Niente trasparenza con la scusa della privacy

Sull'uso pretestuoso della privacy in Italia per imporre l'oscuramento delle bollette agli utenti, interviene su nostra sollecitazione l'avv. Luca De Grazia su Diritto&Media di Affari Italiani
 
L'avvocato risponde
http://www.affaritaliani.it/forum/editor_index.html

La risposta dell'Avv. De Grazia:

Il quesito posto dal lettore è - a mio parere - ancora una volta rivelatore di come la c.d. legge sulla privacy sia di fatto interpretata in maniera spesso esagerata e si presti comunque, da parte del legislatore, ad un uso praticamente mistificante della legge stessa.

D'altra parte nel caso di specie neppure un Garante ha brillato per perspicacia, in quanto non solo ha avallato un provvedimento che non avrebbe neppure dovuto esistere, ma - oltre al danno anche la beffa - ha anche statuito che in caso di contestazione "seria" la Telecom (ovvero altra società) sia costretta a fornire i tabulati completi, almeno limitatamente ai numeri contestati.

Le risposte possibili sono due, una strettamente legale e l'altra più generale. Cominciando dalla seconda, sarebbe proprio il caso che una buona volta si smettesse di agitare lo spettro della tanto paventata "privacy" per evitare di fornire dei dati che secondo me sono essenziali al rapporto contrattuale; come utente devo accettare "per buoni" i tabulati Telecom ma non posso controllare con esattezza i numeri chiamati.

E' di tutta evidenza come in realtà il problema "privacy" sia soltanto una scusa, per i seguenti ordini di motivi:

1) con la diffusione dei cellulari a basso costo e con le schede ricaricabili, praticamente ogni famiglia ha tre o quattro telefoni, e quindi ognuno può comunicare con chi vuole in assoluta libertà;

2) se io so che un numero è "da controllare", incarico un investigatore e risolvo il problema;

3) oscurare ben tre cifre su una numerazione di composta da sei cifre totali (come quella esistente in moltissime città) equivale praticamente a "non fornire" i dati; sarebbe stato meglio viatarne "tout court" la diffusione.

Per mera notizia comunico che nei primi giorni di settembre pubblicherò un breve saggio dove esporrò i motivi per cui il Garante può essere considerato per molti versi "incostituzionale", in particolare con riferimento ai provvedimenti presi a seguito di ricorsi delle parti. D'altra parte il rimedio esiste, magari un po' farraginoso ed all'italiana, ma esiste.

E' infatti sufficiente contestare alla Telecom, con lettera raccomandata A.R., alcuni numeri della bolletta che si ritengono "non chiamati"; porre alla stessa un termine abbastanza breve (7-10 giorni) per provvedere alla comunicazione integrale dei numeri ed, in caso di mancata risposta (benché prevedibile) promuovere una azione di accertamento negativo (cioè chiedere che il Giudice si pronunci sulla "non dovutezza" delle somme) dinanzi al Giudice di Pace territorialemente "più comodo".

In effetti la competenza dovrebbe essere quella del Giudice di Pace di Torino, sede della Telecom, ma se la stessa Telecom non si costituisce in giudizio la competenza rimane radicata nel Giudice adito. Da tenere presente che la causa non ha necessità di patrocinio di legale se è inferiore ai due milioni di lire, anche se ci si espone ad ovvi rischi.

Certo sarebbe bello vedere "...l'effetto che fa(nno)..." 26 milioni di ricorsi......
Per quanto mi riguarda, sono a disposizione per redigere un atto in fac-simile, da rendere reperibile attraverso la rivista, al quale rifarsi per l'azione sopra spiegata.
Chissà che per una volta migliaia di Davide non riescano a sconfiggere il Golia di turno...;-)

Avv. Luca De Grazia