Lettera aperta a Giancarlo Livraghi e Manlio Cammarata

Ultimamente stiamo assistendo a varie prese di posizione riguardo al problema dei costi telefonici e allo sviluppo e diffusione di Internet in Italia.

Abbiamo gia' capito che aria tira al Governo e all'Authority delle Comunicazioni: il ministro Cardinale, il presidente Cheli e la commissaria Manacorda sono compatti a dire che "la TUT non e' un problema". Il problema vero -dicono- e' l'arretratezza culturale italiana (sic!).

Peccato che questi paladini della TUT (e della Telecom) non dicano che questa arretratezza si deve soprattutto a scelte politiche miopi e alla difesa strenua del monopolio di Telecom Italia, che di fatto ha ingessato un settore potenzialmente ricco di possibilita', e che oggi ci vede superati persino dalla Croazia.

Purtroppo, a dar manforte ai difensori della TUT accorrono anche illustri personaggi, come ad esempio Gianfranco Livraghi, "santone" della pubblicita' italiana, e Manlio Cammarata, direttore di Interlex (N. 91 - 21 luglio 1999).

Noi invece riteniamo che il costo elevato della TUT (quasi il triplo della media in Europa, Corriere della Sera 2/10/199) e le tariffe alluncinanti che Telecom infligge ai provider siano invece un freno eccezionale a qualsiasi sviluppo, presente e futuro.

D'altronde i numeri parlano chiaro: i provider italiani, per l'affitto delle linee a Telecom Italia, debbono pagare mediamente il doppio rispetto ai loro colleghi europei , e addirittura fino a 10 volte rispetto a quello che paga un provider americano. E poi ci meravigliamo che l'Italia sia il fanalino di coda in Europa?

Questa la nostra replica a Livraghi e Cammarata.

COSTI TELEFONICI:
NON AVETE PANE? MANGIATE BRIOCHES!

Spero sara' consentito replicare, da semplici utenti con normali stipendi, alle argomentazioni di Gianfranco Livraghi e Manlio Cammarata sul problema dei costi telefonici (Interlex N. 91 - 21 luglio 1999).

Com'e' noto, questi due autorevoli personaggi avallano la tesi secondo la quale la TUT non sarebbe uno dei principali ostacoli alla diffusione di Internet.

Noi non sappiamo dove vivano i due autorevoli personaggi, se nel Principato di Monaco, nel Lichtenstein o nelle Isole Cayman. Se vivono in Italia, abbiamo fondate ragioni di pensare che il loro stipendio sia notevolmente superiore alla media. Di converso noi sappiamo, per certo, che per qualsiasi famiglia media italiana il telefono rappresenta un costo non indifferente nell'economia domestica.

Ma veniamo ad una delle argomentazioni "forti" di Livraghi:

"Se parliamo con una persona che non ha mai usato la rete, o lo ha fatto solo occasionalmente, ci sentiamo ritualmente ripetere che "costa troppo". Se ragioniamo con un po' di calma e spieghiamo i fatti, ci sentiamo rispondere: "Davvero? Ma allora costa poco". Ne consegue che poi quella persona decide di collegarsi? Spesso no; ma per motivi che nulla hanno a che fare con il costo della connessione".

Se abbiamo capito bene l'esempio di Livraghi, l'opinione che la TUT non sia cara deriva in realta' da persone che dichiarano di non usare affatto la rete perche' sono convinte che e' cara :((

Ci pare un'argomentazione a dir poco stravagante, la cui logica ci sfugge completamente... Ma questo e' sicuramente un nostro limite. Stupisce comunque che si preferisca sentire l'opinione di gente che non usa la rete -e che quindi NON ne conosce neppure i costi effettivi- piuttosto che i pareri delle persone che la utilizzano frequentemente.

E' un po' come chiedere a chi non ha mai giocato a golf se e' caro giocare a golf (tra l'altro, di solito i giocatori di golf rispondono invariabilmente di no, mentre quelli che si sono lasciati convincere, non avendone i mezzi, diventano ben presto ex-giocatori di golf ).

Ma c'e' di peggio. Si insiste ancora col confronto perverso Internet-telefonino, che e' come paragonare un ferro da stiro ad una bistecchiera.

Scrive ancora il Nostro:

"Come ho gia' detto varie volte, che lo scarso uso della rete non sia determinato dalla "tariffa urbana" e' dimostrato clamorosamente da un fatto: la telefonia mobile, con costi enormemente piu' alti, e' molto piu' diffusa in Italia dell'Internet."

Anche un illustre personaggio come Livraghi purtroppo si fa irretire dal paragone improprio Internet-telefonino, che non tiene conto che il telefonino costa si' piu' del telefono fisso, ma comunque molto meno di Internet e, soprattutto, che il suo utilizzo e' assolutamente differente.

