avversario, interrompere le sue comunicazioni e frustrare qualsiasi possibilità di contrattacco. Dietro le Panzerdivisionen arrivava quindi il resto della Wehrmacht, per far piazza pulita delle ultime sacche di resistenza.
Nella storia gli errori però si ripetono e così come il Reich perse, alla fine, la guerra, anche quei raggruppamenti politici, alla fine del loro ciclo, si sono disciolti come neve al sole, con alcune seppur lievi condanne penali a carico dei loro Führer.
Una delle regole essenziali per l'auto-tutela del consulente è che costui deve stare sempre bene attento nel farsi vedere il meno possibile nei corridoi e negli uffici del suo cliente. In caso contrario correrebbe il rischio di essere avvicinato da comuni impiegati e da umili segretarie che, magari con la banalissima scusa di un
«Per cortesia, mi fa accendere?», attaccherebbero bottone e, di parola in parola, arriverebbero addirittura a pensare di aver stretto amicizia con lui. Questa tremenda eventualità potrebbe mettere a nudo, presto o tardi, le vere capacità dell'esperto e minarne l'immagine, così abilmente costruita attraverso la presentazione dell'amico o dell'amico dell'amico. Mentre le mamme degli "scolari del '44" invitavano i loro rampolli a "mangiare tanto pesce", le mamme dei consulenti devono aver insegnato loro, sin da piccoli, a "parlare il meno possibile con i subalterni dei clienti" e con tutti coloro che, in generale, "contano poco o nulla".

