Giuliana Raffaelli Bonassi

PRESEPI

A Natale il mondo si cosparge di presepi. Sono creazioni naïf o raffinate che risentono dell’anima di un popolo e che lo esprimono in un totale nitore.
Difficile, invece, leggere dentro i personaggi che la Notte Santa ha reso protagonisti. Per questo, dal multiforme fondale del presepe,
   ne ho ritagliato uno tra i più significativi: l’Angelo.

L’Angelo, trasparenza di Dio,
attendeva l’ora con lo stupore
di un bimbo toccato dal miracolo.
I suoi giorni chiari si erano
colmati, fino a grondarne,
di un nome: Gesù.

Solo non sapeva, lui, dove mai
quel Bimbo si sarebbe collocato,
se neppure il Paradiso gli era
degna dimora.
E quando apprese di quel villaggio
bianco arroccato sulla collina,
di quella casa del pane calcinata
dal sole, l’Angelo s’intristì.
Fu notte e fu giorno sulle colline
di Giuda, sulle gibbosità del
deserto, sui laghi salati come mari.

Ma quando l’Angelo scese con miriadi
di altri Angeli da lui diversi
e con lui beati, fu soltanto giorno,
un giorno bianco come nessuno.

E l’Angelo per un istante rimpianse
di non essere un uomo.