Piccolo e nero come un tizzone, con tanti capelli in testa. Un neonato
irrequieto, quinto di una famiglia numerosissima. Era il 30 ottobre 1960 quando
a Lanus nasceva un bimbo che sarebbe diventato il più grande giocatore di calcio
di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Il nome Diego gli fu dato perché così
si chiamava il padre e perché era il primogenito, mentre a mamma Dalma piaceva
molto Armando. Un fagotto nero e con tantissimi capelli, nato nella provincia
argentina di Corrientes, in una cittadina povera che si specchia da sempre sulle
acque azzurrissime del Rio Paranà. Un ragazzino predestinato, dal talento
calcistico inimmaginabile. Dalma, che per tutti poi è diventata "Mamma Tota",
ricorda alcuni particolari di quel giorno che sembrano stati creati apposta per
ingigantire la leggenda di Maradona: quell'enorme stella disegnata in un
pavimento a mosaico all'entrata dell'ospedale prima del parto,che diede tanto
coraggio a Dalma, e quel giorno che era inevitabilmente domenica, quando il
calcio in Argentina e nel mondo diventa protagonista assoluto. Ed ancora, tutti
quei calci assestati nella pancia di "Mamma Tota" poco prima della nascita. Era
già allora la sua unica grande passione, tirare calci a un pallone.L'infanzia di
Diego Armando Maradona non è stata,come molti hanno raccontato, un periodo
difficile dove era complicato anche mangiare. La famiglia Maradona è modesta ma
la caparbia del padre, per tutti "Don Chitoro",e il grande coraggio della madre
Dalma assicurano ai propri figli una vita dignitosa e soprattutto felice. La
famiglia è unita e vive in un sobborgo di Buenos Aires dove don Chitoro ha
trovato lavoro. La passione per il calcio regna sovrana e brucia nell'animo di
tutti i Maradona. E quando il piccolo Diego Armando fa il suo primo incontro con
un palla,regalatagli dal cugino Zarate, è un momento storico.
Quel ragazzino
piccolo e nero, che fin da piccolo era chiamato "Pelusa" se ne innamora subito,
ci gioca dovunque,la porta con se anche a letto.
Il primo amore:il pallone. torna su
Per Diego Armando Maradona l'amore per il pallone è una passione ereditaria.
Il padre amava il calcio più di ogni altra cosa, giocava da dilettante all'ala
destra, non era un gran talento e impazziva e tifava per il Boca Juniors, la sua
squadra del cuore. Il piccolo Diego andava a scuola per non lavorare. Ma appena
finite le lezioni esistevano solo il pallone e i suoi amici. Una scorpacciata
quotidiana che durava fino a sera quando arrivava il momento dei rimproveri di
Mamma Tota, per le ginocchia nere e per i vestiti sdruciti, della cena
abbondante e del meritato riposo. Un ragazzino come tanti, Diego Armando, che
col passare degli anni capisce gli immensi sacrifici fatti dalla sua famiglia
per regalargli una vita appena dignitosa. A Villa Fiorito c'è la sua casa, la
sua zona, tutto il suo mondo.Quel mondo che il futuro "Fenomeno" del calcio
mondiale lascerà presto, all'età di dieci anni, per trasferirsi all'Argentinos
Juniors.
E' un bancario dall'infinita passione per il calcio che scopre il
talento di Dieguito, Francisco Comejo, che ha l'abitudine di girare per i
campetti di periferia alla scoperta di talenti da poter inserire nelle
formazioni giovanili dell'Argentinos Juniors. Quando al campetto di "Las
Malvinas" dove si svolgevano i provini arriva Diego accompagnato dal suo miglior
amico, il compagno Goyto Carrizo, succede un fatto incredibile. Appena "Pelusa"
inizia a palleggiare tutti gli altri ragazzini si fermano a guardare. Si forma
un enorme capannello intorno a Diego Armando che intanto palleggia proprio come
un "Fenomeno" in erba. E l'inevitabile scintilla che si accende negli occhi del
talent-scout Comejo. Il giorno dopo il bancario è già a casa Maradona per
parlare con don Chitoro. L'accordo è subito trovato, il piccolo Diego entra
a far parte delle "Cebollitas" dell'Argentinos, che non è un club famoso
come Boca Juniors o Indipendiente ma è pur sempre una squadra di serie A.