***

A parte la vicenda della Honey Moon (Italia) S.r.l. e di qualche altra iniziativa più o meno analoga, l'E.R.B.A. cercava di limitarsi nel suo ricorso alle consulenze esterne. O, quanto meno, l'intervento dei membri del Consiglio di Gestione tendeva a contenere l'utilizzo di questo tipo di collaborazione. D'altro canto, il termine "consulente" era bandito dal linguaggio del dottor Tagliarami, dal quale ebbi un giorno un'interessante lezione di stile dialettico per dimostrarmi la differenza esistente fra il ricorso alla consulenza e quello alla "prestazione di un servizio professionale". Non ci capii in realtà molto e mi rimase un forte dubbio sull'effettiva esistenza di una concreta differenza fra le due terminologie.
Con il passare degli anni, l'Ente aveva accumulato - anzi, si può dire, accatastato - un'enorme quantità di volumi, riviste, tesi di laurea, relazioni, giornali e riviste che trattavano i temi più vicini alle sue finalità istituzionali. Benché vi fosse un addetto che da tempo schedava ogni documento e lo riponeva alla bell'e meglio su alcuni scaffali, e nonostante una parziale eliminazione attuata con la cessione di parecchi quintali di carta da macero a quel famoso ente di beneficenza, questa massa cartacea doveva trovare una sua più ordinata classificazione e raccolta, con la necessaria creazione di una vera e propria biblioteca tecnico-scientifica.
Riccardo G. Tagliarami ne sottolineava spesso l'esigenza, arrivando persino a tacciare il dottor Maci di
«inettitudine e di scarsa attenzione alle aspettative dell'ente», per non aver da tempo predisposto un «piano particolareggiato e funzionale per la sistemazione definitiva del ricco patrimonio scientifico e culturale di cui fortunatamente disponiamo e che, opportunamente sistemato, potrebbe costituire un prezioso punto di riferimento per gli studiosi del settore e per l'intera comunità nazionale e internazionale».
Batti e ribatti su questo tema, il dottor Maci finalmente si decise e, in occasione di una riunione del Consiglio di Gestione, presentò la sua proposta. Si trattava, in sostanza, di affidare al professor Salvatore Costamagna, già conservatore della biblioteca "N. Machiavelli", il compito di predisporre un progetto che avrebbe dato una sistemazione definitiva all'ormai annoso problema. L'esperto in questione aveva sottoposto uno schema di massima, che contemplava la necessità di produrre un apposito programma informatico per catalogare tutto il materiale disponibile e di utilizzare - per la durata di un anno - due o tre studenti della locale facoltà di architettura per le informazioni necessarie alla compilazione delle schede elettroniche. Il compenso richiesto dal professor Costamagna era di 350 milioni di lire, mentre il resto, apparecchiature comprese, era stimato in 620 milioni. Quando esaminai la proposta, espressi alcune perplessità circa l'entità della spesa, suggerendo che - poiché già esistevano in città alcune valide biblioteche, fra cui la stessa N. Machiavelli - forse sarebbe stato più semplice ed economico visitarle, prendere nota dei programmi informatici e delle attrezzature da loro utilizzati, acquistare quanto necessario dai rispettivi fornitori e, quindi, utilizzare il personale dell'E.R.B.A. per immettere i dati nell'archivio elettronico. D'altro canto, pur nell'approssimazione della funzione svolta, il dipendente dell'E.R.B.A. addetto alla conservazione dei volumi, aveva da sempre registrato su banalissime schedine di cartoncino i dati essenziali del materiale ricevuto.
«La consulenza del professor Costamagna», avevo sostenuto in tale occasione, «così come offerta e quantificata, mi sembra poco utile. Inoltre, dobbiamo contenere i costi di realizzazione dell'iniziativa, anche tenuto conto del fatto che - a mio avviso - di biblioteche ce ne sono in giro già tante e che difficilmente la nostra potrebbe costituire qualcosa di esclusivo; tale da giustificare l'esborso complessivamente previsto».
Il succo del mio intervento non fu per nulla gradito al Presidente, che reagì piuttosto vivacemente, contestando la pertinenza del termine "consulenza" da me usato.
«Tu stai forse insinuando che io voglia favorire consulenze inutili», disse, «ben sapendo che odio ricorrere a tali forme di parassitismo. In questo caso, fra l'altro, non si tratta affatto di consulenza, bensì di una vera e propria prestazione di servizio. E c'é, come ti avevo già chiarito in un'altra occasione, una bella differenza. La fornitura di un servizio reale è esattamente uguale a quando acquisti un'automobile o un altro bene qualsiasi: vai, ad esempio, dal concessionario della Ford, ordini, paghi ed esci con la vettura. Hai comperato un bene tangibile e non dell'aria fritta. Il professor Costamagna, che tutti ben conoscono - e mi meraviglio, se ho ben interpretato le tue vere riserve, che tu possa nutrire dei dubbi sulla sua professionalità - ci ha garantito la fornitura di un ben definito prodotto che lui sa produrre: si tratta di comperarlo, e non di accettare una consulenza fine a sé stessa. Tieni anche presente che il professore è già venuto da noi varie volte; ha consultato i nostri volumi con un interesse principalmente scientifico, facendomi anche notare che ve ne sono parecchi ormai introvabili altrove. Non si tratta, quindi, di uno che cerca "una vacca da mungere", bensì di un profondo conoscitore della materia e di una persona che ha accettato la mia richiesta di mettere un poco di ordine in un bene dell'ente che io ritengo estremamente prezioso".
Alquanto frastornato da sì dotta disquisizione e ben conscio delle mie modeste doti scientifico-culturali, tacqui, lasciando che la delibera di assegnazione dell'incarico all'illustre luminare venisse approvata. Inoltre, mi era sembrato di capire che la formalizzazione dell'incarico avrebbe semplicemente sanzionato una decisione già presa e per la quale l'E.R.B.A., attraverso il suo Presidente, aveva già assunto precisi impegni.
In seguito, tuttavia, la cosa non ebbe interamente seguito, in quanto durante un violento nubifragio estivo, il locale in cui giacevano la maggior parte dei volumi (l'impiegato addetto aveva negligentemente lasciato aperte le finestre la sera prima) venne inondato dall'acqua, come pure la cantina dove erano accatastate altre pubblicazioni. In questo caso, comunque, la colpa non fu attribuita al suddetto impiegato, bensì alla condotta di scarico delle varie acque, sia "bianche" che "nere", che si era intasata riversando i liquami maleodoranti nello scantinato.
Gran parte del ricco patrimonio scientifico e culturale dell'ente venne così irrimediabilmente danneggiato e il Presidente si consolò con un modesto indennizzo, fortunatamente corrisposto dalla compagnia di assicurazioni dell'E.R.B.A., che in gran parte venne poi utilizzato per compensare il professor Costamagna per il prezioso lavoro preparatorio da lui svolto.
La mia osservazione aveva comunque contribuito ad accentuare l'incomprensione che ormai da qualche tempo si era interposta fra il dottor Riccardo G. Tagliarami e l'incolto "scolaro del '44". La definitiva frattura era ormai pressoché inevitabile e, tutto sommato, la mia originaria sete di curiosità nei confronti dell'E.R.B.A. poteva dirsi ampiamente appagata.

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