Complimenti 

 

 

 

 


In questa rubrica volta per volta tratterò di chi a mio giudizio si è meritato i COMPLIMENTI. Non mi porrò limiti di tempo o di occasione, i miei complimenti li porgerò a poeti, scienziati, eroi, a chiunque insomma si è distinto ed ha contribuito allo sviluppo del pensiero, degli ideali e soprattutto a chi ha veramente tracciato la sua orma sulla quale passa il progresso.

 

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Ø      Albert Schweitzer

Ø      Blaise Pascal

Ø      Giuseppe

Ø     Kurt Gödel

Ø     Mohandas Karamchand Gandhi

 

 

Albert Schweitzer

 

Nacque nell'Alsazia il 14 gennaio 1875. Fu filantropo, umanista e pacifista. Una delle menti più fulgide del secolo passato. Coltivò numerose facoltà dell'intelletto, esplorò molte delle attività umane, sentendo nessuna come aliena. Dagli studi filosofici a quelli teologici e biblici. Si dedicò alla musica studiando Bach e incise alcune opere per organo. Fu medico, si dedicò all'attività missionaria preoccupato del problema dei neri d'Africa, dove fondò un ospedale; agli studi sulle filosofie orientali alternò quelli sull'apostolo Paolo. Premio nobel per la pace, resta uno dei più eminenti umanisti tedeschi. Da una sua autobiografia: « L'unica possibilità di dare un senso alla sua (dell'uomo, n.d.r.) esistenza è quella di elevare il suo rapporto naturale col mondo a un livello spirituale. In quanto essere passivo, egli entra in un rapporto spirituale col mondo attraverso la rassegnazione. La vera rassegnazione è quella dell'uomo che, nella sua soggezione agli avvenimenti del mondo, raggiunge la libertà interiore dalle vicende che foggiano l'aspetto esteriore della sua esistenza. Libertà interiore vuol dire trovare la forza di superare le avversità uscendone interiormente più ricco e profondo, purificato, pervaso di un senso di pace e serenità. La rassegnazione è dunque l'affermazione spirituale ed etica della propria esistenza. Soltanto l'uomo che è passato attraverso la rassegnazione è capace dell'affermazione del mondo. In quanto essere attivo, entra in un rapporto spirituale col mondo astenendosi dal vivere la sua vita per sé….» (Albert Schweitzer - La mia vita e il mio pensiero - ediz. di Comunità, 1977 pagg. 207-208).

 

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Blaise Pascal (1623-1662)

 

        "Ci fu un uomo che a dodici anni, con aste e cerchi, creò la matematica; che a sedici anni, stese il più dotto trattato sulle coniche dall'antichità in poi; che a diciannove anni condensò in una macchina una scienza che è interamente dell'intelletto…Il nome di questo genio portentoso è Blaise Pascal" . Chateaubriand.

Fu pensatore, ingegno precoce e scrittore; grande matematico e fisico. Da giovane si dedicò alle scienze matematiche e fisiche; poi fu preso dalla grandezza del mistero religioso che per lui divenne di importanza capitale. Aderì al giansenismo, che affermava una teoria fatalista sulla predestinazione dell'uomo. Poi, dopo vita mondana, si ritirò in un convento. Pascal seppe parlare al cuore e alla ragione dell'uomo, affinché arrivi a Dio.

"Incomprensibile che Dio esista e incomprensibile che non esista; che l'anima sia con il corpo e che noi non abbiamo anima; che il mondo sia creato e che non sia tale; che il peccato originale sia e che non sia", se con la scienza non si può dimostrare l'esistenza di Dio, con la scienza non si può neanche negarla.

 

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Giuseppe

 

Incontriamo Giuseppe nella Bibbia, fu venduto dai fratelli gelosi dell'amore che il loro padre nutriva per lui. Fu venduto ad una carovana di mercanti israeliti, condotto in Egitto e comprato poi da un eunuco del re. La storia è nota, non la ricordiamo. Di lui ne traccia un profilo Voltaire nel suo "Dizionario filosofico" per citarlo come esempio di eroe. Proprio come eroe lo accogliamo nella rubrica dei complimenti. Per il filosofo illuminista, eroe non è chi si guadagna una medaglia magari su un campo di battaglia; non è chi conquista territori e domina i popoli, e non è neanche chi vuole esserlo a tutti i costi. E' Voltaire stesso che ce ne dà la definizione, chiarendo subito le idee sul concetto di eroe:"…perché un eroe che perdona commuove più di uno che si vendica"; a questo punto allora dobbiamo necessariamente rivedere come si diventa eroe. Sui banchi di scuola ne abbiamo incontrato di personaggi che son rimasti nella storia; di taluni è stata la letteratura a celebrarne le gesta, perpetuandone la memoria, magari col tocco del romanzo, tanto da colpire l'immaginazione degli scolari. Voltaire sembra voler rovesciare i termini e propone il paragone con l'eroe omerico per eccellenza: Ulisse. La storia di Ulisse è affascinante, se ne ammira subito l'intelligenza, la sagacia e la mitizzata astuzia. Ma mentre Ulisse si guadagna l'ingresso nella storia per aver ingannato, Giuseppe rimane nella storia perché ha perdonato. Giuseppe resiste agli inganni e alle lusinghe, non si lascia ammaliare dalle premure che la moglie di Putifar, l'eunuco al quale fu venduto, gli prodiga. La donna rifiutata, si vendica ed accusa Giuseppe di averle usato violenza. Ma Putifar riconosce l'innocenza dello schiavo. Poi Giuseppe incontra i suoi fratelli, tralasciamo come fu e come li accolse, come li abbia perdonati e come li arricchì. Nella sua storia riconosciamo tutto del poema epico: intreccio, riconoscenza, disavventura e meraviglia. Quali migliori ingredienti per rendere eroica una storia? dunque eroe, eroe perché ha saputo perdonare. Perdonare come dimenticare le offese ricevute, non come accettarle con superiorità. Un esempio ed un riferimento, se vogliamo parlare di eroi.

