AGOSTINO GIACOMINI osa

 

L'ORDINE AGOSTINIANO

E

LA DEVOZIONE

ALLA MADONNA

 

da:

Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, Settimana internazionale di Spiritualità Agostiniana, Roma 1956

 

 

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[Pag. 77] Nelle manifestazioni culturali e cultuali della storia plurisecolare dell'Ordine Agostiniano balza subito all'occhio un'intensa impronta mariana. Lumeggiarla brevemente è lo scopo del presente modesto lavoro, il quale, pur tra le molte e inevitabili deficienze, spero non riuscirà inutile come saggio in un terreno pochissimo finora esplorato.

Veramente il titolo "L'Ordine Agostiniano e la devozione alla Madonna" porterebbe l'accento piuttosto su l'aspetto del culto anzi che della dottrina. Tuttavia crediamo opportuno premettere, sia pure alla svelta, alcuni accenni ad essa attinenti.

Seguirà una trattazione stringata sul culto dell'Ordine verso la celeste Madre.

Chiuderemo con un elenco schematico dei nostri più ragguardevoli scrittori mariani (1).

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(1) Oltre che delle opere e articoli di riviste, citati nel corpo della trattazione, mi sono valso anche dei seguenti lavori: E. CAMPANA, Maria nel culto cattolico, Torino 1933; ID., Maria nel dogma cattolico, ib. 1936; B. J. CAROL, De corredemptione B. V. Mariae, Città del Vaticano 1950; B. H. MERKELBACH, Mariologia, Parisiis 1939; D. A. PERINI, Bibliografia augustiniana: Scriptores itali, 4 t., Florentiae 1929-1938; G. ROSCHINI, La Madonna secondo la fede e la teologia, 4 t., Roma 1953-1954; L. TORELLI, Secoli agostiniani, 8 t. in-fol., Bologna 1659-1686.

CENNI DOTTRINALI

Ricevendo il nostro Ordine alimento e luce dallo spirito e dagli scritti di S. Agostino, naturalmente cominciamo dal sintetizzare schematicamente il pensiero mariano del grande Dottore.

[Pag. 78] E' facile comprendere che il Vescovo d'Ippona non abbia una dottrina sistematica intorno alla Madonna; ma dalle sue opere si può trarre un abbondante materiale, che ci offre una dottrina mariologica abbastanza completa, sia in se stessa sia in relazione agli altri Padri occidentali.

I punti salienti di questa dottrina si possono riassumere come segue.

S. Agostino difende vivacemente la maternità fisica di Maria contro i doceti e ne afferma con formule precise la maternità divina: natus est Deus ex femina (De Trin. VIII, 4, 7). La verginità, prima del parto, nel parto e dopo il parto, è difesa in ogni occasione con formule insistenti ed incisive come questa: Maria... virgo concepit, virgo peperit, vergo permansit (Serm. 51,11,18; 136, 1,1; 188,3,4; ecc.). Maria resta vergine in adempimento d'un voto, pronunciato quando non si conosceva l'ideale della verginità, che comincia proprio da lei: coepit dignitas verginalis a Matre Domini (Serm. 51,16, 26); con uno stupendo miracolo (Serm. 190,2,2; 196,1,1) Dio aggiunse la maternità allo splendore della verginità, affinché Maria fosse simbolo della Chiesa, che è nello spirito, come Maria è nel corpo, vergine e madre: mater visceribus caritatis, virgo integritate fidei et pietatis (Serm. 192,2,2). I rapporti di Maria con la Chiesa costituiscono un singolare e ben nutrito capitolo della mariologia agostiniana.

Il Vescovo d'Ippona esalta inoltre la santità della Madonna, ne descrive le virtù, specialmente la fede, l'umiltà, la castità, e la propone come esempio a tutti i fedeli. In quanto alla vittoria sul peccato, egli esclude chiaramente da Maria ogni peccato personale. Ci riferiamo al celebre testo del De natura et gratia, 36,47: Excepta igitur sancta virgine Maria, de qua... nullam prorsus cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem... Discutono gli studiosi se escluda il peccato originale: tenuto conto del motivo addotto per escludere i peccati personali -propter honorem Domini- e del principio enunciato a proposito di Gesù, per cui l'assenza d'ogni peccato personale indica l'assenza del peccato originale (Contra Iul. V,15,57), e soprattutto studiando bene la risposta data a Giuliano nell'Opus imperfectum, IV,122, crediamo che si debba concludere che, anche riguardo al peccato originale, [pag. 79] S. Agostino faccia un'eccezione per Maria dalla legge universale così tenacemente difesa.

Non vogliamo tacere, in fine, che il S. Dottore ha illustrato il principio ormai tradizionale, dei rapporti tra Eva e Maria -Per feminam mors, per feminam vita (Serm. 232,2,3)- ed ha enunciato quello della maternità spirituale di Maria verso tutti i cristiani, quia cooperata est caritate, ut fideles in ecclesia nascerentur (De sancta virginitate, 6,6).

Sulla scia del pensiero mariano del S. P. Agostino si muovono, generalmente e sostanzialmente, gli Agostiniani.

Naturalmente essi ammettono e sviluppano tutte le verità mariologiche comuni nella teologia, dando prova tangibile della loro scienza e del loro zelo riguardo alla Vergine santa; anzi, alcuni (come il B. Simone da Cascia, Ermanno da Schildesche, Giacomo Pèrez di Valenza, S. Tommaso di Villanova, il B. Alfonso de Orozco, Luis de Leòn, Egidio della Presentazione, Bartolomeo de los Ríos y Alarcòn e il V. Carlo Giacinto di S. Maria) lo fanno con particolare ardore e talvolta usando un linguaggio originale e artistico. Si pensi, per esempio, a quel compendio di teologia mariana che è la poesia "A Nuestra Señora" di Luis de Leòn e alle espressioni che lo stesso autore usa nel libro "Los Nombres de Cristo", descrivendo, nel meditare il titolo "Agnello di Dio", la formazione del corpo di Gesù dal sangue purissimo della Vergine (2). O anche si leggano le [pag. 80] indimenticabili prediche di S. Tommaso di Villanova, vero innamorato e cantore di Maria, chiamato, con felice appropriazione, dal Capànaga "Dottore mellifluo della Spagna mariana".

Tuttavia sarebbe troppo lungo toccare tutti i punti mariologici, oltre che non si direbbe nulla di particolare in confronto degli altri teologi cattolici. Basti quindi soffermarci su l'Immacolata Concezione e su la dottrina del P. Bartolomeo de los Ríos riguardo alla santa Schiavitù, due argomenti dove l'Ordine ha portato un contributo speciale e fortemente notevole.

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(2) "... Infatti, al di là di ciò che l'anima può operare e opera negli umori del corpo -i quali senza dubbio altera e qualifica secondo le proprie affezioni- e oltre al fatto che, sotto questo aspetto, l'anima santissima della Vergine produceva santità nel proprio sangue, tanto le inclinazioni celesti di Lei quanto gli innumerevoli beni di grazia che aveva in sè, in certa maniera lo spiritualizzavano e santificavano; sicché, inoltre, era per se stesso il fiore del sangue: voglio dire, il sangue più lontano delle condizioni grossolane del corpo e il più spiritualizzato che, in fatto di sangue, dopo quello del suo Figlio, vi fu mai sulla terra... E non solo questo sangue verginale formò il corpo di Cristo mentre era nel seno di Maria; ma, dopo che ne uscì, lo nutrì, mutato in latte, nel suo petto santissimo. Per cui la divina Vergine, accostandovi il Figlio di nuovo e fissando in Lui gli occhi, e mirandolo ed essendo dolcemente da Lui mirata, divenuta accesa o, meglio, avvampante di nuovo e castissimo amore, gli dava un latte, se così può dirsi, più santo e più puro. E, incontrandosi per mezzo degli occhi le due anime bellissime e scambiandosi gli spiriti -che attraverso gli occhi comunicavano a vicenda-, per virtù di quelli del Figlio essendo più deificata la Madre, dava al Figlio più deificato il suo latte. E, come nella divinità nasce luce dal Padre, ch'è luce, così anche, per quanto riguarda il suo corpo, nasce, da purezza, purezza". Obras completas, Madrid 1951, pp. 782-783.

 

IMMACOLATA CONCEZIONE

Circa questo mistero riassume bene la posizione degli Agostiniani, da Egidio Romano agli inizi del s. XVII, il nostro teologo portoghese Egidio della Presentazione (+1626), il quale, in subiecta materia, ci ha lasciato un'opera di molto pregio, certamente la migliore che l'Ordine abbia prodotto. Egli dunque scrive che, fino a Tommaso di Strasburgo (+1357?), i nostri teologi non ammettono l'immacolato concepimento di Maria; dopo di lui, nella seconda metà del s. XIV, negatori e sostenitori si alternano; ma, dall'inizio del s. XV in poi, la sentenza affermativa campeggia sovrana dappertutto (3).

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(3). E. DELLA PRESENTAZIONE, De immaculata B. Virginis conceptione..., Coimbra 1617, p. 325s. "In hoc etiam laudandus est noster Eremitarum Ordo, qui, cum doctissimi Aegidii Romani doctrinam summe veneretur et colat, in hac tamen controversia, zelo B. Virginis, iam annis abhinc plus quam trecentis eum non probat: etenim noster Thomas de Argentina, eiusdem Aegidii acerrimus defensor, duce suo relicto, Conceptionis puritatem constanter defendit, qui post Aegidium... scripsit a. 1350. Et post eum Paulus Venetus (qui floruit a. 1400) annis quinquaginta post Argentinam eandem probavit sententiam. Post quos eandem opinionem secuti sunt omnes eiusdem Ordinis innumeri theologi, quorum opera temporum incuria sepulta fuerunt; nec aliquis ex nostris post Aegidium et Gregorium Ariminensem reperitur, qui hanc B. Virginis puritatem impugnaverit; immo a pluribus annis in omnibus universitatibus Italiae, Galliae, Hispaniae et Lusitaniae nostri theologi semper approbaverunt hanc piam sententiam. Et in hac celeberrima Conimbricensi academia eam defenderunt in primis doctissimus fr. Ludovicus de Montoya, huius nostrae Lusitanae Provinciae olim Vicarius generalis et huius nostri Collegii Virginis de Gratia fundator et in eo primus theologiae magister, qui, et publice legendo et praedicando, hanc B. Virginis puritatem constanter amplexatus fuit in pluribus eiusdem Conceptionis sermonibus, qui in hac Collegii bibliotheca summa veneratione servantur propter viri sanctitatem, pluribus miraculis confirmatam. Post illum in eadem Conimbricensi Universitate floruit praeceptor fr. Franciscus a Christo, in eadem Academia Vesperarius emeritus; cui successit doctissimus praeceptor fr. Augustinus de Trinitate, in cathedra Scoti publicus professor; et post eum doctor satis laudatus et notus fr. Antonius Galvan, in eadem Universitate S. Scripturae publicus professor. Ut omittamus caeteros nostri sacri Ordinis theologos, qui in eadem Academia Conimbricensi summa cum laude sunt theologiae professores, et eos, qui non minori laude in celeberrima Salmanticensi Academia multis abhinc annis publicas cathedras administrant et regunt".

I PRIMI IMMACOLISTI

[Pag. 81] Egidio Romano, caposcuola dell'Ordine, è fermo all'opinione, ai suoi tempi corrente, che, tutti nascendo nella colpa originale e avendo bisogno della redenzione, questa, perché universale, non soffre eccezione alcuna. E' vero che egli concede che Dio, di potenza assoluta, avrebbe potuto esentare Maria dall'incorrere la macchia d'origine; però non gli sembra che sarebbe stato conveniente di potenza ordinata (4). Tuttavia, benché rimanga sempre coerente e tenace nella sua opinione (e basta scorrere, anche sommariamente, le sue opere per accorgersene), sembra che si sforzi di ammorbidirla il più possibile, quando afferma che il tempo, in cui la Vergine rimase nel peccato originale, fu tanto breve, quasi impercettibile, per la pronta santificazione da parte di Dio, che si può dire come, in pratica, Lei sia stata sempre santa (5).

Fino a Tommaso di Strasburgo seguono sostanzialmente Egidio il B. Giacomo da Viterbo (+1308), Alberto da Padova (+1328?), Agostino d'Ancona (+1328), Gerardo da Siena (+1336), Enrico de Friemar (+1342), Bernardo Oliver (+1348) e il B. Simone da Cascia (+1348); e, dopo Tommaso, ancora non abbandonano il Dottore Fondatissimo Gregorio da [Pag. 82] Rimini (+1358), Alfonso Vargas da Toledo (+1366), Ugolino d'Orvieto (+1373), Facino d'Asti (+1373) e Giordano di Sassonia (+1380) (6).

Il primo dei nostri immacolisti, per quanto almeno se ne sa finora, è Tommaso di Strasburgo, che tratta ex professo dell'argomento in parola nel Commento al III libro delle Sentenze (dist. III, quest. I) dal titolo chiaro e lineare: "An Beata Virgo fuerit concepta in peccato originali?". Tommaso risolve l'assunto in quattro articoli, dei quali interessantissimo il primo. Egli procede in questa maniera: "Ponam duas conclusiones: prima est, quod Deus potuit Virginem Matrem praeservare ab originali culpa; secunda, quod hoc congruum fuit et divinam bonitatem decuit; tertio, infero unum corollarium, scilicet quod de facto Virgo Mater Dei sine peccato concepta fuit". Quindi prova conclusioni (possibilità e convenienza) e corollario (il fatto dell'esenzione), sforzandosi di portare a favore della propria tesi il noto passo del S. P. Agostino, nel De natura et gratia, "ubi ait expresse quod, cum de peccatis agitur, nullam de Beata Virgine vult fieri quaestionem". Tuttavia non si nasconde che il detto passo agostiniano altri lo interpretano per la colpa attuale. Poi Tommaso risolve difficoltà di varia indole: teologiche, patristiche e anche di carattere liturgico. E qui prende lo spunto per rinforzare la sua tesi con la constatazione che la Chiesa permette la festa della Concezione di Maria (7). E' stato da altri notato che Tommaso non fa una difesa originale del privilegio mariano, giacché si muove sulla linea del "potuit, decuit, fecit", già in voga ai suoi tempi; però "è uno dei primi teologi a scartare dalla Vergine... il fomes peccati, la concupiscenza considerata nel suo principio. Merito suo si è quello di essere stato il primo dei maestri agostiniani, distaccandosi palesemente dal maestro dell'Ordine, Egidio Romano, a difendere il privilegio mariano e di avere esercitato, non appena eletto Generale, un [pag. 83] certo influsso sui dottori agostiniani, specie su quelli della Marca Tedesca" (8).

Altro difensore dell'Immacolata Concezione è il piissimo e fecondo scrittore tedesco Ermanno da Schildesche (+ 1357), che ce ne ha lasciato un succoso trattato ex professo, il primo, in ordine di tempo, uscito da penna agostiniana: Tractatus de conceptione gloriosae Virginis, ms. alla Nazionale di Parigi.

