Maradona story
Ecco per tutti coloro che vogliono conoscere ciò che rassomiglia più a un sogno che alla realtà,la vera storia di Diego Armando Maradona


  1.Diego nasce di domenica
  2.Il primo amore il pallone
  3.E' gia un campione
  4.Dal Boca al Barcellona
  5.E' del Napoli
  6.El Pibe napoletano
  7.Campione del mondo
  8.Il primo scudetto
  9.Il trionfo in Europa
  10.Diego il "vendicatore"
  11.1990:gioie e dolori
  12.E Diego se ne va...
Diego nasce di domenica.  torna su

Piccolo e nero come un tizzone, con tanti capelli in testa. Un neonato irrequieto, quinto di una famiglia numerosissima. Era il 30 ottobre 1960 quando a Lanus nasceva un bimbo che sarebbe diventato il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Il nome Diego gli fu dato perché così si chiamava il padre e perché era il primogenito, mentre a mamma Dalma piaceva molto Armando. Un fagotto nero e con tantissimi capelli, nato nella provincia argentina di Corrientes, in una cittadina povera che si specchia da sempre sulle acque azzurrissime del Rio Paranà. Un ragazzino predestinato, dal talento calcistico inimmaginabile. Dalma, che per tutti poi è diventata "Mamma Tota", ricorda alcuni particolari di quel giorno che sembrano stati creati apposta per ingigantire la leggenda di Maradona: quell'enorme stella disegnata in un pavimento a mosaico all'entrata dell'ospedale prima del parto,che diede tanto coraggio a Dalma, e quel giorno che era inevitabilmente domenica, quando il calcio in Argentina e nel mondo diventa protagonista assoluto. Ed ancora, tutti quei calci assestati nella pancia di "Mamma Tota" poco prima della nascita. Era già allora la sua unica grande passione, tirare calci a un pallone.L'infanzia di Diego Armando Maradona non è stata,come molti hanno raccontato, un periodo difficile dove era complicato anche mangiare. La famiglia Maradona è modesta ma la caparbia del padre, per tutti "Don Chitoro",e il grande coraggio della madre Dalma assicurano ai propri figli una vita dignitosa e soprattutto felice. La famiglia è unita e vive in un sobborgo di Buenos Aires dove don Chitoro ha trovato lavoro. La passione per il calcio regna sovrana e brucia nell'animo di tutti i Maradona. E quando il piccolo Diego Armando fa il suo primo incontro con un palla,regalatagli dal cugino Zarate, è un momento storico.
Quel ragazzino piccolo e nero, che fin da piccolo era chiamato "Pelusa" se ne innamora subito, ci gioca dovunque,la porta con se anche a letto.

Il primo amore:il pallone.  torna su

Per Diego Armando Maradona l'amore per il pallone è una passione ereditaria. Il padre amava il calcio più di ogni altra cosa, giocava da dilettante all'ala destra, non era un gran talento e impazziva e tifava per il Boca Juniors, la sua squadra del cuore. Il piccolo Diego andava a scuola per non lavorare. Ma appena finite le lezioni esistevano solo il pallone e i suoi amici. Una scorpacciata quotidiana che durava fino a sera quando arrivava il momento dei rimproveri di Mamma Tota, per le ginocchia nere e per i vestiti sdruciti, della cena abbondante e del meritato riposo. Un ragazzino come tanti, Diego Armando, che col passare degli anni capisce gli immensi sacrifici fatti dalla sua famiglia per regalargli una vita appena dignitosa. A Villa Fiorito c'è la sua casa, la sua zona, tutto il suo mondo.Quel mondo che il futuro "Fenomeno" del calcio mondiale lascerà presto, all'età di dieci anni, per trasferirsi all'Argentinos Juniors.
E' un bancario dall'infinita passione per il calcio che scopre il talento di Dieguito, Francisco Comejo, che ha l'abitudine di girare per i campetti di periferia alla scoperta di talenti da poter inserire nelle formazioni giovanili dell'Argentinos Juniors. Quando al campetto di "Las Malvinas" dove si svolgevano i provini arriva Diego accompagnato dal suo miglior amico, il compagno Goyto Carrizo, succede un fatto incredibile. Appena "Pelusa" inizia a palleggiare tutti gli altri ragazzini si fermano a guardare. Si forma un enorme capannello intorno a Diego Armando che intanto palleggia proprio come un "Fenomeno" in erba. E l'inevitabile scintilla che si accende negli occhi del talent-scout Comejo. Il giorno dopo il bancario è già a casa Maradona per parlare con don Chitoro. L'accordo è subito trovato, il piccolo Diego entra
a far parte delle "Cebollitas" dell'Argentinos, che non è un club famoso come Boca Juniors o Indipendiente ma è pur sempre una squadra di serie A.