Prima domanda banale: quanto costa un telefonino? E quanto costa un personal computer? E soprattutto: per quanti minuti si utilizza il telefonino, mediamente, ogni giorno? 10 minuti, 20, mezz'ora? Esageriamo: un'ora? C'e' qualcuno che riesce davvero a sfruttare tutte le possibilita' della rete in 10 minuti, 20, mezz'ora o anche un'ora? Siamo seri.

A beneficio dei disattenti, rifacciamo allora i famosi "due conti della serva": supponiamo tre ore giornaliere (uno sforzo, via), una durante il giorno e due alla sera. Fanno grosso modo 4000 lire al di', 80 mila al mese (20 giorni), 960.000 all'anno. Vogliamo considerare l'amato -e obbligatorio- canone Telecom? Consideriamolo: sono altre 240.000 lire.

Vogliamo navigare decorosamente? Aggiungiamo l'abbonamento al provider, altre 250.000 cocuzze. Siamo gia' a 1 milione e mezzo. Ah dimenticavamo, ci vuole anche uno straccio di computer: per sfruttare decentemente la rete con le applicazioni multimediali bisogna scucire almeno altri 2 milioni. D'accordo, il pc multimediale non e' strettamente necessario, ma sarebbe come accendere il televisore per guardare le immagini senza il sonoro o viceversa.

E siamo a 3 milioni e mezzo. A tirare alla lira. Questo per iniziare. Abbiamo considerato tre orette al di': sappiamo tutti pero' che 3 ore *volano* se si comincia a fare ricerche, se si ascolta un po' di musica, se si "chatta" un pochetto, sempre comunque con l'odioso cronometro alla mano.

E a 2500 lire l'ora di giorno e 1400 la sera, si fa presto a ricevere a fine mese una bolletta da levar la pelle. Si dira' che c'e' la "formula urbana", 50% di sconto. Lo vogliamo dire forte e chiaro, una volta per tutte, che e' una vergognosa presa in giro? Perche' nessuno dice che c'e' un canone aggiuntivo da pagare di 6000 lire a bolletta (piu' 10 mila di attivazione), che si rimangia qualsiasi convenienza?

Secondo tutte le statistiche, l'Italia e' paurosamente indietro riguardo a informatica e telematica rispetto agli altri paesi. Gli ultimi dati Istat dicono che tra poveri e "quasi poveri" arriviamo nel nostro paese a quasi il 20% della popolazione.


Un impiegato medio non arriva neppure a due milioni al mese. E non parliamo del pensionato che vive con un milione al mese o peggio ancora con "la minima", che ne ha gia' pieni i coglioni ad andare ai giardinetti a guardare i pesci rossi nel laghetto. Lo studente? Via, spesso frequenta l'universita' fino a 30 anni, non ha mai una lira e vive sulle spalle di mamma' (da disoccupato) fino a 35. E ci meravigliamo che l'Italia sia il paese piu' arretrato riguardo a Internet?

Cammarata, direttore di Interlex, da' senz'altro manforte a Livraghi:

"Ghezzer fa due conti, ipotizzando collegamenti quotidiani di due ore, tutti i giorni, e ottiene una somma non indifferente. Ma il punto di partenza non e' condivisibile, perche' settecento ore l'anno sono un tempo esagerato: le statistiche mostrano che in questa fase dello sviluppo della rete sono pochissimi gli abbonati che superano la mezz'ora quotidiana. Certo, se non ci fosse la TUT i collegamenti sarebbero piu' lunghi: quanto piu' lunghi?"

Appunto, quanto? Nessuno lo sa. E' certo solo che se la TUT costasse meno la gente si collegherebbe di piu'. Cammarata dice poi che 700 ore l'anno "sono un tempo esagerato". Ma esagerato rispetto a che? Di certo non rispetto alla televisione, se e' vero che mediamente la si guarda per 3 ore e mezza a testa, ovvero quasi 1300 ore l'anno, cioe' quasi il doppio.

E comunque non si capisce perche' lo stesso tempo trascorso passivamente davanti alla Scatola non potrebbe essere [meglio] utilizzato per ascoltare le web-radio, navigare nei siti, chattare con gli amici ecc. E vogliamo, signori, considerare anche per un solo momento la possibilita' dell'e-commerce o del famoso telelavoro di cui tanto si straparla?

Torniamo a Livraghi, che insiste:

"Con due minuti di connessione urbana (150 lire) si possono mandare e ricevere cento o piu' messaggi e-mail. Una lettera spedita per posta costa 800 lire (piu' carta, busta e il tempo di andarla a imbucare) - e molto di piu' se non e' una semplice lettera ma un documento che supera il peso di 20 grammi. Un fax, se fuori dalla zona telefonica, costa molto di piu'."