E' diviso in due parti: nella prima spende quattro capitoli a provare, per quattro vie o argomenti, la preservazione della Vergine dalla colpa d'origine, e altri cinque a rispondere alle difficoltà di Santi e Dottori contrari alla sua opinione; nella seconda si diffonde sulla dignità di Maria. Anch'egli si muove sulla scia del "potuit, decuit, fecit"; però con notevole fermezza e fervore. "Egli è a buon diritto uno dei primi difensori della pia sentenza... L'impulso dato da Tommaso di Strasburgo e il contributo recato dal nostro Ermanno... doveva con il tempo... produrre dei frutti tra i teologi della Scuola" (9).

Difendono l'Immacolata Concezione, nella seconda metà del s. XIV, Giovanni da Basilea (+1392) e il card. Bonaventura da Padova (+ 1385), che le avrebbe dedicato un trattato particolare (10).

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(4) E. ROMANO, In III Sententiarum, Roma 1623, dist. III, quest. I, art. I, p. 96: "Caro B. Virginis non fuit sanctificata antequam in utero nasceretur, quia non erat in rerum natura; sed, postquam fuit in originali concepta, qua fuit in lumbis Adae ex parentibus per concubitum nata et per Christum mediatorem liberata, statim dicitur fuisse sanctificata... Et, si volumus loqui de B. Virgine, loquendo de Dei potentia absoluta, potuisset Deus facere quod fuisset concepta sine originali peccato. Nostrae tamen sanandae miseriae nullus fuit modus congruentior quam quod omnes iustificaremur per Christum mediatorem nostrum et caput nostrum...".

(5) E. ROMANO, op. c., p. 97: "...Quantum spectat ad B. Virginem dicemus quod fuit concepta in originali sicut et aliae mulieres; sed pie credendum est quod quasi statim, postquam fuit in originali concepta, fuit ab originali mundata et in utero sanctificata, ut sit similitudo in contrarium de ipsa et Lucifero; ut, sicut Lucifer in veritate fuit et in veritate non stetit, quia quasi statim avertit se a Deo per culpam, sic B. Virgo in originali fuit, sed in eo non stetit, nam statim fuit sanctificata per gratiam. Et quia quando modicum deest secundum Philosophum intellectus accipit nihil decesse, pie creditur quod valde modica fuierit morula inter animae infusionem vel eius conceptionem et eius per gratiam sanctificationem; idcirco dici potest quod semper fuerit sancta".

(6) G. TUMMINELLO oesa, L'Imm. Conc. di Maria e la Scuola Agostiniana del s. XIV, Roma 1942, pref.; E. DOMINGUEZ CARRETERO oesa, Tradiciòn inmaculista agustiniana a través Eg. de Presentaciòn, in La Ciudad de Dios, 166 (1954), pp. 349s.; A. SAGE A.A., La S. Vierge dans la Famille Augustmienne, in Maria: études sur la S. Vierge sous la diréction de H. de Manoir, II, pp. 694-696.

(7) T. DI STRASBURGO, In III Sent., d. III, q. 1, p. 8-10.

(8) G. TUMMINELLO, op. cit., p. 27 s. e in genere tutto il capitolo I.

(9) Ib., p. 49 c in genere tutto il capitolo II.

(10) Ib., pp. 51-60; E. DOMINGUEZ CARRETERO oesa, op. c., pp. 361-364.

 

GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XV

Nel s. XV, assieme ad altri teologi, specialmente italiani e tedeschi, abbiamo Paolo Veneto (+1429), il quale, in un trattato ancora ms. su la Concezione della Vergine, dopo avere spiegato il concetto di peccato originale e il fatto di una doppia concezione -secundum carnem e secundum animam- e dopo aver riferito le due posizioni pro e contro l'Immacolata, ne riporta una terza (quam ego teneo, dice) , secondo la quale "Beata Virgo secundum carnem concepta fuit in originali peccato, sed non secundum animam, quoniam immediate ante infusionem animae intellectivae mundata est divina virtute caro illa; ideo instanti infusionis nullum contraxit originale peccatum. Non enim decuit quod conceptio matris Dei esset omnino similis conceptioni aliorum. Constat autem quod alii concipiuntur [pag. 84] communiter in originali peccato tam secundum carnem quam secundum animam: igitur absolvi debuit a numero istorum. Non etiam congruit quod conceptio Beatae Virginis esset ita perfecta sicut conceptio Christi, quia Christus fuit Deus et Beata Virgo creatura; constat autem quod Christus nullo modo fuit conceptus in peccato originali; igitur Beata Virgo concipi debuit aliquo modo in peccato originali: non quidem secundum animam, sed secundum carnem" (11).

Alla fine del sec. XV troviamo Giacomo Pèrez di Valenza (+1492), per il quale "Deus Altissimus sanctificavit et laetificavit et flumine gratiarum ornavit Virginem Matrem suam in primo instanti sui esse et animae creationis et infusionis, et, per consequens, illa sanctissima anima simul fuit creata et sanctificata et in illo sanctissimo corpore infusa et corpus simul cum anima sanctificatum" (12). Prova queste asserzioni con gli argomenti tradizionali di oltre un secolo (potuit, decuit, ergo fecit), con la Scrittura ("Ipsa conteret caput tuum" del Protovangelo e il saluto dell'Angelo nell'Annunciazione) e con l'autorità del S. P. Agostino e di S. Girolamo. Quindi conclude: "Ergo per gratiam sanctificantem in sua creatione fuit praeservata ab omni peccato. Et per consequens peccatum naturale non transivit in eius animam quoad culpam nec in eius corpus quoad morbum concupiscentiae actualiter post animationem... eo quod ex singulari gratia et privilegio fuit excepta ante legem latam" (13). E aggiunge che fu prevenuta dalla grazia preservatrice in vista dei meriti della Passione di Cristo (14). Sicché bene è stato osservato che in Giacomo di Valenza si trovano tutti gli elementi e talvolta le parole stesse della formula usata da Pio IX per le definizione del privilegio mariano (15).

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(11) Tract. de sacra Virginis conceptione, Bibl. Vat., ms. Ottob. 1at. 707, f. 206-10v.

(12) G. PEREZ DI VALENZA, Doctissimae... explanationes in 150 psalmos davidicos..., Venezia 1568, p. 363.

(13) Ib., p. 1107.

(14) Ib., p. 1112.

(15) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., p. 371s.

GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVI

Del sec. XVI limitiamoci a ricordare tre nomi illustri: S. Tommaso di Villanova, il B. Alfonso de Orozco e Luìs de Leòn. [pag. 85]

Il primo (+1555) tratta l'argomento in parola qua e là nei discorsi mariani e in modo particolare, naturalmente, nei quattro su l'Immacolata Concezione. Essendo egli fervido oratore, non se ne può pretendere un metodo rigoroso di dimostrazione però, essendo anche buon teologo e scritturista, abbiamo in lui quanto basta per ascriverlo tra i più decisi immacolisti. Procedendo spesso per mezzo di figure bibliche e analogie, non tralascia di ricorrere al Protovangelo e al saluto dell'Angelo come anche alle prove tradizionali tra i fautori del pio privilegio, aggiungendovi conferme tolte dal mistero dell'Assunzione, dall'associazione di Maria al suo divin Figlio, dal parallelo con Eva, dalla condotta della Chiesa sempre più incoraggiante verso la pia sentenza, dal sentimento del popolo cristiano in via di orientarvisi sempre più, ecc. Per il santo, innanzi tutto è almeno cosa temeraria ed empia non credere che la Vergine fu concepita senza peccato originale (16). Egli afferma che le fu infusa la grazia preservatrice dalla colpa d'origine nel momento stesso che le fu infusa l'anima (17): ciò che spiega con l'immagine della nube biblica sopra il tabernacolo del tempio (18). Però, nello stesso tempo, il Signore le purificò anche la carne, perché l'anima non ne venisse macchiata di alcun peccato (19). Questo privilegio era sommamente conveniente che Dio a Lei lo accordasse (20) in vista, naturalmente, della divina Maternità (21); al Santo, del resto, mette orrore il solo pensare che Maria fosse stata, anche per un solo istante, soggetta al demonio (22). Per lui il privilegio mariano, di cui parliamo, è così alto da porlo sulla stessa linea della divina Maternità (23). Circa il debito di contrarre il peccato originale non è facile precisare il pensiero del Santo, chè si possono portare testi per negarlo o affermarlo (24). [pag. 86]

Il secondo, il B. Alfonso de Orozco (+1591), benchè anch'egli buon teologo e scritturista, è però più conosciuto come autore spirituale; perciò anche in lui non ritroviamo dimostrazioni strettamente scientifiche. Tratta egli del nostro argomento, possiamo dire, qua e là in tutte le sue opere, sempre in maniera infiammata e talvolta geniale (25). Fa molto uso della Scrittura, da dove ricava, per applicarle a Maria, le più belle figure (Ester, Giuditta, ecc.) e i migliori simboli (giglio tra le spine, hortus conclusus, colomba di Noè, ecc.) e le frasi più vaghe (tota pulchra..., nigra sum..., tenuisti manum dexteram meam..., ecc.); usa naturlmente del Protovangelo; porta ragioni teologiche varie; fa il parallelo con le santificazioni di Geremia e del Battista; lumeggia come Lei sia simile a Cristo nel senso di suo degno aiuto e dà la prova tradizionale nelle scuole (26).

Il terzo, Luìs de Leòn (+1591), parla del nostro mistero come teologo, scritturista e letterato. Afferma che Maria incorse nel debitum peccati originalis, ma fu santificata quando venne concepita. Il fomes peccati le fu legato nella prima santificazione ed estinto nella seconda. Conveniva che la Vergine fosse concepita immacolata: sia per la dignità del Figlio Gesù; sia per il parallelo tra Adamo ed Eva da una parte e Cristo e Maria dall'altra; sia per il fatto dell'esenzione dal dolore nel dare alla luce Cristo e della sua Assunzione anche in corpo al cielo, pensando che l'anima di Lei postulava convenientemente il privilegio in parola, mentre il suo corpo fu così singolarmente privilegiato; sia per la dignità di Madre di Dio, solo inferiore alla dignità della SS. Trinità e di Cristo Uomo. Il nostro teologo invoca anche la festa della Concezione, che la Chiesa pubblicamente permetteva; [pag. 87] l'autorità del S. P. Agostino, nel noto passo del De natura et gratia; il Protovangelo e il salmo Benedixisti, Domine, terram tuam, avertisti captivitatem Iacob. Pone anche un bell'argomento di congruenza: se la potenza di Dio si manifesta nel perdonare gli adulti, i neonati, Geremia e il Battista, è bene che, per risplendere ancor di più riguardo alla distruzione del peccato, santifichi ancora qualcuno nella stessa concezione. E' ciò che ha operato con Maria. Sicché si è istaurata una mirabile gerarchia nel perdono delle colpe da parte di Dio (27).

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(16) D. THOMAE A VILLANOVA, Opera omnia, IV, Manila 1883, p. 266.

(17) Ib., p. 269.

(18) Ib., p. 273s.

(19) Ib., p. 311.

(20) Ib., p. 273.

(21) Ib., p. 262.

(22) Ib., p. 283.

(23) lb., p. 257.

(24) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 373.80 e S. GUTIÉRREZ ALONSO oesa, La mariologia de S. T. de Villanova y sus principios fundamentales, in Estudio Marianos, 17 (1956), p. 477-482.

(25) N. PEREZ sj, La Immaculada en la literatura española, in Razòn y Fe,10 (l904), pp. 370-72: "il B. A. de Orozco, anima tanto poetica e infiammata d'amore per la Regina degli Angeli, non poteva fare a meno di lasciarci nei suoi libri dolci ricordi della sua devozione all'Immacolata, fin dove meno si potrebbe aspettarselo, come nel Tratado de la victoria de la muerte... Non sarà difficile imbattersi nella lingua spagnola in alcune dimostrazioni più complete e sottili del mistero dell'Immacolata; però lampi di luce poetica e anche copiosi e soavi splendori, come quelli che di frequente brillano negli scritti del B. Orozco, non san facili a rinvenirsi tra le aridità di una dimostrazione teologica. Gli stessi argomenti comuni, per la forma bella e popolare, acquistano una vera impronta di novità, che ricorda talvolta lo stile popolarissimo dell'Apostolo dell'Andalusia".

(26) E. DOMINGUEZ CARRETERO, op. c., pp. 381-383.

(27) lb., pp. 384-386.

GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVII

Tra i molti -e spesso robusti- teologi del s. XVII spicca il professore di Coimbra Egidio della Presentazione (+ 1626), di cui nel 1617 venne stampato un grosso volume di circa 500 pagine su l'Immacolata Concezione. Lo divulgò sia per devozione a Maria, sia per le esortazioni di amici e ammiratori. Per la sua singolare importanza, come abbiamo avvertito al principio di questi cenni su l'Immacolata, ne diamo una modesta sintesi. L'opera è divisa in quattro libri e questi in varie questioni.

Nel 1. I si dimostra che Maria fu santificata nel seno materno (28). Innanzi tutto Egidio, con S. Tommaso, preferisce considerare una sola santificazione in Maria, cioè l'esclusione del peccato originale, perché santificazione vuol dire giustificare ciò che manca di giustizia; sicché le altre santificazioni, ammesse da certi autori, son piuttosto aumenti di santità. Però Egidio, in pratica, parlerà poi anche di una seconda santificazione di Maria, quando concepì il Figlio di Dio (29). Contro i Luterani in modo particolare, in seguito, asserisce che Maria fu santificata nel seno materno (30), confermandolo con l'autorità di Padri e Teologi venerandi (31), con la festa antichissima della Natività della Vergine (32), con la santificazione di Geremia e del Battista ante nativitatem (33) e con il fatto che così conveniva a Dio (34). Egidio pone fine al I. I affermando che tale verità è non solo atto temerario negarla, ma anche sarebbe erroneo (35). [pag. 88]

Il I. II tratta del debito di Maria a contrarre il peccato originale (36). Il succo di tutto il libro è dato da Egidio stesso in otto proposizioni, delle quali dice anche in quale certezza si debbono tenere (37). Siccome peccare in Adamo è lo stesso che commettere con lui e in lui l'atto di disubbidienza e di prevaricazione che lui commise, cosicché la prevaricazione nel paradiso terrestre fu attualmente di Adamo e nostra, e siccome per questo bisogna concedere con S. Paolo che tutti in Adamo peccarono, viene di conseguenza che anche Maria, discendente di Adamo e membro della nostra stirpe, con noi peccò in Adamo. Perciò è del tutto improbabile e inammissibile asserire che la Vergine non avesse semplicemente e assolutamente nessun debito di contrarre la macchia del peccato di Adamo; ma si deve ammettere in Lei un vero e proprio debito originato dal peccato di Adamo, debito e remoto e prossimo. Tuttavia tal debito la Vergine non l'ebbe nella propria persona intrinsece, ma soltanto "negative et extrinsece et per primum non esse debiti: ita ut in toto tempore, immediate praecedente primum instans generationis personae illius, in ea fuerit debitum contrahendi maculam; non tamen fuerit pro primo conceptionis instanti. Quare de hoc debito ita puto esse theologizandum: ut sicut primum instans conceptionis Beatissimae illius personae fuit primum esse gratiae eam sanctificantis, ita etiam fuerit primum non esse debiti contrahendi maculam. Unde, sicut illud primum instans generationis fuit primum esse illius personae (quia tunc primum fuit et antea non erat) et primum non esse dispositionum, quare ad generationem illius personae disponebant (quia tunc primo corruptae sunt et non fuerunt, cum in toto tempore immediate fuerint), ita infectio illa carnis, quae ad contrahendam maculam disponebat, in eodem instanti primo non fuit, quia tunc primo non habuit esse, cum tamen in toto tempore praecedente fuerit" (37bis).

