* * *
Sulla pelle
ripasso epoche, immagini di me
effimere, la mia vita,
quel grumo di sogni
che mi bevono il sonno.
Non so più piangere.
Ho pianto troppo.
Ora, come un giocatore,
rimescolo le carte,
rara felicità
seminata nelle pupille.
E vado – sgusciando le mie noci
e torno – alle voci del mare.
Dal sole, chinandomi,
ricevo luce. E questa mia bocca
arde, sente tutto il fuoco del mondo.
Io nacqui per andare.
Andare o Essere?
La verità è all’inizio del gioco,
un corpo freddo che il cuore scalda
e sbriciola.