E'già un campione.  torna su

Delle "Cebollitas" dell'Argentinos Juniors Diego Armando Maradona ne è subito la stellina indiscussa. E in quegli anni i ragazzini della classe'60 vincono tutto quello che si può vincere nelle categorie giovanili.Memorabile la finale dei "Giochi Evita Peron" alla fine del '73.La squadra di Diego batte in finale nientemeno che i giovani del River Plate con un clamoroso 5-4 e con due spettacolose reti di Maradona. Si scatena la caccia al cartellino del piccolo Diego. Il presidente del River Plate, William Kent,offre tantissimo danaro a don Chitoro che ringrazia ma risponde fermo: "Diego resta all'Argentinos, lì è in buone mani ed è felice. Il resto pcr me non ha importanza". Sono anni che passano tra vittorie e soddisfazioni con Maradona che è l'emblema di quella squadra di ragazzini nati nel '60 che è poi passata alla storia per aver vinto tutto in quelle stagioni. Ma il destino di "Pelusa" é quello inevitabile di giocare quanto prima in massima serie. Nell'ottobre del 1976, prima di compiere sedici anni, esordisce in serie A
con l'Argentinos Juniors, qualche mese dopo veste per la prima volta anche la maglia dell'Argentina. Una sfida amichevole contro l'Ungheria durante la quale il cittì Menotti gli regala la possibilità di esordire nell'ultima mezzoradella partita.
La fama di Maradona cresce giorno dopo giorno anche se Diego si trova troppo spesso ad affrontare ostacoli difficili.L'invidia di altri giocatori,le furberie dei manager senza scrupoli, i veleni e le bugie di molti giornalisti.Nonostante la stima che Menotti ha per "Pelusa" arriva la clamorosa esclusione dai mondiali in Argentina, quelli del'78. Un colpo durissimo per Diego, appena attenuato dalla vittoria della sua nazionale ai Mondiali. Un anno dopo però Maradona si prende una grande rivincita conquistando il titolo mondiale giovanile a Tokio. E' un momento storico, in quei giorni Maradona viene consacrato come uno dei più forti giocatori del mondo già a diciannove anni. Lo paragonano a Pelé, il "Pelé bianco dell'Argentina".

Dal Boca al Barcellona.torna su

Il futuro del "Fenomeno" Maradona è segnato ed è naturale che il suo club, l'Argentinos Juniors, riceva pressioni enormi per cedere quel gioiello dal piede sinistro magico. Nel febbraio '81, dopo una lunga e tormentata trattativa, Diego viene ceduto al Boca Juniors, uno dei club più importanti d'Argentina. Uno dei protagonisti della cessione è il suo amico e consigliere Jeorge Cyterszpiler, che lo accompagnerà anche nei primi anni della sua avventura in Europa. L'addio alla squadra della sua adolescenza avviene in una storica amichevole dove Maradona gioca il primo tempo con la maglia
dell'Argentinos Juniors e la ripresa con quella del Boca.
E con la sua nuova squadra il "Fenomeno" conquista subito lo scudetto, facendo impazzire di gioia i tifosi che lo esaltano e lo trasformano quasi in una divinità. Ma non durerà a lungo la felicità di quel titolo argentino.
All'orizzonte c'è il traumatico trasferimento in Europa, al Barcellona, e prima ancora la negativa partecipazione dell'Argentina proprio al Mundial in terra spagnola vinto poi dall'italia di Bearzot. La grande attesa dei tifosi per vedere l'Argentina bissare il titolo vinto nel '78 a Buenos Aires viene ricambiata con due scottanti sconfitte con Brasile e Italia. Maradona non riesce a esprimersi al meglio e finisce al centro di feroci critiche della stampa argentina e dei tifosi. E intanto il Boca Juniors definisce il suo passaggio al Barcellona. L'estate calcistica dell'82 passa alla storia, non solo per il Mundial azzurro ma anche per il clamoroso colpo di mercato della società catalana.
Inizia una nuova avventura del 'Pibe de Oro" che non ha ancora cancellato il brutto ricordo delle critiche dopo le sconfitte al Mundial. Ma la gioia di entrare a far parte di uno dei club più famosi del mondo non sarà eterna. Per il "Fenomeno" i due anni con il Barcellona e con il presidente Nunez diventeranno ben presto un inferno dal quale riuscira ad uscirne soltanto quando metterà piede sul terreno di gioco del San Paolo di Napoli, il primo luglio del 1984.