E'già un campione. torna su
Delle "Cebollitas" dell'Argentinos Juniors Diego Armando Maradona ne è subito
la stellina indiscussa. E in quegli anni i ragazzini della classe'60 vincono
tutto quello che si può vincere nelle categorie giovanili.Memorabile la finale
dei "Giochi Evita Peron" alla fine del '73.La squadra di Diego batte in finale
nientemeno che i giovani del River Plate con un clamoroso 5-4 e con due
spettacolose reti di Maradona. Si scatena la caccia al cartellino del piccolo
Diego. Il presidente del River Plate, William Kent,offre tantissimo danaro a don
Chitoro che ringrazia ma risponde fermo: "Diego resta all'Argentinos, lì è in
buone mani ed è felice. Il resto pcr me non ha importanza". Sono anni che
passano tra vittorie e soddisfazioni con Maradona che è l'emblema di quella
squadra di ragazzini nati nel '60 che è poi passata alla storia per aver vinto
tutto in quelle stagioni. Ma il destino di "Pelusa" é quello inevitabile di
giocare quanto prima in massima serie. Nell'ottobre del 1976, prima di compiere
sedici anni, esordisce in serie A
con l'Argentinos Juniors, qualche mese
dopo veste per la prima volta anche la maglia dell'Argentina. Una sfida
amichevole contro l'Ungheria durante la quale il cittì Menotti gli regala la
possibilità di esordire nell'ultima mezzoradella partita.
La fama di
Maradona cresce giorno dopo giorno anche se Diego si trova troppo spesso ad
affrontare ostacoli difficili.L'invidia di altri giocatori,le furberie dei
manager senza scrupoli, i veleni e le bugie di molti giornalisti.Nonostante la
stima che Menotti ha per "Pelusa" arriva la clamorosa esclusione dai mondiali in
Argentina, quelli del'78. Un colpo durissimo per Diego, appena attenuato dalla
vittoria della sua nazionale ai Mondiali. Un anno dopo però Maradona si prende
una grande rivincita conquistando il titolo mondiale giovanile a Tokio. E' un
momento storico, in quei giorni Maradona viene consacrato come uno dei più forti
giocatori del mondo già a diciannove anni. Lo paragonano a Pelé, il "Pelé bianco
dell'Argentina".
Dal Boca al Barcellona.torna su
Il futuro del "Fenomeno" Maradona è segnato ed è naturale che il suo club,
l'Argentinos Juniors, riceva pressioni enormi per cedere quel gioiello dal piede
sinistro magico. Nel febbraio '81, dopo una lunga e tormentata trattativa, Diego
viene ceduto al Boca Juniors, uno dei club più importanti d'Argentina. Uno dei
protagonisti della cessione è il suo amico e consigliere Jeorge Cyterszpiler,
che lo accompagnerà anche nei primi anni della sua avventura in Europa. L'addio
alla squadra della sua adolescenza avviene in una storica amichevole dove
Maradona gioca il primo tempo con la maglia
dell'Argentinos Juniors e la
ripresa con quella del Boca.
E con la sua nuova squadra il "Fenomeno"
conquista subito lo scudetto, facendo impazzire di gioia i tifosi che lo
esaltano e lo trasformano quasi in una divinità. Ma non durerà a lungo la
felicità di quel titolo argentino.
All'orizzonte c'è il traumatico
trasferimento in Europa, al Barcellona, e prima ancora la negativa
partecipazione dell'Argentina proprio al Mundial in terra spagnola vinto poi
dall'italia di Bearzot. La grande attesa dei tifosi per vedere l'Argentina
bissare il titolo vinto nel '78 a Buenos Aires viene ricambiata con due
scottanti sconfitte con Brasile e Italia. Maradona non riesce a esprimersi al
meglio e finisce al centro di feroci critiche della stampa argentina e dei
tifosi. E intanto il Boca Juniors definisce il suo passaggio al Barcellona.
L'estate calcistica dell'82 passa alla storia, non solo per il Mundial azzurro
ma anche per il clamoroso colpo di mercato della società catalana.
