L’antiquaria
Mi guardo in grandi specchi
e tutt’intorno sento
un odore taciturno
di ville di conti,
che dopo morti lasciano
scuri mobili e tavoli
e ritratti severi.
Elegantemente vestita
sembra imprigionata
da queste antichità
e invece scopro che Carmen
ha un nome, un parlare
più libero del mio;
e aprendo un libro
mi mostra figure
di viaggi nei deserti.
Sul nero pianoforte
ci sono fresche orchidee.
Quando negli occhi non mi guarda
me la immagino bambina,
accompagnata per mano
da nonni con facce serie.
Ma è diversa la sua voce
e l’intenso sguardo suo,
che mi viene a cercare
per dirmi che è giovane
pur se vestita all’antica.