E'del Napoli.  torna su

L'affare Maradona, nell'estate più calda della storia del Calcio Napoli, diventa presto una telenovela. Una trattativa lunga e contorta tra i dirigenti del Barcellona e quelli della società azzurra. Una trattativa che più volte sembra sull'orlo di saltare, di concludersi con un nulla di fatto. Ma il trasferimento del Pibe de Oro all'ombra del Vesuvio è scritto nel destino. Giorno dopo giorno i tifosi del Napoli sentono sempre di più che si avvicina il momento dello storico sì e della firma del contratto. Nasce un filo invisibile ma indistruttibile tra Barcellona e Napoli. Antonio Juliano più di ogni altro dirigente e sicuramente più del presidente Ferlaino è l'uomo che conduce la serrata trattativa.
Il Barcellona è un club ostico, il suo presidente José Luis Nunez un personaggio poco incline alle trattative.Juliano è bravissimo a mantenere in vita i rapporti tra le due società anche nei momenti più burrascosi. E alla lunga la veridicità delle offerte economiche del club azzurro e la voglia di andar via di Maradona la spuntano sul carattere bizzoso e dispettoso di Nunez. E il primo luglio 1984 quando viene dato l'annuncio ufficiale del passaggio di Diego al Napoli, è il giorno della firma di un sofferto e storico contratto. Solo quattro giorni dopo, il 5 luglio Diego Armando Maradona arriva al San Paolo. A fare festa con lui ci sono sessantamila tifosi già innamorati del fuoriclasse argentino. In un attimo Maradona dimentica i due anni d'inferno al Barcellona, le critiche dei tifosi, il drammatico incidente alla gamba per l'entrata assassina di Goicoechea che gli aveva causato la rottura del malleolo sinistro e l'assurdo comportamento del presidente Nunez.Per Maradona al San Paolo un meraviglioso bagno di folla e d'azzurro.
E' amore a prima vista tra i tifosi azzurri e quell'argentino che sembra proprio uno "scugnizzo" di Santa Lucia.

El Pibe napoletano.  torna su

La prima stagione di Maradona a Napoli non inizia nel modo migliore. Alla fine dell'84, quando si è giocato già un terzo del campionato, il Napoli è nelle retrovie della classifica. Ed è proprio dopo le festività natalizie che arriva la clamorosa svolta. Diego parte per un ritiro anticipato con la squadra a Vietri sul Mare, parla con il presidente Ferlaino, gli spiega che non condivide questo tipi di ritiri.Poi chiede ai compagni di giocare di più per lui, di offrirgli più palloni, di dargli la possibilità di creare e di inventare per offrire il massimo del suo repertorio. E d'incanto,dopo le parole chiare e dirette dell'argentino, il Napoli cambia volto. Gli azzurri chiudono il campionato con un singolare record, si laureano migliore squadra del torneo nel girone di ritorno, a conferma che la svolta era arrivata
proprio dopo quel discorso di Diego. Napoli e il Napoli imparano a conoscere il carattere di Maradona, la sua generosità, il suo genio e contemporaneamente EI Pibe riesce a capire meglio la gente di questa città che tanto l'ama,i compagni, i dirigenti e finanche il presidente Ferlaino.
Sono gli anni che rappresenteranno le basi dei grandi successi di Maradona e del Napoli.
Nella stagione 1985-86 arriva Ottavio Bianchi sulla panchina azzurra al posto di Rino Marchesi. Un allenatore dal carattere forte che riuscirà comunque a farsi rispettare da Diego e a creare un gruppo che in seguito risulterà
invincibile. Gli azzurri chiudono il torneo al terzo posto,dimostrando di essere ormai competitivi ai massimi livelli di poter puntare a quello scudetto che è da sempre il più grande sogno della Napoli sportiva. Per Maradona l'86 è un anno particolare, l'anno della conquista del Mundial in
Messico e della consacrazione assoluta come miglior giocatore del mondo.

