Ci crogioliamo fra SMS, tariffe business e family, cellulari miniaturizzati e metallizzati e dimentichiamo ciò che conta

Rete, il ritardo snob dell'Italia
Fonte: Punto Informatico

21/4/1999 - Roma - L'Italia naviga ormai da qualche anno dentro una anomalia tecnologica. Quasi nessuno se ne occupa. Un'anomalia apparentemente innocua. Per qualcuno è addirittura un segno di modernità tout court.

Un italiano su due ormai possiede un telefono cellulare. Per una ragione misteriosa i telefonini si sono diffusi nel nostro paese come da nessun altra parte nel pianeta. I gestori della telefonia mobile si moltiplicano e presentano ogni anno bilanci con attivi straordinari.

È stato appena pubblicato quello di Omnitel. Nel primo trimestre 1999 i ricavi sono aumentati del 104 per cento. Il traffico telefonico si sposta quindi sempre di più dalla rete fissa a quella mobile: il che vorrebbe dire da dove costa 1 a dove costa 20. Con buona pace degli italiani che riescono persino ad offendersi per modesti incrementi tariffari postnatalizi.

Cosa ha a che fare questo con Internet? Nulla e moltissimo. Nulla perché, apparentemente, il mancato sviluppo di Internet in Italia dove l'accesso alla rete è ancora a livelli da terzo mondo lo si può attribuire a mille ragioni diverse ma di certo non al successo della telefonia mobile. Moltissimo perchè la presenza di 20 milioni di cellulari condiziona sempre di più le scelte commerciali delle compagnie telefoniche che nella grande maggioranza si stanno preparando a diventare anche gli unici fornitori diretti di connettività Internet nel nostro paese.

Accedere al web o alla posta elettronica da un telefono cellulare è come cercare di lavarsi i capelli dentro un bicchiere: questo indipendentemente dai comprensibili e miracolosi progressi della microelettronica.

E allora il senso di questo articolo sta tutto qui: nel dire che quella che Omnitel ha annunciato in questi giorni come la nuova frontiera dell'accesso a Internet attraverso i cellulari è un'idea che può trovare larga eco solo dove l'ignoranza su cosa sia effettivamente la rete sia capillarmente diffusa. La seconda compagnia telefonica italiana, per prima in Europa, investirà 100 miliardi per consentire il collegamento alla rete dal display del telefonino, per navigare "vocalmente" nel web e, in un futuro non troppo lontano -ha dichiarato l'amministratore delegato Silvio Scaglia - per poter ricevere video e trasmissioni televisive sul cellulare.

Ogni ulteriore commento pare inutile. Se infatti l'investimento commercialmente annunciato ha un senso proprio per la amplissima diffusione della telefonia mobile in Italia e anche perchè comunque in tutto il mondo il protocollo WAP (Wireless Application Protocol) è in fase di avanzato sviluppo, per l'ennesima volta si batte la grancassa per annunciare scelte anomale che rischiano di accentuare, invece che di ridurlo, il nostro divario tecnologico con gli altri paesi avanzati.

Le società per azioni non sono fondazioni culturali: non hanno obblighi di alcun tipo nemmeno inerenti l'orientamento tecnologico dello sviluppo di una nazione. Quindi fa benissimo Omnitel a intraprendere iniziative come quella della Internet Vocale via cellulare.

Per l'ennesima volta saremo orgogliosamente i primi in Europa in qualcosa che serve poco o nulla e che a quasi nessuno interessa, mentre rimaniamo gli ultimi, o quasi, in campi di sviluppo ben più importanti nei quali si gioca davvero il nostro benessere futuro come la diffusione dell'accesso a Internet, lo sviluppo del commercio elettronico, il telelavoro.

Non possiamo concedere che orientamenti tanto importanti siano lasciati in mano alle grandi compagnie telefoniche ma l'anomalia tecnologica italiana sta anche in questo. Non esistono progetti globali di sviluppo per Internet nemmeno a breve termine, non c'è nessuno fra i nostri politici che abbia la modestia di osservare quanto accade all'estero per copiare (e ce ne sono tante) le iniziative migliori.

Nessuno che capisca che finchè la velocità della rete in Italia sarà il pianto che è oggi non solo non vedremo trasmissioni televisivi nel display del telefonino ma nemmeno riusciremo a navigare col PC dentro documenti di testo di qualche decina di Kb.

Nessuno infine che capisca che lasciare al mercato il compito di offrire collegamenti di qualità per avere un accesso alla rete a velocità simili a quelle degli altri paesi, almeno europei, è oggi una scommessa definitivemte persa.

Succede anzi il contrario, assistiamo a una contrazione dei costi di accesso (si veda il caso Tiscali) che giustificano servizi uniformemente di basso livello. Il gap culturale dei nostri politici sembra difficilmente colmabile. Forse perché è difficilmente colmabile il nostro, che ci crogioliamo fra SMS, tariffe business e family, cellulari miniaturizzati e metallizzati, mentre fuori il mondo, velocemente, cambia.

Massimo Mantellini