inciucioit.jpg (27533 byte)L'INTERNET DI LORSIGNORI
Con la scusa dell'e-commerce, miliardi ai soliti noti

Che dietro Puntoit ci fosse la "manona" di Telecom Italia gia' lo si era intuito per i rapporti privilegiati con le istituzioni, per lo sfarzo delle iniziative (cene di Gala al Plaza Hotel con sottosegretari, ministri e persino il premier D'Alema).

Bene, ora ne abbiamo la conferma. Sulla rivista "Happy Web" di marzo 2000 scopriamo finalmente chi c'e' dietro: non si tratta di una "comunita' internet" ne' di un'associazione "per lo sviluppo della societa' dell'informazione", come si e' tentato di farci credere, ma di un bel CARTELLO di aziende guidate da Telecom Italia. Aziende che, presumibilmente, punteranno ad un unico modello di sviluppo: il loro.

Alla presidenza di Puntoit c'e', guarda caso, Luigi Gambardella, alto papavero Telecom (responsabile dei rapporti con le authority); poi, tra gli altri intruppati, AIIP (associazione provider), Galactica, FNSI Federazione della Stampa Italiana, I.T., Yahoo, O-range, Enel, McLink, il Ministero dell'Industria, Flashnet, il webmaster del sito DS al Senato (sic!), OIS del gruppo Olivetti (cioe' ancora Telecom).

Ale', tutti affratellati dallo stesso identico spirito: magna tu che magno anch'io, tutti uniti nell'italico e intramontabile motto "Franza o Spagna basta che se magna".

Quali veri interessi possano perseguire lorsignori e' facilmente intuibile, com'e' altrettanto facile capire che questi interessi sono e saranno diametralmente opposti a quelli degli utenti. Che da decenni aspettano invano, lo ricordiamo, la desovietizzazione del sistema telefonico nazionale e l'apertura del mercato ad una vera concorrenza, e non ad una farsa come quella di adesso.

Leggiamo, ancora, un interessante editoriale su Interlex del 9/03/2000
[http://www.interlex.com/]. Scrive il direttore Manlio Cammarata:

"E' bene ricordare che non esiste una rete "fisica" del Ministero delle finanze: si tratta, come e' ovvio, di una rete "logica" della rete telefonica generale, realizzata e gestita dalla Sogei, il fornitore "istituzionale" dei sistemi informatici del fisco. La Sogei e' controllata al 100 per cento dalla Finsiel, l'ex finanziaria pubblica per l'informatica, confluita nel gruppo Stet e quindi acquistata dall'Olivetti con la Telecom (almeno cosi' si deduce dalle informazioni che si trovano sul sito della stessa Finsiel e dalle visure camerali). In sostanza il progetto Visco-Letta toglierebbe lavoro alle piccole imprese, proprio quelle che si vorrebbero favorire, per dare soldi pubblici a una societa' di Telecom Italia!"

Ecco dunque quali sono i veri "obbiettivi di sviluppo della societa' dell'informazione" promossi da Puntoit: succhiare altri soldi soldi pubblici (i portali statali, ma vi rendete conto!) a beneficio dell'ex-monopolista e compagnia cantante! Neppure nella Romania di Ceaucescu si sarebbero potute solo immaginare idee cosi' balorde…

In sostanza, tutta l'operazione si puo' riassumere cosi': tu Stato metti in piedi l'ennesimo baraccone multimiliardario con la scusa di favorire lo sviluppo di Internet, dell'e-commerce et similia, destinando fondi e iniziative, noi ci accolliamo la gestione. Per il bene del paese, si capisce. E degli amici degli amici.

Saranno migliaia di miliardi ingoiati da lorsignori per iniziative di dubbia efficacia, che alla fine potranno intonare il classico "e sempre sia lodato, il fesso che ha pagato". Cioe' il solito Pantalone.

Questi sono intrallazzi da prima repubblica che pensavamo ormai in disuso. Anzi sono peggio: sono maneggi da paese sudamericano, e come tali devono essere denunciati a gran voce.

Si specula ancora una volta sulle reali necessita' del paese per favorire i soliti noti. Ma tutto cio' e' doppiamente deplorevole perche' in questo caso si decide di un settore strategico per l'economia italiana con grandi prospettive di sviluppo: si decide cioe', in definitiva, del futuro che riguarda tutti i cittadini, specie le nuove generazioni.

Ed e' un futuro che non puo' dipendere o essere condizionato dalle bizze dal principale gestore telefonico nazionale, che punta i piedi per tenere blindato il suo anacronistico e immorale monopolio sulla telefonia urbana.

Telecom Italia e' pienamente responsabile, tra l'altro, insieme ad una classe politica collusa, del gravissimo ritardo dell'Italia in un settore sempre piu' vitale come la telematica.

Le cifre del resto parlano chiaro: il 14 marzo scorso l'OCSE ha pubblicato un rapporto in cui boccia senza appello il nostro paese nell'information technology: siamo al ventiduesimo posto tra i paesi industrializzati con un rapporto di 16 computer collegati a internet per mille abitanti, contro i 66 della media OCSE e i 120 della Finlandia [inserto "Affari e Finanza" de "La Repubblica" 20/03/2000].

La liberalizzazione dell'ultimo miglio, prevista per luglio, e' gia' slittata alla fine dell'anno e non e' escluso che subira' altri ritardi "strategici". Indovinate per far piacere a chi. Il governo di questo si dovrebbe occupare, di liberalizzare sul serio il mercato, di favorire la concorrenza, e non perder tempo a inventare demenziali carrozzoni mangiasoldi.

Mentre negli altri paesi europei si puo' gia' disporre di tariffe flat che abbattono i costi di connessione per l'utente, noi siamo ancora impantanati con la TAT, in un finto libero mercato dominato da un solo gestore che fa il bello e il cattivo tempo.

Per quanto tempo vogliamo tener fermo un paese solo per tener su la braghe all'ex monopolista?

Alessandro Ghezzer

ghezzer@iquebec.com