Il I. III riguarda la preservazione di Maria dal peccato originale: è il più lungo, con undici questioni (38). Tra quelli che negano e quelli che affermano tale preservazione Egidio è naturalmente per i secondi e ne recita sommariamente i motivi (39), dichiarando però che nessuna delle due sentenze può ancora dirsi di fede e diffondendosi poi a vedere se sia degno di censura chi condanni come eretici i fautori dell'una o dell'altra. Né la definizione dell'Immacolata Concezione, fatta dal Concilio di Basilea, è articolo di fede, sia perchè non consta che intendesse definirla come tale, sia perchè, se l'avesse fatto, niente sarebbe valsa per l'illegittimità del Concilio. [pag. 89] Nemmeno il pio privilegio è reso di fede dal fatto che la Chiesa permette di buon occhio la festa della Concezione, perchè non è detto che le feste, per se stesse, dicano verità di fede definita; del resto, consta che è stata permessa a scopo di pietà, senza toccare il dogma. Parlando dei Padri e scrittori ecclesiastici favorevoli o dubbi o contrari al pio privilegio, ne fa una lunga disquisizione (40) e include il S. P. Agostino tra i favorevoli (41), compiacendosi che tra i Padri la sentenza a favore è di gran lunga la più antica e comune, mentre fra i teologi è la più comune specialmente dal s. XIV in poi; quindi, se dovesse esservi una definizione da parte della Chiesa, questa sarebbe per la pia sentenza. Sulla questione se l'Immacolata Concezione si possa provare con la Scrittura Egidio riporta tre opinioni: essa ripugna alla Scrittura -nè la concezione immacolata nè la concezione non immacolata vi ripugnano, ma la seconda le è più consona- la Scrittura è più favorevole al privilegio mariano. Egidio, tacciata la prima di eretica o almeno in fide erronea, asserisce che la seconda è vera in quanto che esclude che le due concezioni opposte ripugnino alla Scrittura; però sostiene che la Scrittura si adatta più alla sentenza immacolista e lo prova con figure e passi biblici vari, tra cui il Protovangelo e il saluto dell'Arcangelo Gabriele a Maria. Circa la festa della Concezione Egidio non rinnega quanto ha detto prima; però ne conclude che la Chiesa, permettendola e favorendola, dà a vedere che reputa la sentenza immacolista semplicemente così vera da non potersi dire falsa (42).

Egli ricava anche una conferma efficace per il pio privilegio dall'approvazione da parte della Chiesa dell'Ordine delle Suore della Concezione; dal senso comune dei fedeli, che si esplica fra tante difficoltà e cresce di continuo; dall'atteggiamento piuttosto favorevole dei Papi, dei quali nomina in particolare Sisto IV e S. Pio V; dall'atteggiamento incoraggiante delle Università, ricordando con piacere Parigi e specialmente Coimbra (43), e di quasi tutti gli Ordini Religiosi, in modo particolare Francescani e Agostiniani e Gesuiti (accenna anche ad alcuni teologi Domenicani), e dei Re cristiani, specie Iberici. Parlando poi delle rivelazioni dei Santi, tra cui quelle di S. Brigida, e dei prodigi in favore del pio privilegio mariano, afferma che le une e gli altri possono esserne buona conferma, purchè si proceda con scienza e prudenza e dietro la guida della Chiesa (44). Le prove poi della pia sentenza che sono solo di congruenza, benchè ricavate dalla teologia e dalla filosofia, Egidio le stima più atte a persuadere [pag. 90] che a dimostrare e quindi ne debbono tener gran conto i predicatori e i pastori d'anime; e, sebbene dagli autori vengano variamente diluite, in fondo si riducono sempre all'antico "potuit, decuit, ergo fecit" (45). Egidio poi vuole che, nel proporre in pubblico la questione dell'Immacolata, si stia alle prescrizioni dei Papi e si evitino gli scandali, pur non tacendo che egli è felice che si diffonda la pia sentenza; anzi -nell'ipotesi che un giorno la Chiesa si decida a una definizione de fide- egli auspica vivamente la definizione della sentenza del suo cuore, illustrandone a fondo le ragioni e aggiungendo che, chi morisse per sostenerla, sarebbe vero martire (46). Sul modo in cui la Vergine fu preservata dal peccato originale, dopo avere riportate sei opinioni e averle ben discusse, Egidio fa sua la "receptissima sententia" di coloro i quali dicono "quod B. Virgo praeservata fuerit ab originali in primo instanti suae regenerationis per gratiam primo conceptam in illius persona, quae (gratia) impedivit maculae resultantiam" (47). Egidio termina il III libro investigando se la Madonna, benché concepita senza peccato originale, fu lo stesso redenta dal sangue di Cristo; e, dopo lunga trattazione, concentra il suo pensiero in sette conclusioni, che sono per l'affermativa (48).

Tutto il I. IV verte su gli effetti della grazia che preservò Maria dal peccato originale (49). Egidio afferma che è di fede che tale grazia, concessa alla Vergine nel primo istante della sua Concezione, la preservò anche da ogni peccato attuale; e lo prova con la Scrittura, i Padri e i Teologi. Circa il fomes peccati, dopo averne trattato a lungo, Egidio asserisce che gli immacolisti possono ammettere in Maria tale fomes, perché il concetto del fomes peccati e quello dell'esenzione dal peccato originale non si elidono necessariamente a vicenda. Però asserisce anche -e lo difende a spada tratta- che è molto più probabile che il fomes fu in Lei del tutto estinto nella sua concezione immacolata; che non conviene all'eccellenza di Maria esser vissuta con tale fomes; che nemmeno è da ammettersi -nell'ipotesi di coloro che pongono in Maria il fomes ligatus- che talvolta le venisse sciolto in maniera di correr pericolo di peccare venialmente o di trovare difficoltà per compiere il bene. Circa la potenza di peccare mortalmente e venialmente, Egidio sostiene che a Maria fu tolta, quando, nella prima santificazione, fu confermata in grazia e resa semplicemente impeccabile ab intrinseco, per mezzo delle grazie e le virtù, e ab extrinseco, con l'assistenza della divina Provvidenza. Egidio asserisce anche che la grazia preservativa dalla colpa d'origine [pag. 91] conferì subito a Maria l'uso della ragione, aggiungendo che l'atto del ragionare in Lei riguardò immediatamente Dio e Gesù Cristo e che l'uso della ragione le rimase per sempre, sia perché conveniva alla dignità di Lei, sia perchè il Signore non si pente mai dei suoi doni. Infine Egidio rapidamente passa in rassegna alcuni privilegi, conferiti alla Vergine nella sua prima santificazione (maggiore grazia che le altre creature, ogni virtù, doni dello Spirito Santo, ecc.), concludendo con queste parole: "...Cum solus Deus cognoscat numerum gratiarum et perfectionum B. Virginis... et cum Illa vere sit abyssus gratiae... finem huic articulo imponamus, quia ad finem gratiarum illius numquam pervenire possemus" (50).

Appartengono pure al s. XVII: Agostino Antolìnez (+1626), il quale, mentre era professore a Salamanca, redasse la formula di giuramento con cui, per statuto, l'università s'impegnava a difendere l'Immacolata Concezione (51); Bartolomeo de los Rìos y Alarcòn (+1652), forse il migliore dei nostri mariologi, di cui parleremo più sotto; Carlo Moreau (+1671), che, senza dire che la pia sentenza è un dogma di fede, avverte che piamente è espediente credervi.

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(28) E. DELLA PRESENTAZIONE, op. c., ff. 1-31.

(29) Ib., f. 2s.

(30) Ib., f. 4.

(31) Ib., ff. 5-7.

(32) Ib., ff. 7-16.

(33) Ib., ff. 16-24.

(34) Ib., f. 24sa.

(35) Ib., ff. 25-27.

(36) Ib., ff. 32-154.

(36) lb., ff. 132-54.

(37bis) Ib., f. 112.

(38) Ib., ff. 155-374.

(39) Ib., f. 160s.

(40) Ib., ff. 186-258.

(41) Ib., ff. 203-207 e 216-222.

(42) Ib., f. 292.

(43) Ib., f. 324s.

(44) Ib., ff. 332 e 337.

(45) Ib., f. 338s.

(46) Ib., ff. 341-345.

(47) Ib., f . 354.

(48) Ib., ff. 371-374.

(49) Ib., ff. 374-460.

(50) Ib., f. 460.

(51) G. DE SANTIAGO VELA, oesa, Ensayo de una biblioteca ibero-americana OESA, I, 157s.

 

GLI IMMACOLISTI DEL SEC. XVIII-XIX

Dei molti del s. XVIII accenniamo soltanto al siciliano Bonaventura Attardi (+1760), che scrisse contro il Muratori, sostenendo il voto di spargere anche il sangue in difesa del privilegio mariano (52).

In fine notiamo, nel s. XIX, il generale dell'Ordine Filippo Angelucci (+1850) e il procuratore generale Giuseppe Palermo (+1856), chiamati da Pio IX nella Commissione per l'esame degli argomenti in vista della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione (53).

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(52) B. ATEARDI, La risposta senza maschera al signor L. A. Muratori, Palermo 1742.

(53) A. C. DE ROMANIS oesa, L'Ordine Agostiniano, Firenze 1935, p. 207.

 

BARTOLOMEO DE LOS RIOS E LA SANTA SCHIAVITU'

Il P. Bartolomeo de los Rìos y Alarcòn, agostiniano madrileno, morto nel 1652, ha legato il suo nome alla devozione della Schiavitù Mariana, di cui fu teologo e apostolo. Tale devozione [pag. 92]

prima di lui era già nota, specialmente nella Spagna, dove il trinitario B. Simone de Rojas ne fu fervente propagatore. E fu appunto questi che esortò vivamente l'Agostiniano a diffonderla, avendo saputo che doveva recarsi in Belgio presso la governatrice Isabella Chiara Eugenia. Il P. de los Rìos soddisfece in pieno ai desideri del B. Simone, sicché la Santa Schiavitù ebbe un incremento mirabile in Belgio, Lussemburgo, Germania, Polonia e altrove. Dietro preghiera particolarmente del Beato Simone e della Governatrice il pio Agostiniano scrisse allora l'opera sua capitale: "De Hierarchia Mariana", uscita in Anversa, nel 1641, in un volume di circa 800 pagine. Il P. í vi si rivela forte e tenero teologo, e, con il suo libro, influì più tardi su la dottrina e l'azione di S. Luigi Grignion da Montfort, il quale fa un bello elogio di esso e del suo autore (54).

Sul titolo "De Hierarchia Mariana" Bartolomeo si esprime così: "Librum inscribo Hierarchiam Marianam, quia de ea Imperii Mariani excellentia ago, quae Virginem constituat supra puras creaturas omnes, in statu quodam perfecto atque hierarchia particulari: ex quo consequens est ei particulare deberi a nobis obsequium" (55).

L'opera si divide in sei libri, vari di contenuto e d'indole: vi si intrecciano teologia, ascetica e storia della pia devozione.

Brevemente passiamone in rassegna i fondamenti dottrinali, la natura, i motivi e le pratiche particolari.

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(54) S. L. GRIGNION DA MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria SS.ma, parte II, c. II.

(55) Riportato da G. DE SANTIAGO VELA, op. c., VI, 539.

 

Fondamenti dottrinali della Santa Schiavitù

"Tutta la nostra Schiavitù si fonda in quella grandezza, a cui la Vergine è stata elevata dalla SS. Trinità sopra ogni creatura, cioè all'essere associata alla divina famiglia con quei munificentissimi titoli di Figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito Santo; titoli i quali -posto che ci fosse sconosciuta la volontà di Colui, il quale volle che ogni cosa noi ottenessimo per mezzo di Maria- costituiscono per noi un triplice [pag. 93] obbligo di sottometterci come schiavi alla Madre, alla Sposa e alla Figlia di casa di questa divina famiglia, dove è entrata a far parte" (56).

Maria è Figlia del Padre, perché sua primogenita e unigenita, perché a Lui vincolata con grazie particolari, perchè da Lui eletta amministratrice e signora dei nostri beni, perchè Sposa del Figlio: Sposa del Figlio come anima eminentemente giusta e santa (e tali anime sono spose di Gesù, specialmente le vergini), per il consenso prestato all'incarnazione (che è uno sposalizio con la natura umana, nella circostanza rappresentata da Maria), per il concorso che prestò all'opera della Redenzione (come due sposi, Lei e Gesù, che si prestano vicendevole aiuto, in modo particolare nelle situazioni più scabrose), perché la Madonna è tipo della Chiesa (che è sposa di Cristo). Lei è Madre del Figlio, a ciò singolarmente predestinata ab aeterno e unita nello stesso decreto divino dell'Incarnazione del Signore. E' infine Sposa dello Spirito Santo, la vera Sposa, l'unica degna di esserlo, da Lui stesso formata secondo il proprio gusto e colmata di doni, per mezzo della quale Egli è divenuto fecondo nelle creature.

