Non e' la TUT il problema, ma la Telecom

Checche' ne dica l'ineffabile ministro Cardinale, il costo della TUT e' la piu' grossa palla al piede per lo sviluppo di Internet in Italia.

Ci si ostina a dire di no, e si fa l'esempio -sbagliato- dei telefonini. Ma come si possono paragonare due mezzi cosi' differenti? Il telefonino lo si utilizza generalmente per alcuni minuti, ed e' assurdo pensare ad un utilizzo serio della rete coi minuti contati.

Non a caso Internet ha avuto il maggior sviluppo, anche in termini economici, laddove non esiste l'aberrazione della tariffa TUT.

Come si puo' pensare che la rete decolli in un paese come l'Italia, cronicamente in ritardo su tutto, e nel quale il gestore telefonico monopolista applica tariffe assai piu' elevate rispetto agli altri paesi europei, per non parlare degli USA in cui i provider pagano le linee un decimo di quello che costano nel nostro paese?

Facciamo allora un paragone banale: quanti guarderebbero la televisione se costasse 2.600 lire l'ora?

Si sostiene che 2.600 lire l'ora nella fascia diurna, e 1400 in quella serale, non sarebbero poi molte. Proviamo allora a fare due conti ipotizzando un utilizzo di Internet analogo, grossomodo, a quello televisivo: diciamo un paio d'ore di giorno e un paio la sera. Sono 8.000 lire giornaliere, 240.000 al mese, ovvero 480.000 lire a bolletta, senza considerare il canone, l'abbonamento al provider, il costo del computer, ecc.

Se si pensa che Internet possa decollare con costi del genere, auguri vivissimi…

Si continua invece con la disinformazione ad arte, cercando di far credere che le tariffe telefoniche italiane non siano care, anzi (come nello spot "le tariffe urbane piu' basse d'Europa" pubblicita' Telecom bocciata dall'Antitrust come ingannevole, provvedimento n. 5942, PI1643, 30/04/98, Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato).

E si insiste nel confrontare capziosamente le tariffe tra i vari paesi senza tenere conto di un fattore fondamentale: il reale potere d'acquisto! E' infatti evidente che il costo di un determinato bene o servizio puo' avere un "peso" ben differente a seconda del reddito.

Ebbene, il Corriere della Sera il 2 gennaio 1999 ha pubblicato una ricerca dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che confrontava il costo in euro di una telefonata urbana di 3 minuti nei paesi dell'Unione Europea, considerando il reale potere d'acquisto di ciascun paese: secondo la tabella pubblicata dal "Corriere" si e' scoperto che l'Italia, alla faccia di tante strombazzate pubblicita', ha le tariffe telefoniche non solo piu' care d'Europa ma forse del mondo: quasi il triplo della media UE! Altro che tariffe urbane piu' basse d'Europa!

Il problema vero quindi non e' la tariffa TUT ma il monopolio di Telecom Italia.

Come ha giustamente scritto Carlini nel suo articolo sull'Epresso (www.espressoedit.it), condivisibile al 100%, la dimostrazione di quanto siano gonfiate le tariffe e' l'arrivo del gestore Tiscali sul mercato, che com'e' noto offre l'accesso gratis contentandosi di una piccola parte della tariffa urbana.

Del resto, tutti ci ricordiamo le spaventose tariffe Telecom dei primi telefonini, che guarda caso hanno cominciato a scendere, e di parecchio, quando e' arrivata Omnitel, e ancor piu' quando sono arrivati altri gestori a fare un po' di concorrenza.

Si apra quindi il mercato anche sulle urbane, ma sul serio, e si lasci pure Telecom Italia libera di tenersi la TUT, la TAT o il canone a 100 mila lire al mese. Gli utenti potranno finalmente *scegliere*.

Il monopolio sulle urbane e' quindi la prima causa dell'arretratezza del nostro sistema telefonico, che ora si ripercuote su un settore sempre piu' vitale per il futuro del paese come la telematica.

Puo' davvero la quinta potenza industriale del mondo occidentale permettersi tutto questo solo per far piacere a Telecom Italia?

Meditare prego.

AGH