Campione del mondo.  torna su

I Mondiali del Messico rappresentano il momento più esaltante della carriera di Diego Armando Maradona. Lontano dalla sua Napoli ma con gli occhi di milioni di tifosi che lo seguono partita dopo partita,il fuoriclasse
argentino inizia la sua avventura mondiale con l'obiettivo di arrivare in finale. E sarà così. L'Argentina si dimostra molto presto una formazione eccezionale che gira intorno all'estro di Diego ma che riesce a esprimere un gioco e uno spettacolo di altissimo livello. Maradona cresce partita
dopo partita sino a compiere autentici capolavori che passeranno alla storia del calcio di tutti i tempi. E' il secondo gol segnato agli inglesi che resta indimenticabile: da centrocampo, una lunghissima fuga verso la porta avversaria,con quattro avversari dribblati prima di mettere la palla in rete. Allo stadio Atzeca, ancora oggi, c'è una targa in ricordo di quel momento memorabile, di quell'azione e di quel gol "il più bello di ogni epoca". E sempre con l'Inghilterra passa alla storia anche la prima rete che
Maradona segna con la mano e che l'arbitro convalida,senza accorgersi di nulla. "La mano di Dio ha sconfitto l'Inghilterra" scrivono i giornali di mezzo mondo. E intanto EI Pibe viaggia con la sua Argentina verso la finale con la Germania e verso il trionfo, otto anni dopo il primo successo ai Mondiali. E in semifinale una doppietta di Diego distrugge i sogni del Belgio.
Anche contro la Germania Maradona gioca un incontro capolavoro, offrendo l'assist del gol della vittoria,quello del 3-2, al compagno Burruchaga. E' il momento della grande festa. Il campione di Villa Fiorito può alzare al cielo per la prima volta la Coppa del Mondo. E' la consacrazione di un fuoriclasse senza precedenti, del giocatore più forte del mondo e, forse, del giocatore più forte di tutti i tempi.

Il primo scudetto.  torna su

Dal Mondiale vinto in Messico al primo scudetto conquistato con la maglia del Napoli passa meno di un anno.Maradona vive la stagione più bella sua vita, campione del mondo con la sua Argentina e dopo dieci mesi campione d'Italia con il suo Napoli. Gli azzurri di Ottavio Bianchi disputano un torneo incredibile, guidati dal fuoriclasse argentino continuamente ispirato e quasi sempre in ottime condizioni fisiche. E' un Napoli che inizia una lunga fuga
verso il tricolore, tenendo sempre a debita distanza le rivali di sempre come Inter e Juventus. Sono mesi indimenticabili, partita dopo partita il Napoli di Maradona, di capitan Bruscolotti, di Ferrario, De Napoli, Bagni, Carnevale
si avvicina a un traguardo atteso da sempre.
E' il I0 maggio 1987 quando il sogno diventa realtà.Al San Paolo contro la Fiorentina il Napoli di Dieguito conquista l'ultimo punto utile per la matematica conquista dello scudetto. E la festa azzurra sembra non finire mai.Insieme al suo idolo la Napoli calcistica ottiene il risultato più importante della sua lunga storia. Maradona e' l'eroe del primo scudetto, l'artefice, il regista, il faro di una squadra creata armonicamente intorno al suo talento. Napoli esplode d'amore per Diego e si copre d'azzurro. I drappi tricolori abbracciano la città che vive una festa senza precedenti. Maradona regala a Napoli e ai napoletani quelle rivincite calcistiche dopo anni di delusioni, di amarezze, di sconfitte. Uno "scugnizzo" argentino entra per sempre nei cuori dei tifosi, degli appassionati, dei semplici cittadini.
Un amore grande, tra Diego e la sua città adottiva che è appena all'inizio di una lunga e bellissima storia che regalerà agli azzurri altre grandi soddisfazioni. E dopo lo scudetto arriva anche la Coppa Italia. Una doppietta storica che era riuscita in passato solo alla Juventus. Maradona e il Napoli due volte sul tetto d'Italia nella stessa stagione,prima di lanciare la grande sfida all 'Europa.