Ma queste relazioni intime di Maria con le tre Persone divine sono -diremmo- il fondamento remoto della Santa Schiavitù. Bisogna ora considerare alcune verità basilari, che ne sarebbero come il fondamento prossimo.

a) Prima verità - Cristo è il nostro ultimo fine e la causa prima della nostra predestinazione e su noi esercita un dominio spirituale, politico, utile, diretto; perciò noi dobbiamo a Lui tutto riferire e a Lui andare. Ma a Lui si va per mezzo di Maria, che gli è intimamente e singolarmente unita: ad Iesum per Mariam. E si va a Lui e a Maria nella convinzione che a Lui, in linea primaria, e a Lei, in linea secondaria, apparteniamo.

b) Seconda verità - Maria è Madre di Dio. E' un titolo, questo, di tanto alta dignità che non ha l'uguale tra le creature, all'infuori di quanto si può dire di Cristo come uomo; è la [pag. 94] radice di ogni prerogativa mariana; dice una grandezza quasi infinita; è fonte del dominio della Vergine su tutte le cose. Molte e geniali considerazioni fa il P. Rìos su la Maternità divina; ma siamo costretti a tralasciarle.

c) Terza verità - Maria è Madre nostra, sia perché siamo fratelli del suo Figlio Gesù; sia perché ci ha generati spiritualmente ed è causa secondaria della nostra predestinazione, dato che ha partorito l'Autore primario della nostra predestinazione. Sulla maternità spirituale di Maria verso di noi molto si diffonde il P. Rìos, specialmente parlando del Cuore di Maria, per cui meriterebbe di essere chiamato "Apostolo del Cuore di Maria", oltre che della Santa Schiavitù. Egli "stabilisce questi bei principi: Vi sono due officine o fonti d'ogni grazia: la prima, il Cuore stesso santissimo del Redentore..., l'altro tesoro, fonte e officina, è il Cuore della Madre del bell'amore e il petto sacratissimo della Vergine Maria. Il Cuore della Vergine è l'officina dove si forgiarono tutti gli strumenti della nostra salvezza. Il Cuor di Maria è simbolo dell'amor di Lei verso gli uomini..., è calamita che attrae a sé i cuori... Bisogna rendere ossequio al Cuor di Maria (e il P. Rìos propone in pratica un exercitium cordis o contratto d'amore). I frutti della devozione al Cuor di Maria sono così espressi dal P. Rìos: Quisquis venam hanc reperit ut extrahat inde aurum caeleste, cito replebitur divitiis omnium gratiarum; quisquis cor suum Cordis Mariani laudibus impenderit, occupationem ei dederit omnium honestissimam, mancipio Deiparae dignissimam et vere sibi utilissimam" (57).

d) Quarta verità - Maria è la Corredentrice del genere umano, per il consenso prestato all'Incarnazione, quando le venne annunciata dall'Angelo; per il sangue del Redentore, ch'Egli prese dalla Vergine incarnandosi in Lei; per il consenso che accordò, acciocché il suo divin Figlio fosse immolato per la salvezza del mondo; per le pene da cui fu trafitta, assieme a Gesù, sul Calvario sotto la Croce; per l'esortazione a redimere l'uomo [pag. 95] decaduto, che Lei avrebbe espresso a Cristo con tal insistenza da indurvelo anche se, per un caso impossibile, Egli avesse titubato. A proposito dei dolori sotto la Croce il p. Rìos sostiene che Lei soffrì gli stessi dolori del Figlio: sia perché quelli di Lui si ripercuotevano sul cuore di Lei in modo da dissanguarlo, sia perché Gesù l'associò a sé per essere tutti e due causa della nostra salute spirituale, sia perché il cuore dell'Uno e dell'Altra era come un sol cuore e, di conseguenza, quel che succedeva nel cuore del Figlio suscitava un'eco profonda in quello della Madre.

e) Quinta verità - Maria è Mediatrice di tutte le grazie, sia riguardo all'universalità di quelle che intercede, sia riguardo all'universalità delle persone per cui intercede: intercede qualunque sorta di grazie, senza eccezione per alcuna persona. Ella possiede tutte le doti per far questo: ha, cioè, scienza, potere e amore in un grado singolarmente eccelso. Di conseguenza è più adatta di qualsiasi creatura all'ufficio di Mediatrice e Dispensatrice di grazie e, Madre tenerissima com'è, continuamente vi attende. Per il P. Rìos è sentenza certissima che l'inesausto tesoro dei meriti di Cristo è stato affidato alle mani materne di Maria: questa certezza riecheggia in ogni suo scritto, specialmente nelle ferventi orazioni che compose. Anzi la Mediazione universale di Maria per lui è verità proxima fidei. A proposito della scienza, del potere e dell'amore della Madonna, egli si addentra a parlare diffusamente della pienezza di grazie di cui fu estremamente ricolma. Ma qui sarebbe troppo lungo seguirlo.

f) Sesta verità - Maria è Regina universale. A questo privilegio si riallaccia particolarmente la Schiavitù Mariana; e perciò il P Rìos ne tratta con preferenza e ammirabile competenza. Prima di tutto afferma che la Vergine costituisce essa sola una gerarchia superiore a tutte le create gerarchie e si sforza di determinare la natura di tale gerarchia, riscontrandola nel fatto specifico che, sedendo Essa alla destra del Signore, sia perciò Signora e dominatrice dovunque domina Lui. Il dominio di Lei ha la radice profonda nel fatto di essere Madre di Dio. E, come Gesù è Re universale per diritto di natura e di conquista, così è Regina universale la Sua Madre, sia perché Madre del Re, sia perché partecipò con Lui alla conquista delle nostre anime come [pag. 96] Corredentrice. Il P. Ríos si diffonde poi a provare che Maria, di diritto e in radice, fu Regina universale fin dal momento in cui venne concepita; di fatto ottenne tale dominio quando Gesù in Lei s'incarnò; di questo dominio prese solenne possesso nella Assunzione al cielo, quando ebbe lo scettro, il trono, il diadema e le vesti regali. E ora il suo dominio si estende a tutto il creato: paradiso, purgatorio, inferno, Angeli, Santi, viatori buoni e traviati, terra e firmamento intero.

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(56) S. GUTIERREZ ALONSO, oesa, La esclavitud mariana..., El Escorial 1935, p. 23.

(57) F. DI PAOLA SOLA', sj, La devozione al Cuor di Maria in Spagna, in Estudios Marianos, 3 (1944), p. 447ss.

 

Natura della Santa Schiavitù

Dall'esposizione dei fondamenti e delle verità basilari suddette il P. Ríos trae l'ovvia conseguenza che noi, se siamo soggetti a Cristo, lo siamo anche eminentemente a Maria, per mezzo della quale andiamo a Gesù; e, se a Lei anche soggetti, anche di Lei siamo i servi o, meglio, gli schiavi d'amore, e quindi a Lei consacrati. Dunque la Santa Schiavitù non è altro che la consacrazione totale e assoluta di se stessi a Maria, ciò che si identifica con la perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse battesimali. Perciò essere schiavo di amore vuoi dire consacrarsi anche più intimamente a Gesù, ai Quale facemmo le promesse nel Battesimo e al Quale Maria ci conduce. Essere schiavo d'amore richiede il consacrare a Maria ogni nostro bene, di qualsiasi ordine (corpo, anima, beni di fortuna, ecc.), con disinteresse e ragionevolmente, cioè indirizzandoci alla Vergine come fine prossimo e intendendo Dio come fine ultimo. Così, in pratica, la Santa Schiavitù è un vero sistema ascetico, non una qualunque, per quanto lodevole, devozione; un sistema che investe tutta la vita spirituale, dura fin che si vive e comprende in sé ogni altro sistema.

Il P. Ríos, ribattute alcune difficoltà contro la Santa Schiavitù, arriva ad affermare che, sotto l'aspetto della gratitudine per i benefici ricevuti la quale ci dispone ad essere umili dinanzi al benefattore, il titolo di schiavo di fronte a Maria è preferibile a quello di Figlio, perché, se è vero che di Lei siamo figli in certo modo adottivi, ne siamo pure, come sommamente beneficati, veri schiavi. Del resto non è stato il P. Ríos a inventare questa forte e cara espressione, che egli la ritrova in santi e scrittori antichi e moderni, dei quali stende un elenco.

Motivi della Santa Schiavitù [pag. 97]

Numera il P. Ríos tre motivi principali che ci spingono a consacrarci schiavi della Vergine.

I) Eccellenza di tale consacrazione per se stessa considerata. Infatti è eccellentissima perché con essa ci diamo a Colei che è intimamente unita a Dio più di qualunque creatura e che, come Madre di Dio, gode di una dignità a tutte le dignità superiore; perché con essa passiamo, come schiavi, in materno possesso e ai cenni della Vergine e diventiamo strumenti animati nelle mani di Lei, partecipando così, in certo modo, alle sue altissime operazioni; perché con essa siamo il segno tangibile della dominatrice amabilissima Regalità di Maria; perché con essa la Madre ci unisce meglio al suo Figlio divino (torna l'Ad Iesum per Mariam) e ci procura una gloria speciale in cielo; perché con essa emuliamo gli Angeli e i Santi che servono la celeste Sovrana e, in certo modo, anche lo stesso Cristo, che le fu sottomesso in terra e fa i suoi materni voleri in cielo.

II) Convenienza e superiorità di tale consacrazione. Esse risultano dal fatto che è sommamente decente e onorifico per noi essere schiavi di Maria, se pensiamo che Lei fu l'ancella di Dio, l'ancella di Cristo e l'ancella in desiderio, della futura Madre di Dio, quando ancora non sapeva di essere Lei stessa l'Eletta dell'Altissimo; se pensiamo ancora che Gesù medesimo servì a Lei con sottomissione e pace. Dinanzi a tali esempi risalta quindi la superiorità della nostra Schiavitù sopra qualsiasi altra condizione.

III) Effetti meravigliosi di tale consacrazione. Il P. Ríos li compendia in questo pensiero: Maria si dà e comunica al suo schiavo per farne un altro Cristo. Frase breve e scultorea, racchiudente in sé tutta la dottrina della Santa Schiavitù. Noi ci diamo totalmente a Maria; Lei si dà a noi; noi ci trasformiamo, in certo senso, nel suo Figliolo: ecco raggiunto lo scopo della nostra vita. Scendendo più al particolare -dice il P. Ríos- tale consacrazione: a) è un mezzo eccellente per procurare la maggior gloria di Dio, dato che in ogni cosa a questo dobbiamo tendere; b) conduce direttamente all'unione con Dio, essendone la via facile, breve, perfetta, sicura; c) largisce una grande libertà interiore, [pag. 98] quella che è la vera libertà, libertas filiorum Dei; d) procura grandi beni al nostro prossimo, sia in questa vita che in purgatorio; e) ci fa conoscere meglio noi stessi, e perciò ci affina di più nello spirito; f) ci fa partecipare della fede di Maria, pur non illudendoci di poterla uguagliare; g) ci esenta da scrupoli, turbamenti e timori o, almeno, fa in maniera che Maria ce li attenui e ci sostenga maternamente nella lotta; h) ci arma di gran confidenza in Gesù e Maria, per cui non temiamo di deviare dal retto cammino; i) ci fa partecipi dei sentimenti del Cuore materno della Vergine; l) farà sì che Maria produca Gesù nell'anima nostra; ecc.

Pratiche particolari della Santa Schiavitù

Secondo il P. Ríos queste pratiche sono interne ed esterne.

Le prime, certamente le essenziali, sono racchiuse nella breve formula, schematizzata da S. Luigi Grignion da Montfort, ma la cui sostanza è già tutta nel P. Ríos: Ogni cosa per mezzo di Maria - con Maria - in Maria - per Maria.

Le seconde, accidentali e pur tanto salutari, sono sette: a) prepararsi, per alcun tempo, con orazioni e penitenze prima di consacrarsi schiavi della Vergine, perché tale consacrazione è "un vero cambiamento di vita e di stato"; b) recita quotidiana del Rosario proprio della Confraternita della Santa Schiavitù, da dirsi in onore degli anni che la Madonna passò sulla terra (72 anni per il P. Ríos), e recita pure quotidiana della Corona delle dodici stelle, cioè delle dodici principali prerogative di Maria (a proposito di questa Corona è bene notare come il P. Ríos, esponendo il modo di recitarla, vi dedica ben 25 capitoli del libro V del "De Hierarchia Mariana", passando in rassegna a fondo le prerogative della Vergine così da costituire un buon trattato di Mariologia); c) portare ben visibile un emblema in cui si distinguano le catene, simbolo di schiavitù: emblema appositamente benedetto; d) celebrare particolarmente e solennemente il 25 Marzo, festa dell'Incarnazione di Cristo, la quale è fondamento della Santa Schiavitù; e) recita frequente dell'Ave Maria e, anzi, salutarsi per mezzo di essa; f) recita frequente del Magnificat in ringraziamento dei benefici ricevuti; g) disprezzo delle cose del mondo, che ci distraggano dal servizio di Dio.

[pag. 99] Aggiunge in fine il P. Ríos che gli schiavi di Maria debbono procurare di accostarsi alla S. Comunione almeno una volta al mese e nelle feste del Signore e della Madonna. E qui prende lo spunto per approfondire le relazioni che intercorrono tra Maria e l'Eucaristia, arrivando a chiamare la Vergine autrice, quale Madre di Gesù, di questo Sacramento. Naturalmente non si lascia sfuggire l'occasione per esortare gli schiavi di Maria a ricevere Gesù Eucaristia con le stesse disposizioni con le quali la Madonna Lo ricevette nell'Incarnazione nel suo purissimo seno (58).

Concludiamo con una preghiera del P. Ríos, nella quale risplende non solo il suo amore alla Vergine, ma anche la sua profonda dottrina mariologica e l'anima della Santa Schiavitù (della quale è la formula):

"Santissima Vergine Maria, vedo le tre Persone divine della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, che fanno a gara nell'adornare l'anima tua con grazie infinite per renderti loro Figlia, Madre e Sposa degnissima e nostra Imperatrice, Regina e Signora gloriosissima. Ti venero quindi con un profondissimo atto di iperdulia, giacché il Padre ti adottò con singolare predilezione per Figlia e ti predestinò prima di ogni pura creatura, costituendoti primogenita di tutti ed eleggendoti fin dall'eternità per Madre del suo unigenito Figlio e preservandoti pertanto dal peccato originale. Ti venero perché il Figlio di Dio, concepito dal tuo purissimo sangue e nato dopo nove mesi dal tuo purissimo seno, ti fece sua vera Madre, ma conservandoti Vergine intatta prima del parto, nel parto e dopo il parto, affinché tu, prima fra i mortali, innalzassi la bandiera dell'angelica verginità. Per questo infinito privilegio della tua Maternità fosti resa in modo meraviglioso una stessa cosa con Dio e costituita Signora del Cielo e della terra e Regina degli angeli e degli uomini. Una seconda e una terza volta e infinite volte ti venero perché lo Spirito Santo, eleggendoti per sua amantissima Sposa, ti arricchì con la pienezza di ogni grazia e virtù sopra tutti gli angeli e i santi, in modo che per mezzo tuo dobbiamo ricevere qualsiasi bene aspettiamo da Dio; perché inoltre ti ornò con il dono della giustizia originale e ti preservò nell'intera tua vita da ogni peccato, anche il più lieve; perché infine lo stesso, che intercede per con gemiti inenarrabili, [pag. 100] ti stabilì universale Avvocata dinanzi a Dio di tutto il genere umano. Per questi e altri quasi infiniti privilegi, ricevuti dalla SS. Trinità, ti eleggo, o Vergine Santa, per mia Signora, Regina e Imperatrice, e mi riconosco ciò che veramente sono, tuo servo e schiavo, chiedendoti e supplicandoti, per la maestà del tuo dolcissimo nome Maria, che significa Signora, di ammettermi nella tua famiglia con umiltà di schiavo e amore di figlio; e, in prova che per tale mi riconosco, degnati di stampare nel mio cuore i segni della schiavitù, non quei crudeli del marchio e del chiodo, che si scolpivano su la fronte dei servi, ma quelle soavissime parole, con cui ti salutò l'angelo, Ave Maria; però con fuoco così ardente di carità che non se ne cancellino se non quando abbia dato l'ultimo palpito in questo mondo. E, perché questo dolcissimo saluto, Ave Maria, sia l'ultima mia parola, fa che mai scompaia dalla mia memoria, mai si allontani dalla mia volontà questo accesissimo desiderio di servirti come Regina e Signora di incomprensibile grandezza, sino all'estremo respiro della mia vita. Confesso e riconosco che sono indegno di questo onorevolissimo titolo di tuo schiavo; però propongo oggi fermamente di servirti con ogni sollecitudine, di impedire ogni offesa al tuo nome e al tuo SS. Figlio e di non acconsentire che mai si commetta alcunché contro di Lui da coloro che sono stati affidati alle mie cure. Ti prego quindi, per il tenerissimo amore che nutri verso il tuo Figlio, e ti chiedo, per tutta la gloria che ricevesti dalla SS. Trinità, che tu non mi allontani dalla tua schiavitù, ma che presieda, come Signora, ogni mia azione, comandi quanto ti piaccia, diriga quanto s'è incominciato, ripari il mal fatto e governi me, tuo, servo e schiavo, in tutta la vita e nell'ora della morte (ciò che spero, se sarò costante nel tuo servizio) riceva il mio spirito. Così sia" (58bis).