Inizia
una nuova avventura del 'Pibe de Oro" che non ha ancora cancellato il brutto
ricordo delle critiche dopo le sconfitte al Mundial. Ma la gioia di entrare a
far parte di uno dei club più famosi del mondo non sarà eterna. Per il
"Fenomeno" i due anni con il Barcellona e con il presidente Nunez diventeranno
ben presto un inferno dal quale riuscira ad uscirne soltanto quando metterà
piede sul terreno di gioco del San Paolo di Napoli, il primo luglio del 1984.
E'del Napoli. torna su
L'affare Maradona, nell'estate più calda della storia del Calcio Napoli,
diventa presto una telenovela. Una trattativa lunga e contorta tra i dirigenti
del Barcellona e quelli della società azzurra. Una trattativa che più volte
sembra sull'orlo di saltare, di concludersi con un nulla di fatto. Ma il
trasferimento del Pibe de Oro all'ombra del Vesuvio è scritto nel destino.
Giorno dopo giorno i tifosi del Napoli sentono sempre di più che si avvicina il
momento dello storico sì e della firma del contratto. Nasce un filo invisibile
ma indistruttibile tra Barcellona e Napoli. Antonio Juliano più di ogni altro
dirigente e sicuramente più del presidente Ferlaino è l'uomo che conduce la
serrata trattativa.
Il Barcellona è un club ostico, il suo presidente José
Luis Nunez un personaggio poco incline alle trattative.Juliano è bravissimo a
mantenere in vita i rapporti tra le due società anche nei momenti più
burrascosi. E alla lunga la veridicità delle offerte economiche del club azzurro
e la voglia di andar via di Maradona la spuntano sul carattere bizzoso e
dispettoso di Nunez. E il primo luglio 1984 quando viene dato l'annuncio
ufficiale del passaggio di Diego al Napoli, è il giorno della firma di un
sofferto e storico contratto. Solo quattro giorni dopo, il 5 luglio Diego
Armando Maradona arriva al San Paolo. A fare festa con lui ci sono sessantamila
tifosi già innamorati del fuoriclasse argentino. In un attimo Maradona dimentica
i due anni d'inferno al Barcellona, le critiche dei tifosi, il drammatico
incidente alla gamba per l'entrata assassina di Goicoechea che gli aveva causato
la rottura del malleolo sinistro e l'assurdo comportamento del presidente
Nunez.Per Maradona al San Paolo un meraviglioso bagno di folla e d'azzurro.
E' amore a prima vista tra i tifosi azzurri e quell'argentino che sembra
proprio uno "scugnizzo" di Santa Lucia.
El Pibe napoletano. torna su
La prima stagione di Maradona a Napoli non inizia nel modo migliore. Alla
fine dell'84, quando si è giocato già un terzo del campionato, il Napoli è nelle
retrovie della classifica. Ed è proprio dopo le festività natalizie che arriva
la clamorosa svolta. Diego parte per un ritiro anticipato con la squadra a
Vietri sul Mare, parla con il presidente Ferlaino, gli spiega che non condivide
questo tipi di ritiri.Poi chiede ai compagni di giocare di più per lui, di
offrirgli più palloni, di dargli la possibilità di creare e di inventare per
offrire il massimo del suo repertorio. E d'incanto,dopo le parole chiare e
dirette dell'argentino, il Napoli cambia volto. Gli azzurri chiudono il
campionato con un singolare record, si laureano migliore squadra del torneo nel
girone di ritorno, a conferma che la svolta era arrivata
proprio dopo quel
discorso di Diego. Napoli e il Napoli imparano a conoscere il carattere di
Maradona, la sua generosità, il suo genio e contemporaneamente EI Pibe riesce a
capire meglio la gente di questa città che tanto l'ama,i compagni, i dirigenti e
finanche il presidente Ferlaino.
Sono gli anni che rappresenteranno le basi
dei grandi successi di Maradona e del Napoli.
Nella stagione 1985-86 arriva
Ottavio Bianchi sulla panchina azzurra al posto di Rino Marchesi. Un allenatore
dal carattere forte che riuscirà comunque a farsi rispettare da Diego e a creare
un gruppo che in seguito risulterà
invincibile. Gli azzurri chiudono il
torneo al terzo posto,dimostrando di essere ormai competitivi ai massimi livelli
di poter puntare a quello scudetto che è da sempre il più grande sogno della
Napoli sportiva. Per Maradona l'86 è un anno particolare, l'anno della conquista
del Mundial in
Messico e della consacrazione assoluta come miglior giocatore
del mondo.