Il trionfo in Europa.  torna su

L'amara stagione del dopo-scudetto porta il Napoli e Maradona alle soglie del baratro. Sembrava un campionato da mille e una notte, il torneo di un clamoroso bis ottenuto con una superiorità immensa. Invece qualcosa si inceppa nei meccanismi di quella macchina azzurra, apparentemente perfetta e che solo il grande argentino sapeva guidare alla vittoria. Il Napoli subisce una clamorosa rimonta dal Milan nelle ultime giornate, e sciupa incredibilmente cinque punti di vantaggio che avrebbero dovuto condurlo senza ostacoli verso il secondo scudetto. Maradona vive un'annata difficile, resa ancora più amara dall'eliminazione al primo turno in Coppa dei Campioni ad opera del Real Madrid. Diego resta impotente quando in primavera la squadra si sbriciola dopo aver a lungo dominato il campionato. E non bastano i suoi 15 gol segnati in azzurro,che resteranno il suo record in serie A, e l'effimera soddisfazione di aver conquistato il titolo di capocannoniere.Quel drammatico maggio '88 di sconfitte e di contestazioni gli resta nel cuore. E' la più grande delusione nella sua carriera di calciatore con la maglia del Napoli. Tutta la carriera di Maradona, comunque, vive tra alti e bassi, tra
emozioni fortissime e trionfi indimenticabili, alternati a cocenti delusioni e sconfitte che nessuno potrà mai cancellare.
Un anno dopo il clamoroso secondo scudetto "regalato" al Milan a due giornate dalla fine del torneo, il capitano azzurro si prende una fantastica rivincita conducendo per mano il Napoli alla prima vittoria europea della sua storia, in Coppa Uefa. Diego ritrova l'amore e la fiducia del suo pubblico. Con l'entusiasmo di un ragazzino sprona la sua squadra a giocare in Europa, con il piglio del grande club. Nessun timore reverenziale, nessuna paura. Il Napoli di Maradona dimostra che si può vincere anche all'estero.

Diego il "vendicatore"  .torna su

Maradona il 'vendicatore". Diego e la sua squadra, la sua città: il fuoriclasse argentino dà vita a un ciclo di trionfi azzurri senza precedenti. E di rivincite, soprattutto di rivincite. Con 'EI pibe de oro" il Napoli conquista quello scudetto mai vinto da una squadra del Meridione d'Italia.
Ma non basta, non può bastare. E cosi', come d'incanto,dalle ceneri di quel maledetto secondo posto dell'88 arriva un anno dopo un fantastico trionfo in Europa. Maradona guida il Napoli alla conquista della Coppa Uefa. Ed è
ancora il momento delle rivincite. Nei quarti di finale gli azzurri eliminano la Juventus, l'avversario più odiato,quello delle mille battaglie perdute. Maradona è l'indiscusso protagonista di un'indimenticabile notte al San
Paolo quando il Napoli trova nei supplementari uno storico 3-O che capovolge il 2-O dell'andata lasciando nella disperazione più nera i bianconeri. Una meravigliosa rivincita dopo anni di delusioni. Il Napoli di Maradona che elimina la grande Juve. Diego è il 'vendicatore", l'uomo delle stelle, che guida la squadra a un doppio assalto ai club tedeschi. In semifinale gli azzurri eliminano il Bayern e in finale lo Stoccarda. In una notte di maggio il capitano azzurro alza la Coppa Uefa al cielo. E' il 17 maggio 1989 quando il Napoli iscrive il proprio nome per la prima volta nell'albo d'oro di una coppa europea.
L'esperienza e il carisma del fuoriclasse argentino hanno compiuto il miracolo. Hanno trasformato una squadra forte in Italia ma senza esperienza all'estero in un club coraggioso e senza timori reverenziali. Ma la lunga favola dell'argentino, sempre più re nella sua città adottiva, non finisce. Diego ha voglia di altri trionfi, di altri successi che confermino che il Napoli è ormai una delle più grandi squadre del mondo.