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(58) S. GUTIERREZ ALONSO, oesa, op. c., (per tutto lo studio); A. MUSTERS, La souveraineté de la Vierge d'aprés les écrits mariologiques de B. de los Ríos, Gand 1946.

(58bis) Id., ibid., 796-798.

 

 

CENNI CULTUALI

Diremo brevemente del culto in generale, delle devozioni particolari, dei conventi e santuari dell'Ordine in relazione a Maria.

Premettiamo queste espressioni di Mons. De Romanis: "Le attestazioni che della loro devozione alla Vergine hanno dato gli Agostiniani, quanto hanno fatto per diffonderne e difenderne il culto, non può accennarsi in qualche pagina nè raccogliersi in pochi periodi... Con opuscoli, prediche, libri di devozione ed esaltazione mariana, scritti da Agostiniani, si forma un'abbondante biblioteca... [pag. 101] L'atlante agostiniano si vede segnato da numerosissimi santuari della Vergine. Essi rappresentano tutti vivi e ardenti focolai di devozione alla Madonna, scuola e pratica continua di zelo nell'avvivarla e farla accrescere, attivati e dilatati dai figli d'Agostino. Fu un insigne predicatore agostiniano, Alberto da Padova, che introdusse l'uso di invocare la Madonna prima delle prediche (59). Mi dispensino da altri ricordi le parole del P. H. Grisar, che, esaminando l'esposizione del Magnificat composta da Lutero, la dice "meravigliosa per i sentimenti di pietà interiore, che l'autore ha saputo effondere in questi fogli pratici e religiosi, pur in mezzo alla sua attività tutta animata di inimicizia e di odio; meravigliosa anche per l'alta lode che vi si dà alla Vergine benedetta, alla tenera Madre del Signore. Vi ricompare sotto molteplici aspetti l'antico linguaggio di grande venerazione a Maria, tradizionale nell'Ordine Agostiniano" (60).

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(59) Secondo il P. G. LANTERI oesa, (Postrema saecula sex Religionis Augustinianae..., I, Tolentino 1858, p. 56) è Pietro de Alva che accenna a questo particolare.

(60) A. C. DE ROMANIS, op. c., p. 230s.

Officium parvum B. M. Virginis

Fin dai primi tempi dell'Ordine riunito gli Agostiniani lo recitavano quotidianamente, fatta eccezione, a quanto sembra, dei giorni festivi; e ciò dura fino al 1885 (61). I capitoli generali del 1388 e del 1391 ordinano che non si tralasci mai "propter festa quarumcumque capellarum alicuius conventus Ordinis" (62). I fratelli conversi dovevano recitarlo in una forma speciale per loro. Bisogna però notare che l'officium parvum B. M. V. si recitava comunemente dappertutto nella Chiesa latina. Oggi nell'Ordine è rimasto facoltativo per i Conversi che sanno leggere (in luogo del loro proprio giornaliero) e in qualche noviziato.

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(61) ANALECTA AUGUSTINIANA, III (1909-10, pp. 61, 77, 83 e VIII (1919-20), p. 129s.

(62). Ib., V (1913-14), pp. 77 e 103.

Salve Regina [pag. 102]

Il cap. gen. di Rimini del 1318 stabilisce: "Item, quia honor matris illius esse dignoscitur qui natus est ex ea, cupientes, prout sumus obnoxii, Dei Filium, qui pro nobis exaltandis pertulit crucis obprobria, quantum possumus et ipse nobis concesserit, honorare, suamque piissimam genitricem nobis et toti Ordini coram dicto suo Nato acquirere fidelem et assiduam advocatam, diffinimus et diffiniendo irrefragabiliter ordinamus quatenus omnes nostri Ordinis fratres, tam in comununi quam in speciali, sive in ecclesia sive extra ecclesiam, in fine cuiuslibet horae divini officii, excepta prima vel tertia cum immediata post primam vel tertiam fuerit missa cantanda, dicant antiphonam Salve Regina cum versu Ave Maria et oratione "Concede misericors Deus fragilitati" etc., sine nota. Et semper, praeterquam in civitate vel itinere, ad primas tres dictiones praelibatae antiphonae genua flectant fratres ad gratiam Matris et Filii facilius impetrandam" (63). Il cap. gen. di Parigi del 1329 vi torna sopra e pricisa: "Item, diffinimus quod, quamdiu dicitur Salve Regina sine nota post quamlibet horam, fratres maneant in genuflexione usque ad finem orationis "Concede misericors Deus", donec dicatur "a nostris iniquitatibus resurgamus". Quum autem dicitur nota servetur genuflexio tantum ad tres primas dictiones, prout in Ordinario continetur" (64). E ancora ne riparlano i capitoli generali del 1391 e del 1394 (65). Con la riforma di S. Pio V finì questa usanza. Oggi la diciamo sempre alla fine della Serotina e, come antifona dopo Compieta, dalla Trinità all'Avvento secondo le prescrizioni della Chiesa.

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(63) ANALECTA AUGUSTINIANA, III (1909-10), p. 224 s.

(64) Ib., IV (1911-12), p. 85.

(65) Ib., V (1913-14), pp. 99 e 126.

Commemorazione della Vergine

Secondo una disposizione del cap. gen. del 1371, nell'ufficio del giorno, purché lo permettessero le rubriche, a vespro e a mattutino, la Madonna si doveva commemorare [pag. 103] innanzi a qualunque Santo (66) e ciò è ripetuto nei capitoli generali del 1374 e 1377 (67). Tale commemorazione si trova così espressa nell'Ordinario del B. Clemente da S. Elpidio, stampato dal Seripando. assieme alle Costituzioni, nel 1551: "Alma Dei genitrix Virgo Maria, Petre et Paule sacra lumina mundi, o praesul sanctissime Augustine cum matre Monica et Nicolao, nostri nunc memores estote et nobiscum una precemini, ut optata semper Christi pace fruamur" (68). Nella Congregazione Agostiniana spagnola del Ven. Giovanni de Alarcòn troviamo un'altra commemorazione mariana, forse settimanale, con ufficio doppio (69).

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(66) ANALECTA AUGUSTINIANA, IV (1911-12), p. 473.

(67) Ib., V (1913-14), pp. 12 e 32.

(68) Ib., XV (1933-36), p. 190.

(69) Ib., III (1909-10), pp. 105, 107, 184 e XVI (1937-38), p. 21.

 

Ave Maria

Connessa con l'ufficio divino è l'Ave Maria serale, della quale parla il cap. gen. del 1371: "Insuper, in quolibet conventu nostrae religionis, immediate post antiphonam et collectam quae dicuntur de gloriosa Virgine post Completorium, per campanam maiorem fiat signum ad Ave Maria, ad quod signum omnes fratres humiliter genuflectant, Ave Maria dicendo in honorem Virginis illibatae" (70). I capitoli generali del 1374 e 1377 confermano questa disposizione (71). I capitoli generali del 1374, 1377, 1385 e 1388 ordinano che al principio e alla fine di ogni ora canonica, dopo il Pater noster, si reciti l'Ave Maria (72).

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(70) ANALECTA AUGUSTINIANA, IV (1911-12) p. 473.

(71) Ib., V (1913-14), pp. 12 e 32.

(72) Ib., V (1913-14) pp. 12, 32, 52, 76.

 

Antifona Mariana dopo Compieta

Secondo le leggi generali della Chiesa, anche i nostri, che di regola si debbono uniformare al rito romano, dicevano, dopo Compieta, l'antifona mariana, variabile secondo i tempi. Le Costituzioni del 1581 aggiungono: "Ubi sunt duodecim vel saltem decem fratres de Familia... [pag. 104] cantent etiam singulis diebus... antiphonam B. Virginis post Completorium" (73). E ciò viene ripetuto anche in quelle del 1625 e 1686.

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(73) CONSTITUTIONES OESA, Roma 1581, p. 6.

 

Litanie e l'inno " O gloriosa Virginum "

Connesso con l'ufficio divino è il canto delle Litanie Lauretane al sabato, come leggiamo negli atti del cap. gen. del 1822: "Similiter unoquoque sabbato, post Vesperas, ante altare Beatissimae Mariae Virginis, Litaniae Lauretanae cantentur" (74). Nelle Costituzioni del 1895 si legge a proposito di esse: "Laudantur et nullimode praetermittantur ubi sunt in consuetudine" (75). E, nell'appendice alle stesse, si legge pure che i religiosi, recandosi processionalmente all'altare della Madonna per cantarvi Litanie, cantino pure l'inno "O gloriosa Virginum" (76).

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(74) ANALECTA AUGUSTINJANA, XIII (1929-30), p. 399.

(75) CONSTITUTIONES OESA, Roma 1895, p. 9.

(76) Ib., p. 9 a.

 

Benedicta tu e Ave Regina caelorum

Ne diremo più sotto, trattando della Madonna delle Grazie.

Messe mariane votive e cantate

Le Messe votive di Maria nell'Ordine una volta si celebravano con frequenza (77) come del resto si fa anche oggi.

Circa le Messe cantate in onore della Vergine il cap. gen. del 1685 ordina: "Sabbato de B. M. Virgine Missam conventualem cantari sancitur in onmibus conventibus, ubi quinque sacerdotes de familia commorantur..." (78).

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(77) ANALECTA AUGUSTINIANA, VIII (1919-20), p. 131

(78) Ib., XII (1927-28), p. 23.

 

Feste mariane nell'Ordine

L'Ordine solennizza tutte quelle imposte dal Calendario romano, a cui per regola si uniforma. Fuori del rito romano, in particolare celebra quelle della Madonna di Consolazione (o della Cintura), del Buon Consiglio, del Soccorso e delle Grazie; e di ciò parleremo più sotto. [pag. 105]

In passato l'Ordine ha celebrato le feste mariane seguenti, delle quali alcune estese a tutta la Chiesa e alcune pro aliquibus locis tantum:

a) Assunzione al cielo. Antica nell'Ordine come nella Chiesa; e nel calendario agostiniano del 1531 appare anche con la vigilia. I nostri, sin dal sec. XIII, erano tenuti in tal giorno a comunicarsi. Benedetto XIV diede facoltà ai nostri d'impartire anche la Benedizione papale, con annessa indulgenza plenaria. Chiese e conventi nostri, fregiati del titolo dell'Assunzione, sono frequenti e anche antichi.

b) Cuor di Maria. Nel 1847 l'Ordine ottenne di celebrarne la festa, fissata nella domenica III dopo Pentecoste. Nel 1855, essendone stata rinnovata la ufficiatura, si ottenne la rinnovata per il nostro breviario (79). Era chiamata del Purissimo Cuor di Maria, e venne meno con la riforma di S. Pio X.

c) SS. Nome di Maria. Nel 1627 l'Ordine ebbe facoltà di celebrarla, ponendola al 20 ottobre (80).

d) Patrocinio di Maria. Ottenuta dall'Ordine nel 1847 e fissata nella II domenica di novembre (81), cadde con la riforma di S. Pio X.

e) Maternità di Maria Vergine. Ottenuta nel 1792, venne fissata nel I sabato non impedito di Quaresima (82); ma la riforma di S. Pio X la tolse.

f) Aspettazione del Parto di Maria Vergine. Fissa al 18 dicembre, appare nei libri liturgici dell'Ordine fin dal 1802 (83). Anch'essa fu tolta nella riforma di S. Pio X. [pag. 106]

g) Sette Dolori di Maria. Di una festa dei Dolori di Maria, detta Transfixio Virginis, parla il capitolo del 1459 della Congregazione del V. Alarcòn (84): era fissa al 29 gennaio (85). Nel 1683 fu estesa a tutto l'Ordine e posta nel venerdì di Passione (86).

h) Purità di Maria. Fu ottenuta dall'Ordine nel 1790 e posta al giorno 11 di marzo (87): ma cadde con la riforma di S. Pio X.

i) Marta Auxilium Christianorum. Fin dal 1821 appare nei libri liturgici dell'Ordine, fissa al 24 maggio (88); e finì con la riforma di S. Pio X.

l) Immacolata Concezione di Maria. Circa il culto dell'Ordine all'Immacolata notiamo che a Parigi gli Agostiniani, fin dal 1440, avevano una Confraternita ad Essa intitolata, approvata da Eugenio IV nel 1442 e arricchita di indulgenze e favori spirituali da lui e da Nicolò V, Sisto IV e Innocenzo VIII (89). Così anche il generale dell'Ordine Guglielmo Becchi da Firenze esorta nel 1463 gli Agostiniani di Tournai a fondare una Confraternita in onore della Concezione e di S. Nicola di Tolentino (90). Nell'Ordine la festa della Concezione già si celebrava nel sec. XV (91), mentre nella Congregazione del V. Alarcòn in tal secolo appare con l'ottava (92); e con l'ottava appare nel calendario dell'Ordine nel 1551 (93). Nel 1667 Clemente IX, dietro preghiera del generale agostiniano Girolamo Valvasori, con un breve stabilì che la festa dell'Immacolata fosse per l'Ordine de praecepto (94). Dietro preghiera dello stesso Generale, nel 1670 Clemente X concesse all'Ordine di recitare l'ufficio dell'Immacolata tutti i sabati, purché non impediti da altro doppio o semidoppio: come si usava già nei conventi di Spagna e delle Indie spagnole (95). [pag. 107]

Questo ufficio settimanale finì con la riforma di S. Pio X. Nel 1844 Gregorio XVI estese all'Ordine la facoltà, già concessa ad altri, di aggiungere nel prefazio della festa la parola "Immaculata" alle parole "Et Te in Conceptione" e d'inserire nelle Litanie l'invocazione "Regina sine labe originali concepta" (96). Nel 1847, pregato dal Generale dell'Ordine, Pio IX estese ai nostri il nuovo ufficio e la nuova Messa dell'Immacolata e sua ottava, di fresco nello stesso anno approvati per Roma e l'anno seguente permessi per tutto il mondo. E' da notare che, per il 10 dicembre, le lezioni del II notturno erano di S. Tommaso di Villanova (97). In fine, nel 1850, Pio IX diede agli Agostiniani la facoltà, già concessa al Regno di Sicilia, di celebrare liturgicamente la Vigilia dell'Immacolata (98). L'Ordine, nella festa della Concezione, ha la facoltà di impartire la Benedizione papale con annessa indulgenza plenaria.

m) Sposalizio di Maria Vergine. Tale festa compare nei libri liturgici nostri nei primi anni del s. XIX (99), fissa al 23 gennaio. Terminò con la riforma di S. Pio X, benché vi sia ancora rimasta l'indulgenza plenaria per chi visita le nostre Chiese.

n) Purificazione di Maria Vergine. Festa generale e antica nella Chiesa e nell'Ordine. Il cap. gen. del 1385 vi ordina il digiuno e la vigilia (100). Ora vi è annessa l'assoluzione generale con indulgenza plenaria.

o) Annunciazione di Maria Vergine. Vale per essa quanto si e detto per la Purificazione. Benedetto XIV vi aggiunse la facoltà di impartire la Benedizione Papale, che più tardi venne trasferita all'Immacolata Concezione; sicché oggi v'è rimasta solo l'assoluzione generale con annessa indulgenza plenaria.

p) Visitazione di Maria. Il cap. gen. del 1397, ossequiente agli ordini di Urbano VI, che l'aveva messa per tutta la Chiesa, [pag. 108] accolse tale festa fissa al 2 luglio (101). Nel capitolo del 1483 della Congregazione del V. Alarcòn è supposta con l'ottava (102).

