I POETI DEL GRUPPO POESIA 83

MARCO LANDO

Marco Lando è nato a Rovereto, e qui attualmente risiede. A Rovereto ha compiuto gli studi presso il Liceo Classico, dopo di che si è iscritto alla facoltà di Statistica di Padova e successivamente a quella di Economia Politica a Trento. Nel 1987 ha abbandonato gli studi per malattia, e successivamente ha trovato occupazione presso la Società Autostrada del Brennero.

Ha due fratelli, di cui uno, Mauro, è giornalista presso un quotidiano di Trento, l’altro è professore a Mestre.

Ha cominciato a scrivere le prime poesie verso il 1990, dopo la penosa esperienza della sua malattia, per elaborare dolore, come afferma con semplicità. E questo elaborare dolore tramite i versi lo ha innegabilmente aiutato a risalire la china della sofferenza, a ritrovare quella forza e quella fiducia in sé che credeva di aver perso.

Fra i poeti che gli sono più cari, Marco cita Umberto Saba, e ciò è sorprendente, in quanto la poesia di Saba è agli antipodi di quella di Marco, che è tutt’altro che il fanciullo poeta sabiano. Accanto a Saba mette poi Andrea Zanzotto, che più gli somiglia, e il grande Mario Luzi.

Oltre che la poesia, un altro amore di Marco è la filosofia. L’idealismo e Kafka, l’esistenzialismo e Camus. Appassionato anche del cinema: in primo luogo Polanski, Kubrick, Antonioni.

Tra i pochissimi concorsi di poesia cui ha partecipato, si ricordano due sue affermazioni al nostro Premio Interprovinciale: primo assoluto nel 2000 e Premio speciale della Giuria nel 2001. Inoltre un Premio speciale della critica al Litorale di Massa nel 2000.

La poesia di Marco Lando è una poesia sofferta, introspettiva, piena di domande senza risposte, di dubbi, di timori, anche di angosce.

Ha scritto il critico Paolo Toniolatti che la poesia di Marco è la poesia della verità. Mi sono posto in contrasto con le mie radici, dice Marco, cercavo un altro che non c’era. Una madre che aspettava sempre. Il buon silenzio del padre.

Prima di iniziare a scrivere, dice, ho cercato molto la verità, che penso di aver trovato nel corpo, nel libero contatto con gli elementi della natura. Il suo scrivere è un farsi esistere, oltre che scavare la parola per metterla a nudo.Fare uscire la parola dalla sua persona in una scansione temporale, scrivere per sapere di esistere.

Ghiaia di silenzio

i tuoi fischi alle anatre

il cielo sopra i nostri cappotti.