1990:gioie e dolori.  torna su

Il grande ciclo di Diego Armando Maradona e del suo Napoli non e' ancora al tramonto. Gli anni '90 si aprono per l'argentino con una stagione incredibile che in settanta giorni offre al miglior calciatore del mondo emozioni fortissime ma così diverse tra loro. Dal 29 aprile all'8 luglio'90 Diego passa dalla gioia immensa per il secondo scudetto conquistato con la maglia azzurra alla delusione tremenda di un campionato mondiale in terra italiana perso in finale contro la Germania, che all'84° vince il titolo con un discutibile rigore trasformato da Andreas Brehme.
Maradona guida per la seconda volta il Napoli sul tetto d'Italia. Segna 16 reti, che resterà il suo record in Italia, e regala agli azzurri una fantastica rivincita proprio su quel Milan che due anni prima gli aveva "scippato" lo scudetto. Nelle ultime quattro giornate il Napoli sorpassa i rossoneri ed il 29 aprile esplode la festa con la vittoria al San Paolo sulla Lazio. E' un anno mozzafiato per Maradona. Pochi giorni dopo inizia l'avventura ai Mondiali proprio in Italia. E il destino beffardo manda in
semifinale una contro l'altra proprio le nazionali di Italia e di Argentina, mettendole di fronte sull'erba del San Paolo.Lo stadio di Fuorigrotta si divide tra i tradizionali tifosi degli azzurri di Vicini e i fedelissimi di Maradona e quindi dell'Argentina. Un caso unico nella storia del calcio.
L'Italia vede sfumare la finale mondiale ai rigori ma al San Paolo e' festa lo stesso. E' Maradona a trionfare, il "re di Napoli" con la maglia dell'Argentina. Lo fischieranno a lungo, Dieguito, nel giorno della finale. Polemiche e critiche sull'argentino che ha eliminato l'Italia davanti a un
pubblico che gli era troppo amico. Piange di rabbia Maradona dopo la sconfitta con la Germania, convinto di essere stato vittima di un complotto, di una atroce vendetta per aver eliminato proprio l'Italia organizzatrice del
Mondiale.

E Diego se ne va ...  torna su

Nell'estate del '90 Diego Armando Maradona si toglie l'ultimo grande sfizio con la maglia del Napoli. Umilia la Juventus al San Paolo, annientata con un clamoroso 5-0,nella finale della Supercoppa italiana. E' il trionfo che
conclude l'era Maradona in maglia azzurra. La bella favola con la città che lo ha tanto amato si sporca di storie di droga e di camorra. Il 12 marzo '91 Diego segna l'ultimo gol al San Paolo, nell'andata della semifinale di Coppa
Italia con la Sampdoria, dodici giorni dopo gioca l'ultima partita dì campionato con la maglia azzurra, a Genova con la Sampdoria. Poi fugge via, a sorpresa, con la sua famiglia e torna definitivamente in Argentina. A Napoli restano solo i ricordi di sette anni fantastici, di successi che il club
azzurro non aveva mai ottenuto e di una squadra che grazie al fuoriclasse argentino è diventata una delle più famose, amate e rispettate del mondo.
La vita di Diego Armando Maradona dopo l'esperienza con la maglia del Napoli è stata travagliata piena di momenti bui. Ancora la droga, le squalifiche per doping,quella clamorosa ai Mondiali americani del '94 quando sembrava che 'El Pibe" a 34 anni fosse riuscito nel miracolo di tornare ad essere il più forte calciatore del mondo.In quel Mondiale Diego stupì il mondo con un gol stupendo firmato contro la Grecia, prima di risultare positivo ai controlli anti-doping. Diego squalificato con tanto di disonore e l'Argentina eliminata subito dopo, senza più la forza di reagire.
In questi ultimi anni le sue esperienze di calciatore nel Siviglia, in Spagna, e in alcuni club argentini di serie A non hanno lasciato il segno. Ma la carriera di Diego Armando Maradona resta una delle più fantastiche nella
storia del calcio, insieme a Pelé il più grande calciatore di tutti i tempi. Sicuramente il più forte di sempre per Napoli e per i suoi tifosi che lo hanno amato come nessuno e che non lo dimenticheranno mai.