Ma chi e' che scrive 100 o piu' messaggi e-mail? E soprattutto: chi e' il criminale che li spedisce tutti e cento? :D
Che Internet offra molti vantaggi e' fuor di dubbio, ma non si puo' pretendere di imporre l'uso della rete solo ai grafomani della posta elettronica. La rete e' anche web, chat, e molte altre cose!

Sempre Livraghi:

"Una persona che in un anno facesse venti o trenta interurbane (o fax) in meno, ed evitasse di spedire qualche decina di lettere o cartoline, avrebbe risparmiato piu' di quanto costa usare la rete. E' sorprendente constatare quante persone, nonostante il gran parlare che si fa dell'Internet, non si rendono conto di questo fatto.
Credo che molte persone potrebbero risparmiare parecchio nell'uso della rete se sapessero quante cose si possono fare "offline" invece di restare collegati per molto tempo".

Questa poi… Ecco davvero una bella invenzione: la "rete" off-line…:(((
Sarebbe come dire a un tale di Milano che deve recarsi a Roma: fermati a Firenze! Anzi, non partire proprio. Sapessi quante belle cose puoi fare a Milano…

Livraghi sembra piu' ragionevole quando dice:

"Poiche' in altre occasioni sono stato mal capito, vorrei chiarire che non propongo di penalizzare chi fa collegamenti lunghi. Ognuno deve essere libero di fare come vuole - e ci sono usi della rete che rendono necessarie connessioni non brevi: variabili da operazioni impegnative come il trasferimento di software ad attivita' generalmente private e spesso "ludiche" (ma non per questo meno utili e legittime) come le chat. I costi non sono esorbitanti... un'ora di collegamento in ore serali costa 1500 lire: cioe' meno che farsi spedire un CD o andare al bar con gli amici - e meno di un biglietto del tram."

Qui onestamente ci sono cadute le braccia: si piglia come esempio sempre e solo il costo serale! Volete una rete di nottambuli? Ditelo! Perche' non si citano mai le 2500 lire l'ora durante il giorno? Questa benedetta Internet vogliamo sia utilizzata di piu' o no? Vogliamo relegarla a gente che vive solo di notte, come i pipistrelli?

E' come dire: non andare al cinema il sabato sera, vacci di lunedi' mattina che costa meno. E grazie tante! Il lunedi' mattina i cinema saranno ovviamente deserti. Preghiamo poi calorosamente Livraghi di segnalarci il bar che frequenta abitualmente con gli amici a 1500 lire… (l'ora???)

Si tira fuori infine -ancora!- il paragone col caffe' o col biglietto del tram. Provate a dire allora ad un qualsiasi automobilista che la benzina non e' cara: 2000 lire al litro, cosa vuoi che sia... Poco piu' di un caffe' e di un biglietto del tram, e puoi andare a zonzo per una decina di km...
Anzi, meglio: lasciala in garage e vai a fare due passi, che ci guadagni in salute. Questo e' purtroppo e' il tenore dei paragoni che ci tocca sentire… :(

Il peraltro ottimo Livraghi nel finale del suo ponderoso articolo si dilunga ad esaminare le soluzioni che potrebbero favorire lo sviluppo della rete, e fa egli stesso delle proposte o degli auspici…
In linea di massima possiamo condividere tutto o quasi tutto, pero' bisogna anche dire che il difetto, come si dice, sta nel manico. Perche' quando si parla di telefonia in Italia si gira sempre intorno al problema fondamentale: il monopolio di Telecom Italia.

Si e' svenduto un patrimonio pubblico, cioe' la telefonia nazionale creata coi soldini dei contribuenti, ai privati, e ora si levano ipocritamente le grida di dolore per "l'arretratezza culturale" degli italiani. E si pretenderebbe magari che il monopolista, ora privatizzato, rinunciasse di sua iniziativa alle rendite di posizione [dominante], sancite con tanto di leggi compiacenti. E' qui il problema di fondo e non la TUT, la TAT e le altre astruserie per spillar quattrini all'utente bue monopolizzato. Si liberalizzi questo benedetto mercato una buona volte per tutte! Poi gli utenti potranno finalmente *scegliere*!

Negli Stati Uniti, che almeno da questo punto di vista sono un paese un po' piu' serio e democratico del nostro, non si e' esitato a smantellare il colosso telefonico At&T per favorire la concorrenza. Qui da noi invece si e' fatto l'opposto, blindando il monopolio del principale gestore telefonico nazionale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Il Ministro Cardinale, la commissaria dell'Authority Manacorda e tanti altri che sostengono che la TUT non e' un problema ci ricordano un po' la regina di Francia Maria Antonietta, che di fronte alle invocazioni del popolo affamato rispose: "Non avete pane? Mangiate brioches!".

Cordialita'.
Alessandro Ghezzer
ghezzer@iquebec.com

PS: Maria Antonietta mori' ghigliottinata.