L’aquilone
Gli altri, non so. Però io non riesco
a mirare il tuo viso
senza provare un brivido sottile.
No, non è il caso
di cercar le ragioni ad una ad una:
le tue labbra, i capelli, o quell’ovale
fragile e delicato del tuo volto.
Ma pur mi sento
risucchiare nel vortice silente
del tuo sguardo profondo,
e in quegli occhi innocenti
mi perdo e mi confondo,
e mentre ti rimiro il mio respiro
quasi si ferma, e il cuore
batte veloce, e intanto la mia voce
si tace, per lasciar posto al silenzio:
dove fragile nasce un’emozione,
come un fantasma, pronto a dileguarsi
al rintocco che annuncia la comparsa
del nuovo giorno
e la fine del sogno,
lo scoppio della bolla di sapone,
il tramonto dell’ultima illusione…
Così m’incanto
a guardarti, sognando, anzi sperando
che tu comprenda questo mio silenzio,
che tu capisca il senso
delle cose non dette, ma che stanno
nell’aria, tra di noi…
Ma tu guardi lontano, e la mia mano,
che ricerca la tua,
la trova inerte e assente.
È una difesa? È l’indifferenza?
Ricerco ancora gli occhi tuoi:
in quello sguardo
cristallino mi tuffo nuovamente,
e il sogno mio ritorna alto nel cielo,
come aquilone che riprende quota
col sospiro del vento…
Grazie, occhi innocenti, occhi assassini!"