Italo Bonassi

NOI E LE RANE

Ora ch'é sera, muore in lontananza
un cielo perso in un azzurro incanto;
brilla di una luce opalescente,
a fare vespero, la luna.
Vaga un'aria che sa di terra,
mentre l'ape confusa tra le rose
s'affretta all'arnia.

Urge in noi la voglia
di un indimenticato gracidare
di rane a fiore d'acqua di un pantano.
Le rane,
le ricordi, Maria, le rane?
Gracidavano tra le crune dei cipressi
nell'ora del crepuscolo! Maria, pensa
a quella multivoce cantilena
e ai tonfi delle rane tra le canne!
Ma dove sono oggi,
Maria, dove,
i giorni benedetti di passione?
Quando verrā la sera degli addii
e il vento investirā di sbieco
le foglie morte e i petali insecchiti,
gracideremo anche noi come le rane,
con voci come echi senza suono,
persi nelle ventate sul pantano.

E altri ci ascolteranno, Maria,

altri
Senti, diranno, gracidano le rane...

Ma saremo noi, Maria, saremo noi
le voci, noi gli echi del pantano.

(Dalla silloge inedita Gente che va e che viene)