ITALO BONASSI

OLTRE LA SIEPE DELLE ROSE AZZURRE

Una manciata di vento a fare giorno
(e non c’è voce che stani la parole,
e non silenzi che stanino le voci),
e nel germoglio rosazzurro dell’alba
si sfianca e piega una vela sul mare.

So della pazienza religiosa
del pellegrino che indugia al crocevia
nella bianca solitudine di un mandorlo,
tappa di una devoto itinerario
di porta in porta, solo, senza meta,
nel sacrale rito della fede.

E sull’acciottolato della strada
sgomitola il bandolo dei giorni,
assorto, nell’incendio nel suo cuore,
oltre la siepe delle rose azzurre,
nell’intatta scia di una cometa.

Sosta ai piedi di una croce,
tempio del tempo, a guardia del cammino,
al pianto di una mater dolorosa.
Su, nelle stanze azzurre del Padre,
il cielo apre le sue braccia a croce
s’una devota vastità di ulivi.

Ancora un fiore
sboccia dal vecchio tronco della croce,
un fiore grande rosso sangue
schioda la primavera sul Calvario.