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Lecce

Capoluogo della parte più settentrionale del Salento, è la storica Lupiae (Lupias in greco), Lecce, città famosa anche per i suoi monumenti delle epoche romana, medioevale e, soprattutto, del Seicento. E' proprio con riferimento ai suoi numerosi edifici secenteschi che la città venne indicata come una "Firenze del barocco". Un esempio eclatante in prima considerazione è la chiesa di Santa Croce, in particolare la sua imponente facciata.

Grazie alla sua posizione geografica favorevole, la città divenne presto centro dell'industria e del commercio della penisola salentina. Vi sono oggi industrie confetturiere, poligrafiche, vetrarie, ceramiche, casearie, del legno, ed è caratteristico l'artigianato dei costruttori di statue di cartapesta.

L'intera provincia si estende per circa 2.750 kmq., con un aspetto fisico quasi sempre pianeggiante, salvo a sud dove si estende la Serra dei Cianci, in modesta altitudine.

LECCE (ab. 85.000 circa), adagiata su un ripiano calcareo del Salento a circa 12 chilometri dall'Adriatico, è una gentile e bella città attiva di commerci e, soprattutto, famosa per le mirabili costruzioni del « Barocco Leccese » che conferiscono al suo aspetto un carattere di nobiltà e di leggiadria inconfondibile.

Le sue origini.

Il lupo, che campeggia con un albero nello stemma cittadino, si riferisce al messàpico centro di Lupiae, da cui Lecce ebbe origine in tempi assai remoti.

Divenuta colonia romana, la città, durante l'Impero, si abbellí di vari monumenti, alcuni dei quali rimangono ancor oggi a testimoniare quell'epoca di floridezza.

Seguirono i tristi tempi delle invasioni barbariche, durante le quali anche Lecce subí distruzioni e saccheggi finché, contesa da Longobardi, Saraceni e Bizantini, cadde sotto il dominio di questi ultimi, che la governarono per oltre quattrocento anni.

Nel 1040, con l'avvento dei Normanni nell'Italia Meridionale, la città fu eletta a capoluogo del Salento e divenne il centro di una vasta contea la cui florida vita si protrasse per quattro secoli anche sotto gli Svevi e gli Angioini.

Nel secolo XV la prosperità di Lecce aumentò attraverso intensi scambi commerciali con Venezia, Firenze, Genova e con il vicino Oriente.

Vennero poi gli Spagnoli e la città, rimasta il capoluogo della Terra d'Otranto, fu cinta di mura e munita di un castello.
Durante la lunga dominazione spagnola, che pure arrecò desolazione, miseria e altri guai a gran parte dell'Italia, Lecce ebbe nuovi periodi di splendore, specialmente nei secoli XVII e XVIII. In quell'epoca la vita culturale e le arti vi fiorirono cosí rigogliosamente che la città si meritò il titolo di « Atene della Puglia » e di « Firenze del barocco ».

Nel 1799, Lecce si proclamò amministrativamente indipendente, ma questa libertà venne presto soffocata dalle truppe del cardinale Ruffo.

Nel 1848 costituí un governo provvisorio partecipando attivamente alla causa del Risorgimento.

 

Itinerario

Usciti dalla stazione ferroviaria, il Viale Oronzo Quarta guida rettilineo sino all'anello degli ampi viali che circondano la parte piú antica di Lecce, sul perimetro delle vecchie mura a pianta trapezoidale, oggi quasi del putto scomparse.

Fanno da cornice, all'esterno di questi viali, i moderni quartieri che vanno espandendosi verso le fiorenti colture della campagna.

Percorriamo, a sinistra, il Viale Gallipoli ed un tratto del Viale Taranto, sino alla Porta Rudiae (o Rusce), poco lontano dalla quale si trova la Manifattura Tabacchi, una delle piú grandi d'Europa...

Questa a Porta » (che è una delle porte che si aprivano nella cerchia delle mura) ha preso il nome la Rudiae, città messàpica e poi romana di cui rinnangono, a tre chilometri di distanza, resti di edi fici, di strade, di mura, di un anfiteatro e numerose tombe in cui furono rinvenuti molti vasi àpuli oggi raccolti nel Museo Provinciale di Lecce.

Oltrepassata la « Porta », che è decorata da varie sculture, si entra, ormai nella Città Vecchia, nella lunga e stretta Via Libertini, dove già appaiono alcuni interessanti esemplari del famoso e Barocco Leccese ».

Sono:

la Chiesa del Rosario, dell'architetto leccese Giuseppe Zimbalo (1691), detto « lo Zingarello », sontuosamente decorata sia all'esterno che all'interno;

le Chiese di Sant'Anna e dell'Assunzione, e la Chiesa di Santa Teresa, dalla grandiosa facciata a colonne corinzie.

Poco oltre si raggiunge il monumentale ingresso della bellissima Piazza del Duomo, interamente circondata da edifici barocchi che formano un complesso quanto mai suggestivo ed armonioso.

Sulla sinistra, si eleva l'imponente e slanciato campanile (alto m 68,38) eretto dallo Zimbalo, cui segue la facciata secondaria del Duomo, fastosa di ornamenti barocchi. Il Duomo (1659-1670), anch'esso opera dello Zimbalo, ha nell'interno altari ricchissimi e prospetta con l'austera facciata principale su una piazzetta alla quale fanno da sfondo, sugli altri lati, le ariose logge ad archi del Palazzo Vescovile.

