ITALO BONASSI

IL CANTO DELLO STONATO

Non potendo, volendolo, cantare,

perché stonato maledettamente,

taccio, e nel tacere tengo

gli occhi e la bocca chiusi per sentire

meglio la gente, gli altri, mentre cantano

a tutta gola, loro sì intonati.

Ed è per me un’ossessione

che ogni volta che tento di cantare,

la gente mi rimprovera e zittisce.

Taccio, ma, mi dico, cosa vogliono?

Io non mi mortifico per loro,

ma anzi, quasi con rabbia, canto,

canto, anzi urlo per tacerli,

faccio rumore, stono, urlo e stono,

sfido la sofferenza delle orecchie,

le strazio come anch’io sono straziato

da ciò che non è canto ma silenzio,

vita, non morienza,

sogno-non sogno di un futuro angolo

di morte provvisoria in cui si apre

l’uscio che dà a Dio. E canto

le albe di sonno a tardo autunno

prima di addormentarmi a bocca aperta,

perché dormendo e sognando canti

canto di libertà a Dio e agli uomini,

canto espiando la mia colpa

di vivere e morire senza canto.

(aprile 2000)