da l'Espresso (29.07.1999)

L'ALTRA FACCIA DEL BOOM ONLINE

Chi l'ha detto che Internet è gratis?

Tiscali. Infostrada. Telecom. Ma all'ingresso libero in rete c'è un freno: gli scatti. E quando arriva l'accesso veloce...
di Franco Carlini

Dopo Tiscali con il suo Freenet (http://www.tiscali.it) ecco Infostrada con Libero (http://www.libero.it), e dietro l'angolo si affacciano Tin, Flashnet, probabilmente Wind e altri fornitori di accesso libero alla rete. Il modello dell'Internet gratuita dilaga: niente canone per entrare nella rete, si pagano solo gli scatti telefonici.

L'idea è d'importazione: viene esattamente dall'Inghilterra dove la catena di elettronica Dixons l'ha proposta per prima nell'autunno scorso con il suo Freeserve, arrivando di slancio a 1.200.000 abbonati. Questo stesso gruppo oggi si prepara a capitalizzare anche in Borsa il successo. In Francia sono almeno sei gli operatori telefonici che propongono formule del genere; tre in Svizzera.

In Italia Renato Soru, l'inventore di Tiscali, ha conquistato in pochi mesi un significativo vantaggio sui concorrenti, schizzando a 240 mila abbonati tra Milano, Roma e la Sardegna. Ora la copertura sta per diventare nazionale e per Natale Soru conta di avere un milione di abbonati, ma non per questo batte la grancassa: «Cerchiamo di non essere ingenui», ha dichiarato al "New York Times", «come il mercato diventa più concorrenziale, i costi tenderanno a scendere e questo business, basato sulle tariffe di interconnessione, non durerà all'infinito».

In pratica agli operatori telefonici alternativi come Tiscali viene riconosciuta dalle Telecom nazionali una certa percentuale sul traffico che portano. I margini sono abbastanza ristretti, attorno alle 21 lire per scatto, ma tali da permettere di regalare l'accesso a Internet. Soru sa benissimo che un abbonato senza canone non vale nulla se non porta traffico. E poi non c'è fidelizzazione: dato che tutto è gratuito, molti si abboneranno a diversi provider, utilizzando l'uno o l'altro a seconda dei servizi offerti; entreranno in rete per l'una o per l'altra porta a seconda del numero di modem liberi, della velocità delle connessioni, della ricchezza delle proposte contenute nel "portale" d'ingresso.

Per questo Tiscali associa ai suoi punti di accesso della rete (in linguaggio tecnico: Pop) un servizio di commercio elettronico, candidandosi a divenire uno dei protagonisti del mercato italiano online. Sarà guerra a settembre, con tre-quattro grandi portali a contendersi gli ancora pochi consumatori digitali.

Tanto successo potrebbe annullare le speranze governative, vagamente enunciate anche nel Dpef e nel recente Forum per la Società dell'Informazione (http://www.palazzochigi.it/fsi), di stimolare la crescita della rete italiana attraverso tariffe più contenute: senza canone Internet un utente infatti risparmia circa 300 mila lire all'anno, ma la spesa grossa restano gli implacabili scatti della Tut, la telefonata a tempo: 42 lire al minuto che scendono a 23 nelle ore di basso traffico; si tratta di quasi un milione all'anno per chi stia collegato un'ora al giorno, magari per lavoro.

La preoccupazione del governo è confermata da tutte le statistiche: infatti i modelli di comportamento e di consumo cambiano vistosamente se la connessione è a tempo o a forfait. Quando America Online (http://www.aol.com), il maggiore provider al mondo, ha cominciato a offrire una "tariffa piatta" (un canone fisso, indipendente dal tempo di collegamento e senza scatti) il tempo medio di connessione giornaliera dei suoi abbonati è schizzato da 14 a 55 minuti. Non più mordi e fuggi, ma uno shopping lento o una lettura tranquilla: solo da lì si sviluppano gli affari e crescono gli utenti.

Ma un altro scenario si delinea, un'altra grande partita che potrebbe cambiare di nuovo le carte in tavola a tutti. È l'Internet veloce, con tanta banda passante in grado di convogliare finalmente anche suoni e video in diretta. Telecom Italia non l'ha ancora annunciato ufficialmente ma è pronta: in autunno comincerà a offrire in 25 città italiane dei collegamenti digitali con tecnologia Dsl. Dietro la sigla, che vuol dire Digital Subscriber Loop, si cela una tecnica ingegnosa e ormai matura per strizzare negli attuali fili del telefono molti dati in più nell'unità di tempo: almeno 2 Megabit al secondo ma anche 4 Megabit (i più veloci tra i modem attuali vanno a 56 kbit al secondo).

