BORIS FISCHETTI

L’aquilone

Gli altri, non so. Però io non riesco

a mirare il tuo viso

senza provare un brivido sottile.

No, non è il caso

di cercar le ragioni ad una ad una:

le tue labbra, i capelli, o quell’ovale

fragile e delicato del tuo volto.

Ma pur mi sento

risucchiare nel vortice silente

del tuo sguardo profondo,

e in quegli occhi innocenti

mi perdo e mi confondo,

e mentre ti rimiro il mio respiro

quasi si ferma, e il cuore

batte veloce, e intanto la mia voce

si tace, per lasciar posto al silenzio:

dove fragile nasce un’emozione,

come un fantasma, pronto a dileguarsi

al rintocco che annuncia la comparsa

del nuovo giorno

e la fine del sogno,

lo scoppio della bolla di sapone,

il tramonto dell’ultima illusione…

Così m’incanto

a guardarti, sognando, anzi sperando

che tu comprenda questo mio silenzio,

che tu capisca il senso

delle cose non dette, ma che stanno

nell’aria, tra di noi…

Ma tu guardi lontano, e la mia mano,

che ricerca la tua,

la trova inerte e assente.

È una difesa? È l’indifferenza?

Ricerco ancora gli occhi tuoi:

in quello sguardo

cristallino mi tuffo nuovamente,

e il sogno mio ritorna alto nel cielo,

come aquilone che riprende quota

col sospiro del vento…

Grazie, occhi innocenti, occhi assassini!"