qrosso.gif (112 byte) Trasparenza Telecom, avanti piano quasi indietro:
i trucchi e le furberie per far sparire dalla bolletta qualsiasi possibilita' di controllo!

26 milioni di italiani, quante sono le utenze domestiche Telecom in Italia, credono di ricevere la bolletta telefonica trasparente. Errore! È una pia illusione, perché ad un attento esame si scopre che il gestore monopolista, con perfide clausole e col pretesto della privacy, impedisce all’utente qualsiasi possibilità di controllo.

Con la furberia di documentare solo le telefonate superiori a 500 lire (con la TUT erano 4 scatti), abbiamo in realtà questo bel risultato:

1) nella fascia diurna spariscono dalla documentazione tutte le telefonate urbane che non durano almeno 14 minuti e mezzo (4 scatti x 220 secondi, cioè il ritmo di conteggio, fanno per l’appunto 880 secondi, ovvero 14,6 minuti);

2) nella fascia serale invece spariscono tutte le telefonate della durata inferiore a ben 26 minuti! (4 scatti x 400 secondi fanno per l’appunto 1600 secondi, ovvero 26,6 minuti).

Ma non basta. Con la scusa della Privacy vengono "mascherate" anche le ultime tre cifre, rendendo così impossibile l'identificazione dei numeri che si prestano a 1000 ipotetiche combinazioni e, cosa ancor più grave, impedendo a priori qualsiasi contestazione degli addebiti. Come si fa infatti a contestare un numero a cui mancano tre cifre? E che c’entra poi la privacy? Se un pensionato, poniamo, vive da solo, non ha forse il diritto di veder documentate le sue stesse telefonate? Secondo Telecom e il Garante Rodotà no.

Ma non basta. Abbiamo scoperto che nei piccoli centri abitati, tutti i numeri iniziano con le 3 stesse cifre; in provincia di Trento per esempio, gli abitanti di Molveno hanno il numero che inizia per 586, quelli di Aldeno col 689, gli utenti di Andalo col 585, quelli di Bedollo col 556 eccetera. E questo accade per milioni di utenti sparsi nei piccoli comuni d'Italia! Per il pensionato che viva da solo a Molveno (o in qualsiasi altro piccolo paese d’Italia) la trasparenza delle bollette Telecom è un puro miraggio: non può vedere nella fattura della bolletta gli ultimi tre numeri, mentre tutte le telefonate che fa nel proprio paese iniziano con le tre stesse cifre! Bella trasparenza!

Ma Telecom si fa forte del contraddittorio comma 3 dell’art. 5 del D.L. 171/98, che sembra fatto su misura per favorire il gestore telefonico e gabbare ancora una volta l’utente:

“Gli abbonati hanno diritto di ricevere in dettaglio, a richiesta e senza alcun aggravio di spesa, la dimostrazione degli elementi che compongono la fattura, relativi, in particolare, alla data e all'ora di inizio della conversazione, al numero selezionato, al tipo, alla località, alla durata e al numero di scatti addebitati per ciascuna conversazione. In ogni caso, nella documentazione fornita all'abbonato non sono evidenziate le ultime tre cifre del numero chiamato”.

Tale comma cioè da una parte ribadisce il diritto degli abbonati “di ricevere in dettaglio, a richiesta e senza alcun aggravio di spesa, la dimostrazione degli elementi che compongono la fattura” dall’altra lo nega imponendo “in ogni caso” l’oscuramento delle ultime tre cifre. Non si capisce infatti come dei numeri mascherati possano costituire dimostrazione di alcunché.

Ma il bello (il bello?) è che l’oscuramento delle bollette viene giustificato col ridicolo pretesto della “tutela della privacy”! Ma anche in questo caso non si capisce bene per quale oscura ragione l’intestatario di un telefono privato non dovrebbe avere diritto alla documentazione degli addebiti delle sue stesse telefonate, che tra l’altro dovrà comunque pagare!

In Germania per esempio, che è un paese un po’ più serio del nostro, gli abbonati ricevono da anni la documentazione integrale, senza oscuramenti, senza furberie o fantasiose interpretazioni delle direttive europee (97/66/CE) per impedire all’utente italiano di liberarsi dal giogo di super-protetti monopoli ex-statali, ora privatizzati.