Contiguo a questo si allunga, sul lato destro della Piazza del Duomo, il magnifico Palazzo del Seminario, eretto nel 1709 su disegno dell'architetto leccese Giuseppe Ha due ordini di leggiadre finestre ed un bel portale coronato da una loggia. Nel cortile interno di questo palazzo, si ammira un grazioso pozzale barocco

Piu avanti si esce nella centrale Piazza Sant'Oronzo dove si trovano raccolti alcuni dei più insigni monumenti di Lecce.

La vasta piazza è occupata nel mezzo dalla cavità dell'Anfiteatro Romano (del sec. II dopo Cristo), con i resti dell'arena e delle gradinate inferiori e con qualche poderoso piilastro della cinta esterna.

Presso la curva dell'anfìteatro sorge il Palazzo del Seggio, o Sedile (l'antica sede del Comune), massiccia costruzione del 1592 con una graziosa loggia al piano superiore e con due ampie arcate gotiche a pianterreno.

Nell'agosto del 2000 e precisamente nella settimana di Ferragosto è stato inaugurato l'anfiteatro completamente restaurato e messo a nuovo. Noi abbiamo partecipato ai preparativi della festa avvenuta poi la sera con la partecipazioni di numerosi membri della politica e dello spettacolo.

Esso è affiancato dall'ex Chiesa di San Marco, costruita, nel 1543, dalla colonia veneziana di Lecce e che presenta un bel portale adorno di rilievi, sovrastato da un rosoncino.

Davanti al Sedile sorge la Colonna, di Sant'Oronzo, eretta nel 1666 dallo Zimbalo per un voto espresso dai Leccesi durante la peste del 1656.

Il fusto marmoreo della colonna proviene da Brindisi, dove segnava, con un'altra colonna, il termine dell'antica Via Appia.

La gigantesca statua in rame sopra la colonna raffigura il Santo Patrono della città.

Raggiunto il lato della piazza dove s'innalza la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, una breve via guida al castello, vasto edificio trapezoidale con possenti baluardi angolari a forma di lancia, fatto costruire, nel secolo XVI, da Carlo V.

Nella vicina Piazza Vlttorio Emanuele sorge l'elegante, barocca Chiesa di Santa Chiara, di Giuseppe Cino e, poco piú in là, gli scavi del Teatro Romano (del II secolo d.C.), che hanno rimesso in luce alcune gradinate e i pavimenti dell'orchestra e della scena.

Poco oltre, in Via Umberto 1, si trova la piú celebre e stupenda creazione del Barocco Leccese: la
Chiesa di Santa Croce, costruita dal 1548 al 1646 e dovuta, in gran parte, all'ingegno dello Zimbalo.La prima impressione che si ha della facciata di questa chiesa, è veramente sbalorditiva. Misurata, se non sobria, nella parte inferíore, dove si alzano le sei robuste colonne e si apre l'ornato portale, la facciata è occupata, nella sua parte centrale ed in quella superiore, da un tale fasto di decorazioni che non si può fissare lo sguardo senza sentirsi smarriti.

Bisogna prima capire la bellezza architettonica dell'insieme ed osservarne la composta eleganza, per poi passare all'esame dei particolari, ognuno dei quali ha qualcosa di suo da dire, pur senza offendere l'armonia dell'edificio.

Al di sopra dei portali, l'esuberante decorazione della facciata, raggiunge il parossismo. Di piú e di meglio non si poteva fare. Il fregio della trabeazione, per esempio, non potrebbe essere piú ricco: animali, figure umane, composte negli atteggiamenti piú bizzarri, stanno quasi a gomito, mentre dagli angoli dell'arioso balcone, si alzano pomposi vasi fioriti.

L'interno è sereno, composto, sorridente; le navate si alzano altissime, sormontate dalla grande cupola, le volte a crociera si congiungono con singolare eleganza, le colonne si aprono in capitelli della piú originale bizzarria.
Negli altari, sorretti da solenni colonne tórtili, il fasto della decorazione si manifesta con una profusione che sbalordisce e nello stesso tempo entusiasma.

Contiguo alla Basilica di Santa Croce (e degno di starle a fianco per la sua regale magnificenza) si allunga il Palazzo del Governo, ex convento dei Padri Celestini, anch'esso creato dagli Zimbalo (1.659-1695) verso la fine del Seicento.

Degna di ammirazione è la fastosa facciata ornata da ricche finestre.

Nel vasto cortile del palazzo, in fondo a sinistra, è il Museo Provinciale che, istituito nel 1868 dal duca Sigismondo Castromediano, da Cavallino (Lecce), è il piú vecchio museo della Puglia.

Vi si ammirano in otto sale: preziose collezioni di vasi rinvenuti negli scavi di « Rudiae » e gruppi di vasi àpuli, áttici e lucani provenienti da altre zone della regione; raccolte di iscrizioni messàpicbe, romane e bizantine; statuette, terrecotte e sculture che ornavano l'Anfiteatro e il Teatro Romano di Lecce; oggetti d'oro, bronzi, monete; quadri di pittori veneti del Cinquecento e, infine, ceraniche, vetri di Murano, avori, smalti, mobili intarsiati.

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