Campione del mondo. torna su
I Mondiali del Messico rappresentano il momento più esaltante della carriera
di Diego Armando Maradona. Lontano dalla sua Napoli ma con gli occhi di milioni
di tifosi che lo seguono partita dopo partita,il fuoriclasse
argentino
inizia la sua avventura mondiale con l'obiettivo di arrivare in finale. E sarà
così. L'Argentina si dimostra molto presto una formazione eccezionale che gira
intorno all'estro di Diego ma che riesce a esprimere un gioco e uno spettacolo
di altissimo livello. Maradona cresce partita
dopo partita sino a compiere
autentici capolavori che passeranno alla storia del calcio di tutti i tempi. E'
il secondo gol segnato agli inglesi che resta indimenticabile: da centrocampo,
una lunghissima fuga verso la porta avversaria,con quattro avversari dribblati
prima di mettere la palla in rete. Allo stadio Atzeca, ancora oggi, c'è una
targa in ricordo di quel momento memorabile, di quell'azione e di quel gol "il
più bello di ogni epoca". E sempre con l'Inghilterra passa alla storia anche la
prima rete che
Maradona segna con la mano e che l'arbitro convalida,senza
accorgersi di nulla. "La mano di Dio ha sconfitto l'Inghilterra" scrivono i
giornali di mezzo mondo. E intanto EI Pibe viaggia con la sua Argentina verso la
finale con la Germania e verso il trionfo, otto anni dopo il primo successo ai
Mondiali. E in semifinale una doppietta di Diego distrugge i sogni del Belgio.
Anche contro la Germania Maradona gioca un incontro capolavoro, offrendo
l'assist del gol della vittoria,quello del 3-2, al compagno Burruchaga. E' il
momento della grande festa. Il campione di Villa Fiorito può alzare al cielo per
la prima volta la Coppa del Mondo. E' la consacrazione di un fuoriclasse senza
precedenti, del giocatore più forte del mondo e, forse, del giocatore più forte
di tutti i tempi.
Il primo scudetto. torna su
Dal Mondiale vinto in Messico al primo scudetto conquistato con la maglia del
Napoli passa meno di un anno.Maradona vive la stagione più bella sua vita,
campione del mondo con la sua Argentina e dopo dieci mesi campione d'Italia con
il suo Napoli. Gli azzurri di Ottavio Bianchi disputano un torneo incredibile,
guidati dal fuoriclasse argentino continuamente ispirato e quasi sempre in
ottime condizioni fisiche. E' un Napoli che inizia una lunga fuga
verso il
tricolore, tenendo sempre a debita distanza le rivali di sempre come Inter e
Juventus. Sono mesi indimenticabili, partita dopo partita il Napoli di Maradona,
di capitan Bruscolotti, di Ferrario, De Napoli, Bagni, Carnevale
si avvicina
a un traguardo atteso da sempre.
E' il I0 maggio 1987 quando il sogno
diventa realtà.Al San Paolo contro la Fiorentina il Napoli di Dieguito conquista
l'ultimo punto utile per la matematica conquista dello scudetto. E la festa
azzurra sembra non finire mai.Insieme al suo idolo la Napoli calcistica ottiene
il risultato più importante della sua lunga storia. Maradona e' l'eroe del primo
scudetto, l'artefice, il regista, il faro di una squadra creata armonicamente
intorno al suo talento. Napoli esplode d'amore per Diego e si copre d'azzurro. I
drappi tricolori abbracciano la città che vive una festa senza precedenti.
Maradona regala a Napoli e ai napoletani quelle rivincite calcistiche dopo anni
di delusioni, di amarezze, di sconfitte. Uno "scugnizzo" argentino entra per
sempre nei cuori dei tifosi, degli appassionati, dei semplici cittadini.
Un
amore grande, tra Diego e la sua città adottiva che è appena all'inizio di una
lunga e bellissima storia che regalerà agli azzurri altre grandi soddisfazioni.
E dopo lo scudetto arriva anche la Coppa Italia. Una doppietta storica che era
riuscita in passato solo alla Juventus. Maradona e il Napoli due volte sul tetto
d'Italia nella stessa stagione,prima di lanciare la grande sfida all 'Europa.
