VLADIMIRO FORLESE

 

Una favola bambina

per Giorgia Stecher

Sì Giorgia, di questo ho certezza: scrivere
per te e per me una parola
che sia radice

e poi cresca, cresca

all’insaputa di noi due, sino a invadere di sé

il foglio la stanza i vestiti l’aria

e tutto ciò che è azzurro e tutto ciò che è fuoco
come nella magia di una favola bambina

ricordi?

rivive chi disse: "Scalerò il cielo!"
e da lassù: "Mi riconoscete?"

No!

forse sarà meglio ricalcolare tutto:

inchiostri, mappe, sentieri, il sasso caduto,
i mostri che pretendono sembianze umane,

e discendere all’anima

per una porta protetta da semplici foglie
cercando fra tante ombre il vero
catenaccio, e, con un botto di vita, aprirlo,
così per sentirsi un momento liberi
di avere al posto del nome ali,
del cognome suoni, dei capelli scintille
e nella misura del naso antenne

prudenti al miracolo

e là dove è la bocca un’altra bocca
son sulle labbra parole come

"Spiragli" "Frutto" "Eterno"

e dove sono gli occhi che vedono
tesori inviolabili al Tempo.
Sì Giorgia, di questo ho certezza: scrivo
arrischiando tra le parole che senza saperlo sottraggo
da chissà quale mondo
quasi fosse di un altro il Destino che è mio
alla fine del foglio.