Italo Bonassi

SETTE COLPI DI VERGA

Sette colpi di verga, sentenziò
il giudice. Carenza di rancore,
incline all’onestà, alla giustizia,
troppo odio verso la violenza,
povero d’indifferenza per chi soffre
la fame e la miseria, e per chi piange
la disperazione della morte,
ecco, in sintesi la colpa.
Sia dato al rogo. Anzi, sia inchiodato
a un palo e dileggiato
con lazzi ed improperi. Ma che amore
e amore, qui ci vuole l’odio,
sangue di pungitopi e morsi
di serpi, e sciabole sguainate,
gridi di guerra e zoccoli e frastuoni
e suon di trombe e brividi di morte,
e invece che ci resta? Una vecchina
che vende caldarroste, le sue rughe
che implorano l’affetto della gente,
e sapori teneri d’infanzia
e parole stese ad asciugare
per farne melodie d’amore,
e nonne intente a versare
ricotte nei cavagni a farne dolci
per pasque e compleanni.

Ecco, disse il giudice, sian dati
sette colpi di verga sulla schiena
perché ci vuole odio, non amore.
Sette, anche alle nonne dei cavagni,
alla vecchina che vende caldarroste,
alla bambina
coi fiori di merletto,
e siano sparse unghie di cadavere
a disinfettare i pargoli innocenti
vittime delle nonne.

Sette colpi
di verga sulla schiena. Sette.