Il trionfo in Europa. torna su
L'amara stagione del dopo-scudetto porta il Napoli e Maradona alle soglie del
baratro. Sembrava un campionato da mille e una notte, il torneo di un clamoroso
bis ottenuto con una superiorità immensa. Invece qualcosa si inceppa nei
meccanismi di quella macchina azzurra, apparentemente perfetta e che solo il
grande argentino sapeva guidare alla vittoria. Il Napoli subisce una clamorosa
rimonta dal Milan nelle ultime giornate, e sciupa incredibilmente cinque punti
di vantaggio che avrebbero dovuto condurlo senza ostacoli verso il secondo
scudetto. Maradona vive un'annata difficile, resa ancora più amara
dall'eliminazione al primo turno in Coppa dei Campioni ad opera del Real Madrid.
Diego resta impotente quando in primavera la squadra si sbriciola dopo aver a
lungo dominato il campionato. E non bastano i suoi 15 gol segnati in azzurro,che
resteranno il suo record in serie A, e l'effimera soddisfazione di aver
conquistato il titolo di capocannoniere.Quel drammatico maggio '88 di sconfitte
e di contestazioni gli resta nel cuore. E' la più grande delusione nella sua
carriera di calciatore con la maglia del Napoli. Tutta la carriera di Maradona,
comunque, vive tra alti e bassi, tra
emozioni fortissime e trionfi
indimenticabili, alternati a cocenti delusioni e sconfitte che nessuno potrà mai
cancellare.
Un anno dopo il clamoroso secondo scudetto "regalato" al Milan a
due giornate dalla fine del torneo, il capitano azzurro si prende una fantastica
rivincita conducendo per mano il Napoli alla prima vittoria europea della sua
storia, in Coppa Uefa. Diego ritrova l'amore e la fiducia del suo pubblico. Con
l'entusiasmo di un ragazzino sprona la sua squadra a giocare in Europa, con il
piglio del grande club. Nessun timore reverenziale, nessuna paura. Il Napoli di
Maradona dimostra che si può vincere anche all'estero.
Diego il "vendicatore" .torna su
Maradona il 'vendicatore". Diego e la sua squadra, la sua città: il
fuoriclasse argentino dà vita a un ciclo di trionfi azzurri senza precedenti. E
di rivincite, soprattutto di rivincite. Con 'EI pibe de oro" il Napoli conquista
quello scudetto mai vinto da una squadra del Meridione d'Italia.
Ma non
basta, non può bastare. E cosi', come d'incanto,dalle ceneri di quel maledetto
secondo posto dell'88 arriva un anno dopo un fantastico trionfo in Europa.
Maradona guida il Napoli alla conquista della Coppa Uefa. Ed è
ancora il
momento delle rivincite. Nei quarti di finale gli azzurri eliminano la Juventus,
l'avversario più odiato,quello delle mille battaglie perdute. Maradona è
l'indiscusso protagonista di un'indimenticabile notte al San
Paolo quando il
Napoli trova nei supplementari uno storico 3-O che capovolge il 2-O dell'andata
lasciando nella disperazione più nera i bianconeri. Una meravigliosa rivincita
dopo anni di delusioni. Il Napoli di Maradona che elimina la grande Juve. Diego
è il 'vendicatore", l'uomo delle stelle, che guida la squadra a un doppio
assalto ai club tedeschi. In semifinale gli azzurri eliminano il Bayern e in
finale lo Stoccarda. In una notte di maggio il capitano azzurro alza la Coppa
Uefa al cielo. E' il 17 maggio 1989 quando il Napoli iscrive il proprio nome per
la prima volta nell'albo d'oro di una coppa europea.
L'esperienza e il
carisma del fuoriclasse argentino hanno compiuto il miracolo. Hanno trasformato
una squadra forte in Italia ma senza esperienza all'estero in un club coraggioso
e senza timori reverenziali. Ma la lunga favola dell'argentino, sempre più re
nella sua città adottiva, non finisce. Diego ha voglia di altri trionfi, di
altri successi che confermino che il Napoli è ormai una delle più grandi squadre
del mondo.
