VLADIMIRO FORLESE

 

* * *

Sulla pelle

ripasso epoche, immagini di me

effimere, la mia vita,

quel grumo di sogni

che mi bevono il sonno.

Non so più piangere.

Ho pianto troppo.

Ora, come un giocatore,

rimescolo le carte,

rara felicità

seminata nelle pupille.

E vado – sgusciando le mie noci

e torno – alle voci del mare.

Dal sole, chinandomi,

ricevo luce. E questa mia bocca

arde, sente tutto il fuoco del mondo.

Io nacqui per andare.

Andare o Essere?

La verità è all’inizio del gioco,

un corpo freddo che il cuore scalda

e sbriciola.