(q) Festa dei Prodigi di Maria. Appare nei libri liturgici dell'Ordine, fissa al 9 luglio, almeno dal 1846 (103) ed ebbe termine con la riforma di S. Pio X.

r) Madonna della Neve. Ne obbliga l'ufficio il cap. gen. del 1324 (104) e viene fissata al 5 agosto (105).

s) Natività di Maria. Festa antica nella Chiesa e nell'Ordine, con ottava e digiuno e astinenza nella vigilia secondo le Costituzioni, le quali prescrivevano la Comunione nella festa. Oggi vi è annessa l'assoluzione generale con l'indulgenza plenaria.

t) Presentazione di Maria al tempio. Compare nel calendario dell'Ordine del 1551 fissa al 21 novembre (106); ma tale festa appare già nominata nel capitolo del 1495 della Congregazione del V. Alarcòn (107).

u) Madonna di Loreto. Fissa al 10 dicembre, la vediamo nei libri liturgici dell'Ordine a metà del s. XIX (108); e finì con la riforma di S. Pio X.

Non bisogna dimenticare che la S. Sede ha concesso sempre indulgenze ai religiosi e ai fedeli che frequentano le nostre chiese nelle solennità mariane: basta dare uno sguardo ai diversi sommari d'indulgenze dell'Ordine. Né bisogna tacere che, secondo le prescrizioni dei nostri rituali passati e presenti, dobbiamo invocare la Vergine in molte circostanze ufficiali e liturgiche (vestizioni e professioni, erezione del III Ordine secolare e delle Confraternite della Cintura, visita al SS. Sacramento e orazione serotina e termine degli esercizi spirituali e dei ritiri mensili, sacre visite, atti scolastici, ecc.).

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(79) ANALECTA AUGUSTINIANA, XVI (1937-38), pp. 483 e 485s.

(80) Ib., XVI (1937-38), pp. 257 e 338.

(81) Ib., XVI (1937-38), pp. 483 e 485.

(82) Ib., XVI (1937-38), p. 403.

(83) Ib., XVI (1937-38), p. 405.

(84) Ib., III (1909-10), p. 107.

(85) Ib., III (1909-10), p. 110.

(86) Ib., XVI (1937-38), p. 393.

(87) Ib., XVI (1937-38), p. 403.

(88) Ib., XVI (1937-38), p. 413s.

(89) G. B. MALOU, L'Imm. Conc. de la S. Vierge Marie, Bruxelles 1857, p. 159.

(90) T. DE HERRERA oesa, Alphabetum augustinianum, Madrid 1644, II, p. 477.

(91) ANALECTA AUGUSTINJANA, XVI (1937-38), p. 39.

(92) Ib., III (1909-10), p. 271 e XVI (1937-38), p. 21.

(93) Ib., XV (1933-36), p. 198.

(94) Ib., XVI (1937-38), p. 253s.

(95) Ib., XVI (1937-38), pp. 251 e 253s.

(96) Ib., XVI (1937-38), p. 412.

(97) Ib., XVI (1937-38), p. 484.

(98) Ib., XVI (1937-38), p. 486.

(99) Ib., XVI (1937-38), p. 414.

(100) Ib., V (1913-14), p. 52.

(101) Ib., V (1913-14), p. 150.

(102) Ib., XVI (1937-38), p. 20.

(103) Ib., XVI (1937-38), p. 570.

(104) lb., III (1909-10), p. 468.

(105) lb., V (1913-14), p. 78.

(106) Ib., XV (1933-36), p. 198.

(107) Ib., III (1919-10), p. 204 e XVI (1937-38), p. 20.

(108) lb., XVI (1937-38), p. 570.

 

DEVOZIONI MARIANE PARTICOLARI DELL'ORDINE [pag. 109]

Sono quelle della Madonna di Consolazione (o della Cintura), della Madonna del Buon Consiglio, della Madonna del Soccorso e della Madonna delle Grazie: di ognuna parleremo in breve, aggiungendo un cenno sulla Madonna del Parto e un richiamo su la Santa Schiavitù.

MADONNA DI CONSOLAZIONE o DELLA CINTURA

Come per alcuni altri ordini religiosi la devozione a Maria sotto qualche titolo specifico e particolare ha sapore leggendario in quanto alle origini e ai primi sviluppi, così avviene per gli Agostiniani circa la loro principale e distintiva (direi ufficiale) devozione alla Madonna di Consolazione o della Cintura. Narra infatti una pia tradizione come S. Monica, afflitta per la morte del marito e molto più per i traviamenti del figlio Agostino, si rivolgesse alla Vergine perché si degnasse consolarla nelle sue angustie e le mostrasse in che modo andasse vestita dopo la morte di S. Giuseppe. La Madonna allora le sarebbe apparsa, vestita di nero e con una nera cintura di cuoio stretta ai fianchi, esortandola a vestire ugualmente e a stimolare altri a far lo stesso, assicurandola, nel medesimo tempo, della sua protezione e del suo conforto non solo per essa, ma anche per chi l'avesse imitata. Convertitosi, prese poi la cintura anche il suo figlio Agostino, da cui l'ebbero i suoi monaci per tutti i secoli. Qualunque cosa si voglia pensare di questa pia e soave tradizione, è certo storicamente che il generale agostiniano Gerardo da Rimini (+1443) ebbe confermata la facoltà di istituire confraternite della Cintura, per individui dell'uno e dell'altro sesso, da un decreto (Solet pastoralis Sedes) di Andrea Montecchio, vescovo di Osimo e vicario generale di Eugenio IV, del 14 agosto 1439. Lo stesso anno, nella nostra chiesa di S. Giacomo Maggiore a Bologna, si istituì una confraternita della S. Cintura, del S. P. Agostino e di S. Monica; e poi altre se ne fondarono altrove. Nel 1495, dietro esortazione del piissimo oratore agostiniano Martino da Vercelli, nella suddetta Chiesa di Bologna fu eretta un'altra confraternita, detta di S. Maria della Consolazione. Nel 1575 il generale dell'Ordine Taddeo di Perugia unì assieme le due Confraternite, e Gregorio XIII approvò tale unione [pag. 110] il 13 giugno 1575 con la bolla "Ad ea ex paternae...". Nel 1576 lo stesso Papa, con il breve "Curandum est ut", concesse la facoltà di aggregare all'unita confraternita bolognese, passata ora Arciconfraternita, tutte le altre confraternite che in qualunque luogo si fondassero. Con breve poi del 12 novembre 1579 precisò che le patenti di aggregazione fossero spedite solo dal Generale dell'Ordine Agostiniano. Altre disposizioni, come anche molti favori spirituali, specialmente moltissime indulgenze, concesse in seguito la Chiesa (109). La sede dell'Arciconfraternita restò con onore e copiosissimi frutti per secoli a Bologna, finchè, il 29 novembre 1922, venne trasferita nella Chiesa di S. Agostino a Roma.

La Confraternita della Cintura ha avuto gran diffusione nel mondo, in maniera particolare dove si sono trovati gli Agostiniani. Anzi, contò tra le sue file parecchi convertiti nei paesi infedeli: un buon numero, segnatamente in Giappone, colse la palma del martirio.

Tra le svariatissime indulgenze, di cui è ricca la Confraternita della Cintura, non bisogna dimenticare la plenaria toties quoties, alla maniera della Porziuncola, che religiosi e fedeli possono lucrare nelle chiese agostiniane il giorno della festa della Madonna di Consolazione, come anche in tal giorno l'Ordine gode della facoltà di impartire la Benedizione Papale.

La festa della Madonna di Consolazione, fissa nella I domenica di Avvento, fu trasferita dalla S. Sede, il 7 agosto 1675, alla I domenica dopo la festa del S. P. Agostino, e, il 28 aprile 1914, venne fissata al primo sabato dopo la suddetta festa del S. P. Agostino (110). Per la Spagna fu elevata, nel 1724, a doppio di prima classe, e lo stesso rito venne esteso a tutto l'Ordine dalla S. Sede il 6 agosto 1805 dietro preghiera del Sacrista Pontificio Ven. Giuseppe Bartolomeo Menochio oesa, il quale ottenne pure, il 14 novembre dello stesso anno, che se ne potesse fare la commemorazione, alle Lodi e ai Vespri, durante l'Ottava del S. P. Agostino (111). Ufficio e Messa furono riformati sotto S. Pio X (112). [pag. 111]

Il giorno della festa ha luogo anche la solenne Processione dei Religiosi e Cinturati. Questi ultimi hanno pure processioni speciali ogni quarta domenica del mese.

I Religiosi del I, II, III Ordine sono obbligati a recitare quotidianamente la Coroncina della Madonna di Consolazione, almeno in forma breve. E' impreziosita da molte indulgenze.

Notiamo che, sotto il titolo della Consolazione, l'Ordine ha avuto e ha pure al presente non pochi conventi e chiese. Nel s. XV, a Genova, il pio agostiniano Giovanni Battista Poggio fondò la Congregazione, unita all'Ordine, della Madonna di Consolazione, che numerò diversi conventi e produsse illustri religiosi (113).

Gli Agostiniani, che hanno scritto sulla Cintura, superano il centinaio. Eccelle tra essi il dotto Giovanni Michele Cavalieri (+1757).

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(109) G. M. CAVALIERI oesa, La S. Cintura di Maria..., Milano 1737.

(110) ANALECTA AUGUSTINIANA, XVI (1937-38), pp. 258 e 501.

(111) Ib., XVI (1937-38), pp. 395 e 406s.

(112) Ib., VI (1915-16), pp. 77-79.

(113) N. CREUSEN oesa - G. LANTERI oesa, Monasticon augustinianum, I, Valladolid 1890, p. 528.

MADONNA DEL BUON CONSIGLIO

Circa l'origine della devozione alla Madonna del Buon Consiglio ci avverte una pia tradizione che la veneranda Immagine di Lei venne prodigiosamente trasferita da Scutari, in Albania, a Genazzano, nel Lazio: avvenimento, questo, già sostanzialmente predetto dalla terziaria agostiniana B. Petruccia, che attendeva a restaurare la chiesa del nostro Ordine nella stessa Genazzano e, non potendo compir l'opera per mancanza di mezzi, assicurava che la Vergine portentosamente ci avrebbe pensato Lei stessa. Qualunque cosa si voglia pensare di questa tradizione, fortemente radicata nel popolo albanese e in quello del Lazio, dal punto di vista storico è certo che, come scrive Ambrogio da Cori (provinciale romano al tempo dell'apparizione e poi generale dell'Ordine), il 25 aprile 1467 "quaedam imago B. Virginis in pariete dictae ecclesiae (la chiesa che la B. Petruccia stava restaurando) miraculose apparuit" (114) Subito fu un accorrere [pag. 112] di genti vicine e lontane a venerare la bella e soave Immagine e le grazie celesti piovvero su i devoti della Vergine, i quali la chiamarono S. Maria del Buon Consiglio (dal titolo antico della chiesa che la B. Petruccia contribuì a restaurare) o S. Maria del Paradiso (attesa la sua grande bellezza) o S. Maria di Piazza (dato il luogo dove la chiesa sorgeva) o S. Maria di Genazzano (dal nome del paese che per essa venne celebre in tutto il mondo): ma il primo titolo prevalse presto su tutti gli altri. Gli entusiasmi dei primi tempi non furono passeggeri: lungo i secoli la devozione alla Vergine del Buon Consiglio non ha avuto mai interruzioni, anzi si è sempre più sviluppata non solo in Italia, ma anche all'estero, specialmente in questi ultimi cent'anni. Sia i superiori dell'Ordine e i singoli religiosi, sia la stessa S. Sede hanno fatto a gara per incrementarla. I Papi Urbano VIII e Pio IX personalmente vennero a venerare la prodigiosa Immagine a Genazzano (115) e diversi altri ne arricchirono il santuario di privilegi e indulgenze (116). Il 17 novembre 1682 il Capitolo di S. Pietro la redimì della corona d'oro (117). Benedetto XIV, devotissimo della Madonna dei Buon Consiglio, ne eresse la Pia Unione per individui dell'uno e dell'altro sesso, colmandola di indulgenze (118), e Pio XI la sollevò a Primaria, il 29 gennaio 1924, concedendo al Generale dell'Ordine la facoltà di erigerne altre simili dovunque e di aggregarle a quella di Genazzano (119). La Pia Unione è oggi moltissimo diffusa. Connesso con la Pia Unione è lo Scapolare della Madonna del Buon Consiglio, istituito il 21 dicembre 1892 da Leone XIII, di Lei devotissimo, e dotato di ricche indulgenze (120). Lo stesso Papa elevò il Santuario alla dignità di Basilica minore (121) il 7 marzo 1903, e poi, il 22 aprile dello stesso anno, stabilì che nelle Litanie Lauretane, dopo l'invocazione "Mater admirabilis", si ponesse "Mater boni consilii" (122). [pag. 113]

Ufficio e Messa speciale in onore della Madonna del Buon Consiglio furono approvati, per il santuario genazzanese, dalla S. Sede il 18 dicembre 1779 e fissati al 25 aprile. Dietro poi preghiera del generale agostiniano Francesco Saverio Vazquez, molto devoto di Maria, vennero estesi, il 27 febbraio 1781, a tutto l'Ordine (123) e fissati al 26 aprile. Un nuovo ufficio la S. Sede approvò per l'Ordine il 18 dicembre 1884 (124) e più tardi S. Pio X riformò ufficio e messa come li abbiamo oggi.

L'Ordine, specialmente in questi ultimi cent'anni, ha dedicato un buon numero di chiese e conventi alla Madre del Buon Consiglio, come anche ne hanno il titolo le provincie nostre di Chicago e Australia e la Vice provincia di Filadelfia. Così anche Lei è protettrice della città e diocesi australiana di Sandhurst (125), del Sodalizio di S. Pietro Claver (126), dell'Unione delle Donne cattoliche Americane, forte di 9 milioni di aderenti (127), ecc.