 

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Kurt Gödel (1906-1978)

- ovvero la logica matematica moderna -

 

Nel 1931 K. Gödel pubblicò una memoria sulle proposizioni formalmente indecidibili. Con quest'opera crollava l'edificio del formalismo matematico basato sul metodo assiomatico. Sostanzialmente l'innovazione di Gödel consistette nel provare che in un sistema formale esistono proposizioni che non possono essere dimostrate vere o false usando assiomi di quel sistema. La scoperta è che una proposizione può essere "vera", ma è impossibile dimostrarlo usando il formalismo del suo sistema; col suo teorema G. ha dimostrato effettivamente che alcune proposizioni matematiche sono indecidibili. Il punto di origine della sua scoperta fu la traduzione in termini matematici del famoso paradosso di Epimenide, il più antico paradosso conosciuto. Il paradosso (meglio definirlo antinomia) di Epimenide è: "tutti i cretesi sono mentitori", questa la proposizione storica, (ma sarebbe meglio metterla sotto forma referenziale per renderla più efficace e dire:"un cretese dice: io sono mentitore"). La proposizione non è mai dimostrabile attraverso il formalismo stesso della frase (sistema linguistico): se si ammette che è "vera" si dimostrerà "falsa"; se si ammette che è "falsa" essa si dimostrerà "vera". Gödel scopre che è impossibile costruire un sistema assiomatico capace di dimostrare tutti i teoremi dell'aritmetica; se esistesse un tal sistema, esso sarebbe completo; ma in un sistema completo ci sarebbe anche un teorema che nega un altro teorema dimostrato vero; quindi un tale sistema completo sarebbe contraddittorio: il paradosso del bugiardo, costruito da Epimenide era tale che se afferma il vero è falso e se afferma il falso è vero; il teorema di G. è tale che se si dimostra che un sistema è completo allora è contraddittorio. Conclusione se un sistema è completo avrà tutti i teoremi e tra questi uno che nega un altro dimostrato vero; se invece un sistema è tale da non generare contraddizioni allora ci deve essere un teorema in esso che non potrà mai essere dimostrato. Con Gödel la logica matematica (assiomatica) costruita da Aristotele, perde nel 1931 la pretesa di essere capace di dimostrare qualsiasi teorema.

 

per approfondire consiglio:

ü      Hofstadter: Gödel, Escher, Bach

ü      Newman: La prova di Gödel

ü      Crossley e altri: Che cos'è la logica matematica

 

Link correlati:

Ø      http://www.logic.tuwien.ac.at/kgs

Ø      http://www.mathstat.usouthal.edu/

 

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Mohandas Karamchand Gandhi,

detto il Mahatma (grande anima)

 

" L'unico tiranno che accetto in questo mondo è la « tenue voce tranquilla » di dentro ".

 

         Nacque in India  a Porbandar nel 1869, morì a Nuova Deli nel 1948. Si era laureato in giurisprudenza a Londra e dopo aver esercitato la professione in India, incominciò la sua attività di rivoluzionario in Sudafrica, dove soffrì il carcere. Nel 1921 promosse la campagna di disobbedienza civile contro le autorità inglesi attuata di comune accordo da Indù e Mussulmani; dopo oltre venticinque anni, portò l'India all'indipendenza nel 1947, dopo sacrifici incredibili: patì la persecuzione, il carcere, il digiuno per ventuno giorni. Morì per mano di un fanatico indù proprio quando stava per iniziare la grande opera di ricostruzione dello Stato indiano. La sua morte commosse il mondo intero: le sue ceneri furono sparse alle foci del Gange.

La religione di Gandhi si basava sulla fede in Dio ed in se stesso come strumento del volere divino e sulla non violenza come mezzo per giungere alla pace ed al benessere. Dedicò tutta la sua vita all'indipendenza della patria. Di lui restano famosi i pensieri, ispirati alla libertà, alla pace, all'amore per la natura, alla lotta contro l'ingiustizia ed il razzismo, alla verità, alla fede.

"Un uomo di fede resterà fedele alla verità anche se il mondo intero dovesse apparirgli avvolto dalla menzogna"

 

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Aggiornamento: domenica 24 giugno 2001

 

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