1990:gioie e dolori. torna su
Il grande ciclo di Diego Armando Maradona e del suo Napoli non e' ancora al
tramonto. Gli anni '90 si aprono per l'argentino con una stagione incredibile
che in settanta giorni offre al miglior calciatore del mondo emozioni fortissime
ma così diverse tra loro. Dal 29 aprile all'8 luglio'90 Diego passa dalla gioia
immensa per il secondo scudetto conquistato con la maglia azzurra alla delusione
tremenda di un campionato mondiale in terra italiana perso in finale contro la
Germania, che all'84° vince il titolo con un discutibile rigore trasformato da
Andreas Brehme.
Maradona guida per la seconda volta il Napoli sul tetto
d'Italia. Segna 16 reti, che resterà il suo record in Italia, e regala agli
azzurri una fantastica rivincita proprio su quel Milan che due anni prima gli
aveva "scippato" lo scudetto. Nelle ultime quattro giornate il Napoli sorpassa i
rossoneri ed il 29 aprile esplode la festa con la vittoria al San Paolo sulla
Lazio. E' un anno mozzafiato per Maradona. Pochi giorni dopo inizia l'avventura
ai Mondiali proprio in Italia. E il destino beffardo manda in
semifinale una
contro l'altra proprio le nazionali di Italia e di Argentina, mettendole di
fronte sull'erba del San Paolo.Lo stadio di Fuorigrotta si divide tra i
tradizionali tifosi degli azzurri di Vicini e i fedelissimi di Maradona e quindi
dell'Argentina. Un caso unico nella storia del calcio.
L'Italia vede sfumare
la finale mondiale ai rigori ma al San Paolo e' festa lo stesso. E' Maradona a
trionfare, il "re di Napoli" con la maglia dell'Argentina. Lo fischieranno a
lungo, Dieguito, nel giorno della finale. Polemiche e critiche sull'argentino
che ha eliminato l'Italia davanti a un
pubblico che gli era troppo amico.
Piange di rabbia Maradona dopo la sconfitta con la Germania, convinto di essere
stato vittima di un complotto, di una atroce vendetta per aver eliminato proprio
l'Italia organizzatrice del
Mondiale.
E Diego se ne va ... torna su
Nell'estate del '90 Diego Armando Maradona si toglie l'ultimo grande sfizio
con la maglia del Napoli. Umilia la Juventus al San Paolo, annientata con un
clamoroso 5-0,nella finale della Supercoppa italiana. E' il trionfo che
conclude l'era Maradona in maglia azzurra. La bella favola con la città che
lo ha tanto amato si sporca di storie di droga e di camorra. Il 12 marzo '91
Diego segna l'ultimo gol al San Paolo, nell'andata della semifinale di Coppa
Italia con la Sampdoria, dodici giorni dopo gioca l'ultima partita dì
campionato con la maglia azzurra, a Genova con la Sampdoria. Poi fugge via, a
sorpresa, con la sua famiglia e torna definitivamente in Argentina. A Napoli
restano solo i ricordi di sette anni fantastici, di successi che il club
azzurro non aveva mai ottenuto e di una squadra che grazie al fuoriclasse
argentino è diventata una delle più famose, amate e rispettate del mondo.
La
vita di Diego Armando Maradona dopo l'esperienza con la maglia del Napoli è
stata travagliata piena di momenti bui. Ancora la droga, le squalifiche per
doping,quella clamorosa ai Mondiali americani del '94 quando sembrava che 'El
Pibe" a 34 anni fosse riuscito nel miracolo di tornare ad essere il più forte
calciatore del mondo.In quel Mondiale Diego stupì il mondo con un gol stupendo
firmato contro la Grecia, prima di risultare positivo ai controlli anti-doping.
Diego squalificato con tanto di disonore e l'Argentina eliminata subito dopo,
senza più la forza di reagire.
In questi ultimi anni le sue esperienze di
calciatore nel Siviglia, in Spagna, e in alcuni club argentini di serie A non
hanno lasciato il segno. Ma la carriera di Diego Armando Maradona resta una
delle più fantastiche nella
storia del calcio, insieme a Pelé il più grande
calciatore di tutti i tempi. Sicuramente il più forte di sempre per Napoli e per
i suoi tifosi che lo hanno amato come nessuno e che non lo dimenticheranno mai.