da Espressoedit.it 15.07.1999

Telefonare costa troppo
È liberismo col trucco: le tariffe calano, ma i consumi esplodono...
di GIORGIO BOCCA

Quando uno finisce di parlare di questo confuso tempo, o di scriverne, c'è sempre qualcuno che alza la manina e dice con sussiego:«D'accordo, lei vede ciò che non va, ma perché non fa delle proposte in positivo?». Come dire a uno che sta al volante di una macchina impazzita: scusi, ma perché non si ferma?

Ho percorso in questi giorni le autostrade padane, che il signor Kinnock dell'Unione europea ci esorta ad allargare. Sono decine di'anni che le allarghiamo, e il risultato è che da Milano a Bergamo o a Como si va spesso a passo d'uomo, in file ininterrotte di fabbriche e fabbrichette che fumano caligine come nel giorno della fine del mondo. Proposte in positivo? La buona volontà non manca, ma vediamo che cosa davvero si può fare.

Abbiamo un sistema finanziario che presta il denaro a chi ce l'ha perché ne faccia ancora di più e lo nega a chi non ce l'ha; e che progetta in continuazione opere sicuramente dannose al vivere civile, altre autostrade, ferrovie ad alta velocità, trafori che ammorberanno l'aria e la riempiranno di fragori. Dalle mie parti, nel Cuneese, vogliono costruire un'autostrada che per trafori alpini dovrebbe raggiungere Nizza. A farci che cosa non si capisce.

Una regola aurea del capitalismo è di non lasciare fermo il denaro; per questo i banchieri del Rinascimento inventarono le cambiali. Ma il gigantesco movimento di denaro attuale, con le megafusioni di banche, le Opa, le privatizzazioni, sfugge a spiegazioni chiare. Forse agli uomini del capitale piace il gioco di Monopoli che si fa scambiando sulla carta montagne di miliardi, ma restando, alla fine del gioco, al punto di prima; o forse, ipotesi più probabile, quelli che hanno le mani in pasta nel denaro sanno che in questi suoi andirivieni, in questi suoi accoppiamenti e separazioni un po' ne rimane attaccato alle mani di chi ci sa fare.

La speculazione nell'immobilità è un non senso, e aiutare le cose a muoversi può tornare utile. Sarà per questo che il Comune di Milano e altri stanno vendendo ai privati tutto ciò che avevano messo assieme nel secolo: farmacie, trasporti, cooperative, acquedotti. Proprio nel tempo in cui un calmiere pubblico, un pubblico controllo di un mercato spesso irresponsabile sarebbero augurabili.

Si parla spesso a vanvera di "pensiero unico" capitalistico, comE Se fosse lo Spirito Santo. Il baronetto Ralf Dahrendorf ha opportunamente ricordato che il padre di questo pensiero unico, il capitalismo globale, non è un monolito come il comunismo sovietico: resta un sistema snodato, dialettico.

Ma che sia dominante l'invito a diminuire i costi e ad aumentare i profitti pare evidente, e che da esso nascano retoriche ambigue, propagande interessate e disinformazioni pare accertato. Ogni giorno i liberisti ci fanno sapere che con il privato i costi saranno più bassi e la qualità migliore. Ma spesso sono trucchi. Si diminuiscono di poco le tariffe, ma si aumentano i consumi.

Gli italiani non hanno mai speso tanto per telefonare come oggi. E mai i servizi telefonici automatizzati sono stati più confusionari e petulanti: non fai in tempo ad alzare la cornetta che già una voce registrata ti intima di fare quello che hai appena fatto. Forse non sono un buon contabile, ma i mutamenti di gestione privata, pubblica, di nuovo privata non hanno impedito alle bollette di essere sempre più care e sempre più ermetiche.

Aveva ragione l'abate Le Muisis a dire nel suo volgare rude: «En monnaie est le cose moult obscure, elles s'en vont haut e bas e ne sent on que faire». C'è chi fa le Opa e chi ne legge sui giornali senza capire chi c'è dietro e chi alla fine ne trarrà vantaggio. Che servano a farci su un po' di miliardi pare assodato, ma il resto rimane "moult obscure".