ROBERTO MARINO

 

L’antiquaria

Mi guardo in grandi specchi

e tutt’intorno sento

un odore taciturno

di ville di conti,

che dopo morti lasciano

scuri mobili e tavoli

e ritratti severi.

Elegantemente vestita

sembra imprigionata

da queste antichità

e invece scopro che Carmen

ha un nome, un parlare

più libero del mio;

e aprendo un libro

mi mostra figure

di viaggi nei deserti.

Sul nero pianoforte

ci sono fresche orchidee.

Quando negli occhi non mi guarda

me la immagino bambina,

accompagnata per mano

da nonni con facce serie.

Ma è diversa la sua voce

e l’intenso sguardo suo,

che mi viene a cercare

per dirmi che è giovane

pur se vestita all’antica.