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"Una casa e quattro donne valsesiane"

Monete circolanti in Piemonte e in Lombardia nel periodo dal 1793 al 1796.

 

Sotto il regno di Vittorio Amedeo III (1773-1796), la zecca di Torino aveva coniato una cospicua varietà di monete, in oro, in argento, in rame e in lega.

Le monete auree comprendevano: il carlino da 5 doppie (circa 45,5 gr.), il mezzo carlino (circa 23 gr.), la doppia (poco più di 9 gr.), la mezza doppia (meno di 5 gr.), il quarto di doppia (gr. 2,39).

Quelle d'argento: lo scudo, il mezzo scudo, il quarto di scudo.

Le monete in rame o in lega includevano: il pezzo da soldi 7,6 , il pezzo da soldi 2,6 , il soldo, il mezzo soldo e il pezzo da 2 denari.

Negli anni dal '94 al '96, per sostenere le spese della guerra con la Francia, furono addirittura coniate alcune monete con contenuti di metallo pregiato inferiori a quelli abituali.

La moneta metallica espressa in lire , quindi, non esisteva, se si esclude l'ultima, in argento, coniata a Torino nel 1747 sotto il regno di Carlo Emanuele III. Si può comunque presumere che nel 1793, a distanza di 46 anni, le lire metalliche non fossero ormai più in circolazione. Evidentemente, quindi, il valore "in lire di Piemonte" citato negli atti notarili ritrovati nella casa di Camproso aveva una semplice valenza "di conto", cui non corrispondeva alcuna reale monetazione corrente.

In Lombardia, invece, sotto l'impero di Francesco II d'Asburgo-Lorena (1792-1797), circolavano le seguenti monete:

In oro: il sovrano (gr. 11), il mezzo sovrano (circa gr. 5,5), il doppio zecchino del giuramento (circa 7 gr.), la doppia ( gr.6,3) e lo zecchino (circa gr. 3,48).

In argento: il crocione e il mezzo crocione, lo scudo e il mezzo scudo, la lira e la mezza lira.

In lega, le monete da 5 e da 30 soldi.

(fonte: A. Cairola, "Le zecche degli Stati italiani", Editalia, Roma, 1973)