Gli Agostiniani, che hanno scritto su la Madonna del Buon Consiglio, sono più di una cinquantina: benemerito, tra essi, Mons. Agostino Felice Addeo (+1957), che ne pubblicò una importante raccolta di documenti (128). E non vogliamo tacere dei numerosi bollettini di devozione che, in diversi luoghi, i nostri danno alla luce sull'argomento in parola.

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(114) ANALECTA AUGUSTINIANA, XX (1945-46), p. 8s.

(115) Ib., XX (1945-46), pp. 82-87.

(116) Ib., XX (1945-46), p. 87s.

(117) Ib., XX (1945-46), p. 89.

(118) Ib., XX (1945-46), pp. 89-93.

(119) Ib., X (1923-24), p. 251s.

(120) Ib, I (1905-06), p. 132s.

(121) Ib., XX (1945-46), p 96s.

(122) Ib., I (1905-06), p. 18.

(123) Ib., XVI (1937-38), p. 401s.

(124) Ib., XVI (1937-38), p. 489s.

(125) Ib., III (1909-10), p. 464.

(126) Ib., I (1905-06), p. 18.

(127) ACTA OESA, II (1957), p. 186.

(128) Costituiscono la prima parte del vol. XX di Analecta Augustiniana da p. 1 a 140.

MADONNA DEL SOCCORSO

Una pia tradizione narra che il Ven. Nicola da Messina, agostiniano, morto nei primi anni del s. XIV, essendo gravemente ammalato e raccomandandosi alla Vergine, Ella gli apparve tale quale era dipinta in un altare della chiesa del convento di Palermo dove lui era superiore, e, risanandolo, gli ingiunse di invocarla in avvenire sotto il titolo di Madonna del Soccorso e di diffonderne il culto. [pag. 114] Si noti che la Vergine, per un altro prodigio da Lei operato, si usò poi raffigurarla con un bastone in mano, mentre pone in fuga il demonio, insidiante la vita di un bambino (128bis). Qualunque giudizio si voglia portare su questa cara tradizione è certo che, da quel tempo in poi, la Madonna del Soccorso è raffigurata spessissimo nella stessa maniera e fu venerata prevalentemente in chiese agostiniane, specie in Sicilia, in bassa Italia, nelle Marche, nell'Umbria, nelle Baleari e nel Messico. Ho trovato almeno una trentina di chiese e conventi che ne hanno il titolo. In qualche luogo ebbe venerati santuari, come a Cartoceto, nelle Marche, e a Roma, prima nella nostra chiesa di S. Matteo in Merulana e poi in quella redentorista di S. Alfonso su l'Esquilino.

L'Immagine prodigiosa di Roma proveniva, secondo una pia tradizione, dall'isola di Creta, da dove un mercante l'aveva recata con sé nella Città eterna, collocandola in casa dei suoi ospiti. Passato il mercante a miglior vita, venne posta in venerazione nella chiesa di S. Matteo in Merulana, che prima fu in mano degli Agostiniani italiani e poi di quelli irlandesi. Gli uni e gli altri ne zelarono grandemente il culto, specie il converso irlandese Ven. Donato (+1700), che dimorò a Roma quarant'anni. Nel 1798 la chiesa di S. Matteo fu distrutta e i nostri furono costretti a emigrare prima a S. Eusebio e poi a S. Maria in Posterula, recando con sé la prodigiosa Immagine, che, in questo ultimo luogo, non posero in chiesa (perchè ve ne era un'altra, di diverso titolo, pure miracolosa), ma nella cappella privata del convento, dove necessariamente la devozione ne rimase ristretta ai soli religiosi. Nel 1865 Pio IX concesse la pia Immagine ai Redentoristi, che oggi la custodiscono con amore a S. Alfonso su l'Esquilino (129).

Il 4 febbraio 1804 la S. Sede concesse agli Agostiniani della Provincia Siciliana Messa e Ufficio in onore della Madonna del Soccorso. Vennero poi estesi a tutto l'Ordine il 24 marzo dello stesso anno (130) e posti al 13 maggio.

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(128bis) B. ATTARDI oesa, Il monachesimo in Sicilia..., Palermo 1741, pp. 93-102.

(129) ANALECTA AUGUSTINIANA, VIII (1919-20), pp. 138-42 e C. H. HENZE, Mater de Perpetuo Succursu, Bonn 1926.

(130) ANALECTA AUGUSTINIANA, XVI (1937-38), p. 405s.

 

MADONNA DELLA GRAZIA [pag. 115]

Antico è nella Chiesa e nell'Ordine il culto alla Madonna della Grazia. Il cap. gen. d'Orvieto del 1284 parla del "Benedicta Tu" o "Vigiliae B. M. Virginis", in onore della Madonna delle Grazie (131). Il "Benedicta Tu" è detto così dalle parole con cui incomincia l'antifona, seguita da tre salmi e tre lezioni, attribuite al S. P. Agostino, con due responsori, in uno dei quali si apostrofa la Vergine con la frase "Tu gratia mater", come appare anche fin dal s. XIII nell'Ordinario del B. Clemente da S. Elpidio (+1291). Quest'Ordinario, benché la prima volta stampato a Venezia con le Costituzioni nel 1508, era tuttavia in vigore nell'Ordine sin dalla seconda metà del s. XIII (132). Il "Benedicta Tu" era chiamato anche "Vigiliae B. M. Virginis", perché si diceva di sera. Non era esclusivo però degli Agostiniani; i quali tuttavia, almeno per un certo periodo di tempo, vollero sostenere che le tre stupende lezioni fossero del S. P. Agostino. Si noti che alle volte si recitava e alle volte si cantava e che si diceva ogni sera dopo Compieta, purchè l'ufficio del giorno corrente o del seguente non fosse doppio e non ci fosse dentro un'Ottava (133) e purché si recitasse anche l'Officium parvum B. M.Virginis, del quale abbiamo trattato più sopra (134). Il cap. gen. del 1308 avverte che al venerdì si deve cantare, mentre negli altri giorni no (135). Nei capitoli generali del 1371, 1374, 1377, 1385 e 1388 si ordina di esprimere al principio delle lezioni il nome del S. P. Agostino, adottando la formula "Sermo S. Augustini" (136). Il cap. gen. del 1570 sottolinea che il "Benedicta Tu" si recita "antiquorum Patrum instituto" (137); mentre quello del 1661, premesso che "Sermones S. P. Augustini de Beatissima Virgine magnam Deo gloriam et populo conferunt devotionem", stabilisce che nei venerdì d'Avvento e di Quaresima lo [pag. 116] si canti anche se l'ufficio sia doppio (138). Altri capitoli generali ritornano su l'argomento, come pure ne parlano tutte le edizioni delle Costituzioni. Quelle di oggi dicono: "Singulis sextiis feriis, quibus tum praecedens tum subsequens officium non erit ritus duplicis, exceptis diebus infra Octavas, cantetur vel recitetur in choro ad honorem Beatae Virginis de Gratia "Benedicta Tu", cum psalmis et lectionibus, ut in Breviario Ordinis" (139).

In onore della Madonna delle Grazie il cap. gen. del 1377 comanda: "Idem diffinimus quod per totum Ordinem, post 'Mernento salutis auctor', dicatur iste versus "Maria mater gratiae"; e ciò viene ribadito nel 1385 e nel 1388 (140).

E' pure in onore della Madonna delle Grazie la strofa "Ave, Regina caelorum, Mater regis angelorum", con il versetto e la orazione: appaiono già nell'Ordinario del B. Clemente da S. EIpidio (141). Nel cap. gen. del 1575 si legge: "Quod nullo unquam tempore in ecclesiis nostri Ordinis, post Missam maiorem, antiphonam illam 'Ave Regina caelorum, Mater regis angelorum' decantari praetermittatur, praeterquam in solemnibus diebus" (142). Così, più o meno, si stabilisce in altri capitoli generali e nelle diverse edizioni delle Costituzioni. Le ultime prescrivono: "Quotidie post Missam conventualem, nisi subsequantur horae, vel post Nonam recitetur aut cantetur in choro antiphona 'Ave Regina caelorum, cum versiculo et oratione, ut in fine Missalis vel Breviarii Ordinis hebetur" (143). E nel breviario si avverte espressamente che si recita in onore della Madonna delle Grazie.

Messa e Ufficio a sé della Vergine delle Grazie l'Ordine li ottenne dalla S. Sede, dietro preghiera del Ven. Giuseppe Bartolomeo Menochio, il 2 settembre 1806 (144). La festa è oggi fissa al primo giorno di giugno. [pag. 117]

Tra chiese e conventi nostri circa una settantina almeno ho potuto rintracciarne dedicati alla Madonna delle Grazie. Abbiamo avuto anche, sotto tale titolo, dei celebri santuari.

Nell'Ordine il culto alla Madonna delle Grazie si è sviluppato specialmente in alta e bassa Italia, in Portogallo e nelle Indie Orientali, nella regione Valentina in Spagna, in Colombia e nel Cile. Anzi, le Province agostiniane di queste due ultime nazioni l'hanno per titolare.

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(131) ANALECTA AUGUSTINIANA, II (1907-08), p. 252: "Diffinimus quod omnis sero post Completorium dicant fratres vigilias B. Virginis, sicut hactenus factum est".

(132) CONSTITUTIONES OESA, Venezia 1508, p. 56.

(133) ANALECTA AUGUSTINIANA, VIII (1919-20), p. 135.

(134) Ib., III (1909-10), p. 77.

(135) Ib., III (1909-10), p. 77.

(136) Ib., IV (1911-12), p. 473 e V (1913-14), pp. 12, 32, 52, 76.

(137) Ib., XXIII (1953-54), p. 55.

(138) Ib., XI (1925-26), p. 56.

(139) CONSTITUTIONES OESA, Roma 1926, p. 34.

(140) ANALECTA AUGUSTINIANA, V (1913-14), pp. 34, 52, 76.

(141) Ib., XV (1933-36), p. 191.

(142) Ib., XXIII (1953-54), p. 57.

(143) CONSTITUTIONES OESA, Roma 1926, p. 34.

(144) ANALECTA AUGUSTINIANA, XVI (1937-38), p. 407s.

 

MADONNA DEL PARTO o DI S. AGOSTINO

Nella chiesa di S. Agostino a Roma, oltre l'immagine bizantina della "Virgo virginum et Mater omnium" collocata su l'altare maggiore, è in venerazione la Madonna del Parto, detta anche, per la chiesa in cui è, Madonna di S. Agostino: simulacro marmoreo del Sansovino, posto in fondo al tempio. La devozione fu viva fino a circa la metà del '700; poi decadde per la chiusura provvisoria della chiesa, finché si ridestò vivace nel 1820 per opera specialmente del pio Leonardo Bracci. Da allora in poi fu un crescendo di preghiere e di grazie, sicché la Madonna di S. Agostino divenne la Madonna dei Romani.

Il 2 luglio 1851 fu incoronata dal Capitolo di S. Pietro. Nel 1863 fu eretta in S. Agostino la Confraternita delle Spose e delle Madri Cristiane sotto la protezione della Madonna del Parto e di S. Monica: dapprima aggregata a quella di Parigi e poi, nel 1865, dichiarata Primaria. Oggi è molto diffusa, particolarmente in Italia (145).

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(145) V. CRETONI oesa, Cenni storici della Madonna di S. Agostino, Roma 1886.

 

SANTA SCHIAVITU' MARIANA

Rimandiamo a quanto abbiamo già detto, trattando del P. Bartolomeo da los Ríos e la Santa Schiavitù, aggiungendo che il detto Padre eresse anche confraternite di questa devozione (146).

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(146) S. GUTIERREZ ALONSO, La esclavitud mariana, passim nella parte III del volume.

 

CONVENTI E SANTUARI MARIANI NELL'ORDINE [pag. 118]

I conventi e le chiese agostiniane, che furono o sono sotto titoli mariani, superano sicuramente il mezzo migliaio. I titoli più usati (oltre i già accennati della Consolazione, del Buon Consiglio, del Soccorso e delle Grazie) sono quelli dell'Annunziata, della Misericordia, degli Angeli e dell'Assunzione. Alcune nostre chiese furono e sono anche santuari mariani: tra più e meno famosi, superano la cinquantina. Su tutti spicca, per la rinomanza mondiale, quello del Buon Consiglio a Genazzano, del quale abbiamo già detto. Segnaliamo qualcuno fra i più notevoli.

In Italia: Madonna Liberatrice, a Viterbo; Madonna dei Miracoli, in Andria di Puglia; Madonna delle Grazie, a Pennabilli, nelle Marche; Madonna del Popolo, a Roma; Madonna del Parto, pure a Roma, della quale abbiamo già parlato; Madonna del Soccorso, a S. Matteo in Merulana, pure a Roma, di cui abbiamo già detto; S. Maria del Monte sopra Varese, in Lombardia, in mano delle monache agostiniane; Madonna della Cava, a Marsala, in Sicilia; Madonna dell'Acqua, a Monte Ortone, nel Veneto; Madonna della Sughera, nel territorio di Viterbo; la Madonnetta, a Genova.

In Francia: Madonna delle Vittorie, a Parigi, e Nostra Signora del Bello Sguardo, a Orgon, in Provenza..

In Spagna: Madonna della Regola, a Siviglia, e Madonna delle Grazie, a Valenza.

In Portogallo: Madonna delle Grazie, a Lisbona.

In Colombia: Madonna della Salute.

In Bolivia: Madonna di Copacabana.

In Perù: Madonna di Guadalupe e Madonna di Pucaràn.

Si noti che dei conventi e santuari mariani alcuni furono strappati all'Ordine dalle diverse soppressioni degli ultimi due secoli e altri ne conserviamo ancora oggi.

 

SCRITTORI MARIANI AGOSTINIANI [pag. 119]

Gli Agostiniani, che hanno scritto sulla Vergine, inclusi quelli che hanno trattato della Madre di Consolazione e del Buon Consiglio, superano di certo il mezzo migliaio: è ovvio che sono di vario valore. Ne segnaliamo alcuni dei più notevoli:

EGIDIO ROMANO (+ 1316). Si sofferma su la Madonna in varie opere, in particolare nei "Commentaria in III Sententiarum", specie nelle dist. III e IV e passim nell'VIII, IX, XII e XIII, e nei "Quodlibeta", specialmente nel VI. Non è criticamente accertato se sia di Egidio l'<Explanatio in Salutationem Angelicam>, che figura tra le sue opere nell'edizione di Roma 1555.

ALBERTO DA PADOVA (+1328?). Parla di Maria nei "Sermones de Sanctis", Venezia 1584, che già erano stati stampati a Parigi nel 1544, insieme a quelli de tempore e quaresimali.