La sperimentazione era iniziata nello scorso novembre a Roma, Milano, Torino, Bologna, Brescia, Padova e Trieste. Ora andrà sul mercato attraverso la rete Interbusiness (http://www.interbusiness.it). Del resto la rete telefonica italiana è adatta a queste prestazioni perché rinnovata negli anni recenti. Il Dsl, per funzionare bene, richiede che sia breve il tratto di cavo telefonico tra l'apparato domestico e gli armadi di strada; in altri paesi questo è un problema, ma non nelle aree urbane del nostro paese dove gli armadi sono a 2-300 metri.

L'offerta Telecom-Interbusiness sarà rivolta soprattutto ai clienti affari e sembra che avrà dei prezzi ancora piuttosto alti, attorno agli 8 milioni di abbonamento annuo. Il motivo è presto detto: Telecom Italia non vuole cannibalizzare le sue altre offerte di circuiti telefonici in affitto.

Oltralpe, France Télécom ha ottenuto dal governo, giusto la settimana scorsa, l'autorizzazione al suo nuovo servizio Dsl chiamato "Netissimo", che debutterà in novembre: 265 franchi al mese (78 mila lire) per un accesso illimitato, senza scatti, a Parigi e a Vanves, Issy-les-Moulineaux e Neuilly-sur-Seine. Chi voglia ancora più banda potrà usufruire di "Netissimo 2", a 700 franchi al mese.

Alla somma va aggiunto l'acquisto della borchia di connessione, che fa la funzione del vecchio modem e che vale attorno ai duemila franchi (circa 600 mila lire). La decisione comunque non è stata indolore: infatti l'Autorité de régulation des télécommunications (http: //www.art-telecom. fr) ha protestato con il governo perché voleva avere voce in capitolo sulle tariffe proposte e soprattutto sulle condizioni della concorrenza. È una questione che si riproporrà ovunque, con le nuove reti a larga banda e che potrebbe investire anche l'Italia: secondo l'Art le nuove reti, anche se realizzate da un unico operatore (di solito l'ex monopolista), devono essere fruibili da tutti i fornitori di servizi Internet su piani di assoluta parità, esattamente come le autostrade, liberamente percorribili da ogni veicolo di qualsiasi azienda.

Altrimenti il monopolista acquista un indebito vantaggio. La situazione francese si delinea interessante ma complicata perché chi voglia usare il nuovo servizio dovrà abbonarsi sia a Netissimo che a un Internet Provider attrezzato per le nuove connessioni, e dunque i costi salgono ancora. Con tecnologie completamente diverse, ma con gli stessi rischi di monopolio, è quanto sta succedendo negli Stati Uniti, dopo l'irruzione di At&t nelle televisioni via cavo.

Il colosso telefonico ha investito circa 120 miliardi di dollari per acquisire dei network locali attraverso cui offrire, oltre alla televisione, anche le telefonate e gli accessi Internet a larga banda con tecnologia cable modem, realizzati dalla azienda controllata @Home. Il risultato è che chi vuole abbonarsi, per esempio, ad America Online ad alta velocità, deve fare due contratti, l'uno con @Home e l'altro con Aol. Due Stati americani, alle estremità opposte del paese, Oregon e Florida, hanno rifiutato di concedere la licenza per questi nuovi servizi, a meno che la rete di At&t-@Home non venga aperta anche alla concorrenza come fosse una sorta di servizio universale.

Anche le altre compagnie telefoniche americane si stanno dando da fare per rispondere alla crescente domanda di larga banda; per esempio Bell Atlantic ha cominciato a vendere il suo Dsl a Manhattan a un prezzo variabile tra i 50 e i 90 dollari mensili, a seconda delle prestazioni. Le previsioni parlano di una imminente esplosione: due milioni di abbonati alla larga banda nei soli Stati Uniti nel prossimo anno.

E un piccolo annuncio di questi giorni conferma la tendenza: Intel, la casa che fornisce i microprocessori alla gran parte dei personal computer del mondo, offrirà in autunno un modem Dsl inserito direttamente nella piastra base dei computer, per consentire connessioni sempre aperte. Lo fa in accordo con Cisco (azienda leader nel settore dei computer che smistano il traffico). Non è ardito immaginare che presto molti dei computer in vendita avranno il loro bravo "modem Dsl" incorporato, come già oggi avviene con il Cd Rom. Ovviamente si tratta di servizi nuovi a elevate prestazioni, e dunque il prezzo è alto; si rivolgono per ora a fasce di utenti professionali o a piccole aziende. Ma la tendenza è quella, e anche in questo caso il prezzo della connessione scenderà inevitabilmente, per l'effetto congiunto delle tecnologie e della concorrenza. Almeno dove questa c'è.