Grotta del Monte S. Marino

Si trova sul versante settentrionale del Monte omonimo a circa 1220 metri di quota. Dal suo interno scaturisce una sorgente, le cui acque alimentano Gorga tramite un acquedotto costruito nel 1889. Durante l'inverno la portata della sorgente è notevole (alcuni litri/sec) consentendo all'acqua di fuoriuscire impetuosamente dalla grotta dando luogo ad un piccolo torrente. D'estate, invece, la portata si riduce a qualche litro al minuto.

Essa si sviluppa in senso orizzontale, con debolissima pendenza, in direzione NW-SE, in corrispondenza di una linea di faglia orientata secondo la stessa direzione, ben visibile a circa 50 metri dall'ingresso. I primi 70 metri sono facilmente esplorabile, andando oltre la larghezza si riduce progressivamente  e la grotta assume l'aspetto di una fenditura, per tale motivo è stata eslporata fino a circa 220 metri (vedi pianta).

L'origine della grotta è sicuramente riconducibile alla presenza della faglia, orientata in direzione appenninica, che risulta essere la direzione principale di fratturazione secondo la quale si sviluppano le più importanti cavità della zona nordorientale dei Lepini.

La presenza della faglia indica uno stato di fratturazione molto elevato rendendo la roccia più facilmente carsificabile, mentre uno strato di roccia a permeabilità relativamente più bassa di quello soprastante ha dato vita ad una falda sospesa (vedi sezione geologica)

Il Monte S. Marino costituisce un esempio didattico di sistema carsico, infatti l'acqua che cade sulla sua sommità viene raccolta tramite piccole doline chiamate localmente "Le Fosse" e convogliata nel sottosuolo tramite  inghiottitoi e condotti carsici, alla sottostante grotta dove fuoriesce dando vita alla sorgente

Le Fosse un tempo venivano usate per la produzione del ghiaccio: la neve veniva compattata più volte durante l'inverno e successivamente ricoperta accuratamente con foglie di faggio per isolarla dall'esterno, durante l'estate, in particolare il 4 agosto festa del Santo patrono, il ghiaccio veniva portato in paese a dorso di mulo per la produzione del gelato.