AGOSTINO D'ANCONA (+1328): "Tractatus de angelica annuntiatione" (detto anche "Super Missus est" o "Super Ave Maria"), Lione, per mag. Sixtum Glogkengieser, 1485. - "Tractatus super Magnificat" (detto pure "De cantico spirituali sive de decem chordis"), Roma, Tip. Vincenzo Acculti, 1590. - "Oratio ad laudem Virginis Mariae", nella Bibl. Vat., Cod. Vat. lat. 938. Il nostro parla della Madonna pure nei "Sermones de sanctis ad clerum per circulum anni", all'Angelica di Roma, ms. 158 e alla Vaticana, Urb. lat. 553.

ENRICO DI FRIEMAR (+1342). Per le sue opere mariane cfr. "Jordani de Saxonia oesa, Liber Vitasfratrum", New York 1943, p. 474 sq. e C. Stroick: "Heinrich von Friemar", Friburgo Br. 1954.

TOMMASO DI STRASBURGO (+ 1357). Tratta della Vergine nei "Commentaria in IV. II. Sententiarum", III, dist. III e IV.

ERMANNO DA SCHITDESCHE (+ 1357). Per le sue opere mariane cfr. Giordano di Sassonia, op. c., pp. 240 e 476. E' di imminente pubblicazione un lavoro su Ermanno e le sue opere da parte di A. Zumkeller oesa.

B. SIMONE DA CASCIA (+1348). Tratta della Madonna nel "De gestis Domini Salvatoris...", particolarmente nel libro II, tutto dedicato a Lei.

BONAVENTURA DA PADOVA (+1385). Lo "Speculum B. V. Mariae" (Augusta, Antonio Sorg. 1476) viene anche attribuito a S. Bonaventura: ma l'ed. di Quaracchi lo reputa spurio. L'Ossinger oesa ("Bibliotheca Augustiniana", p. 96) così parla di un'opera del nostro sulla Concezione: "Tractatus de Conceptione B. Virginis, de quo noster Ioannes de Meppis (apud Petrum de Alva, in Bibliotheca Conceptionis, col. 1493) haec habet: hic eruditissimus Doctor, scilicet Bonaventura, compilavit tractatum unum de Conceptione Immaculatae Virginis, qui ab aemulis in morte sua fuit subtractus; sed circa annum Domini 1464 per Rever. Rectorem Ioannem Agariis civem Bergomen. sem reinventus fuit, et, ne nomen tanti Doctoris ignotum remaneret, volui eius dicta in medium proferre, etc.". [pag. 120]

ANSELMINO DA MONTEBELLUNA (s. XIV): "El Pianto de la Verzene Maria", Milano 1950, a cura di E. Calzavara (in antico dialetto veneto e in terzine).

PAOLO VENETO (+1429): "Tractatus de sacra Virginis Conceptione", ms. in Biblioteca Vat., Ott. lat. 707, f. 206-10v.

AGOSTINO DA LEONESSA (+1435): "Sermones pulcherrimi super dominicam orationem Pater noster et angelicam salutationem Ave Maria". Copinger, II, 3546.

GOTSCALCO HOLLEN (+1481): "Sermones de B. Virgine", Hagenau 1520.

AMBROGIO DA CORI (+1485): "Oratio de Conceptione Virginis", Hain, 5685.

GIACOMO PEREZ DI VALENZA (+1490): "Expositio in Cantica Canticorum etc.", Hain, 112591-12595 e molte altre edd.

GIOVANNI DA PALTZ (+1511): "De septem foribus seu festis B. Virginis qualiter in quolibet sit honoranda", Lipsia, Martino Ladsberg, 1492.

S. TOMMASO DI VILLANOVA (+1555): "D. Thomae a Vill. opera omnia", 6 voll., Manila 1831-1897. I discorsi sulla Madonna sono nel vol. IV, benché se ne parli anche negli altri qua e là; nel vol. VI è il commentario al Cantico dei Cantici. Si noti che i discorsi del Santo hanno avuto altre 17 edizioni.

B. ALFONSO DE OROZCO (+1591): "De las siete palabras que la Virgen sacratissima hablò", Valladolid 1556. - "Declamationes Deiparae Mariae Virginis per omnes illius solemnitates digestae", Alcalà 1568. - "Commentaria quaedam in Cantica Canticorum", Burgos 1581. - "Tratado de la corona de nuestra Señora...", Madrid 1588.

LUIGI DE ACEVEDO (+1601): "Marial: discursos morales en las fiestas de la Reyna del cielo nuestra Señora", Valladolid 1600.

VEN. GIOVANNI DA MONTE CASSIANO (+1621), Agostiniano Scalzo d'Italia: "Corona mysteriosa SS. Rosarii una cum quinque maioribus doloribus quos Virgo SS.ma passa est in hac vita", Siena 1624. - "Tractatus de laudibus B. M. Vìrginis", impr. 1621.

GIOVANNI PAOLO BERLENDI (+1623): "Elogi della gloriosa Vergine sopra le Litanie", Reggio Emilia 1618.

FERDINANDO DE PERALTA MONTAÑES (+1624?): "Libro de Cristo y Maria", San Lucar de Barrameda 1626. [pag. 121]

EGIDIO DELLA PRESENTAZIONE (+1626): "De Immaculata B. Virginis Conceptione ab omni originali peccato immuni", Coimbra 1617.

LUDOVICO ZACCONI (+1627): "I Sagri Templi di Maria Vergine", Parte I, ms. nell'Oliveriana di Pesaro, Cod. 553, pp. 290 (della Parte II esistono solo alcuni quinterni, aggiunti alla parte I, sempre nel Cod. 553). Nella stessa Biblioteca Oliveriana è il Cod. 571 (una volta 564) dai titolo: "Le devotioni insigni dell'Agostiniana Religione": su 37 pp., per circa due terzi riguarda Santuari Agostiniani mariani.

ANDREA GELSOMINI (+1629): "Tesoro celeste della devozione di Maria Vergine Madre di Dio", Padova 1618 e Venezia 1625.

BASILIO PONCE DE LEÓN (+1629): "Sermones de la Purisima Concepciòn de la Virgen...", Salamanca 1620.

PIETRO DE PEREA (+1630): "Copia de la carta que... Pietro de Perea OESA escribiò a Felipe IV... probando la certeza que tiene el aber sido la Virgen concebida sin pecado original y no poderse definir en la Iglesia la opiniòn contraria", Lima 1629.

GIROLAMO ALDOVERA Y MONSALVE (+1630?): "Tratado en defensa del juramento que hizo la ciudad de Saragoza de defender el misterio de la Purisima Concepciòn de la Madre de Dios", 1630.

FULGENZIO PETRELLI (+1648): "Mulier, in qua varia, ex eiusdem hexagraminaticis nominis Mulier, referuntur mysteria, e SS. Scriptura, matre Ecclesia et Doctoribus hausta, de eadem Domina Christipara Maria ab eius sacerrima Conceptitone usque ad Assumptionem", Perugia 1639. - "De intercessione B. Deiparae Mariae Virginis, qua salvari gravissimos peccatores eidem devotos probatur", t. I, Roma. Il t. II fu stampato nel 1647 sotto il nome di Camillo Petrelli, nipote dell'autore.

PIETRO DE SIMANCAS (+1648): "Locus literalis pro immunitate B. V. Genitricis Dei Mariae a peccato originali et a debito illud contrahendi", Madrid 1640.

LORENZO SCALABONIO (+1649): "Lectulus Salomonis: hoc est opus de praecipuis B. M. Virginis doloribus ac gaudiis...", Ravenna 1629. - "Planctus Beatissimae V. Mariae super natum suum crucifixum, mortuum, sepulturaque datum", Ravenna 1629. - "Septem psalmi spirituales et devoti in laudem et venerationem Beatissimae Deiparae recitandi", Ravenna 1640. - "Corona spiritualis... diversorum auctorum in laudem Deiparae Virginis", Ravenna 1641. - "Litanie della Madonna explicate in ottava rima...", Ravenna 1641. - "Supplicatio peccatoris ad B. V. Mariam", Ravenna 1641. - "Marianum decus, sive epithetorum, laudum et encomiorum, quibus SS. Patres Ecclesiaeque catholicae Doctores Deiparam V. Mariam honestarunt, enarratio et explicatio", Ravenna 1640. [pag. 122]

MATTIA PAULI (+1651). Per le sue opere riguardanti la Vergine cfr. N. Teeuwen oesa, P. M. Pauli OESA, in Ins. Geestilijk Erf., 3 (1946), pp. 236-292.

BARTOLOMEO DE LOS RĺOS Y ALARCÓN (+1652): "Phoenix Thenensis e cineribus redivivus...", Anversa 1637 (riguarda la Schiavitù Mariana in Belgio). - "De Hierarchia Mariana libri sex, in quibus imperium, virtus et nomen Beatissimae V. Mariae declaratur et Mancipiorum eius dignitas ostenditur", Anversa 1641. - "Horizon marianus, sive de excellentia et virtutibus B. M. Virginis tractatus 9 super totidem eius festa intra anni circulum ab Ecclesia celebrari solita", Anversa 1647.

GABRIELE DE MORALES (+1670): "Complacencias gozosas de la Concepciòn purisima de la SS. Madre de Dios Maria concebida sin mancia de pecado original", Madrid 1655.

CARLO MOREAU (+1671): "Le zodiaque mystique...", Parigi 1624.

PELAGIO DE RIBERA (+1684): "Aclamaciòn por el principio santo y Concepciòn immaculada de Maria", Valladolid 1653. - "Explicatio apologetica nonnullarum propositionum a theologo quodam non dextere notatarum...", Guatemala 1663 (un vol. di oltre 700 pp., delle quali quasi 400 costituiscono il "Tractatus de probabilitate canonizationis mysterii Conceptionis passivae Matris Dei").

GIROLAMO AZNAR (s. XVII): "Conceptos en honor de la Purisima Concepciòn de la Madre de Dios y que son lìcitos los votos y juramentos de su veneraciòn...", Huesca 1620.

TOMMASO BARILARI DA TALAMELLO (s. XVII): "Expositio in canticum Beatae semper V. Mariae, nempe super Magnificat", Rimini 1620.

GERMANO CORTADE (s. XVII): "Marial ou Panegyriques de toutes les fêtes de la S. Vierge...", Tolosa 1676.

CONSALVO DE CERVANTES (s. XVII): "Parecer de S. Agustìn en favor de la Concepciòn purisima de la V. M. Madre de Dios sin pecado original", Siviglia 1618.

GIOVANNI GONZALES DE CRITANA (s. XVII): "Oratorio santo para loar a Dios y a su bendita Madre en las siete horas que los eclesiàsticos le loan...", Valladolid 1599. - "Libro de la Archicofradia de la Cinta de S. Agustin y de S. Monica...", Valladolid 1604. - "Manual de Jesùs y Maria...", Valladolid 1604.

SPIRITO LAZZARINI (s. XVII): "Sertum marianum ex variis Sanctorum flosculis in sacrosanctae Deiparae laudem contextum", Belluno 1639.

GIOVANNI MATTEO GILBERTI (s. XVII): "Il mistico quadro delle bellezze, prerogative ed eccellenze di Maria Vergine Madre di Dio", Venezia 1656 e 1667. [pag. 123]

PIETRO RABBY (s. XVII): "La rose d'or du Paradis de la Vierge", Parigi 1613.

ALFONSO RAMOS GAVILAN (s. XVII): "Historia del célebre Santuario de Nuestra Señora de Copacabana y sus milagros...", Lima 1621.

VEN. CARLO GIACINTO DI S. MARIA (+1721): "Mater Amabilis, ovvero motivi per amare la gran Madre di Dio Maria SS.ma in numero di 365 corrispondenti ai giorni dell'anno", Genova 1710. - "Pia pratica per il vero amante della Madre di Dio" (più volte stampato). - "Biblia mariana sive commentaria de V. Maria in omnes S. Scripturae libros", Ms. in 20 tomi, nella Biblioteca Vittorio Em. di Roma, Fondo Gesù e Maria, Codd. 1-20-862-881, chart in fol. Il Ven. Carlo Giacinto scrisse molto di Maria per la grande devozione che nutriva per Lei, tanto che così si espresse: "Calamus meus, calamus scribae de Virgine Maria velociter scribentis".

AGOSTINO DI S. MARIA (+ 728): "Santuario Mariano...", tomi 10, Lisbona 1707-1723: opera molto voluminosa di storia di santuari mariani.

GIOVANNI MICHELE CAVALIERI (+1757): "La sacra Cintura di Maria...", Milano 1737.

BONAVENTURA ATTARDI (+1760): "La risposta senza maschera al signor Ludovico Antonio Muratori", Palermo 1742.

PIETRO MARTIR PUIG (+1776): "Thesoro manual de salutationes sacras con que la Iglesia nuestra Madre alaba a Maria SS. Madre de Dios y abogada de pecadores, todos los dias del año y en sus quatro tiempos, segùn el uso del breviario romano, y con que implora su patrocinio", Barcellona 1760.

EMMANUELE DELL'ASSUNZIONE (s. XVIII): "Jardin sagrado, onde todas as flores saon maravilhas, regadas co as correntes, que manaon da penha mystica Maria SS.", Lisbona 1736.

GIUSEPPE PALERMO (+1856). Nel lavoro di Mons. V. Sardi: "La solenne definizione del dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria SS.ma: atti e documenti", 2 volumi, Roma, Tip. Vaticana, 1904 e 1905, troviamo di Mons. Palermo i seguenti scritti: "Lettera e ristretto del voto sull'Immacolato Concepimento di Maria SS.ma" (pp. 128-157 del vol. I). - "Voto sul quesito se, all'esame degli antichi eulogi o contemporanei o di poco posteriori al s. III, siano greci o orientali o latini, e degli altri eulogi susseguenti, sino a noi, si ricavi la pia sentenza della Chiesa intorno all'Immacolato Concepimento di Maria SSma, ex sacra liturgia deprompta" (pp. 590-607 del vol. I). - "Risposta del P. G. Palermo al votum reservatum del P. Ferrari op." (p. 904 del vol. I). - "Votum pro sententia Immaculatae B. M. V. Conceptionis ab Apostolica Sede dogmatice definienda" (pp. 315-94 del vol. II). [pag. 124]

FILIPPO BALZOFIORE (+1877): "Studi giovanili oratori e poetici", Roma 1859 (vi sono anche discorsi e poesie mariane). - "La Madonna", Roma 1861. - "Del culto di Maria", Roma 1867. - "I misteri della Vergine, tratti dal cap. I del Vangelo di S. Luca", Roma 1874. - "Bellezza e amore", Napoli 1877.

MARCELLINO GUTIERREZ (+1893): "El Corazòn de Maria y el corazòn humano", Madrid 1895.

LUIGI LUPIDI (+1902): "Il culto di N. S. G. Cristo e della divina Madre secondo le feste della Chiesa", Roma 1893.

GIUSEPPE M. QUINTARELLI (+1916): "Le glorie del nome di Maria", 2 t., Roma 1904-1909.

BENIGNO DIAZ GONZALES (+1931): "Memoria sobre el desarrollo del culto mariano en España durante la edad moderna", Lérida 1888.

 

P. AGOSTINO M. GIACOMINI O.E.S.A.